Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Marco D'Ottavi
Come Cagliari-Lecce è diventata un meme in Turchia
10 gen 2024
10 gen 2024
Venite a scoprire cosa pensano i turchi del nostro calcio.
(di)
Marco D'Ottavi
(foto)
IMAGO / IPA Sport
(foto) IMAGO / IPA Sport
Dark mode
(ON)

Italiani, popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori e di Cagliari-Lecce 0 a 0 del 19 dicembre 1999.Come ha scoperto l’account Twitter (o X, fate voi) VaneJuice, infatti, questa dimenticabile partita, o meglio la sua versione idealizzata, è diventata un meme in Turchia, usata come una strana forma di metafora per indicare qualcosa di estremamente noioso.

L’origine del meme Ma come è potuta succedere una cosa del genere? Non che sia totalmente novità, il calcio come metafora della noia, ma che Lecce-Cagliari diventasse l’equivalente di un romanzo di Moravia (per il romanzo La Noia, non perché i suoi romanzi siano noiosi, anzi) per i turchi questo era più difficile da prevedere. Come tutte le cose migliori (e peggiori) di internet, l’origine di questo meme è un messaggio su un forum turco pubblicato nel lontano 2011. Sono le 19 e 36 del primo aprile e l’utente Gerko scrive su Ekşi Sözlük la seguente frase:0-0 bitmiş lecce cagliari maçını banttan seyretmekTradotto, più o meno, scusate il mio turco è un po’ arrugginito, che vuol dire che me la sono fatta tradurre da ChatGPT e poi ho provato a sistemarla: “Guardare la replica della partita Cagliari-Lecce, che è finita 0-0”. Subito sotto, come a voler chiarire il suo primo messaggio, Gerko ha aggiunto con una quantità di cinismo che oggi ci suona eccessiva ma che nel 2011 sui forum era piuttosto normale: “è il più doloroso dei metodi alternativi al suicidio”.

Ora voi, come ho fatto io, magari vi starete chiedendo: come è stato possibile che una persona qualunque, in una qualunque parte della Turchia, si sia ritrovato in una sera dell’aprile 2011 a guardare Cagliari-Lecce del 19 dicembre 1999, decidendo pure di farlo sapere al mondo? Alla fine degli anni ‘90 la Serie A ha avuto il suo picco estetico ed emotivo e magari, si potevate pensare, io l’ho pensato, qualcuno in Turchia ha avuto l’idea di prendere le partite di quegli anni e farle vedere (o magari rivedere) ai turchi del 2011. Pensateci: siete un canale televisivo, avete i diritti di tutte queste partite della Serie A che stanno lì a prendere polvere, perché non mandarle nei buchi di programmazione? In quegli anni in Serie A c’erano le sette sorelle, le partite in notturna che sembravano film di Hollywood: gli stadi pieni, le coreografie e i fumogeni, l'inizio dell'epopea di Caressa e Bergomi. In campo c’era Ronaldo con i quadricipiti che esplodevano nei pantaloncini e la maglia Pirelli; del Piero col gel e il pizzetto, il Parma di Chiesa e Crespo, la Fiorentina di Batistuta, il Milan con Shevchenko, Francesco Totti che sembrava una statua classica col colletto alzato, la Lazio. No, dico io: andatevi a guardare che giocatori ha avuto la Lazio in quegli anni.

Però in Turchia passavano Cagliari-Lecce 0 a 0. Inizialmente avevo sviluppato una mia teoria a riguardo. Se guardi le partite in replica, specialmente di notte, non vuoi lo spettacolo no? Se sei un insonne che cerca di cadere nelle braccia di Morfeo, cosa c’è di meglio allora di Morfeo? (scusate, questa era troppo dritta per scartarla, ma solo rispetto per Mimmo Morfeo). O magari sei tornato tardi da una serata pesante - alcool o droga, ma anche troppi fritti o troppo lavoro - e vuoi rilassarti fissando qualcosa di ipnotico, monocorde e non impegnativo. Cosa meglio allora del 3-5-2 di Alberto Cavasin tutti a fare densità al centro (in realtà al termine di quella stagione l'allenatore vinse la panchina d’oro grazie alla salvezza ottenuta con un brillante 13° posto)?Questi erano i miei pensieri, ma erano sbagliati. Per precisione giornalistica ho contattato calciolog, un account Twitter (scusate, non riesco a usare X) che fa un gran lavoro nel raccontare il calcio della Serie A in turco e che ha messo la partita intera sul proprio canale. Lui mi ha spiegato la vera storia dietro a questo meme, che è leggermente diversa da quella che mi ero fatto io (molto diversa). La realtà, e non vedo perché dovrei stupirmi davvero, ma quando me l’ha detto lo sono stato, è che nessuno quel 1 aprile 2011 stava davvero guardando o riguardando Lecce-Cagliari 0 a 0, 14° giornata del Campionato di Serie A 1999/2000, ma è stata solo l’intuizione linguistica dell’utente, condivisa con il mondo di lingua e cultura turcofona e che ha avuto una (certa) fortuna diventando un modo di dire. Calciolog mi ha spiegato che in Turchia la Serie A è vista come molto noiosa e che le sfide tra le “piccole” del nostro campionato sono viste - e cito - «come molto, molto, noiose». Con il passare del tempo, quindi, questa frase è entrata nell’uso comune (o almeno nell’uso comune di chi usa il linguaggio di internet o, forse ancora peggio, il linguaggio di internet per parlare della Serie A). Sempre Calciolog - che ringrazio, altrimenti questo articolo avrebbe preso tutta un’altra piega - mi ha spiegato che, quando qualcuno si trova alle prese con qualcosa di particolarmente noioso, può dire «preferirei guardare la replica di Cagliari-Lecce, finita 0-0, piuttosto che fare questa cosa». Cagliari-Lecce col passare del tempo ha preso allora tutta una sfumatura universale che comprende non solo quello specifico incontro del 19 dicembre 1999, ma tutti quelli che si sono disputati dopo, e che si disputeranno in eterno. Cagliari-Lecce, quindi, come epitome della noia, come si capisce bene da quest’altro meme, in cui viene messa a paragone con City-Liverpool, l’epitome invece di che cosa è spettacolare in una partita di calcio.

Quando le squadre si sono incontrate di nuovo in Serie A nel 2019, per dire, la partita è stata trasmessa dal canale BeIN Sport 3 in Turchia. Magari è stato un caso, non dovremmo davvero stupirci che le partite di Serie A, anche Cagliari-Lecce, sono trasmesse in giro per il mondo; meno casuale però è stato il modo in cui Tribun Dergi - pagina/sito che si occupa di sport in Turchia, con oltre un milione di follower - ha rilanciato la trasmissione di questa partita, usando il termine leggendaria e dei commenti che gli sono arrivati. https://twitter.com/tribundergi/status/1198640438934220802 La partita Onestamente, a questo punto, non so se sentirmi offeso perché un prodotto culturale della mia terra viene definito noioso; oppure orgoglioso, perché un prodotto culturale della mia terra è diventato un modo di dire in un altro Paese. Da una parte l’ideale del catenaccio, del calcio pane e salame delle squadre di bassa classifica, delle partite noiose in cui non succede niente è qualcosa che difendiamo quasi a livello quasi genetico (o almeno campanilistico), dall’altra è una semplificazione della complessità di una partita di calcio che magari può farci storcere il naso. Come dicevo, siamo cresciuti con la Serie A delle sette sorelle, ma anche con i Lecce-Cagliari della nostra gioventù (ognuno ha i suoi) e non possiamo accettare che vengano definiti noiosi. Prendiamo quel Lecce-Cagliari specifico. Ecco le formazioni, per dire.

Non so, magari sono io a essere plagiato dalla malinconia della nostalgia, ma quante cose puoi preferire fare a guardare giocare a calcio nella stessa squadra Fabian O’Neill, Domenico Morfeo (che secondo il telecronista gioca solo perché è infortunato Oliveira) e Patrick M’Boma? Cos’è meglio che andare subito a googlare la carriera di Emiliano Biliotti, che ha vinto il ballottaggio con Francesco Marino per sostituire Cristiano Lucarelli? Di cercare di scoprire perché William Viali si chiama William? (Non l’ho scoperto).Una cosa incredibile di questa partita, alla faccia dei turchi: si è giocata il giorno dopo Bari-Inter 2 a 1, una partita che forse ricorderete per i gol di Enyinnaya e, soprattutto, per quello di un giovanissimo Antonio Cassano. Sarò onesto: non ho avuto modo di guardare tutta la partita, almeno non ancora. Da quello che ho potuto vedere, alcuni sprazzi qui e lì, è la classica partita anni ‘90 del Sant’Elia: le telecamere troppo lontane per via della pista d’atletica, la luce di Cagliari che rimbalza sul verde moscio del campo, lo stadio troppo grande per essere riempito. Effettivamente è difficilissimo trovare qualcosa al suo interno. È una di quelle partite in cui i calciatori sembrano improvvisamente aver perso tutto il loro talento, in cui sbagliano le cose più semplici, non riescono, o non vogliono, correre. In cui ogni passaggio sembra una fatica di Ercole.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Un momento a caso di Cagliari-Lecce 0 a 0.

Qualcosa c’è, ma bisogna accontentarsi. C’è un’uscita incredibile di Scarpi (che per me era un grande portiere) che blocca il pallone in volo ma poi si incastra con Mboma. Pur di non lasciare il pallone, il portiere del Cagliari si fa cascare addosso Mboma procurandosi un brutto taglio sotto il mento. Questo è il tipo di sacrificio che voglio da un calciatore della mia squadra.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

E poi c’è questa immagine decadente e meravigliosa di Massimo Cellino, in quel momento presidente stilosissimo del Cagliari. Cellino aveva vissuto grandi stagioni da presidente dei sardi ma nel 1999, nonostante una rosa che mi sembra più che dignitosa, il suo Cagliari era ultimissimo in classifica, con appena 6 punti in 13 giornate (retrocederà). Vedendo la desolazione di quel pomeriggio, aveva reagito così, come una Paolina Borghese di fine millennio.

Le due squadre effettivamente sembrano giocare in un tempo indefinito, in uno spazio dilatato, lattiginoso. A guardarle si perde l’orientamento, il senso delle cose. Giusto e sbagliato si accavallano, bello e brutto diventano parte di un unico sentimento che è difficile descrivere. E forse sta qui il vero senso del meme turco, il motivo per cui quella frase - 0-0 bitmiş lecce cagliari maçını banttan seyretmek - è diventata così famosa. Non è un affronto a Lecce e Cagliari, alla Serie A, alla nostra cultura. È un tentativo di spiegare a parole questa sensazione indefinita che sta a metà tra il nostro petto e la nostra anima e che, evidentemente, per i turchi coincide con il campionato italiano. Possiamo fargliene una colpa?

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura