Se escludiamo Juventus-Bayern Monaco e Arsenal-Barcellona, Borussia Dortmund-Tottenham è l’ottavo europeo più interessante di questa stagione: non solo si scontrano due squadre in grande forma (entrambe più o meno in corsa per vincere i rispettivi campionati, tutte e due con un ritardo di cinque punti dalla vetta) e due tra le rose più interessanti in prospettiva, ma soprattutto due tra i tecnici tatticamente più innovativi in circolazione: Tuchel e Pochettino. Insomma, la sfida assomigliava più ad un ottavo di Champions League, altro che Europa League.
Ma i due allenatori hanno avuto un approccio alla gara totalmente diverso, quasi opposto. Tuchel ha riservato il rispetto che la competizione e la sfida meritava, schierando la formazione titolare (ad esclusione di Weidenfeller in porta, che in coppa prende il posto di Burki) e Castro (che ha sostituito l’infortunato Gundogan). Pochettino, invece, come ha fatto per tutto il resto del torneo, ha mandato in campo una squadra imbottita di riserve: Wimmer centrale di difesa (Vertonghen è infortunato), Davies e Trippier gli esterni bassi, Mason e Carroll a comporre il doble pivote, con il diciottenne Onomah ala destra dietro la punta unica Chadli.
Nei primissimi minuti di gara le due squadre hanno palesato lo stesso approccio per quanto riguarda il pressing e il recupero immediato. Sia il Dortmund che il Tottenham, infatti, hanno cercato di portare una pressione alta, volta a schermare il centro del campo e portare gli avversari sugli esterni, dove la linea del fallo laterale dimezza naturalmente le opzioni di passaggio degli avversari.
Entrambe le squadre, inoltre, tendevano a concentrarsi nella zona del pallone in modo da restringere lo spazio del possesso avversario, eliminando così il numero più alto possibile di linee di passaggio disponibili.
Ma le due squadre si comportavano in modo diverso una volta recuperata palla: se la squadra inglese ha nel suo DNA un approccio più diretto con verticalizzazioni improvvise verso la trequarti a partire dalla mediana, o lanci lunghi direttamente dal portiere per sfruttare le seconde palle, i tedeschi preferivano un possesso più ragionato, volto a portare l’intera squadra nella metà campo avversaria. In modo da costringere gli avversari a difendere in inferiorità numerica, garantendosi la possibilità di accorciare immediatamente sul pallone in caso di perdita del possesso.
Dopo i primi minuti di sfida in mezzo al campo ad altissima intensità, però, il Borussia Dortmund ha preso del tutto il controllo del gioco. E l’ha fatto togliendo al Tottenham la sua arma migliore: il recupero alto del pallone. Il Borussia gestiva il primo possesso con un rombo i cui vertici erano il portiere e il regista basso (Weidenfeller e Weigl), il terzino destro e il centrale sinistro (Piszczek e Hummels). Teoricamente, dei tre uomini del Tottenham preposti a disturbare il primo possesso tedesco, Son e Chadli dovevano andare sui vertici laterali del rombo (Piszczek e Hummels) mentre Eriksen era preposto a schermare la linea di passaggio verso Weigl, continuando poi il pressing verso il portiere non appena la palla tornava dalle sue parti. Il problema, per il Tottenham, è che al centro del rombo, libero di muoversi c’era Bender, che garantiva la formazione di un ulteriore triangolo per far tornare il pallone pulito al regista, Weigl.
Il rombo del Borussia Dortmund, in questo caso molto schiacciato per far uscire pulito il pallone dalla difesa. Alla squadra tedesca basta far uscire Bender dal rombo per far arrivare la palla a Weigl tramite Weidenfeller.
Per il Tottenham, in inferiorità numerica non c’era modo di uscire da questo rompicapo. Se Eriksen decideva di schermare Weigl si liberava uno dei due centrali, che era così libero di portare il pallone fino alla trequarti, fino a quando, cioè, un centrocampista avversario non gli andasse incontro (liberando così il suo uomo di riferimento).
Eriksen è rimasto su Weigl e allora è Hummels a portare palla fino alla trequarti. Per fermare la sua avanzata Carroll gli si para davanti ma così facendo libera lo spazio alle sue spalle, prontamente attaccato da Mkhitaryan.
Se invece l’altra ala, Onomah, decideva di partecipare a sua volta al pressing alto, liberava il terzino sinistro del Borussia, Schmelzer, che poteva essere raggiunto dal portiere o dai centrali in maniera relativamente semplice.
Arrivato in questo modo il pallone sulla trequarti, per il Tottenham iniziava un altro rompicapo: come difendere il centro, la zona statisticamente più pericolosa per la squadra che attacca. Il dilemma veniva dal posizionamento delle mezzali del Borussia, Castro e Mikhtarian, molto larghe ai lati dei mediani inglesi: se Mason e Carroll si allargavano per pressarle scoprivano il centro, permettendo a Aubameyang di ricevere il pallone ed innescare gli inserimenti di Reus (che giocava praticamente da seconda punta, molto vicino all’attaccante gabonese) e Durm (che invece giocava a tutta fascia, ripiegando in fase di non possesso fin sulla linea difensiva).
In questo caso Bender arriva fino alla metà campo (perché Eriksen è rimasto a uomo su Weigl) e trova Aubameyang tra Mason e Carroll che si sono aperti seguendo Mkhitaryan e Castro. Durm e Reus, larghi, sono pronti ad attaccare la profondità alle spalle della difesa.
Se invece rimanevano stretti per coprire il centro lasciavano le mezzali tedesche libere di prendere il pallone sulla trequarti e attaccare la difesa faccia alla porta.
Qui invece succede il contrario: Mason e Carroll rimangono stretti per proteggere il centro ma così facendo liberano Mkhitaryan, che riceve palla lateralmente grazie ad un preciso passaggio di Weigl.
La squadra di Pochettino è rimasta in balìa dell’avversario per tutto il primo tempo: dopo 45 minuti il Tottenham è riuscito ad arrivare al tiro solo due volte (e uno è stato bloccato) e il possesso segnava 63% a 37% per il Borussia (che di tiri ne ha tentati 12, di cui 3 in porta).
Quindi, all’inizio del secondo tempo, Pochettino ha deciso di abbandonare la pretesa di contendere il possesso alla squadra tedesca e ha disposto il Tottenham su un 4-5-1 basso e compatto, con Son a fare da unico riferimento offensivo in caso di transizione offensiva veloce e Chadli a fare l’ala destra.
Il 4-5-1 salvagente di Pochettino è molto compatto verticalmente non permettendo a Hummels (arrivato indisturbato a centrocampo) di trovare compagni tra le linee, ma lascia molto spazio sui lati, dove agiscono gli esterni (in questo caso Durm e Castro).
Ma la situazione invece di migliorare è peggiorata ulteriormente. Il Borussia non ha dovuto nemmeno più porsi il problema di come fare arrivare il pallone sulla trequarti e la gara è diventata praticamente un tiro al piccione.
Anche perché alla maggiore compattezza verticale la squadra inglese ha abbinato una naturale tendenza a concentrarsi nella zona del pallone che lasciava spazio all’ampiezza data dai terzini, mezzali e ali (in particolare Reus, in serata di grazia).
Il Tottenham ha finito così per essere surclassato non solo tatticamente ma anche atleticamente (ed è paradossale se pensiamo che la squadra di Pochettino è considerata come la più intensa della Premier League) e tecnicamente. Su questo ha pesato ovviamente la scelta di Pochettino di lasciare fuori gran parte dei titolari, e non è un caso che il Tottenham sia riuscito almeno ad essere più combattivo quando in campo sono entrati Dembelé e Lamela.
xG map for BVB-Spurs. Answering the question, what if you had to play Dortmund but left your midfield at the hotel? pic.twitter.com/aWLdnoe5qM
— Michael Caley (@MC_of_A) 10 marzo 2016
Dominio: olio su xG map.
Ma la storia, è noto, non si fa con i “se”. Pochettino ha chiaramente deciso di puntare sul campionato e ha così lasciato strada libera a quella che, oggi più che mai, è la grande favorita alla vittoria finale dell’Europa League.
Il che non toglie nulla alla prestazione del Borussia Dortmund, che si è dimostrato superiore all’avversario in tutti gli aspetti analizzabili di una partita di calcio (tecnico, tattico, atletico e psicologico). In attesa del prevedibile ritorno, Pochettino non può far altro che complimentarsi con Tuchel.