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Blerim Dzemaili, il miglior figurante della Serie A
09 mag 2017
09 mag 2017
Un omaggio allo svizzero che lascia il campionato italiano a 31 anni, dopo la sua migliore stagione.
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La Serie A di quest’anno conta 527 giocatori, di quanti ci ricorderemo tra venti o trent’anni? Quali di questi riusciranno a entrare nella memoria collettiva?

 

I campioni, quelli che lasciano davvero

a livello calcistico, sono così pochi che forse basterebbero due paia di mani per contarli. Accanto a questo ristretto olimpo ci sono i giocatori che tendiamo a ricordare per motivi strani: per nomi assurdi, qualità tecniche strambe, tagli di capelli sbagliati che diventano appiccicosi nella memoria anche a molti anni di distanza. Grazie al loro culto di nicchia, questi giocatori riescono a sopravvivere alla ghigliottina del tempo senza troppi meriti.

 

Oltre a questa élite di giocatori di calcio che può sperimentare il brivido dell’immortalità ci sono altre centinaia e centinaia di giocatori che semplicemente dimenticheremo. Senza il carisma e il talento necessari a superare lo sbarramento degli anni. Questo nonostante la loro presenza sia indispensabile a tenere in piedi lo show della Serie A come quella degli attori caratteristi a Hollywood: attori che ricoprono ruoli di contorno che vivacizzano la storia e permettono ai divi di sembrare più speciali di quello che sono.

 

Questo pezzo nasce dal desiderio di rendere omaggio e fissare bene nella memoria la stagione di Blerim Dzemaili: una delle comparse più pregiate della nostra Serie A. Un giocatore speciale e sottovalutato come i migliori caratteristi holliwoodiani, che da anni rende più belle, ricche e uniche le nostre domeniche di campionato senza che ce ne rendiamo troppo conto. Quella del 22 aprile contro l’Atalanta è stata la sua ultima gara in Serie A: il Bologna ha ottenuto la salvezza aritmetica e lui era già d’accordo con il presidente Saputo per passare ai Montreal Impact, sempre di sua proprietà. A 31 anni, al termine della sua miglior stagione in Serie A, Dzemaili saluta il nostro campionato e l’Europa con la leggerezza di chi non gioca per alcuna legacy e vive il calcio soprattutto come un mestiere.

 

Ho raccolto le mie giocate preferite di Dzemaili in questa stagione. Non necessariamente le più belle e neanche per forza le più utili, ma quelle che definiscono meglio che tipo di giocatore è. Perché il miglior modo per celebrarlo è forse farlo uscire un po’ dall’anonimato che lo ha accompagnato mentre batteva tutte le squadre della borghesia calcistica della Serie A.

 

 


 

Questa giocata è così appariscente che metterla per prima può apparire una scelta provocatoria. Ma restituisce bene il senso di un calciatore normale che possiede spunti eccezionali.

 

Sono un feticista dei colpi magnifici eseguiti in contesti minori, che per il fatto non portano a nessun risultato tangibile finiranno per essere dimenticati. Qui siamo sul 3 a 0 per la Roma e il Bologna ha giocato una partita sbadata. Mancano 20 minuti alla fine e Dzemaili raccoglie questa palla morta che esce dall’area e dribbla Strootman con un tunnel di tacco in giravolta. Poi salta anche De Rossi dribblandolo verso l’esterno e lascia palla a Nagy.

 

È un’azione che descrive bene come Dzemaili quest’anno abbia giocato a un livello tecnico e mentale superiore rispetto ai suoi compagni.

 

 


 



 

Per dire, il 14 gennaio il Bologna va a Crotone per la prima partita del girone di ritorno. Ha una situazione di classifica abbastanza tranquilla nella cornice di prestazioni mediocri. Non può permettersi di non vincere contro quella che in quel momento sembra la peggiore squadra del campionato, eppure per tutto il primo tempo ci capisce poco. Finché, al 51esimo minuto, Dzemaili non risolve la partita con un tiro da fuori area. Uno di quei destri secchi sul secondo palo che certi giocatori tirano con la facilità con cui si allacciano gli scarpini.

 

Dzemaili ha segnato 4 gol da fuori in stagione: è il giocatore ad averne segnati di più insieme a Nainggolan, Ljajic e Bernardeschi.

 

 


 



 

 

Una settimana dopo il Bologna ospita il Torino in casa e ottiene un’altra vittoria che sembrava poter dare un senso al suo campionato. Dzemaili segna entrambi i gol della partita, il secondo con questa finalizzazione precisa sul secondo palo col piede debole.

 

Quest’anno Dzemaili ha segnato 8 gol, battendo il suo precedente record di 7 con il Napoli quattro anni fa. È il capocannoniere della squadra: una rete più di Destro, di cui quest’anno ha compensato il mancato apporto realizzativo. Alla fine di gennaio è stato eletto giocatore del mese del Bologna. Nel video che lo celebra con una musica epica ci sono poche grandi giocate ma diversi momenti in cui Dzemaili dà l’impressione di poter uccidere pur di vincere un contrasto, guadagnarsi un fallo, commetterne uno intelligente. Contribuire a tutti gli interstizi di gioco in cui esprime il ruolo di un leader.

 

Dzemaili è stato eletto miglior giocatore del mese a novembre e a gennaio, cioè nei mesi in cui il Bologna ha accumulato i punti buoni su cui ha vivacchiato per il resto del campionato. L’aspetto carismatico del gioco di Dzemaili è stato sottolineato anche da Donadoni: «La personalità non si compra, ma è una caratteristica importante. Basti pensare a Dzemaili, che a volte sul piano tecnico ti lascia qualche interrogativo ma poi ti trascina: avere due o tre elementi come lui è importante».

 

 


 

Dzemaili, insomma, è stato il trascinatore di una squadra della piccola borghesia del calcio italiano, eppure quest’anno il motivo per cui ha ricevuto più attenzione del solito non ha niente a che fare col calcio. Nelle

principalmente della moglie. Si parla poco della sua carriera, quasi niente del suo lavoro. Una buona misura di quanta poca considerazione gode Dzemaili nel nostro calcio. Del resto la moglie di Dzemaili è molto bella e capisco come funzionano i media. E loro sono anche una coppia che vuole raccontarsi molto e sa farlo bene: su YouTube c’è

di loro che si baciano, suonano il pianoforte e si divertono in una villa bucolica della campagna albanese.

 

Però a un certo punto ci sarebbe anche da parlare di calcio perché un giocatore come Dzemaili rischia di passare per un grigio centrocampista della classe operaia della Serie A, mentre ha caratteristiche peculiari che vanno al di là della sua efficienza fantacalcistica (su Fantagazzetta un redattore ha scritto un’accorata lettera di ringraziamento a Dzemaili per il suo discreto, ma decisivo, contributo in questa stagione).

 

Una delle cose che Dzemaili fa meglio è correre come un pazzo nei corridoi centrali del campo. Un tipo di qualità particolarmente efficace in un campionato che si gioca su ritmi medi bassi e dove questo tipo di strappi sono il modo più diretto per scongelare le impasse tattiche. Dzemaili si prende persino più responsabilità creative di quanto il suo talento gli permetterebbe, e infatti è il terzo centrocampista della Serie A per palloni persi.

 

 


 



 

 

Per lasciarlo libero di esprimere questa sua vena verticale Donadoni gli ha costruito attorno un sistema che lo protegge alle spalle con due centrocampisti più bloccati. Così Dzemaili è libero di portare palla in conduzione quanto vuole e di inserirsi senza palla in area senza scrupoli. Questo qui sopra è un gol al Chievo che dimostra come Dzemaili sia stato il miglior attaccante del Bologna in questa stagione, e che forse l’unico modo che i felsinei avevano per giocare meglio sarebbe stato clonare Dzemaili. Mettere Dzemaili prima punta al posto di Destro, ala sinistra al posto di Krejci; regista al posto di Pulgar; terzino sinistro al posto di Masina (che delusione!).

 

 



 

Lui ci ha provato in tutti i modi a clonarsi. Certe volte il suo mettere le pezze ai difetti strutturali della squadra è diventato molto letterale. Nell’azione sopra Dzemaili è il giocatore che ferma la transizione dell’Atalanta come il collega che mentre fai tardi in ufficio perché sei con l’amante ti copre sia col capo che con tua moglie.

 

Quando Dzemaili è arrivato in Italia dal Bolton - in seguito a un infortunio che sembrava poter chiudere la sua carriera: «Pensavo di non poter più giocare ad alti livelli» - giocava mediano. Quando a 20 anni si è trasferito in Inghilterra aveva già più di 100 presenze tra i professionisti, era il capitano dello Zurigo e aveva già partecipato ai mondiali con la Svizzera.

 

 


 

Nel corso del tempo però la sua posizione è stata avanzata e Dzemaili si è avvicinato sempre di più alla porta. Il primo a farlo è stato Walter Mazzarri a Napoli, che lo utilizzava principalmente da vice-Hamsik, trequartista dietro a due punte. Dzemaili dice dello slovacco che «È un calciatore unico che fa un lavoro incredibile e può decidere le gare. Ho sempre voluto somigliare a lui e credo di averlo fatto un po’ al Bologna».

 

Ecco un passaggio in verticale che disordina improvvisamente la difesa avversaria che è una citazione della capacità di Hamsik di spezzare le linee difensive con una visione di gioco complessa.

 

 


 

Ma Dzemaili verrà ricordato soprattutto per quei momenti in cui gioca in campo come un vero feticcio dei tifosi. In quest’azione, in cui preferirebbe morire piuttosto che lasciare andare sul fondo quel pallone, sono diversi i momenti in cui il cuore di un tifoso del Bologna si è sciolto.

 

 


 



 

 

Insomma, Dzemaili sa fare più o meno tutto. La sua interpretazione del gioco prescinde dal singolo ruolo o compito tattico. È più un’attitudine a stare in campo al massimo della velocità possibile dentro una porzione di campo più vasta possibile. Se non fosse

, si potrebbe definire Dzemaili un centrocampista “box-to-box”, un giocatore capace di interpretare con intensità diverse situazioni di gioco nelle due fasi.

 

Dzemaili è il Frankie Lampard della provincia italiana e questo gol contro la Sampdoria, venuto fuori da un tiro d’esterno in controbalzo pulito e violento, è stato segnato

.

 

 


 

Dzemaili ha un’altra caratteristica tipica dei centrocampisti box-to-box: il cuore grande. Quando gli chiedono delle difficoltà di Destro e dei giocatori che fanno fatica ad esprimersi parla da capitano generoso: «Quando un giocatore è in difficoltà non è lui da solo che deve uscire dalle difficoltà, ma è la squadra che deve tirarlo fuori. Un singolo, nel calcio, non riesce mai a fare la differenza. Se io vedo un compagno in difficoltà sono io che devo tirarlo fuori».

 

Qui Dzemaili prende la cosa così seriamente che tira quasi la palla addosso a Destro per farlo segnare.

 

 



 

Da inizio maggio Dzemaili giocherà nei Montreal Impact insieme a Ignacio Piatti, Matteo Mancosu e Marco Donadel. Lascia la Serie A dopo più di 200 presenze e 29 gol. Non è stato un giocatore memorabile ma uno dei meno dimenticabili tra i giocatori non memorabili. Senza che ce ne accorgeremo, senza di lui la Serie A il prossimo anno sarà poco poco più povera.

 

 

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