Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Dario Pergolizzi
Per l'Inter non è stato solo un problema di rosa
06 nov 2019
06 nov 2019
Dopo un buon inizio, la squadra di Conte non è riuscita a contenere il feroce ritorno del Borussia Dortmund.
(di)
Dario Pergolizzi
(foto)
Dark mode
(ON)

Per la

nella sua storia, l’Inter ha perso una partita di Champions League in cui era in vantaggio di due reti, contro un Borussia Dortmund ancora in parziale emergenza di uomini. Certo, c'è da dire che la reazione degli uomini di Favre è stata rabbiosa, che la squadra tedesca non si è fatta intimorire dalle difficoltà iniziali. Ma allo stesso modo è vero che quello che è andato a maturare nel secondo tempo è un vantaggio strutturale che era già emerso, seppur timidamente, nel corso del primo tempo. E quindi forse sarebbe troppo banalizzante riassumere questa partita semplicemente come una sfida a due facce.

 



Favre, dovendo ancora fare a meno di Reus e con Alcacer, appena rientrato, ha rinnegato il piano gara dell’andata (quando era passato alla difesa a tre, mettendosi quasi a specchio con l'Inter), scegliendo un 4-2-3-1 con Hakimi riportato sulla linea difensiva insieme ad Akanji, Hummels e Schulz. In questo modo, Weigl è tornato nella posizione ideale di mediano, al fianco di Witsel; Sancho e Hazard erano gli esterni alti, con Brandt alle spalle di Gotze.

 

Neanche l’Inter ha potuto disporre del suo miglior undici: oltre al parzialmente recuperato Sensi, partito dalla panchina, mancavano anche D'Ambrosio, Asamoah e Gagliardini, con questi ultimi due che venivano sostituiti rispettivamente da Biraghi e Vecino.

 

In ogni caso, lo spartito della gara è sembrato chiarissimo già dal primo tempo, con il Borussia Dortmund subito orientato a conquistare rapidamente la supremazia territoriale e l’Inter che invece è scesa in campo fin da subito con l’intenzione di accettare anche lunghe fasi senza la palla.

[gallery ids="51269,51270"]

Eloquenti le passmap: l’enorme influenza di mediani ed esterni nel gioco del Borussia, la posizione arretrata di Gotze, quella strettissima di Biraghi (Candreva ancora di più, ma solo perché ha giocato parte del secondo tempo dall’altro lato), e in generale il baricentro bassissimo della squadra di Conte.


 

Dopo la partita di andata, Conte aveva dichiarato di aver scelto di abbassare la zona di pressing rispetto ad altre partite, ammettendo di temere molto il modo in cui il Dortmund era capace di sfruttare gli spazi in profondità e le ripartenze centrali. Nei primissimi istanti della partita l’Inter è sembrata invece molto più incline ad aggredire la costruzione bassa del Borussia: oltre alla grande quantità di movimenti delle punte, a rendere l’idea dell’approccio dei nerazzurri erano le marcature asfissianti dei difensori centrali, che seguivano i rispettivi uomini anche ben oltre la linea di centrocampo (in particolar modo Skriniar e de Vrij).

 


Uno degli sprazzi di pressing alto dell’Inter nel primo tempo: da notare la posizione parecchio avanzata di Skriniar, che riuscirà a vincere il duello con Sancho quasi a ridosso della trequarti.


 

Finché questo atteggiamento ha funzionato, il Dortmund ha avuto non poche difficoltà a risalire il campo sfruttando i corridoi centrali. L’Inter ha fatto sua l’inerzia iniziale della gara e su questo vantaggio mentale ha costruito anche il gol di Lautaro, arrivato grazie a un’azione elegante partita dai piedi di Handanovic, con Candreva a verticalizzare velocemente per il movimento in profondità dell’argentino, aiutato da una grossolana lettura di Akanji - come nella migliore tradizione tattica di Conte.

 

Molto della partita si è però giocato sulle fasce, in particolar modo quella che vedeva impegnati Skriniar e Biraghi (con Barella a supporto) contro Sancho e Hakimi, che ancora una volta hanno dimostrato di essere i due giocatori più pericolosi di Favre. Dopo appena un minuto, non a caso, Biraghi ha preso un’ammonizione evitabile a causa di un’uscita in pressione in ritardo, proprio sul terzino di proprietà del Real Madrid, e questo ne ha forse pregiudicato l’aggressività per il resto della partita.

 



Biraghi e Candreva, più in generale, hanno fatto molta fatica ad alzare la propria posizione in entrambe le fasi, e questo ha penalizzato l'Inter nel sviluppare il suo gioco sia con la palla che senza. In questo modo, la squadra di Conte si è ritrovata troppo spesso schiacciata nella propria trequarti, cercando di limitare infiltrazioni centrali nella sua struttura difensiva e pungere attaccando in campo lungo.

 

Il Borussia, già nel primo tempo, è così riuscito a prendere campo abbastanza agevolmente, ritrovandosi ad affrontare lunghe fasi di attacco posizionale senza però riuscire a rifinire in maniera appropriata. L’Inter è rimasta lucida nonostante la difficoltà nel consolidare il possesso e ha sfruttato una delle poche sbavature nel pressing alto concesse dai padroni di casa per costruire un’altra circolazione elegante che ha portato al gol di Vecino. Un'azione molto bella, i cui meriti vanno spartiti tra il dribbling in conduzione di Brozovic, il rapido cambio campo di Lautaro e il preciso assist di Candreva. Si tratta senza dubbio della migliore azione della partita dei nerazzurri, per scelte ed esecuzioni, ma purtroppo per Conte è stato anche un pattern difficile da riproporre: già nel primo tempo, buona parte delle uscite palla dell’Inter si concludevano anzitempo con la ricerca di Lukaku, che è stato anche abile nel ripulire diversi palloni, ma senza un adeguato supporto. E così il Borussia è riuscito quasi sempre a riguadagnare il possesso velocemente impedendo all’Inter di capitalizzare la parità numerica delle due punte contro i due centrali avversari.

[gallery ids="51272,51273,51274,51275"]

Qui sopra, due situazioni che dicono molto dell’atteggiamento spregiudicato del BVB sulle marcature preventive, una situazione in cui la squadra di Favre ha costantemente accettato la parità numerica. All'inizio Witsel e Weigl scelgono di temporeggiare rimanendo alle spalle di Lautaro, anziché correre in riparo e dare copertura ad Akanji, quasi come a dar per scontato che il compagno avrebbe recuperato il possesso, cosa che per loro fortuna è poi avvenuta. Nell’ultima immagine, invece, una situazione di due contro due su una verticalizzazione, ben gestita dalla coppia di centrali.

 

È difficile valutare quanto il vantaggio immediato abbia pesato nella discontinuità dell’aggressione dell’Inter, o quanto questa sia arrivata a causa della pressione psicologica della grande qualità tecnica distribuita su tutta la larghezza della trequarti offensiva del Borussia, che inizialmente ha sofferto l'assenza di Alcacer nella creazione di palle gol pulite.

[gallery ids="51276,51277,51278"]

Alcuni esempi della grande fluidità posizionale del Borussia.


 



Nel secondo tempo, però, l’enorme mole di gioco prodotta dal BVB ha dato i suoi frutti. L’Inter è stata sempre più schiacciata nella sua metà campo, incapace di risalire. Non a caso, i primi due gol sono arrivati proprio a causa di uscite del pallone approssimative: il primo su una errata ripartenza dopo un corner, il secondo con la pressione di Alcacer, appena entrato in campo, addirittura sulla rimessa laterale. Conte ha provato a sostituire Biraghi con Lazaro, spostando Candreva sulla sinistra, probabilmente per provare a uscire in maniera più aggressiva sulle trame sviluppate dai tandem Schulz-Hazard e soprattutto Hakimi-Sancho. Il cambio non ha dato l’effetto sperato, anzi, l’Inter ha continuato a soffrire ogni rotazione posizionale e sovrapposizione del Borussia, finalmente capace anche di creare pericoli concreti anche da zone centrali.

 

Per la squadra tedesca è stata fondamentale la prestazione Achraf Hakimi: tanto abile a proporsi costantemente come soluzione di passaggio, sia in ampiezza che internamente, quanto capace di creare superiorità numeriche attraverso il dribbling, oltre che lucido sotto porta (già 4 i gol stagionali).

 

Ma al di là delle qualità individuali dei giocatori del Borussia, deve far riflettere Conte il fatto che la semplice presenza di un giocatore così credibile in fase offensiva abbia mandato in crisi le convinzioni difensive della sua squadra, che già erano emerse con le difficoltà posizionali di Biraghi.

[gallery ids="51279,51280,51281"]

Tra le migliori giocate di Hakimi, quella con cui ha costretto Skriniar al fallo tattico nei pressi dell’area di rigore, circumnavigandolo con uno sprint velocissimo a inseguire il pallone, portato avanti dolcemente con l’interno. Un giocatore capace di modulare i ritmi di gioco a suo piacimento, difficile da contenere.


 

Insomma, l’Inter aveva meritato il vantaggio soprattutto grazie alla coriacea convinzione nel piano gara, anche a dispetto delle difficoltà incontrate tra il primo e il secondo gol. Nel secondo tempo, però, l’insistenza del Borussia ha allargato ulteriormente le crepe intraviste, e prima di vedere una reazione convinta della squadra di Conte si è dovuto attendere l’ultimo quarto d’ora, quando, paradossalmente, i nerazzurri sono stati costretti a giocare di fatto con un uomo in meno a causa dell’infortunio a Politano. L’ex Sassuolo era subentrato da pochi minuti al posto di Lukaku, dopo che Sensi aveva preso il posto di Vecino. Nonostante la scelta degli uomini, e quindi l’intenzione chiara di voler risollevare la partita attraverso una miglior connessione palle a terra tra i reparti, la reazione dell’Inter è sembrata più nervosa che tattica, e in ogni caso non è bastata a riafferrare il pareggio.

 

A questo punto, per l’Inter, il passaggio agli ottavi di finale si fa molto complicato. C’è ancora il lieve conforto del vantaggio della differenza reti nei confronti del Borussia, ma anche una trasferta impegnativa in casa del compattissimo Slavia Praga (uscito a porte inviolate dal Camp Nou nell'altra partita del girone), oltre ovviamente alla gara di San Siro contro il Barcellona.

 

Nel post partita, Conte ha tradito una certa insofferenza nella composizione della rosa, lanciando messaggi piuttosto espliciti. Al Westfalenstadion sono effettivamente emerse alcune criticità, come la discrepanza di rendimento tra Biraghi e Asamoah, l’ancora marginale apporto di Barella alla fase offensiva, o più in generale un centrocampo che senza Sensi sembra aver perso parecchio in termini di credibilità produttiva.

 

L’involuzione dell’Inter nel secondo tempo non è stata causata dalle sostituzioni, che dal canto loro non sono certo riuscite a cambiare la situazione, al netto di due buoni ma isolati spunti di Lazaro sulla fascia destra. La stagione è ben lungi dall’essere compromessa, e Conte è sicuramente un allenatore protagonista nel suo spogliatoio, abile a rilevare umori e motivazioni, ma è difficile credere che nel mercato di gennaio la composizione della rosa potrà cambiare in maniera sostanziale.

 

Solo i prossimi mesi ci diranno se la sua Inter, oltre ad avere principi di gioco chiari, sarà anche capace di modulare il proprio gioco a seconda delle situazioni di gara, e di affrontare allo stesso modo partite diverse - che siano con il completo controllo della palla o con l'accettazione di lunghe fasi di difesa posizionale. Guardando più lontano, sarà interessante vedere se la squadra di Conte riuscirà a gestire le proprie energie fisiche e mentali per rimanere aggrappata alla lotta scudetto e proseguire un cammino europeo iniziato in maniera tortuosa.

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura