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Jonathan Moscrop/Sportimage/PA Image
calcio femminile Elena Marinelli 23 marzo 2022 6'

La crescita di Bonansea è quella del calcio femminile

A 31 anni ha fatto un ulteriore salto di qualità nel suo gioco.

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Quando la scorsa primavera Mino Raiola è diventato il procuratore di Barbara Bonansea, è sembrato il segno che gli sforzi del calcio femminile italiano di acquisire potere economico erano arrivati a destinazione. Uno dei procuratori più importanti al mondo, se non il più importante, che intravede un valore in una calciatrice, una delle più forti e riconoscibili del nostro calcio.

 

Bonansea è parte di quel gruppo di calciatrici che è riuscito a portare il calcio femminile all’attenzione del grande pubblico, con il risultato del Mondiale del 2019, certo, ma anche con i club e con un lavoro di comunicazione importante. Lei è stata anche uno dei volti più riconoscibili della rivoluzione portata dagli ingressi dei club maschili nel femminile, diventando una delle giocatrici più importanti della Juventus Women, nata solo nel 2017 e subito vincente. C’era Barbara Bonansea in campo il 24 maggio 2019, quando Juventus e Fiorentina si sono affrontate all’Allianz Stadium davanti a poco più di 39.000 spettatori, un record storico di presenze per il calcio femminile. E c’era sempre lei col suo numero 11 al centro delle vittorie della Juventus e della Nazionale negli ultimi anni.

 

Non stupisce quindi che, proprio dopo essersi affidata a Raiola, il suo nome sia stato accostato a tutte le migliori squadre europee, tra cui il Lione femminile che la Juventus Women affronterà questa sera nell’andata degli ottavi finali della Women’s Champions League. Uno dei motivi per cui Bonansea è rimasta a Torino, rinnovando il contratto per un’altra stagione, era proprio questo: arrivare alla fase finale di questo torneo, che la sua squadra non aveva mai raggiunto.

 

Bonansea è una delle artefici di questo risultato, insostituibile per Joe Montemurro, l’allenatore che ha sostituito Rita Guarino, e con cui ha costruito un rapporto di fiducia immediato. Al cambio di panchina è legata anche la sua scelta di continuare a Torino, come raccontato in un’intervista a inizio 2022: «Io guardavo alla mia carriera, arrivavo ai trent’anni e volevo avere ancora un salto. L’arrivo di un nuovo mister, un mister con diverse idee mi ha dato quell’input in più per restare, […] per mettermi alla prova e per vedere cosa potevamo fare ancora.»

 

Leggere lo spazio, fare gol

Bonansea è una calciatrice creativa e tecnica, che partendo da destra influenza l’attacco della Juventus con le sue scelte. Se a inizio carriera era molto istintiva, con l’esperienza e il lavoro in bianconero ha affinato la visione di gioco e anche – soprattutto in questa stagione – la capacità di ricevere tra le linee, accentrandosi, e di essere nel vivo del gioco, fungendo da riferimento per il possesso nella trequarti avversaria.

 

Con l’arrivo di Joe Montemurro, pur conservando di base il 4-3-3, il gioco della Juventus punta di più sull’ampiezza. Per questo è così importante il lavoro di giocatrici come Bonansea, capaci di trovare la propria posizione dentro al campo, per dare fastidio al centro mentre le difese avversarie devono aprirsi per contenere la spinta sugli esterni. Bonansea inoltre, può giocare anche a sinistra, lo ha fatto in un 4-4-2 visto ogni tanto, oppure come seconda punta, vista la sua capacità di farsi sentire in area di rigore.

 

Montemurro le concede molta libertà nei movimenti, nel trovare lo spazio in cui ricevere e da cui influenzare il gioco. Una soluzione che sta funzionando: Bonansea sta mostrando una maturità tattica eccellente, l’esperienza necessaria – a 31 anni è alla 15° stagione in Serie A – per fare spesso la scelta giusta in una zona di campo complicata. È migliorata anche nei movimenti senza palla, aggiungendo un ulteriore tassello al suo gioco offensivo e che la Juventus sta esplorando molto.

 

Prendiamo il gol contro il Chelsea nei gironi, esempio lampante dell’intelligenza tattica e della pulizia tecnica di Bonansea. La Juventus stava cercando il pareggio da diversi minuti, Lina Hurtig aveva già avuto una grande occasione, ma sembrava davvero difficile rompere la resistenza di una delle migliori squadre al mondo.

 

L’azione parte da lontano: Sara Gama lancia lungo oltre la linea di metà campo, dove c’è di Hurtig che ingaggia un duello aereo. La spazzata successiva non è precisa e la Juventus può riconquistare il possesso nella trequarti del Chelsea. Il possesso passa da Pedersen a Boattin, che dalla trequarti, spostata a sinistra, sceglie una soluzione a metà tra il lancio e il cross, forse per cercare il movimento di Girelli tra le due centrali avversarie. O forse Boattin ha visto il taglio dall’esterno, quasi fuori dall’inquadratura, di Bonansea, che è passata davanti a Erin Cuthbert e in corsa sta occupando il secondo palo. La palla tagliata di Boattin arriva dalle sue parti, ma non è una palla facile: Bonansea ha l’avversaria che la pressa alle spalle e deve arrivare quasi in spaccata sul cross per colpire al volo calciando di sinistro per anticipare un possibile recupero. L’esecuzione è impeccabile e astuta, Bonansea quasi di piatto la piazza sul palo più vicino, imparabile.

 

 

La capacità di “sentire” lo spazio, quindi, come caratteristica che gli ha permesso di fare un ulteriore salto di qualità, rendersi ancora più indispensabile per la sua squadra. Ma, come detto, non è l’unica: da anni Bonansea si distingue come una delle migliori calciatrici italiane nel dribbling e nell’inserimento sotto porta: senza essere una punta centrale, Bonansea ha mostrato una capacità realizzativa importante che la vede andare in doppia cifra praticamente da tutta la carriera (tranne nella stagione limitata da un grave infortunio).

 

 

 

Bonansea può crearsi occasioni da gol in maniera autosufficiente, grazie a una tecnica notevole che gli permette di giocare veloce negli spazi stretti, eludere le avversarie e calciare in porta. Il primo gol contro la Fiorentina nasce da un’incertezza difensiva, ma poi è lei ad approfittarne controllando il pallone e saltando l’ultima avversaria con un dribbling di pregevole fattura.

 

Controllare il gioco

Di Bonansea quello che salta all’occhio è il gesto tecnico o l’intelligenza tattica, ma forse l’aspetto più determinane del suo gioco, per la Juve, è la capacità di dettare il ritmo del gioco, accelerare quando serve, rallentare all’occorrenza. Questo è anche un limite: quando lei non gira, anche la Juventus non gira; quando ha meno energie, anche le sue compagne sembrano averne di meno. A differenza di altre attaccanti, lei si misura sempre con le capacità della squadra, non ne sfugge.

 

Anche negli ultimi impegni con la Nazionale, si è vista la crescita di questa stagione. In particolare, durante l’ultima Algarve Cup in Portogallo, la Italia ha raggiunto la finale contro la Svezia, persa ai rigori per 6-5, e Barbara Bonansea è stata nominata miglior calciatrice della competizione, dopo aver disputato un torneo perfetto. Contro la Norvegia è suo il gol decisivo, mentre con la Danimarca si è caricata il lavoro di cucitura sulle spalle, entrando in tutte le azioni migliori della partita. Infine, nella finale contro la Svezia, è stata una costante spina nel fianco per le avversarie. Ha sfiorato il gol e servito l’assist per il gol di Valentina Giacinti, che ci ha tenuto in vantaggio nella gara. Anche sul piano del gioco, almeno fino al 60’, quando i cambi svedesi hanno voltato la faccia al pressing, all’accanimento, alla tenacia e alla qualità della Svezia, l’Italia ha condotto una gara intelligente, efficace, dove il contenimento delle avversarie e la proposta offensiva hanno dialogato sempre in modo fluido.

 

 È quasi il 18’ quando Martina Lenzini a centrocampo fa un ottimo pressing che libera una palla su cui accorre Barbara Bonansea, sola nel fazzoletto a ridosso dell’area di rigore. Negli ultimi venti metri, sceglie il filtrante per Valentina Giacinti che scavalca Hedvig Lindahl con un sinistro verso il palo più lontano.

 

Il primo tempo di questa partita è stato un manifesto rilevante dal punto di vista del gioco della Nazionale, perché la squadra è sembrata un puzzle perfetto, dove ciascun tassello si è dimostrato rilevante e imprescindibile insieme. In queste circostanze, quando il pallino del gioco gira perfettamente, Bonansea diventa subito il fulcro della squadra, la calciatrice che fa le scelte migliori, che riesce a gestire il respiro dell’attacco nel modo migliore. È successo anche contro la Norvegia: il tridente offensivo Bonansea-Girelli-Giacinti non ha lasciato punti di riferimento alla difesa avversaria, muovendosi sempre e affidandosi alle ricezioni di Bonansea per tenere viva la fase offensiva e accenderla quando trova lo spazio giusto.

 

Quando ha iniziato a giocare a calcio, non pensava di poter arrivare a trent’anni in un mondo respingente per le calciatrici, spesso costrette a smettere presto. Invece oggi è una delle più rappresentative del nostro calcio, in Italia e all’estero. Nel 2021 è entrata nella classifica delle 23 calciatrici più votale del mondo per FIFA FIFPRO e nell’11 femminile di FIFA e FIFAPRO e dal 2019 è presente nella lista delle 100 calciatrici scelte dal Guardian, che scrive di lei: «Il controllo, la visione e il fiuto per il gol di Bonansea le hanno sempre permesso di essere una delle migliori giocatrici italiane e a 30 anni non sta dimostrando segni di rallentamento. Ha trasferito la sua forma eccellente alla Nazionale e sarà una di quelle da osservare durante il Campionato europeo la prossima estate.»

 

La crescita di Bonansea è la crescita del movimento del calcio femminile. In particolar modo dal 2019 è diventata un esempio, un’ispirazione per le calciatrici più giovani, mostrando anche una particolare empatia e consapevolezza del suo ruolo, che l’hanno aiutata a migliorare anche a trent’anni. Nelle interviste spesso pone l’accento sulla fortuna che le è capitata di poter giocare come una “professionista di fatto”, che in questa realtà non è scontato, e come da questa fortuna abbia tratto un vantaggio, continuando a provare e migliorarsi anche quando poteva accontenarsi, per raggiungere i suoi obiettivi. Come la partita di stasera, dove la Juventus Women certo non parte favorita, ma in cui Bonansea vorrà mettere in mostra ancora una volta che calciatrice è diventata.

 

 

Tags : bonanseajuventuslionenazionalewomen's champions league

Elena Marinelli è nata in Molise vicino a un passaggio a livello, ha studiato a Bologna, ma da diversi anni vive a Milano. Scrive di sport per l'Ultimo Uomo e dei libri degli altri per ilLibraio.it. È autrice di "Steffi Graf. Passione e perfezione (66thand2nd)", di "Il terzo incomodo (Baldini+Castoldi)" e di racconti pubblicati su alcune riviste online. Voleva essere una sintesi fra Steffi Graf e Roger Federer.

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