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Alfredo Giacobbe
Braccio di ferro
01 mar 2017
01 mar 2017
Nonostante le polemiche, Juventus e Napoli hanno giocato una partita equilibrata, decisa da dettagli oltre che dagli episodi.
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Alfredo Giacobbe
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Nell’ultima

giocata a Torino tra Juventus e Napoli, lo scorso 29 ottobre, avevamo visto l’inizio della mutazione della “Vecchia Signora”, il prototipo della squadra che Allegri avrebbe progettato nei mesi a venire.

 

In quell’occasione la Juventus era scesa in campo inizialmente portandosi dietro la coperta di Linus del 3-5-2, una forma che avrebbe mantenuto per tutta la partita in fase difensiva; mentre in fase di possesso, dopo qualche minuto, Allegri chiese al centrale di destra (Barzagli) di allargarsi e al terzino (Lichtsteiner) di farsi ala. Con il contemporaneo allargamento di Pjanic a sinistra la squadra finiva col giocare un 4-4-2 che permetteva ai bianconeri di consolidare il possesso a dispetto del pressing del Napoli, e che metteva Bonucci in condizione di giocare qualche verticalizzazione in più.

 

Ieri sera, Allegri è ripartito esattamente da dove era rimasto in quella partita: più volte inquadrato, ha chiarito a gesti, a giocatori e spettatori televisivi, la sua intenzione di schierare due banchi da 4, stavolta in entrambe le fasi.

 

In difesa la linea era formata da Barzagli, Bonucci, Chiellini e Asamoah; a centrocampo ancora Lichtsteiner, con Mandzukic largo a sinistra e la coppia Pjanic-Khedira al centro.

 

Anche per Sarri la partita dello scorso ottobre era stata ricca di sperimentazioni e spunti di riflessione, con Dries Mertens nel ruolo di punta che però, per via dei suoi movimenti monodimensionali, aveva finito col minare la pericolosità della manovra offensiva della sua squadra. Oggi le capacità associative di Mertens sono cresciute di molto, e ha mostrato doti non banali di finalizzazione, ma invece a sorpresa Sarri gli ha concesso il riposo reinserendo Arkadiusz Milik tra i titolari per la prima volta dall’infortunio dello scorso 9 ottobre. Oltre all’attaccante ex-Ajax, la novità del Napoli era Rog dall’inizio nella casella di interno destro dove di solito agisce Zielinski.

 

 



 

All’inizio la Juventus ha cercato di ostacolare la prima costruzione del Napoli in maniera aggressiva. In queste occasioni Mandzukic saliva sulla stessa linea di Higuain per dare pressione a uno dei due centrali, mentre Dybala restava più basso per impedire una ricezione comoda a Diawara.

 

Alle loro spalle, Lichtsteiner si orientava per scattare sul terzino sinistro avversario qualora fossero diventato il destinatari del giro-palla, e la stessa cosa faceva dall’altra parte Asamoah, partendo dalla sua linea difensiva; al centro Khedira e Pjanic si alternavano nella guardia delle mezzali opposte in modo abbastanza naturale.

 

In questo modo la difesa della Juventus si ritrovava con 3 centrali di fatto contro il tridente azzurro, accettando la parità numerica di quello che alla fine diventava un 3-4-1-2.

 


La pressione profonda di Mandzukic su Albiol, in possesso del pallone, costringe Asamoah ad uscita precipitosa su Maggio. Fuori quadro a sinistra si concretizza il tre contro tre della difesa della Juventus contro l’attacco del Napoli.



 

Come detto, i segnali vistosi di Allegri quando inquadrato sembravano indicare una predilezione per una linea da 4 piuttosto esplicitamente, e non possiamo sapere se nonostante ciò la mutazione del modulo fosse una strategia studiata prima della partita o se invece sfuggiva alla volontà stessa del tecnico, dovuta più che altro alle diverse attitudini dei giocatori in campo.

 

Volendo difendere con due linee da 4, ad esempio, Mandzukic sarebbe dovuto restare più basso al fianco di Khedira, pronto a scattare su Maggio qualora avesse ricevuto il pallone; invece alla prova dei fatti il croato si spingeva molto più in alto e, una volta andato a vuoto il tentativo di pressione alta, non sempre riusciva a riposizionarsi al fianco dei centrocampisti in tempo.

 

In questo modo, in ogni caso, il Napoli aveva la possibilità di sfruttare una falla nello schieramento bianconero: in più di un'occasione Rog è scivolato alle spalle di Khedira nello spazio lasciato libero da Asamoah, fuori posizione perché impegnato dalla marcatura di Maggio, costringendo così Chiellini ad uscite precipitose.

 


Superata la fase di pressione della prima impostazione azzurra, la Juventus si schiera va chiaramente con il 4-4-2.



 

Ma, al di là di questa ambiguità tattica e dei conseguenti problemi marcatura su Rog, la Juventus non è stata impensierita dal Napoli per almeno mezz’ora del primo tempo.

 

In parte perché i difensori bianconeri hanno una naturale predilezione verso la marcatura orientata all’uomo e un atteggiamento di questo tipo, con uscite aggressive nei mezzi spazi, ha impedito al Napoli di trarre qualche tipo di vantaggio.

 

In assenza di una superiorità tattica chiara, soprattutto quando la Juventus ha avuto tempo di posizionarsi sotto la linea della palla, è stata la capacità di lettura dei singoli giocatori del Napoli a funzionare da grimaldello.

 

Insigne, conscio del fatto che i movimenti esterno-interno risultavano infruttuosi, ha iniziato a muoversi sull’asse opposto.

 



 

Già 3 minuti prima del gol, il napoletano ha attirato Bonucci fuori dalla linea per attaccarlo subito alle spalle. La stessa azione è risultata decisiva, poco più tardi, nei confronti di Barzagli: liberatosi del marcatore con un movimento incontro e una sponda per Milik, Insigne è corso in profondità per ricevere la chiusura del triangolo (tutto di prima, molto bello) e ha potuto servire Callejon sul secondo palo poco dopo il suo ingresso in area.

 



 

 



 

Durante l’intervallo, oltre ad aver chiarito le consegne difensive ai suoi, Allegri ha operato un cambio: fuori Lichtsteiner, dentro Cuadrado. È difficile capire quale impatto abbia avuto il cambio sul match perché la Juventus ha pareggiato i conti in due minuti grazie ad un fallo da rigore provocato da Koulibaly su Dybala. L’argentino è stato rapido a capire l’intenzione di Mandzukic di rimettere in fretta il pallone, dopo che aveva conquistato un fallo laterale pressando Maggio.

 

Il gol ha avuto un effetto placebo sui mali della Juventus, che ha cominciato a girare il pallone più velocemente di quanto avesse fatto fino a quel momento. In questo modo i bianconeri hanno trovato spesso uno tra Cuadrado e Asamoah in isolamento sul lato debole della difesa napoletana, cosa che nel primo tempo era riuscita solo con un cambio gioco (operato da Bonucci o Barzagli verso Mandzukic, che aveva un evidente vantaggio nei duelli aerei nei confronti di Maggio).

 

Anche Khedira ha trovato i tempi per l’inserimento in area di rigore, quando nei primi 45’ invece di rado aveva abbandonato la sua posizione al fianco di Pjanic nella prima frazione.

 

Il dubbio resta: se da un lato Cuadrado ha nelle corde una oggettiva pericolosità offensiva che Lichtsteiner non può offrire, dall’altro lato la Juventus tra primo e secondo tempo non ha cambiato realmente atteggiamento in fase di possesso palla, come testimonia il grafico delle posizioni intermedie incluso nel

pubblicato sul sito della Lega Serie A.

 



 

È invece sicuramente cambiato l’atteggiamento difensivo della squadra di Allegri, che dopo il gol ha iniziato ad aspettare il Napoli più in basso e con due linee strette, vicine e ordinate.

 

Con un nuovo contesto di gara e il punteggio sull’1-1, Sarri ha deciso di non stare fermo a guardare e ha inserito, al sessantesimo, Mertens per Milik. Il belga ha offerto una mobilità maggiore, ma non è riuscito né ad allungare verso Neto l’ultima linea della Juventus, né a disordinarla.

 

Per di più, di fronte alla compattezza delle linee avversarie, Insigne si è abbassato per giocare qualche pallone in più, come per altro aveva fatto anche contro l’Atalanta e contro il Real Madrid, venendo

la linea di centrocampo bianconera.

 

In questo modo, i difensori della Juventus, con solo due riferimenti da seguire tra le linee, hanno avuto gioco relativamente facile: il Napoli non ha effettuato un solo tiro nello specchio nel secondo tempo.

 

 



 

Con quella di ieri sera, il Napoli ha perso 3 delle ultime 4 partite ufficiali. E pensare che veniva da una serie positiva iniziata a novembre 2016, proprio dopo la gara di campionato contro la Juventus prima citata.

 

Difficile dire se la recente scarsezza di risultati sia collimata con un calo fisico o mentale. Contro il

la tattica iniziale di Zidane (un 4-3-3 con le due ali molto larghe a far da riferimento per i cambi di gioco) serviva ad eludere il pressing del Napoli, evidentemente temuto e rispettato; ma il “miedo escénico” del Bernabeu ha pesato sui giocatori napoletani al punto che dopo poco il Real Madrid si è trovato a poter giocare la partita come meglio credeva, con sorprendentemente naturalezza.

 

L’impostazione difensiva dell’

al San Paolo è stata perfetta, ma è stata la brutta prestazione dei singoli a tagliare veramente le gambe alla squadra di Sarri.

 

Nelle tre reti che il Napoli ha subito ieri sera non ci sono grossi meriti della Juventus, non tanti quanti sono i demeriti del Napoli, almeno.

 

Concedere un fallo da rigore su una rimessa laterale, dopo 51 secondi dalla ripresa del gioco nel secondo tempo, è sintomo di una squadra non connessa mentalmente alla partita.

 

L’occasione trasformata da Higuain per il 2-1 è stata sì generata da un’uscita sbagliata di Reina, ma nell’azione che ha portato al corner il Napoli era lungo sul campo e non poteva pressare Mandzukic, che ha servito sulla corsa Dybala fin troppo semplicemente.

 

Infine, il secondo rigore è stato assegnato alla fine di un’azione di contropiede sugli sviluppi di un corner offensivo, cominciato con le proteste per un fallo su Albiol e concluso con le proteste su un tocco di Reina sulla palla che l’arbitro non ha ritenuto influente: non che questi dettagli non siano decisivi sull’esito della gara, ma come sempre preferiamo mantenere lo sguardo sulle variabili che dipendono da allenatori e giocatori in campo. In questo caso va notato come, sul corner, il Napoli fosse rimasto a difendere 2 contro 2 con Maggio e Diawara ad affrontare Dybala e Cuadrado in campo aperto.

 



 

Anche ieri, come sabato, le prestazioni dei singoli non sono state all’altezza della situazione, non in maniera continuativa nell’arco dei 90 minuti, né tanto meno in maniera decisiva.

 

Un esempio su tutti: Marek Hamsik è stato sostituito per primo, al cinquantasettesimo (per Zielinski) e tranne in

, nella quale si è staccato intelligentemente dalla marcatura di Pjanic per poi sfilargli alle spalle, non ha saputo trovare il corretto posizionamento in campo e, di riflesso, ha finito per condizionare anche le posizioni di Strinic e Insigne, gli altri due componenti della catena di sinistra. E se il capitano è il primo a lasciare la nave…

 

Nelle tre partite citate non c’è stato nessun cambio nell’atteggiamento dei giocatori azzurri in corso d’opera, e anche le indicazioni dalla panchina non sembrano essersi mai discostate dal “muovetevi di più senza palla” o dal “girate la palla più velocemente”. Come scriveva Daniele Morrone nella sua analisi della partita di Madrid, se chiediamo una crescita ai calciatori di fronte a determinate difficoltà, è giusto avere la stessa pretesa nei confronti degli allenatori.

 

Nulla è compromesso ancora: al San Paolo la sfida contro la Juventus, così come quella contro il Real, può essere ribaltata. Ma Sarri dovrà compiere un salto decisivo per passare, lui e la sua squadra, al livello successivo.

 

Allegri, dopo il consueto periodo di apprendistato al quale sottopone sé stesso e tutta la rosa a sua disposizione all’inizio di ogni stagione, ha trovato una forma definitiva per la sua Juventus. Dybala, alle spalle di Higuain è stato via via più efficace, trovando spazio tra le linee sempre più aperte del Napoli: ha creato 4 occasioni da gol per i compagni, 3 volte ha cercato la conclusione in prima persona e ha subito 5 falli dagli avversari. L’eccesso di fiducia nei propri mezzi a volte gioca brutti scherzi: nella partita della “Joya" ci sono anche 10 palle perse, a testimonianza del fatto che margini di crescita ne ha anche questo ragazzo.

 

Mandzukic ha intimidito ogni avversario che si è presentato sulla sua fascia di competenza, finendo la sua partita in posizione di terzino sinistro per coprire le sortite offensive di Alex Sandro, confermando così di aver trovato la sua collocazione tecnico-tattica ideale. Pjanic ha ritrovato al fianco di Khedira la sua dimensione corretta di

del gioco.

 

Allegri è stato anche fortunato, che la scintilla del rigore ad inizio ripresa ha incendiato la partita e ne ha spostato l’asse emotivo a favore della propria squadra. Nonostante i buoni auspici, per ora Allegri ha solo centrato l’obiettivo minimo aziendale, ovvero quello di arrivare in corsa su tutti i fronti a primavera.

 

Il raccolto, per tutti, si fa a maggio.

 

 

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