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Il calciatore di maggio 2021: Franck Kessié
03 giu 2021
03 giu 2021
È stato il centrocampista del Milan a vincere l'ultimo premio “Calciatore del mese AIC” della stagione.
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Per il Milan è stato un maggio incredibilmente lungo e complicato, nonostante abbia vinto quattro delle cinque partite giocate e segnato 14 gol senza subirne alcuno. Il pareggio sciagurato con il Cagliari alla penultima giornata di campionato ha messo clamorosamente in bilico un percorso che aveva visto il Milan non uscire praticamente mai dalle prime quattro posizioni per tutta la stagione, con l’incubo di rimanere escluso all’ultima giornata dalla qualificazione alla prossima Champions League senza una difficilissima vittoria a Bergamo. Non era facile mantenere i nervi saldi sotto il peso di questa pressione, alla fine di una stagione estenuante, e se la squadra di Pioli alla fine ce l’ha fatta lo deve soprattutto a un uomo: Franck Kessié. Non solo perché ha segnato la doppietta contro l’Atalanta che ha letteralmente portato i rossoneri al secondo posto, ma soprattutto perché la sua solidità, il suo senso di controllo in mezzo al campo sono state lo scoglio a cui il Milan si è aggrappato per non venire spazzato via dalle difficoltà. Una metafora che si è fatta immagine tangibile proprio nella partita contro la squadra di Gasperini, quando Kessié all’89esimo ha difeso palla con il corpo sulla linea di fondo, mentre tre giocatori dell’Atalanta insieme non riuscivano a muoverlo nemmeno di un centimetro.


 


 

Kessié ha chiuso in bellezza una stagione incredibile ma non era scontato che vincesse questo premio. Per farlo ha dovuto infatti battere la concorrenza di Eldor Shomurodov, che a maggio ha segnato 4 gol in 5 partite; di Federico Chiesa, che con il suo solito fare disperato si è preso la Juventus sulle spalle e l’ha portata in Champions League; e di Ruslan Malinovskyi, che a maggio è sembrato tornare ai fasti della scorsa stagione mettendo a referto due gol e tre assist in sei partite, oltre a quello pesante in finale di Coppa Italia contro la Juventus (che però non è bastato per vincerla). Nessuno tra questi, però, ha restituito il senso di dominio di Kessié, che è arrivato a maggio dopo aver saltato appena appena tre partite sulle 50 giocate dal Milan in questa stagione (e mai per infortunio) con la leggerezza di chi torna da una rilassante vacanza completamente tirato a lucido.


 

Così come il resto della stagione, anche il suo maggio è stato un film con un climax perfettamente ascendente, come una linea inclinata di quarantacinque gradi verso l’alto. Certo, c'è stato un inizio che faceva sperare in qualcosa di più (lo scudetto...) e una seconda parte di stagione in cui i piedi sono rimasti più saldamente a terra, ma se ricorderemo la stagione 2020-21 del Milan senza grandi ricadute è soprattutto perché Kessié e il resto della squadra di Pioli sono riusciti a mandare la stagione dalla propria parte nonostante le difficoltà, a volte con la pura forza di volontà. La coda finale, poi, ha legittimato un traguardo storico, il ritorno in Champions League dopo sette anni di assenza.


 

Iniziato con la delicata vittoria con il Benevento per 2-0, più difficile di quanto non ci appaia oggi perché arrivata dopo le due sconfitte consecutive contro Lazio e Sassuolo, il maggio di Kessié è passato per il capolavoro rossonero allo Stadium di Torino, dove la squadra di Pioli ha vinto per 0-3. Una vittoria talmente larga e convincente che forse ci ha fatto già dimenticare il suo rigore sbagliato sul parziale di 0-1 che, se non fosse stato per il gol di Rebic poco dopo, avrebbe potuto dare tutto un altro senso a quella partita.


 

Quest’anno, però, la fortuna ha aiutato l’audacia dei rossoneri, e quando si parla di audacia nessun giocatore rossonero può venire in mente prima di Kessié. Com’è successo per tutto il resto della stagione, il centrocampista ivoriano ha alzato il livello quando c’era davvero bisogno. E contro la squadra di Pirlo, con cui il Milan si giocava la qualificazione in Champions League, è sembrato quasi giocare sotto ritmo per quanto le cose gli riuscissero facili.


 

Come quando ha trottato pigramente sulla fascia sinistra in conduzione, si è messo de Ligt e Rabiot alle spalle, e poi ha fatto passare il pallone tra le gambe dell’enorme centrale olandese con la suola, passando tra i due giocatori bianconeri come se stesse solo uscendo da un autobus affollato. Una scena non troppo diversa da quella successa nella partita successiva, in cui il Milan ha travolto il Torino, quando ha anticipato Linetty e con l’esterno ha servito a Brahim Diaz la palla dello 0-3 con la stessa disinvoltura di chi sta facendo solo jogging al parco. Ovviamente questa è la percezione che abbiamo noi che abbiamo visto la partita in TV, ma nei confronti dei giocatori avversari Kessié sembra esercitare una forza simile a quella di un campo magnetico: basti vedere come rotola a terra dopo essere stato anticipato il centrocampista polacco del Torino, che non è proprio mingherlino.


 


 

Non stupisce che i calciatori professionisti iscritti all’AIC abbiano quindi scelto di premiare Kessié - gli unici che possono davvero dire di aver tastato con mano l’onnipresenza irresistibile del centrocampista del Milan, che da fuori invece non sembra nemmeno sudare. D’altra parte, sarebbe stato strano non dare a lui questo premio dopo l’incredibile prestazione contro l’Atalanta con cui ha regalato il secondo posto al Milan, mettendo una pezza sul disgraziato pareggio casalingo contro il Cagliari. Come ha scritto Federico Aqué in un pezzo di commento alla sua prestazione contro l’Atalanta: “Oltre ai palloni recuperati, ai due rigori segnati e a quanto ha fatto con la palla, a impressionare di Kessié è stata la capacità di offrire sempre il suo supporto ai compagni, di essere presente nelle situazioni difficili e di girarle spesso a suo vantaggio”.


 

Kessié ha segnato gli ultimi due gol dell’incredibile annata del Milan, quelli decisivi per raggiungere l’obiettivo stagionale, e non ci potrebbe essere immagine più chiara della sua importanza per l’equilibrio e l’ambizione della squadra di Pioli. In una stagione lunghissima e martoriata dalle assenze, il centrocampista ivoriano c’è sempre stato, anche e soprattutto quando gli altri calavano o erano costretti ad abbandonare la nave per infortunio. Kessié ha alimentato le illusioni del Milan, portandolo oltre i suoi limiti con prestazioni fuori dall’ordinario, e lo ha tenuto in vita quando invece il corso degli eventi sembrava doverlo far affondare.


 

In questo modo, a maggio ha legittimato definitivamente il soprannome di “presidente”, la persona cioè che gestisce le cose, che decide come si fanno. È per questo che, credo, abbia dato un grande senso di pace, dopo un anno che ha messo a dura prova la resistenza cardiaca di chi seguiva il Milan, sentirlo dire con la stessa placidità con cui affronta le intemperie in campo: «Dobbiamo continuare su questa strada e crescere ancora. Il percorso è ancora lungo».


 

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