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Daniele Manusia
Il Bologna ha vinto con la costruzione dal basso
15 feb 2024
15 feb 2024
Contro la Fiorentina un'altra grande prestazione della squadra di Thiago Motta.
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Daniele Manusia
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IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(foto) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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«È un poliamore, un amore un po’ generale…»: ha commentato a fine partita un Orsolini felice. Poco prima della fine della partita il pubblico del Dall’Ara ha illuminato il campo con lo schermo dei propri telefoni, come a un concerto. «Io non me la ricordo una cosa del genere». Riccardo Orsolini ha segnato il primo gol della partita e ne avrebbe fatto anche un secondo se solo Posch non avesse provato a deviare la sua punizione con un pezzo di deltoide in fuorigioco. Probabilmente quel gol avrebbe evitato al Bologna la sofferenza del secondo tempo, quando la Fiorentina era in campo con tre centravanti, prima che sulla partita si abbattesse il talento di Jens Odgaard (due gol in mezz’ora di Serie A, scusate se è poco), ma anche così Orsolini può godersi il suo straordinario momento di forma, con cinque gol nelle ultime cinque partite (solo Vlahovic ne ha segnato uno in più dall’inizio del 2024), e quell’amore un po’ generale che si vive adesso a Bologna.Anche Thiago Motta era felice a fine partita. Certo la sua squadra aveva vinto, ma a renderlo felice era come lo aveva fatto, restando se stessa dal primo all’ultimo minuto. Anche, appunto, quando ha sofferto. Ok sono cose che si dicono, retorica, ma il Bologna ha sul serio corso dei rischi pur di restare se stesso. A cinque minuti esatti dalla fine, ad esempio, Posch ha ricevuto una palla dal portiere, Ravaglia, sulla trequarti, con Biraghi incollato alla schiena. Ha controllato la palla così così, finendo in area di rigore dalle parti di Nzola. Alla fine la pressione di Biraghi lo ha costretto a metterla in fallo laterale ma insomma gli amanti del rischio zero si chiederanno: valeva la pena rischiare quel passaggio dal portiere invece di lanciare lungo?Sono sempre le stesse domande, sempre con le stesse risposte. Certo che sì! Thiago Motta in realtà lo aveva detto poco prima - «Giocare bene così, lo facciamo per vincere» - semplicemente a volte va bene, altre meno. Posch avrebbe potuto perdere quella palla, o la Fiorentina avrebbe potuto recuperarne un’altra delle tante che il Bologna ha scelto di giocare vicino alla propria porta e il risultato finale sarebbe stato diverso.Ieri sera, appunto, è andata bene. Oppure, per usare le parole di Thiago Motta: «Stasera abbiamo fatto delle uscite fantastiche». Nei primi minuti la Fiorentina - una delle migliori del campionato nel recupero alto, secondo Statsbomb quella con l’indice PPDA, che misura quante giocate una squadra lascia fare alla sua avversaria prima di intervenire, più basso - è riuscita a controllare uomo su uomo la costruzione del Bologna. Per arrivare alla sua prima occasione, il tacco mancato di Zirkzee, la squadra di Thiago Motta ha dovuto vincere un duello fisico - Ferguson su Milenkovic - di testa su una palla lunga. Poi però, già al decimo minuto, ha costruito un’azione pulitissima che ha portato al tiro Orsolini cominciando proprio da una rimessa dal fondo che Beukema ha passato dentro l’area a Ravaglia (ricordate quando qualcuno aveva detto che il cambio della regola, che ha permesso ai difensori di entrare in area in questi casi, avrebbe portato a lanciare anche più lungo?). [gallery columns="7" ids="100041,100042,100043,100044,100045,100046,100047"] La Fiorentina pressava i 4 difensori del Bologna con i suoi 4 giocatori offensivi. Lucumi era fuori area e su di lui c’era Bonaventura, lì vicino però c’era anche Freuler su cui Mandragora ha preferito non alzarsi immediatamente. Il Bologna però non ha cercato subito Freuler spalle alla porta, ma è passata da sinistra, da Posch che è andato in verticale da Saelemaekers, che poi ha giocato verso il centro. A quel punto su Freuler è uscito Mandragora ma alle sue spalle c’erano tre giocatori del Bologna liberi: Aebischer, Zirkzee e Orsolini, con anche Ferguson che aveva attaccato la profondità alle spalle di Saelemaekers.Anche in questo caso Freuler non effettua la giocata diretta su Orsolini ma passa dalla sponda, molto bella, di interno di Zirkzee. Poi Orsolini fa tutto da solo e arriva al solito tiro a giro ma lo fa grazie al 4 contro 4 nato proprio da quell’uscita bassa. Tra l’altro a fine azione Biraghi se la prende con i compagni che non hanno raddoppiato su Orsolini, ma Ranieri, che in teoria avrebbe potuto, aveva seguito Zirkzee che aveva tagliato in profondità alle sue spalle. Non esiste palleggio, in nessuna parte del campo, senza smarcamenti e attacco alla profondità. E oggi come oggi in Serie A le due squadre che eccellono da questo punto di vista sono Inter e Bologna. In particolare il modo in cui Thiago Motta usa i centrali difensivi è una delle più belle innovazioni di questa stagione in Serie A. E non solo con Calafiori, che magari ha caratteristiche tecniche particolarmente adatte, ieri sia Beukema che Lucumì si sono costantemente alzati sulla linea del centrocampo per liberarsi dietro la pressione. [gallery columns="8" ids="100048,100049,100050,100051,100052,100053,100054,100055"] Al 27esimo Beukema ha appena recuperato un pallone di testa dentro l’area di rigore, anticipando Mandragora in inserimento. La palla arriva a Orsolini che anziché spazzare la restituisce proprio a Beukema, che per rendersi più visibile allarga le braccia. Il difensore centrale fa immediatamente progredire il possesso allargando in diagonale su Aebischer, e poi sale a prendere la posizione liberata da Ferguson che tagliando verso l’esterno si porta via un giocatore della Fiorentina. Di nuovo in possesso del pallone, Beukema si gira verso il centro del campo e cerca Joshua Zirkzee, punto di riferimento quasi imprescindibile per lo sviluppo della manovra. Zirkzee serve sulla corsa Ferguson e poi si rende di nuovo disponibile nella tasca di spazio tra la difesa viola, scalata quasi fino al limite dell’area, e il centrocampo. Poi Zirkzee sbaglia il controllo, sul pallone di ritorno di Ferguson, ma quando la Fiorentina prova a ripartire subito in verticale appoggiandosi su Nico Gonzalez, intorno a lui si stringono ben quattro giocatori rossoblù (tra cui Zirkzee che aveva perso il pallone una ventina di metri più avanti). Pochi minuti dopo, al 30esimo, una costruzione simile. [gallery columns="5" ids="100057,100058,100059,100060,100061"] Lucumì fin dall’inizio dell’azione è posizionato all’altezza di Freuler: quando Beukema va da Ravaglia, Lucumì fa una cosa piccola ma che rende esattamente il livello di coordinazione e intelligenza collettiva del Bologna: si allarga per creare un corridoio verso Zirkzee. Ravaglia lo sfrutta e Zirkzee, di prima, apre proprio per Lucumì, che sempre di prima va lungo linea su Ferguson. L’azione continua un bel triangolo tra Ferguson e Saelemaekers che manda lo scozzese in area di rigore. Avrebbe tirato, se a inseguirlo non ci fosse stato un giocatore veloce e abile nei recuperi come Kayode, partito una ventina di metri dietro di lui.Dicevamo dell’importanza di Zirkzee. Il suo gioco spalle alla porta è ormai di altissimo livello, con o senza marcatura. Sponde di prima, controlli e cambi di direzione con la suola, aperture, la qualità tecnica a sua disposizione gli permette di arrivare sempre pronto sulla palla, là dove la maggior parte dei centravanti deve accontentarsi prima di tutto di riuscire a fermare i passaggi dei compagni senza farsi spostare dagli avversari. L’azione da cui nasce la punizione del secondo gol di Orsolini, quello annullato, nasce da un suo velo fantastico dentro la propria metà campo, per lasciar scorrere un passaggio di Kristiansen sui piedi di Aebischer. Ancora una volta è impossibile separare il gesto tecnico, bello ed efficace, dallo smarcamento di Aebischer alle sue spalle: lo scopo della giocata di Zirkzee era quello. Così come il Bologna non sarebbe arrivato così velocemente a trequarti di campo se, dopo che Aebischer ha servito Orsolini con i piedi quasi sul fallo laterale, Posch non si fosse inserito internamente attaccando ancora una volta la profondità.

Il più grande merito di Thiago Motta è quello di riuscire a fare un gioco del genere senza un centrocampo particolarmente tecnico. Dove l’Inter è spesso tratta d’impaccio dai piedi dei lanciatori, dal controllo tecnico di Barella e Calhanoglu, o dalle rifiniture di Lautaro e Thuram, il Bologna si regge quasi del tutto in piedi grazie agli smarcamenti.Se poi c’è anche la qualità tecnica, ancora meglio, come nel caso di Zirkzee. Prendiamo un’altra azione rischiosa, di quelle che il Bologna avrebbe potuto benissimo evitare, a dieci minuti dalla fine della partita. Beukema ha già giocato di sponda un passaggio di Ravaglia con addosso la pressione fortissima di Belotti, Ravaglia allora prova un passaggio ancora più difficile e lungo per Freuler: viene intercettato in scivolata da Beltran (che proprio grazie alla sponda precedente di Beukema aveva mollato Freuler per scalare in avanti) ma arriva sui piedi di un altro giocatore del Bologna, Ndoye. [gallery columns="5" ids="100064,100065,100066,100067,100068"] Ndoye torna indietro da Posch, che si appoggia a Lucumì. Prima del passaggio Nzola non sa se andare sul difensore colombiano o sul portiere, quando la palla arriva a Lucumì quello parte palla al piede proprio per sfruttare il vantaggio sull’attaccante. Alla fine però l’opzione migliore per Lucumì e giocare di nuovo su Ndoye, senza riuscire a saltare la pressione. A quello però ci pensa proprio Ndoye, che vede un corridoio e ci si infila palla al piede, tagliando verso l’interno e tagliando fuori dall’azione ben sei giocatori della Fiorentina. Il Bologna ha giocato una partita ad altissima intensità contro una delle squadre più intense del campionato, controllando però quando poteva il ritmo a cui andava il pallone. Accelerando in verticale solo dopo aver attirato e saltato la pressione, tornando indietro anche fino al proprio portiere quando serviva. Sfruttando la propria fluidità per confondere le marcature e le distanze dei giocatori avversari. Pochi giorni fa contro il Lecce, sul terzo dei quattro gol segnati, Calafiori si era smarcato a sinistra per ricevere un lancio di Kristiansen addirittura più in alto rispetto a Saelemakers, e poi ha portato palla fino a Orsolini, a destra, che ha calciato e segnato. Era sembrato il gol manifesto del Bologna di Thiago Motta, e in effetti lo era, lo è. La partita con la Fiorentina, però, è un manifesto ancora migliore. Vincere così contro una squadra sulla carta al proprio livello se non superiore, in corsa per gli stessi obiettivi, mettendo in pratica i propri principi in quasi ogni azione giocata, indipendentemente dagli interpreti in campo, facendo divertire tutti, da Orsolini a Odgaard, resterà come un piccolo traguardo raggiunto. Poi sarà quel che sarà, ma a questo livello il Bologna ce l’ha portato Thiago Motta, e si vede dal primo all’ultimo minuto.

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