La Premier League, contrariamente agli altri campionati europei, non si ferma nemmeno sotto Natale: in tutti i Paesi del Commonwealth si festeggia il Boxing Day, la cui origine secondo l’Oxford English Dictionary risale agli anni trenta del 1800. La giornata era tradizionalmente dedicata a fattorini, domestici, persone di servizio di vario tipo che ricevevano regali (Christmas box, appunto) dai loro datori di lavoro o dai clienti.
La Premier League santifica la ricorrenza con un intero turno di campionato, ormai ininterrottamente dal dopoguerra. La tradizione è così consolidata che nemmeno le critiche originate dalla mancanza di uniformità con le pause degli altri campionati europei, che secondo alcuni potrebbero determinare un handicap alle squadre inglesi impegnate nelle competizioni continentali, hanno mai scalfito la ritualità del Boxing Day.
Quest’anno, l’incontro di cartello del Boxing Day era Liverpool – Leicester: la capolista a sorpresa della Premier ospitata ad Anfield Road da un Liverpool ancora impegnato nel delicato processo di assimilazione dell’idea di calcio del proprio allenatore, in classifica lontano cinque punti dal quarto posto del Tottenham.
Dopo aver proposto alcune varianti del 4-3-3 nelle scorse settimane, per l’occasione Klopp è tornato all’antico schierando i “Reds” con il 4-2-3-1. Dopo l’infortunio, Mignolet è tornato a difendere i pali della porta. In difesa, perso per almeno sei settimane Martin Skrtel, è toccato a Sakho fare coppia con Lovren, con Clyne a destra e Moreno a sinistra. Il capitano Henderson e Emre Can hanno costituito il duo di centrocampisti davanti alla difesa: se l’assenza di Milner era certa (infortunio al polpaccio), l’esclusione di Lucas è stata una sorpresa. Roberto Firmino ha agito da trequartista centrale, con Coutinho a sinistra e Lallana a destra, dietro l’unica punta Origi che però, dopo solo 38 minuti di gioco, è stato costretto ad abbandonare il terreno di gioco a causa di un guaio muscolare, sostituito dal connazionale Benteke (autore del gol partita).
Claudio Ranieri, invece, non ha mai tradito il suo 4-4-2. In porta il figlio d’arte Kasper Schmeichel, difesa a quattro con Simpson a destra, capitan Morgan e il rientrante Huth al centro, Fuchs a sinistra. Con Drinkwater nemmeno in panchina per infortunio, è toccato nuovamente a King posizionarsi in mezzo al campo accanto a Kante. Sugli esterni, Mahrez a destra (per lui già 13 gol e 7 assist) e Albrighton a sinistra, mentre in attacco i soliti Okazaki e Jamie Vardy, capocannoniere della Premier League.
Fin dall’inizio del match, il Liverpool ha nettamente dominato con il pallone tra i piedi: a fine partita le percentuale di possesso sarà del 61%, ma per larghi tratti della partita, quando il risultato era bloccato sullo 0-0, ha superato anche il 70%. Il Leicester dà notoriamente il meglio di sé in contropiede, Ranieri era ben felice di lasciare il pallone al Liverpool aspettando il momento buono per ripartire: gli attaccanti dei Foxes non portavano pressione sui difensori avversari, ma si posizionavano in marcatura sui due pivote di Klopp: inizialmente le coppie erano Vardy-Henderson e Okazaki-Can, ma i due attaccanti si sono scambiati le posizioni in almeno un paio di occasioni.
Sakho porta palla ma le marcature di Okazaki su Can e quella di Vardy su Henderson tagliano fuori le due linee di passaggio più logiche per il difensore francese.
Ciò ha determinato ampie libertà nella gestione e distribuzione del gioco per i due difensori centrali Lovren e Sakho. Sia il croato che il francese posseggono discrete doti in fase di palleggio, ma in un preoccupante numero di occasioni, entrambi si sono resi protagonisti di errori anche grossolani, che avrebbero potuto compromettere il risultato.
In zone di campo più alte, erano i centrocampisti centrali a marcare episodicamente a uomo i centrocampisti del Liverpool (trequartista incluso). I “Reds” creavano spesso superiorità numerica su uno tra King e Kante e le marcature a uomo del Leicester potevano interferire con la zona globale, causando una perdita di struttura del centrocampo: in ogni caso, specie nel primo tempo, il Liverpool non è riuscito a trarre vantaggio da questo tipo di situazioni.
In generale, quello del mantenimento della struttura e dell’organizzazione delle linee si è dimostrato uno dei principali punti deboli del Leicester e il Liverpool ha trovato diversi modi per sfruttarlo. Quando il Leicester inizia un’azione d’attacco, idealmente dal proprio portiere, si affida a un lancio lungo verso le corsie, principalmente verso destra, zona di competenza dell’influente Mahrez (assieme all’urgenza con cui i portatori di palla degli ospiti si liberavano del pallone, questa dinamica rendeva impossibile e inutile pressare alto il Leicester). In queste situazioni la linea difensiva di Ranieri si alza, ma ovviamente non è raro che il pallone sia riconquistato dagli avversari, creando i presupposti per un potenziale contropiede.
Origi era stato inizialmente preferito a Benteke proprio per la sua maggiore mobilità e velocità (dote comune anche ai trequartisti del Liverpool), determinanti per colpire gli ospiti in transizione. Se il pallone veniva recuperato dai “Reds” i difensori di Ranieri si ritrovavano con un’ampia porzione di campo da coprire: Morgan, e specialmente Huth, hanno patito lo scontro impari con gli avanti di Klopp, che però non sono riusciti a convertire in gol alcuni ottimi contropiedi.
Henderson intercetta un passaggio e di prima intenzione serve un pallone per Lallana alle spalle della difesa dei Foxes, nello spazio aperto tra Fuchs e Huth dal movimento di Firmino.
Su un rinvio lungo di Schmeichel il Liverpool recupera palla. Henderson lancia Origi in profondità, che batte in velocità Morgan ma da posizione molto angolata non riesce a sorprendere il portiere avversario.
Un altro tipo di situazione che metteva in difficoltà il Leicester nasceva dall’abbassamento di Firmino a centrocampo per ricevere palla: pur non avendo sfruttato questo tipo di soluzione con continuità, il movimento del brasiliano era seguito da almeno un giocatore avversario, che lasciava scoperto lo spazio alle sue spalle.
Firmino viene incontro al centrocampo a ricevere palla. Il suo movimento attrae King e Kante che lasciano vacante un larga porzione di spazio alle loro spalle. Il brasiliano li supera con un passaggio verticale verso Origi che però non concretizza. Nell’occasione anche l’allineamento della difesa dei “Foxes” è decisamente perfettibile.
Anche la fluidità nei movimenti dei giocatori del Liverpool, la cui libertà aumenta man mano che ci si avvicina all’area avversaria, ha creato non pochi problemi ai centrocampisti del Leicester, creando un’inferiorità a cui non sempre la corsa e i polmoni di King e Kante sono riusciti a supplire: i movimenti verso il centro del campo di Coutinho, la continua ricerca dello spazio di Firmino, gli interscambi tra Clyne, Henderson e Lallana, gli inserimenti da dietro di Can, erano tutti deputati a cogliere di sorpresa il Leicester, squadra organizzata per lo standard inglese ma poco sofisticata da un punto di vista tattico.
Can si infila alle spalle del centrocampo avversario e riceve palla sulla trequarti, con molto spazio a disposizione. Il controllo non è perfetto e il Leicester ha il tempo di riorganizzarsi.
Nonostante il numero di tiri verso la porta avversaria e le occasioni create dal Liverpool, il gol ha tardato ad arrivare. Alcune scelte discutibili, la fretta di concludere in porta di alcuni giocatori (Coutinho, ma anche Origi) e il ricorso a cross anche molto anticipati, hanno pregiudicato la concretizzazione delle azioni dei padroni di casa, spesso concluse con un tiro dalla distanza o da posizioni comunque complicate.
Il Liverpool ha creato un totale di 1,5 xG (expected goals, una misura della qualità delle occasioni create) da un totale di 25 tiri. Decisamente poco se si considera che l’occasione dal peso più importante in termine di aspettativa di gol, è quella mancata da Benteke a porta vuota, con Schmeichel salito nel tentativo estremo di agguantare il pareggio (il quadratino grande rosso, ben evidente anche nel grafico sottostante).
xG map for #LFC–#LCFC. For all their possession, Liverpool didn't create that much. But Benteke did what he does. pic.twitter.com/ni3DO5PMVi
— Michael Caley (@MC_of_A) 26 Dicembre 2015
La xG map di Liverpool 1-0 Leicester.
La ghiotta occasione di Benteke ci offre anche l’occasione di ripassare la regola del fuorigioco: «Un giocatore si dice in posizione di fuorigioco quando – nel momento in cui un compagno giochi il pallone – egli si trovi al di là della linea del pallone e tra di lui e la linea di porta avversaria non ci siano almeno due giocatori avversari (uno dei quali può eventualmente essere il portiere, condizione questa non necessaria)».
Visto che al momento del passaggio, tra Benteke e la porta era posizionato il solo Morgan, il belga si trovava in chiara posizione di offside e l’arbitro avrebbe dovuto fermare il gioco.
Tra Benteke e la porta c’è solo Morgan: il centravanti del Liverpool si trova in fuorigioco, ma l’arbitro non lo segnala.
La difesa non è mai stato il punto di forza della capolista, ma ieri il Leicester è stato praticamente annullato anche offensivamente. Il gegenpressing del Liverpool fermava sul nascere le transizioni rapide dei “Foxes”, contro cui nessuna squadra di Premier era riuscita a trovare l’antidoto, visto che il Leicester andava consecutivamente in rete da maggio.
Il gegenpressing di Klopp (counterpressing in inglese) d’altra parte, è anzitutto un’arma difensiva il cui intento è quello di rispondere ai contropiedi avversari, soffocandoli sul nascere, facendo seguire ad ogni pallone perso un pressing immediato.
Il gegenpressing del Liverpool si è rivelato determinante nel limitare le velleità di contrattacco degli uomini di Ranieri.
Il Leicester non ha creato pericoli perché non ha potuto creare contropiedi, tanto che persino Ranieri si è arreso all’evidenza quando ha tolto Okazaki per Dyer e Vardy per Ulloa. Fuori due contropiedisti e dentro, rispettivamente, un altro esterno e una boa. Il tecnico italiano ha proposto un specie di 4-2-3-1 con Mahrez alle spalle di Ulloa, per togliere poco dopo anche l’algerino ed inserire Kramaric, passando ad un 4-2-4 asimmetrico, con il terzino sinistro Fuchs che ha smesso di rientrare in difesa posizionandosi molto alto per rifornire di cross gli attaccanti (saranno 6 a fine partita, secondo solo ad Albrighton con 8). Il piano B è stato però attuato tardivamente e non ha comunque creato opportunità concrete per il pareggio.
Per il Liverpool i tre punti erano fondamentali in ottica qualificazione europea: la vittoria del Tottenham ha lasciato inalterato le distanze dalla zona Champions, ma i “Reds” hanno comunque guadagnato terreno sullo United sconfitto a Stoke e su Crystal Palace e Watford (gli altri due outsider della Premier). Per Klopp c’è ancora molto da lavorare, specie per quanto riguarda la concretizzazione della mole di gioco creata, ma aver interrotto l’imbattibilità esterna del Leicester che durava da 12 partite e non aver subito gol dal miglior attacco assoluto (37 gol) ed esterno (21 i gol segnati lontano dal King Power Stadium) è un ottimo traguardo.
Al netto della sconfitta dell’Arsenal, il Leicester rimane in testa alla classifica: un risultato incredibile per una squadra che lo scorso Natale era ultima in classifica, con appena 10 punti raccolti in 17 partite. La squadra di Ranieri ha sofferto non poco quella che forse, per contrapposizioni di stili, è la peggior squadra che poteva affrontare. Tra appena due giorni il Leicester affronterà il Manchester City in un vero e proprio showdown per misurare le sue reali ambizioni.