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Cosa sta succedendo al Brescia
02 giu 2025
Ricostruzione del caos che sta portando alla retrocessione in Serie C.
(articolo)
10 min
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Foto IMAGO / NurPhoto
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La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio del 29 maggio: il Tribunale nazionale federale della Figc ha inflitto al Brescia quattro punti di penalizzazione in questa stagione e quattro nella prossima, inibendo per sei mesi il presidente Massimo Cellino e il figlio Edoardo, consigliere delegato della società. Il Brescia retrocede in C, Salernitana e Samp andranno allo spareggio il 15 e il 20 giugno. Forse.

In piazza della Loggia a Brescia c'è un grande orologio astronomico del XVI secolo. Domina l'area con le sue dorature, i puttini alati e il marmo bianco di Botticino, lo stesso della Casa Bianca. Poco più in basso, un manifesto riproduce l'originale del corteo antifascista che si stava tenendo nella piazza il 28 maggio 1974, prima dello scoppio della bomba che ha provocato la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue. Sono passati cinquantuno anni esatti, ma resta uno dei luoghi più significativi della città. Sicuramente intriso di memoria collettiva.

Proprio lì, lunedì 19 maggio 2025, hanno deciso di riunirsi oltre seicento tifosi del Brescia per protestare contro il presidente Cellino, la Lega Calcio e quella che era ancora solo un'eventualità: una retrocessione in C sorprendente e, sotto molti punti di vista, immeritata.

Sui muri è stato innalzato un telo bianco con raffigurata la maglia della squadra con il nome “Cellino” sulle spalle e un enorme numero diciassette. Un dispetto al presidente, uomo estremamente scaramantico, che ha sempre preteso che quella cifra del malaugurio venisse cancellata dalla sua vista.

Negli ultimi mesi i tifosi hanno lanciato uova sugli uffici del club, Cellino non era presente ma “c'era gente che lavorava”, come ha precisato l'ex dg Micheli. Il presidente ha subito un tentativo di aggressione da parte di una decina di ignoti armati di cinghie, è stato assolto in Corte d'appello per le presunte irregolarità nell'acquisto dell'area in cui sorge il nuovo centro sportivo della squadra a Torbole Casaglia e, in ossequio alle sue abitudini più inveterate, ha esonerato il tecnico Rolando Maran e quindi il suo sostituto Bisoli. Chiudendo la stagione ancora con Maran, capace di conquistare sul campo una salvezza stiracchiata, inattesa ma preziosissima. Da tempo Cellino è in trattative per la cessione del club e una squadra in C o in B fa tutta la differenza del mondo.

A febbraio, dopo aver parlato di “clima intollerabile” a causa delle contestazioni, Micheli, sempre definito “un fedelissimo”, ha deciso di presentare le sue dimissioni. In città la notizia è stata letta come un segnale di una situazione prossima al naufragio e Cellino l'ha presa male.

Grazie a una vittoria e due pareggi nelle virtuali ultime tre giornate e tre punti decisivi nel recupero del 13 maggio contro la Reggiana – in pratica l'ultima di campionato – il Brescia è riuscito a raggiungere il Frosinone al quindicesimo posto e a salvarsi senza bisogno dello spareggio per la miglior differenza reti negli scontri diretti. Non preoccupatevi se vi sembra contorto, è proprio così.

Nemmeno cinque giorni per sentirsi sollevati e sulla stampa cominciano a circolare indiscrezioni su una probabile penalizzazione di quattro punti da parte della Procura Figc per irregolarità nei pagamenti delle scadenze Inps e Irpef di febbraio e aprile. La Covisoc ha chiesto la verifica dei crediti d'imposta il 28 febbraio con una pec, ma la risposta dell'Agenzia delle entrate è arrivata solo il 16 di maggio. Due giorni dopo l'ultima gara di campionato: un tempismo che da molti in città è stato considerato quantomeno sospetto. In ogni storia di tribunali, la dietrologia si insinua in ogni piega.

A marzo Cellino aveva contestato al dimissionario Micheli “numerosi indebiti prelievi di denaro”, così quando a fine campionato si è cominciato a parlare di probabile retrocessione, l'ex dg ha voluto togliersi qualche sassolino con Bresciaingol.com: «Ho sempre detto a Cellino di non adoperare i crediti di imposta. Ho rassegnato le dimissioni perché si arrivava sempre all’ultimo per pagare il dovuto e mi ero stufato».

Per sapere qualcosa di più di Cellino telefono a Nico “Rambo” Facciolo, ex preparatore dei portieri del Cagliari che ha lavorato con Cellino per sei anni e si racconta come uno dei pochi tecnici che sono riusciti a resistergli tanto a lungo. Lo trovo sorpreso: «Gli ho mandato un WhatsApp di congratulazioni dopo la partita con la Reggiana e lui mi ha risposto con un cuoricino. Di lui posso dire solo cose positive, mi ha sempre lasciato libero di lavorare». Con lui c'è pure l'ex preparatore del Brescia anni Ottanta Gigi Febbrari, che è sulla stessa linea d'onda: «Quest'anno sono stato spesso allo stadio e ho percepito un grosso disagio. Con questa retrocessione sembra di aver perso l'identità. La squadra era in difficoltà ma sul campo si era pur sempre salvata».

Il campione del Mondo Alessandro Altobelli, a Brescia dal 1974 al 1977 e nel 1989/90, mi chiede non sia il caso di aspettare ancora un po' prima di scrivere sulla situazione della squadra: «Il Brescia si è salvato in campo. Io c'ero l'ultima partita e abbiamo anche festeggiato, mentre oggi ci troviamo vittime di una sentenza. A me sembra abbiano truffato Cellino, la Covisoc e l'agenzia delle entrate. Vorrei che la sincerità e l'onestà vincessero».

Marco Rossi, commissario tecnico dell'Ungheria e 164 presenze nel Brescia dal 1988 al 1993 è senza parole: «Difficile dare giudizi senza conoscere gli antefatti, ma è stata una stagione travagliatissima sul campo ed evidentemente anche sotto l'aspetto societario. Rimaneva una possibilità e in questo modo è stata tolta. Dispiace molto per la piazza e per i tifosi, ricordo molto bene quanto amino la Leonessa» mi ha detto.

La roncadellese Anna Danesi, capitano della nazionale femminile di volley campione olimpica, ad agosto è stata festeggiata al Rigamonti per la prima di campionato. Il Brescia aveva vinto, le sensazioni erano positive: «Mi dispiace tantissimo per i tifosi e la città. A casa ho la maglia che mi hanno dato ad agosto e fa strano che le cose siano precipitate in così poco tempo».

Ho contattato anche Bisoli, ma l'ultimo esonerato dei quasi cinquanta della carriera di Cellino si è detto dispiaciuto per la situazione della sua ex squadra, ma non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione a proposito della situazione societaria. Cautele dovute anche al fatto che suo figlio Dimitri è il capitano della squadra e difficilmente, anche in C, il Brescia non ripartirà da lui.

Secondo le ricostruzioni, Cellino avrebbe acquistato con uno sconto del 15% dei crediti d'imposta, agevolazioni fiscali che permettono la detrazione di parte delle tasse, da una srl chiamata Gruppo Alfieri Spv per poter pagare gli stipendi di febbraio e aprile, ma per i giudici l'operazione non è regolare. Dopo una verifica dell'Agenzia delle Entrate su interpellanza della Covisoc i crediti sono stati infatti considerati inesistenti.

«Confermo di aver utilizzato quel sistema di pagamento, l’avrei fatto anche a giugno per l’iscrizione, perché è corretto» ha detto Cellino al Giornale «Abbiamo chiesto 2,4 milioni in crediti d’imposta e loro hanno trattenuto circa il 15%. C’era chi ci offriva il 25%, quindi uno sconto maggiore, ma il nostro fiscalista era tranquillo, aveva garanzie dalla Banca d’Italia: ora è disperato».

Il grande punto di domanda di questa faccenda è perché il Brescia si sia affidato all'amministratore delegato dell'Alfieri – a cui si sono rivolti pure il Trapani calcio e la squadra di basket Trapani Shark – tal Gianluca. Si tratta di un venticinquenne con la terza media che gestisce un capitale sociale di appena venticinquemila euro, ma da un palazzo in via Monte Napoleone a Milano il cui portiere afferma candidamente: “Alfieri? Mai sentito”.

La società è nata solo nel 2024, non ha un sito internet, nessun dipendente e il buon Gianluca pare viva a Serino, seimila abitanti in provincia di Avellino. Qualche dubbio forse bisognava farselo venire.

Il 23 maggio esce un articolo sulla Gazzetta intitolato “Brescia giorni caldi” che racconta di un avviso di garanzia ricevuto dalla società già nel mese di marzo, ma il club smentisce tutto con un comunicato sul proprio sito: «Desideriamo esprimere il nostro fermo dissenso e procedere a una netta smentita delle informazioni ivi riportate, inesatte, fuorvianti e non corrispondenti al vero».

Insomma, anche non fosse arrivata la sentenza di condanna, la situazione sarebbe comunque stata peggio dello gnommero gaddiano.

«Mi fanno passare per truffaldino, come se io conoscessi questo Alfieri. Ma chi lo aveva mai sentito nominare prima. Mi sono fidato» si difende Cellino al Corriere puntando il dito sul commercialista, lo Studio Associato Gamba di Brescia, «che ci offre consulenza da oltre sei anni e si occupa regolarmente delle buste paga e dei nostri F24».

Già due anni fa la tifoseria aveva organizzato una manifestazione al grido di “Por... Cellino vattene!”. La cosiddetta “Camminata dell'orgoglio biancoblù” del marzo 2023 si era conclusa tra lanci di fumogeni, bandieroni sventolati, cori contro il presidente e striscioni messi in mostra sotto la sede di via Solferino. Il presidente, “il sardo” come lo chiamano con una punta di disprezzo, era stato l'unico bersaglio.

Il 19 maggio 2025 anche Figc e Lega calcio, definite “prima mafia italiana”, sono finite nel calderone. Sono accusate di scherzare «sulla pelle dei tifosi per salvare altre società», nella fattispecie la Sampdoria. Secondo questa ricostruzione, avallata pure da Cellino, i blucerchiati sarebbero in combutta con i poteri forti: «Si dice che è stato fatto per dare una possibilità di salvezza alla Samp, che temo sia comunque già fallita. Io non ho le prove, ma mi viene da crederci» sostiene il presidente alla Gazzetta del 29 maggio. Un'esternazione più mite rispetto a quella espressa sul Giornale di Brescia: «La Figc si è inventata di notte questo piano per salvare la Sampdoria».

Cellino sostiene anche di aver già venduto “a quattro soldi” a un ex socio del Leeds, Andrea Radrizzani, che però a causa di questa situazione si è tirato indietro: «Questa roba qui ci ha bloccato la cessione. Io non ce la faccio più. Mi hanno ammazzato», lamentandosi della stanchezza, «ho quasi settant'anni».

La sua storia con le rondinelle è da tempo uno di quei rapporti logori e sfilacciati, che non hanno più ragione di esistere, in cui si va avanti litigando e provando a ignorarsi sperando che l'altro smetta di gridare. Al Giornale di Brescia aveva addirittura confessato di non voler più mettere piede in città «nemmeno per un caffè». E con il clima che si respira non avrebbe nemmeno tutti i torti.

«Se metterei io i soldi per l’iscrizione? Certo, se il commercialista Gamba o Alfieri ci restituiscono i soldi già pagati. In più ci sono le sanzioni» diceva, convinto che in un modo o nell'altro le cose si potessero raddrizzare.

A Brescia c'è chi ritiene questa faccenda una montatura per allargare la cadetteria a ventidue squadre, con la Salernitana e la Samp salve d'ufficio senza nemmeno lo spareggio. Le teorie del complotto abbondano. Si tira in ballo addirittura la fede blucerchiata della neo sindaca di Genova Silvia Salis, che nel 2021 è stata eletta vicepresidente vicaria del Coni, per suffragare le tesi che vorrebbero le rondinelle al centro di un diabolico complotto che punta a riportare in A la Sampdoria nel prossimo campionato. La società genovese, dal canto suo, annuncia querele: «Il club ribadisce con fermezza che non tollererà ulteriori attacchi strumentali o campagne diffamatorie».

Il prossimo grado della giustizia sportiva è l'Appello, l'ultimo, e l'udienza è prevista tra il 10 e il 12 giugno. Poi, in caso di nuova condanna, c'è sempre la possibilità di rivolgersi alla giustizia ordinaria e creare ulteriore caos: «Brescia è una città distrutta. Pensate a chi ha festeggiato e poi scopre questo» spiega Cellino. Io penso anche a quel tifoso del Genoa che si è tatuato “Samp in C" sull'avambraccio. Ma le motivazioni della sentenza sono chiare: Cellino avrebbe dovuto fare le opportune verifiche per accertarsi della veridicità dei crediti acquistati. "Ignorantia legis non excusat", la legge non ammette ignoranza.

Secondo i manifestanti del 19 maggio Cellino è: «Un personaggio che ci sta tenendo in scacco, anche se magari stavolta non ha completamente torto».

L'assessore allo sport della città, Alessandro Cantoni, con un megafono in mano davanti alla folla dichiara: “Io vent'anni che vengo allo stadio... eh”. Ma quando promette che la giunta vigilerà su tutta la faccenda si becca una cascata di fischi, “buuuu” e improperi vari.

Lì dove in una giornata di pioggia di cinquantuno anni fa è esplosa una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti, una tifoseria ha lanciato fumogeni e fatto partire cori a sostegno di un'idea perdente e di una condivisibile: il Brescia è una vittima e la città merita più di questo.

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