L'Ultimo Uomo

  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Fondamentali
  • Expected Goals
  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Fondamentali
  • Expected Goals
  • Chi siamo
  • Le Firme
  • Archivio
  • Newsletter
  • Sponsor
  • Long-Form
© Alkemy. Made with love
Informativa Cookies
NBA Michele Pettene 23 febbraio 2017 17'

Big Fish

Il grande viaggio di Nicolò Melli.

Condividi:
Pagine: 1 2 3 4

Capitolo IV – 2015-2017

 

Tu eri un pesce grosso nel tuo paesello, ma qui nel vero mondo non sei nessuno.

 

 

Nel frattempo Nicolò Melli è diventato gradualmente un elemento essenziale nella nazionale, prima di coach Simone Pianigiani agli Europei di Slovenia 2013 e Germania 2015 e poi di coach Ettore Messina per il pre-olimpico di Torino 2016. Dell’esperienza azzurra ci hanno parlato in due: Pietro Aradori, che di Melli ha visto tutto il percorso dai primi giorni di ritiro alla sanguinosa finale torinese di Italia-Croazia; e Giordano Consolini, che da quel “Jordan Classic” se l’è ritrovato nell’appuntamento più importante per l’Italia degli ultimi anni al Preolimpico.

 

«Quando arrivò in Nazionale maggiore a 22 anni giocava in maniera diversa rispetto ad oggi, probabilmente perché aveva meno fiducia nei propri mezzi» ci racconta Aradori. «Umanamente invece è sempre stato un grande, sin dal primo giorno: all’inizio, forse anche per i tre anni di differenza, non si parlava troppo, poi il rapporto si è evoluto in modo naturale. Soprattutto però il progresso tattico di Melli in Nazionale ci è stato di grande aiuto, fino a diventare fondamentale: nel pre-olimpico ad esempio Ettore gli chiedeva di contribuire dalla panchina a livello di punti e, seppur fosse una richiesta particolare per quel tipo di lungo, sapevamo tutti che aveva le qualità per farlo, mentre difensivamente ci ha sempre dato una grande mano sia negli “show” che nelle “trappole” sui raddoppi. Ad esser sincero non mi aspettavo un’evoluzione così rapida, la sua inedita fiducia nel tiro da tre punti mi ha stupito in positivo, sono contento per lui».

 

Una bella sorpresa anche per coach Consolini – vice di Messina che avrà di nuovo il piacere di lavorare con Melli per gli Europei 2017 in Israele – visibilmente compiaciuto dai miglioramenti dell’azzurro fatti negli anni: «Nik ha sempre avuto, ed ha a maggior ragione tutt’ora, un’ottima comprensione del gioco: è quello che si può definire in gergo un giocatore “aperto”, per il quale non c’è bisogno di creare situazioni particolari. Avevo avuto una sorta di visione del suo potenziale durante quel torneo Under-17 di San Lazzaro, e sono stato molto contento di vederla concretizzata al massimo livello continentale».

 

GRAFICO MELLI

 

Operatosi al dannato ginocchio il 22 Luglio 2014 Nik rinnoverà per un solo anno con l’Olimpia, replicando numeri e performance della stagione precedente e liberandosi infine nell’estate del 2015, diventando un target automatico per i maggiori club d’Europa. A convincerlo è il progetto ambizioso e pieno di nuove responsabilità del Brose Baskets Bamberg di coach Andrea Trinchieri e di Daniele Baiesi come direttore sportivo.

 

La sfida definitiva è quella di abbandonare l’Italia e l’etichetta dell’eterna promessa per diventare non “un” giocatore tra i tanti del ruolo, ma “il” giocatore di riferimento là fuori, in un Paese nuovo e dove nessuno “ti protegge”, di una squadra che, nonostante parta dietro ai team più blasonati, vuole imporsi anche a livello Eurolega. Il “Trinka” non solo gli assegna il ruolo di “4” titolare, ma lo carica di fiducia sin dalla stagione 2015-16, facendogli toccare nuovi massimi in carriera in tutte le categorie statistiche, possessi e minuti in primis (in Eurolega passa dai 20’ di media del biennio Banchi ai 30’ delle prime due stagioni tedesche).

 

«Nik sarebbe stata la nostra prima, seconda e terza scelta anche nel 2012, a Cantù» racconta coach Andrea Trinchieri, «per cui quando c’è stata la possibilità di prenderlo a Bamberg tre anni dopo ero ancor più sicuro dell’impatto che avrebbe avuto. La ragione principale è che Nicolò appartiene a quella categoria di giocatori che migliorano realmente i compagni, giocando un ruolo, quello del “4”, che nel basket moderno è uno dei più importanti e trasversali. Ricordo che al primo allenamento nel 2015 il nostro play Brad Wanamaker [ora al Darussafaka di coach David Blatt, ndr] ne rimase folgorato, e in poco tempo fu evidente quanto potesse impregnare positivamente la squadra con il suo gioco e con la sua intelligenza totale, sia in campo che fuori. In questo credo la famiglia sia stata fondamentale nel trasmettergli un certo tipo di valori e nel crescere una persona super, con cui ho un gran rapporto».

 

Nicolò Melli in Germania compie il salto tecnico più importante, diventando finalmente consistente nel tiro da fuori. Un’arma che lo completa e lo rende ancor di più una delle ali più difficili da marcare d’Europa: a parità di triple tentate rispetto alle stagioni milanesi, le sue percentuali spiccano il volo, diventando d’élite e superando il 40%. Ma per il “Trinka” le statistiche sono l’ultima cosa da guardare, se si deve parlare di Nik: «Per noi Melli è un uomo-franchigia, è il nostro Stonerook 2.0, è talmente più importante per ciò che fa per la squadra, al di là del singolo canestro o passaggio o rimbalzo, che l’esplosione planetaria che ha avuto è una conseguenza di tutto questo, della sua sua serietà e della sua dedizione ad una causa che ha sposato con anima e corpo. È molto più importante il ruolo che lui e Zisis hanno all’interno dello spogliatoio, presentandosi sempre con la faccia giusta, il giusto atteggiamento. Nik è quasi più bravo con gli altri che con se stesso».

 

Una rinnovata fiducia e cattiveria agonistica evidenti nei momenti cruciali delle partite e una concentrazione, una presenza di spirito che sono alla base dei canestri pesanti e delle giocate decisive. Se il Bamberg gioca una tra le pallacanestro più ammirate e vincenti d’Europa – sono campioni in carica di Germania, hanno appena vinto la coppa di Lega e sono ancora in corsa per i playoff nella durissima nuova Eurolega -, è grazie all’aristotelico passaggio del gioco di Nik da potenza ad atto, una metamorfosi che l’ha spinto verso il livello successivo – il più alto. Della sua credibilità perimetrale ne hanno beneficiato direttamente compagni e spaziature, dai ribaltamenti di lato e la ricerca del compagno libero al punire i mismatch e scegliere se rollare, aprirsi per un tiro da fuori o penetrare.

 

 

La nuova consapevolezza di una potenza fisica maturata con il lavoro quotidiano in palestra (che insieme al barbone biondo gli hanno fatto perdere esteticamente almeno 2-3 anni di imberbe giovinezza) lo hanno reso un totem cui aggrapparsi sia offensivamente – non arretra più in area, la qualità dei blocchi è salita, i tagliafuori sono solidi – che difensivamente, dove con tempismo ed energia è una macchina da rimbalzi e un intimidatore di prima categoria, essenziale per le rotazioni e per i frequenti cambi sui piccoli.

 

I prodromi del giocatore attuale si erano intravisti anche sotto la gestione Banchi dell’avventura milanese (a Milano ancora ricordano le triple di gara-6 contro Siena, in Nazionale vale la pena ricordare il tap-in che regalò il supplementare contro la Croazia), ma è a Bamberg che Nik è esploso definitivamente, trovando in questo nuovo sistema quel “quid” che l’ha aiutato a concludere una prima parte di percorso della sua carriera dove il lavorare «come una bestia» (cit. Banchi) ha portato dei frutti che molti, solo due stagioni fa e solo per semplice impazienza, non reputavano neppure possibili.

 

Il viaggio, però, non è finito: Nik a soli 26 anni deve ancora migliorare, ma quanto fatto fino ad oggi può far pensare solo ad un pesce che sta continuando ad alimentarsi di tutto ciò che lo circonda, con l’obiettivo di diventare tra i più grossi dell’oceano cestistico. Soprattutto da quando hanno ripreso a parlarne con stima e stupore anche dall’altra parte dell’Atlantico.

 

Nicolò Melli, a dirla con le parole del film di Tim Burton, sta diventando ciò che è sempre stato: “A big fish”, un pesce molto grosso. Ed è così che tutto ciò è avvenuto.

 

 

Pagine: 1 2 3 4
Tags : basket europeobasket italianoolimpia milano

Michele Pettene è veronese di nascita, iversoniano d'adozione e scrive ovunque ci sia spazio per almeno 20k battute. Nel 2015 ha pubblicato con l'editore Imprimatur il suo primo libro "La Morte è Certa, la Vita No - La storia di Klaudio Ndoja", un romanzo sportivo-biografico ispirato ad una storia vera.

Condividi:
Carica i commenti ...

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi "Stili di gioco" direttamente nel tuo inbox.

Potrebbero interessarti

NBA Niccolò Scarpelli 12'

I Milwaukee Bucks non si vogliono fermare

Giannis Antetokounmpo e compagni sembrano aver trovato la formula del successo.

NBA Dario Vismara 11'

Non c’è più speranza per i New York Knicks?

Il licenziamento di coach David Fizdale è solo l’ultimo atto di una tragedia di cui non ci si ricorda più l’inizio – né si intravede la fine.

NBA Lorenzo Bottini 15'

L’equilibrio sottile sul quale gioca Ben Simmons

Il playmaker dei Philadelphia 76ers è uno dei giocatori più unici di tutta la NBA.

NBA Niccolò Scarpelli 12'

L’altra Hollywood di Leonard e George

Kawhi e PG stanno finalmente giocando le loro prime partite in maglia Clippers e i risultati dovrebbero terrorizzare l’intera NBA.

NBA Dario Costa 10'

LeBron vs Doncic, il secondo capitolo

La sfida tra Dallas e Lakers ha fornito ulteriori argomenti alla discussione intorno al possibile successore del Re.

Dello stesso autore

NBA Michele Pettene 9'

Cosa c’è dietro l’incidente tra Daryl Morey e la Cina

Soldi, regimi e libertà: cosa è successo tra gli Houston Rockets, la NBA e la Cina.

NBA Michele Pettene 15'

Enes Kanter, il domani non muore mai

Perché la vita del lungo dei New York Knicks è a rischio tanto da impedirgli di lasciare gli Stati Uniti.

NBA Michele Pettene e Andrea Pecile 13'

Come mi sono innamorato di Pistol Pete Maravich

Storia di un amore che sfocia nell’ossessione.

NBA Michele Pettene 11'

Nove domande scomode sui playoff Eurolega 2018

Tutte le questioni aperte dei playoff di Eurolega che cominciano stasera.

NBA Michele Pettene 16'

Considera la Bellezza

Conversazioni con Andrea Meneghin sul talento, su David Foster Wallace e su Luka Doncic, che oggi compie 19 anni.

I più letti del mese

Calcio Redazione 11'

Cosa non va nell’intervista ad Allegri

Il tecnico è tornato a dirci che il calcio è semplice, ma è sembrato meno lucido del solito.

Calcio Diego Guido 18'

Maurizio Viscidi e la rivoluzione del calcio giovanile italiano

Il coordinatore del settore giovanile è uno dei personaggi più influenti del calcio italiano.

Serie A Matteo Gatto 15'

Capire Khedira

Il centrocampista bianconero mette in questione l’idea di talento calcistico.

Calcio Daniele Manusia 6'

Foto di Zaniolo troppo simili a foto di Totti

Sembra che Zaniolo abbia studiato l’iconografia Tottiana.

Calcio Emanuele Atturo 8'

Storia della bromance tra Lautaro e Lukaku

I due attaccanti dell’Inter sembrano fatti l’uno per l’altro.

altro da basket italiano
NBA Redazione basket 16'

Anno dispari, vince Venezia

La Umana Reyer ha vinto il secondo Scudetto negli ultimi tre anni al termine di una serie intensissima contro Sassari.

NBA Ennio Terrasi Borghesan 14'

Cosa è successo all’Olimpia Milano?

Per la terza volta consecutiva nell’era Armani, l’Olimpia Milano ha mancato il repeat dello Scudetto. Come è stato possibile?

NBA Redazione 11'

Vivere, giocare, lottare: lettera da Chris Wright

Chris Wright, playmaker dell’Alma Trieste, ci ha raccontato la storia della sua carriera.

altro da olimpia milano
NBA Ennio Terrasi Borghesan 17'

Guida all’Eurolega 2019-20

Cosa attendersi dalla nuova Eurolega dopo un’estate rivoluzionaria?

NBA Ennio Terrasi Borghesan 19'

Guida ai Playoff di Serie A di Basket

Otto storie di condanne, rivalse e sorprese a caccia dello Scudetto numero 97, nell’anno delle montagne russe della pallacanestro italiana.

NBA Ennio Terrasi Borghesan 18'

Guida ai playoff di Eurolega 2019

La migliore Eurolega del Terzo Millennio ha prodotto otto squadre da playoff, tutte con un percorso particolare.