Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Emanuele Mongiardo
Bernardo Silva, l’ultimo tra gli umani
12 apr 2023
12 apr 2023
Contro il Bayern Monaco la sua prestazione è stata stellare.
(di)
Emanuele Mongiardo
(foto)
IMAGO / Action Plus
(foto) IMAGO / Action Plus
Dark mode
(ON)

Tra i ventidue in campo ieri sera per Manchester City-Bayern Monaco ce n’era uno diverso. Più piccolo, più magro, con meno capelli. L’unico umano in campo o, come avrebbe detto Manzoni, l’unico “vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”; l’unico che ci lascia la speranza che il calcio del futuro non sarà affare di automi capaci di correre i cento metri in meno di dieci secondi. Quell’uno è Bernardo Silva, un giocatore universale. Sbocciato in un Monaco che terrorizzava l’Europa in transizione, si è affermato nel calcio di Guardiola, che lo ha usato praticamente in qualsiasi posizione di campo: mezzala, mediano in una coppia di centrocampisti, falso nove libero di svariare a piacimento. Qualche settimana fa, contro l’Arsenal, lo ha schierato persino da quinto di centrocampo, lodandone l’intelligenza senza palla. Ieri sera, alla lettura delle formazioni, non avrebbe dovuto sorprenderci vederlo schierato come ala destra. Confinato sulla fascia, senza libertà di movimento, come accade alle ali del City di Guardiola, avrebbe potuto di certo dare continuità al possesso ma contro un avversario come Alphonso Davies - un difensore che, con la sua velocità, sembra in grado di rimediare senza sforzo a qualsiasi situazione di svantaggio – come avrebbe potuto incidere nel gioco, dare superiorità alla sua squadra? Alla fine, il piccolo, gracile e lento Bernardo Silva ha fatto impazzire il titanico Alphonso Davies. La prestazione difensiva di BernardoIl premio di MVP della partita se l’è aggiudicato John Stones, ma è difficile dire che in campo ci sia stato qualcuno migliore di Bernardo Silva, anche oltre l’assist e il gol. Lo ha ribadito Barney Ronay ieri notte sul Guardian, in un articolo dedicato al portoghese uscito appena qualche ora dopo il triplice fischio, in cui ha sottolineato soprattutto la sua prestazione difensiva in quell’insolita posizione di ala destra: «un giocatore che era arrivato qui come un bizzoso numero dieci e che adesso è uno dei migliori specialisti nel pressing al mondo». Ha ragione Ronay a celebrare la prestazione del portoghese senza palla. In effetti, Bernardo sembra uno di quei giocatori che si esaltano durante la fase difensiva: a inizio secondo tempo, subito dopo aver tentato di sradicare il pallone dai piedi di Davies quasi infilandosi tra le sue gambe, si è lanciato in una scivolata da karateka sul polpaccio di Musiala per fermare una transizione. Dacché sembrava posseduto, Bernardo si è rialzato e con calma zen ha accettato l’ammonizione, andando ad abbracciare Musiala: quell’intervento così vistoso gli serviva per scaricare un po’ d’adrenalina. D’altronde, nessuno meglio del calcio portoghese, in questi anni, ha saputo forgiare mezzepunte tanto talentuose quanto smaliziate e combattive. Bernardo è stato puntuale nel pressing e non si è mai risparmiato nei rientri. L’aggressione alta del City, infatti, non sempre ha funzionato, soprattutto nel primo tempo come ammesso da Guardiola. Il Bayern poteva sfuggirle o pescando Pavard, che stringeva alle spalle di Grealish che rimaneva sul centrale, o grazie alle verticalizzazioni di Upamecano – prima che le incertezze se lo divorassero nel secondo tempo – capace di pescare il compagno tra le linee anche a quaranta metri di distanza. In quelle occasioni, il City era velocissimo a ricompattarsi nel suo 4-4-2 e Bernardo non ha mai fatto mancare il suo contributo al terzino Akanji in raddoppio. Quanto bisogna correre veloce per giocare sull’esterno?Anche in una partita simile, però, il portoghese non ha perso i tratti del numero dieci etereo. Semplicemente, ha adattato il suo modo di giocare alla scomoda posizione di ala sempre alta e aperta. Bernardo Silva si è rivelato il migliore del City anche con la palla: con i piedi sulla linea laterale per novanta minuti, non si è limitato a riciclare il possesso, ma ha permesso alla sua squadra di giocare in condizioni favorevoli e ha continuamente sfidato Alphonso Davies, fino a spingere Tuchel a sostituirlo a dieci minuti dalla fine. Bernardo ha ribaltato la convinzione comune per cui, per giocare da esterno, la prima prerogativa debba essere la corsa e la velocità. Lo ha fatto al cospetto del velocista per eccellenza, in una sfida in cui, sulla carta, aveva pochissimo margine di manovra. L’atletismo di Davies condizionava il duello, definiva il terreno dello scontro. La tecnica di Bernardo, però, è un liquido che si adatta ad ogni contenitore, e così il piccolo portoghese è sempre riuscito a trovare una risposta ai muscoli dell’avversario. Come Bernardo potesse fregare il canadese, si era capito già dopo sette minuti. Il City costruisce da dietro e Akanji lo pesca isolato contro il terzino; non può essere lui a fare la prima mossa, perché Davies ha il vantaggio di poter reagire e intervenire con prontezza a ogni suo passo. Bernardo allora sceglie di aspettare, perché sa che un difensore diventa più aggressivo quando ha la linea laterale come alleato. Una volta che Davies interviene, al portoghese basta uno scavino per saltarlo. Poi, ovviamente, il canadese recupera, perché tra loro e la porta ci sono ancora quaranta metri. Quel dribbling, però, ha instaurato un dubbio in Davies, gli ha fatto capire che la sua forza non basta contro la tecnica dell’avversario.

Da quel momento, il difensore ha evitato in tutti i modi di mettere il piede per fermare Bernardo. Piuttosto rimaneva in posizione, copriva il centro, si limitava ad aspettare l’arrivo del raddoppio. Cosa poteva fare allora il portoghese? Bernardo ci ha provato a stanarlo: gli muoveva il pallone sotto il naso, fintava di rientrare, sterzava verso il fondo, ma Davies non ne voleva sapere. Anche senza saltare l’uomo, però, il fatto che potesse tenere il pallone senza perderlo era fondamentale per il City, che intanto poteva salire con ordine sulla trequarti, decidere chi doveva attaccare l’area di rigore, chi occupare la trequarti. La pazienza di Bernardo Silva in queste fasi di possesso, permetteva al City di occupare bene l’ultimo terzo di campo avversario e, se arrivava una palla persa, attivare subito il gegenpressing e vincere le seconde palle, dettaglio fondamentale vista l’ossessione di Guardiola per l’equilibrio durante le ultime campagne europee.

Dopodiché, Bernardo si è rivelato decisivo per bucare le maglie del Bayern e far ricevere i compagni con spazio a disposizione. Sul raddoppio di Goretzka, che aveva il compito di aiutare Davis sulla fascia, si creava un vuoto nel mezzo spazio di destra, dove si infilava o de Bruyne o uno dei centrocampisti del City. A quel punto spettava a Bernardo il compito di fargli arrivare il pallone. Quel tipo di passaggio, dall'esterno verso il centro, è estremamente rischioso perché si rischia di favorire un intercetto e subire una transizione con tanti uomini sopra la linea della palla. Dalla fascia, la linea di passaggio da battere è particolarmente stretta, ma un giocatore con i piedi del portoghese può percorrerla. È nato così il primo gol: Goretzka scivola in fascia per aiutare Davies, Silva, dopo un lungo tentativo di depistaggio, torna indietro da Stones, salito nel frattempo insieme a tutto il resto della squadra. L’inglese tiene palla quanto basta per far alzare un po’ il Bayern, poi torna da Bernardo largo. Davies e Goretzka ancora una volta si avvicinano, stavolta però si apre uno spazio per andare in orizzontale da Rodri nel mezzo spazio di destra. È una traccia angusta, ma quel rasoterra che innesca Rodri è uno dei motivi per cui Bernardo sulla fascia è un giocatore differente, e non è detto che possa rimanere un caso isolato: anche Joao Mario nel Benfica ha funzioni simili, pur con maggior libertà di movimento, un altro centrocampista lento spostato in fascia, per far fruttare la sua resistenza alle aggressioni avversarie e i suoi passaggi verso l’interno. Alla fine Rodri riceve, Musiala ripiega in modo impulsivo, si fa saltare e apre lo specchio della porta allo spagnolo che segna con un gran tiro. Come nelle partite giocate a centrocampo, per tutti i novanta minuti Bernardo si è rivelato un approdo sicuro per il possesso del City. Ha continuato a rigiocare il pallone verso l’interno, ha liberato un paio di volte in profondità de Bruyne e, nel frattempo, ha fatto di tutto per far uscire allo scoperto Davies. Dopo il dribbling del settimo minuto, ci è riuscito una seconda volta intorno al sessantesimo, in una giocata in cui il portoghese si è smaterializzato alla maniera di Savicevic. In quell’occasione, Bernardo ha portato alle estreme conseguenze il concetto per cui è più facile farsi pressare sulla fascia e quindi anche un giocatore come lui, né veloce né rapido, ci può stare. Riceve alto a destra e per l’ennesima volta punta Davies. Il portoghese prova a convergere, ma il terzino lo segue. Dietro di lui c’è anche Goretzka, quindi Bernardo si ferma. A questo punto, fa qualcosa che di norma si vede poco: si gira di spalle e se ne va verso la fascia.

Al momento del fotogramma qui sopra, non esiste nessuna possibilità di creare un pericolo alla porta di Sommer. Se ne convince pure Davies: con la fascia a stringere lo spazio e con l’uomo girato di spalle, è impossibile per il canadese non uscire aggressivo su Bernardo, tanto più che, oltre a Goretzka, arriva anche Sané a triplicare. Bernardo sembra essersi cacciato in un vicolo cieco, ma mentre Davies gli si avvicina per chiuderlo gli fa scivolare il pallone tra le gambe e gli passa attraverso. Goretzka prova a tamponare, ma, mentre corre, il pallone passa anche in mezzo alle sue di gambe: per i giocatori del Bayern è stato davvero come provare a fermare l’acqua con le mani. Dopo due tunnel, Bernardo entra in area, ma Davies, ancora una volta, rientra. La sua velocità, però, non è paragonabile alla tenacia e alla furbizia di Bernardo, che vicino alla linea di fondo gli porta via il pallone con un primo tocco di punta che diventa un altro tunnel; poi, mentre Davies si gira e deve ancora capire cosa sta accadendo, Bernardo fa un altro piccolo tocco che passa tra le gambe del canadese e gli permette di girarsi verso l’interno dell’area. Davies finisce col sedere per terra in un disperato tentativo di non dargliela per vinta. Si è beccato tre tunnel nella stessa azione da un avversario che sembrava non dovesse andare da nessuna parte. Alla fine Bernardo allunga la gambe e serve Stones a rimorchio, ma il suo tiro viene deviato. Quando la telecamera stacca dal successivo replay, Sané, suo ex compagno, gli sussurra sorridendo qualcosa nell’orecchio: anche da avversari, non si può rimanere impassibili di fronte a un talento del genere.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura