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Daniele Manusia
Brutta notizia: Tonali ha giocato bene
19 lug 2023
19 lug 2023
Il nostro rapporto con i nostri ex giocatori è sempre difficile.
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Daniele Manusia
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Come si chiama il piacere che provano i tifosi milanisti nel vedere Tonali triste? Tonali che scende le scale dell’aereo che lo porta a Newcastle come se, al contrario, stesse salendo i tre gradini per il patibolo. Tonali che visita la palestra del suo nuovo club e a chi glielo chiede dice, senza filtri, che quella del Milan era più grande. Tonali che si allena a luglio con la maglia termica a maniche lunghe e la faccia scura, gli occhi stretti senza emozioni, come se l’ultima cosa che abbiano fatto quegli occhi prima di spegnersi del tutto sia stata piangere il giorno in cui gli hanno annunciato che sarebbe dovuto andato a vivere nel nord dell’Inghilterra, lontano dalla sua squadra del cuore. Tonali capriccioso, triste e incazzato come un bambino il giorno del divorzio dei propri genitori. Tonali che, magari, chissà, a gennaio potrebbe tornare a Milano. O no? Non è l’ormai inflazionata schadenfreude, il piacere di assistere all’altrui sfortuna, perché in questo caso c’è empatia, solidarietà, senso di comunione con Tonali. C’è l’idea che Tonali sia ancora uno di loro, rossonero dentro, una vittima del calcio moderno. La sua sofferenza lo sottrae al senso di colpevolezza che, per esempio, spinge Ruben Neves a scusarsi per aver scelto i soldi dell’Arabia Saudita: “Ho tre figli e una moglie”. No, non è Tonali sotto processo. Tonali è una principessa da liberare in cima alla torre. Nessuno gode del fatto che Tonali sia triste, piuttosto è la conferma del fatto che avevamo ragione noi. Che quel trasferimento non s’aveva da fare, che anche oggi, nonostante tutto, ci sono dei sentimenti più importanti dei soldi. Ma è una questione complessa, perché anche se nessuno augura a Tonali di essere triste o di fallire, la sua tristezza e un suo eventuale fallimento sono centrali per vincere, se non proprio la guerra, almeno questa battaglia. Per dimostrare appunto che i soldi non possono comprare tutto. Ma cosa hanno comprato i soldi del fondo sovrano dell’Arabia Saudita, in questo caso? Non i suoi sorrisi, non la sua felicità. Sarebbero ingenui se fosse stato così e ai sauditi tutto si può dire tranne che siano ingenui. Il Newcastle di Yasir Al-Rumayyan ha comprato i servizi calcistici di Sandro Tonali. Niente di più, niente di meno. Non contano niente i video e le foto in cui sembra triste, anzi, ammesso che le abbia viste, non è escluso che lui, Yasir Al-Rumayyan, abbia provato veramente piacere. Perché quella tristezza in fin dei conti è frutto della sua volontà, del suo potere: guardate cosa sono in grado di fare, muovo calciatori anche se non ne hanno voglia. Per questo è una brutta notizia che Tonali abbia giocato bene la sua prima amichevole contro i Rangers di Glasgow. Niente di che, sia chiaro. Niente che preso così da solo in una compilation di highlights individuali giustifichi gli 80 milioni spesi per lui. Niente che ci dia una di quelle sentenze definitive che comunque cerchiamo quasi sempre nel calcio. Ma comunque una partita in cui, se Tonali è depresso e poco motivato, beh: non si è visto. E come era una strana forma di piacere, vederlo triste, immaginare un suo imminente tracollo psichico in onore dell’amore che lo legava al Milan, è strano doversi dispiacere perché Tonali è sceso in campo per la prima volta con la maglia bianconera mostrando di saper ancora giocare bene a calcio.

Una partita-partitella giocata come mezzala destra, fatta di sponde di prima di destro e di sinistro, inserimenti profondi non serviti o serviti male, un paio di belle aperture per Trippier e qualche duello fisico in cui Tonali è sembrato tutto sommato all’altezza del mitologico agonismo britannico. Magari un agonismo britannico d’agosto, direte voi, ma insomma. Non ha perso neanche un pallone, giocando con un senso delle geometrie e una precisione tecnica che da quelle parti non è così frequente, unite a un dinamismo e un’aggressività che da quelle parti pensano di avere solo loro. Al quindicesimo del primo tempo (il solo giocato da Sandro) ha chiuso bene un triangolo con Elliot Anderson, mezzala sinistra, che si è inserito alle spalle del centrocampo dell’Everton e dopo aver ricevuto il filtrante di Tonali ha scaricato su Almiron che dal lato destro dell’area di rigore ha segnato l’1-0. Ma forse il momento clou è stato un altro. Sto parlando di uno scontro interessante con Sima a centrocampo, un duello fisico in cui Tonali ha fatto fallo per non essere saltato, avvinghiandosi a Sima, mettendogli un gomito in faccia, uno di quei duelli che incendiano il pubblico inlgese. Anche se solo per un attimo Tonali è sembrato più vivo che mai, vivo come quando indossava la maglia a strisce rossonere. Di più: è sembrato un giocatore perfetto per il gusto di un campionato in cui si applaudono i tackle più dei dribbling. Un giocatore che rischia di diventare un idolo. Quell’azione è stata il segno che dentro di lui la passione per il calcio è più forte di tutto, più forte persino della sua volontà. Poi, un attimo dopo lo scontro, Tonali è tornato a deprimersi, o almeno così è sembrato a me. Come quando dopo una notte di sonno profondo, e di chissà quali sogni, ci svegliamo e all’improvviso ci ricordiamo di tutte le rotture di cazzo che dovremo affrontare a lavoro. Sarà triste veramente, o vogliamo vederlo noi triste? In fin dei conti, che ne sappiamo? O magari è il calcio a fare da antidoto anche alla tristezza di dover emigrare per lavoro? E se tra un anno, oppure due, il Newcastle dovesse vincere qualcosa, la Premier, la Champions (pazzia!), Tonali avrà il diritto di essere veramente, pienamente felice? Glielo perdoneremmo?Insomma, cosa dobbiamo augurare a Tonali. Di divertirsi nel campionato più bello del mondo o di giocare così male che davvero il Newcastle preferisca rimandarlo indietro come un paio di scarpe della taglia sbagliata? Quale dei due scenari sarebbe quello che corrisponde all’affetto che abbiamo provato per lui e che proviamo ancora? Ma soprattutto: quale dei due scenari Tonali vorrebbe per sé?

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