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Marco De Santis
Quanto c'è da preoccuparsi sul bilancio del Milan
15 ott 2018
15 ott 2018
Il passivo è superiore alle aspettative ma l'ultima parola sarà della UEFA.
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Marco De Santis
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La notizia arrivata un po’ a sorpresa sui tifosi rossoneri pochi giorni fa è che il bilancio 2017/18 del Milan si è chiuso

: una cifra quasi doppia rispetto agli ultimi due anni, e nettamente superiore ai 70-90 milioni di deficit previsti dall’ex amministratore delegato Fassone nei mesi scorsi. Come è stato immediatamente detto nelle ore successive, questo risultato inatteso è in gran parte spiegabile con la scelta societaria che ha preferito appesantire ulteriormente i conti del 2017/18 rispetto a quelli del bilancio 2018/19, che saranno verosimilmente soggetti a restrizioni da parte della UEFA. Il deficit evidenzia una situazione comunque non rosea rispetto al regolamento del Fair Play Finanziario, che potrebbe costringere il club a qualche scelta di mercato dolorosa nei prossimi anni.

 



Analizzando le varie voci di bilancio si nota una crescita dei ricavi rispetto alla stagione precedente di 43,7 milioni, dovuta in gran parte alle plusvalenze (+36 milioni, comprese quelle incassate per le cessioni a titolo definitivo di Niang e Lapadula che non potranno quindi essere conteggiate nel 2018/19) e alla partecipazione all’Europa League. Le buone notizie sul fronte ricavi vengono dagli introiti degli abbonamenti (+5,1 milioni), quelle cattive dai ricavi da sponsor, calati (di 6,3 milioni) nonostante la crescita di questa voce fosse l’architrave di tutto il progetto della proprietà cinese, che infatti è imploso nel giro di un anno.

 

Fra i costi, le voci “stipendi” (+15,3 milioni) e “ammortamenti e svalutazioni” (+49,5 milioni) mettono in evidenza le conseguenze del calciomercato particolarmente dispendioso condotto nell’estate del 2017. Non va però ignorato che la voce “ammortamenti e svalutazioni” è appesantita da circa 20 milioni corrispondenti alle svalutazioni di giocatori ceduti nel calciomercato 2018, che altrimenti avrebbero generato una minusvalenza sul bilancio 2018/19 (Kalinic e Bacca).

 





 

Inoltre, nella voce “altri oneri” sono stati inseriti accantonamenti per 17,5 milioni indicati come l’insieme delle voci “oneri di ristrutturazione del personale”, “oneri futuri da destinare al personale tecnico esonerato” (Montella e il suo staff), “buone uscite ai giocatori ceduti nell’estate del 2018” e “copertura dal rischio di sanzioni economiche da parte della UEFA”. A proposito di quest’ultima voce: in contemporanea con l’annuncio del deficit di bilancio è arrivata

per la partecipazione all’Europa League in attesa di un nuovo Agreement con la società.

 

Alla luce di questi dati è indubbio che il Milan si ritrovi anche per il triennio 2015/18 in palese violazione del Fair Play Finanziario, relativamente al vincolo relativo al “Break Even”. Il totale del deficit triennale dei rossoneri è di 274 milioni, ben al di sopra dei 30 milioni concessi dall’Uefa, anche ipotizzando una riduzione di circa 75 milioni una volta scorporate le spese virtuose e fiscali dei tre periodi considerati.

 



Nelle prossime settimane Milan e UEFA si siederanno al tavolo per trattare il raggiungimento di un Agreement che accompagni il club verso il risanamento economico e il pareggio di bilancio. La società spera di ottenere un Voluntary Agreement facendo leva sul cambio di proprietà, ma oggi come oggi, pur non escludendo la possibilità di ottenere in sede di trattativa questo importantissimo risultato che permetterebbe di allungare i tempi di rientro di almeno una stagione, l’ipotesi più probabile sembra essere quella di un Settlement Agreement. Sembra verosimile sulla scia di quanto abbiamo visto nel recente passato per Roma e Inter, ma anche considerando la sanzione già comminata dalla UEFA e poi sospesa dal TAS nei mesi scorsi che dovrebbe impedire l’accesso al “Voluntary”.

 

L’Inter, la cui situazione nel 2014/15 presentava molte analogie con quella del Milan (a cominciare dal deficit di bilancio di 140 milioni), ha concordato con la UEFA un piano di rientro che prevedeva per il primo anno un deficit di 30 milioni, e per il secondo e il terzo il pareggio di bilancio al netto dei costi virtuosi. Un accordo che è stato a grandi linee rispettato (-57 milioni il deficit prima delle tasse nel 2015/16, -16 milioni nel 2016/17 e -10 milioni nel 2017/18, valori ai quali vanno dedotti i costi virtuosi) seppur con qualche sforamento che ha rallentato l’uscita dei nerazzurri dal regime di controllo già ottenuta invece questa estate dalla Roma.

 

Verosimilmente, i “compiti a casa” che l’Uefa assegnerà al Milan non si discosteranno troppo da questa impostazione, cerchiamo perciò di capire come il bilancio 2018/19 potrà raggiungere il risultato richiesto.

 

La scelta di Elliott di iniettare circa 170 milioni nelle casse della società ha permesso non solo di riportare in attivo il Patrimonio Netto, come da vincolo UEFA (al 30 giugno in passivo di 36 milioni), ma anche di azzerare i debiti finanziari del club (128,4 milioni). Ciò vuol dire che oggi il club è finanziariamente sano e in mano a un proprietario solido, le cui scelte sulla quantità di denaro da investire nel club non dipenderanno dalla disponibilità o meno di risorse, ma dalla volontà di accompagnare la società verso il percorso di pareggio di bilancio che verrà imposto dalla UEFA per azzerare i rischi di deficit in futuro.

 

Dei 126 milioni di passivo per il 2017/18, dal bilancio 2018/19 scompariranno sicuramente i 20 milioni delle sopracitate svalutazioni di Bacca e Kalinic e i 17,5 milioni di accantonamenti; ma d’altro canto nei ricavi non ci sarà traccia dei 42,1 milioni di plusvalenze della scorsa stagione. L’azzeramento dei debiti può far supporre un abbattimento degli oneri finanziari con un risparmio di circa 15 milioni, mentre il nuovo contratto televisivo della Serie A dovrebbe far aumentare di circa 7 milioni i diritti tv nazionali.

 

Per quanto riguarda il calciomercato estivo, dovrebbe aver generato plusvalenze per circa 5 milioni, un aumento degli stipendi di 8 milioni e una riduzione degli ammortamenti di 14 milioni, cifre alle quali vanno aggiunti i 23 milioni una tantum per i prestiti stagionali di Higuain e Bakayoko.

 





 

A questi possiamo già aggiungere il costo relativo a Paquetà, che arriverà a gennaio ma non andrà a incidere più di tanto sul bilancio rossonero: a fronte dei 35 milioni del costo del cartellino infatti, il contratto fino al 30 giugno 2024 che verrà sottoscritto dal calciatore comporterà un ammortamento sul secondo semestre del 2018/19 di 3,2 milioni, mentre lo stipendio netto dovrebbe essere di 1,5 milioni annui, pari per il solo semestre di riferimento a 1,4 lordi.

 

Aggiungendo costi e ricavi qui previsti, la stima del deficit 2018/19 non varia di molto attestandosi sui 125,2 milioni, cifra lontana dai circa 55 milioni di deficit ipotizzabili come obiettivo minimo per raggiungere il -30 richiesto dall’Uefa una volta scorporati costi virtuosi e tasse. Sembrerebbero quindi mancare, supponendo un cammino in Europa League simile a quello dell’anno scorso, circa 70 milioni da recuperare da qui a giugno.

 

Le strade possibili sono quelle che abbiamo già indicato in passato: in sostanza si può provare ad aumentare i ricavi (da sponsor o con migliori performance in Europa League rispetto all’anno scorso) riducendo i costi di gestione, oppure a fare delle plusvalenze. A questo proposito il Milan sa già di poter contare a giugno sui 10 milioni di plusvalenza che genererà il riscatto obbligatorio di Locatelli da parte del Sassuolo, e spera di intascarne altri 15,2 dall’eventuale riscatto di André Silva da parte del Siviglia (sui 38 milioni della cessione) e 1,1 dal riscatto di Gustavo Gomez da parte del Palmeiras (sui 4,5 milioni).

 

Ipotizzando la chiusura positiva di questi tre affari ci sarà da lavorare ancora per recuperare circa altri 45 milioni, e per questo non è al momento da escludere la necessità di una o più cessioni entro il 30 giugno.

 

I principali indiziati sono sempre i soliti Donnarumma e Suso, che permetterebbero alla società di incassare plusvalenze equivalenti al costo di cessione, ma è possibile anche vendere più giocatori che generino plusvalenze inferiori fino a raggiungere il titolare richiesto. Una volta raggiunto l’obiettivo 2018/19, poi, il Milan dovrà operare col bilancino anche nelle campagne acquisti 2019/20 e 2020/21 (fondamentale per migliorare il bilancio senza troppi sacrifici sarebbe la qualificazione alla Champions League). Fermo restando che il Fair Play Finanziario non ha il compito di vietare grosse spese per eventuali campioni ma richiede semplicemente che, se fatti, questi esborsi vengano adeguatamente compensati da cessioni.

 

Inoltre, alle squadre sotto “Agreement”, spesso viene richiesto che monte stipendi e monte ammortamenti non aumentino, se non in seguito a corrispondenti aumenti dei ricavi e diminuzioni del deficit. Il Milan, insomma, non dovrebbe correre nessun pericolo imminente, piuttosto sta entrando in una fase della propria gestione che sarà per forza di cose più prudente. E non è detto che non sia un bene avere una squadra economicamente sana.

 

 

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