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Emanuele Mongiardo
Bernardo Silva è la chiave di volta del City
25 nov 2021
25 nov 2021
Contro il PSG il trequartista portoghese non ha sbagliato nemmeno un passaggio.
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Emanuele Mongiardo
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Come sei anni fa contro il Barcellona della MSN e come un paio di mesi fa nella partita d’andata a Parigi, la sfida di Guardiola contro i migliori giocatori del mondo si presenta sempre come l’eterno duello filosofico tra il collettivo e il talento individuale. C’è chi adora le azioni costruite con cura da orologiaio e c’è chi invece accende la TV per i virtuosismi che mandano a monte ogni spartito. Qualcuno, per dirla con Sacchi, ama le sinfonie da orchestra, qualcun altro preferisce l’improvvisazione del jazz. È impossibile rimanere indifferenti a una sfida come Manchester City – PSG.


 

Il copione, in effetti, ha rispettato le attese, stavolta con una vittoria degli inglesi. Eppure c'è stato qualcosa che non è andato come ci aspettavamo. Perché nonostante Mbappé, Neymar e Messi fossero le individualità migliori in campo, qualcuno è riuscito comunque ha rubargli il palcoscenico. Parlo di un giocatore: non è una metafora per riferirmi al gioco di posizione di Guardiola. E penso di non averlo pensato solo io, come testimonia il video di quel bimbo biondo che, a fine partita, invece di andare da tre dei calciatori più forti in campo, si ferma da Bernardo Silva e gli chiede di regalargli la maglia.


 



Bernardo Silva è stato il miglior giocatore in campo, lo certificano il premio di Player of the match conferitogli dalla Champions League e anche alcune statistiche: due chance create, un assist e il 100% di passaggi riusciti (47/47), dato per nulla banale, visto che il portoghese ha agito soprattutto in zone avanzate di campo, dove le linee di passaggio sono più difficili da battere e svaniscono in frazioni di secondo. L’highlight della sua partita è di certo l’assist per il gol del 2-1 di Gabriel Jesus, un appoggio di piatto sinistro soffice come la panna montata, che Barney Ronay sul Guardian ha definito cushion volleyed touch - potremmo tradurre, col rischio di rovinare l’espressione ma restituendo l’idea della delicatezza dell’assist, "tocco al volo morbido come un cuscino".


 

L’inizio di stagione di Bernardo è stato strabiliante, da fuoriclasse indiscusso, e in questo contesto la gara col PSG non è stata neanche la sua miglior esibizione, dato che ad ottobre ha giocato una partita di altissimo livello contro il Liverpool di Klopp. L’assist, il premio di MVP e forse l’assenza di de Bruyne, però, lo hanno messo sotto i riflettori come mai prima di adesso e magari serviranno a farci apprezzare tutti le piccole giocate con cui tiene in piedi il sistema di Guardiola dalla trequarti in su. Se Ruben Dias e de Bruyne sono le individualità migliori del City, Cancelo quella più appariscente, Bernardo Silva è di certo il giocatore più simile alle idee del proprio allenatore. Lo dimostra ad ogni tocco, ma anche nel modo in cui segue il suo spartito senza palla.


 

Il piano di Guardiola e Bernardo Silva al servizio di Mahrez
Guardiola aveva le idee chiare su come colpire il PSG. Contro una squadra che difende senza il contributo dei tre attaccanti, diventa più redditizio cambiare gioco verso il lato debole. Non siamo più abituati a vedere squadre con la linea a quattro in cui, in fase di difesa posizionale, le ali non si abbassano per aiutare i terzini. Il PSG, però, è un’eccezione e questo squilibrio, dovuto alla compresenza di tre attaccanti che non difendono, non sembra sostenibile ai massimi livelli (ma rimane da vedere più avanti, dato che nonostante questo il PSG era riuscito a passare in vantaggio). Con difesa e centrocampo dei francesi concentrati sul lato palla, al momento del cambio gioco l’esterno avversario ha troppo spazio a disposizione – servirebbe l’ala in aiuto, che però resta in avanti – e può condurre tranquillamente palla fino al lato corto dell’area.


 

Per costruire un cambio gioco pulito, però, il City ha bisogno dei movimenti  giusti da parte dei suoi uomini offensivi. Bernardo Silva parte da falso nove in un 4-3-3 con Gundogan e Zinchenko mezzali e Mahrez e Sterling sulla fascia. Con la palla, la struttura cambia, visto che le ali calpestano la fascia, il terzino sinistro Cancelo si avvicina a Rodri nella posizione di mediano e libera così la salita di Gundogan e Zinchenko nei mezzi spazi al fianco di Bernardo Silva. Sui primi sviluppi il portoghese può abbassarsi sulla linea della palla, delle volte anche al fianco di Rodri in prima costruzione. Raggiunta la trequarti offensiva, però, Bernardo si comporta da perfetto attaccante di Guardiola.


 

Si nota soprattutto nella seconda metà del primo tempo, quando scambia la posizione con Gundogan e si sistema nel mezzo spazio di destra: la sua funzione, in quel momento, è tenere stretto il terzino sinistro del PSG Nuno Mendes, così da dare a Mahrez più spazio sul cambio gioco. Delle volte, Bernardo taglia in profondità solo per abbassare Nuno Mendes e distrarlo dal compagno in fascia – vero protagonista del piano di Guardiola – che così può puntare l’area palla al piede. Nelle volte in cui però il terzino riesce a scivolare senza troppo ritardo su Mahrez, allora i tagli di Bernardo servono a dare continuità al possesso. Si tratta del movimento tipico di de Bruyne, da cui il belga grazie alla falcata riesce a ricavarsi quei cross rasoterra tra difesa e portiere. Bernardo non è minaccioso come de Bruyne se corre in profondità, non si fa dare la palla per inventare il cross, ma a volte semplicemente per conservare il possesso. Ed è questo, forse, il suo pregio migliore dal punto di vista del collettivo.


 



 

Bernardo Silva non perde mai la palla
Lo scorso anno, di questo periodo, Guardiola ha ammesso di aver ritrovato la rotta nel momento in cui ha temperato la fretta della sua squadra e l’ha ricondotta all’ortodossia delle sue idee, dove è bene eseguire sempre un passaggio extra per attaccare con più uomini, avere un posizionamento migliore in caso di perdita della palla ed evitare quindi transizioni dolorose. Per ammissione del suo stesso allenatore, poi, il City non è letale in transizione come altre squadre della Premier, allora meglio attaccare in maniera più ragionata. Bernardo Silva rappresenta proprio quell’ingranaggio che consente al City di mantenere sotto controllo il ritmo della partita, attaccare con ordine ed evitare di farsi trovare scoperti. Lo fa con i passaggi – è particolarmente pulito di prima, sul corto – ma soprattutto attraverso i dribbling e le conduzioni.


 

Senza dover per forza spalancare la strada verso la porta, evitare l’uomo significa mantenere il possesso in zone avanzate di campo, lì dove il City preferisce attaccare e difendere: è così che il PSG è morto d’asfissia, come stretto tra le squame di un anaconda. Il Manchester City è pieno di giocatori che hanno rimodulato il proprio dribbling sulla volontà di Guardiola di controllare la partita attraverso il pallone. Bernardo Silva, in rosa, è quello che lo fa in maniera meno appariscente: non mulina le gambe con la schiena inarcata alla velocità di Sterling, non bascula flessuoso come Mahrez e non si inventa tunnel irrisori come Cancelo. Nessuno di loro, però, controlla la palla in maniera magnetica ed usa il corpo come lui. Bernardo magari non ha lo spunto per forzare un blocco chiuso, ma ha il controllo per dare linfa al possesso ovunque ci sia un minimo di spazio: il City muove palla fino ad erodere la resistenza della difesa e può farlo anche perché col portoghese il flusso dell'azione non si interrompe mai, a differenza di suoi compagni meno vicini alle idee di Guardiola e più inclini all’errore come Mahrez, Sterling, Gabriel Jesus o Rodri.


 

La dimostrazione dell’unicità di Bernardo arriva nel secondo tempo della partita con il PSG, un’azione in cui mette in pratica il precetto per cui, senza mezzi atletici straordinari, è meglio rallentare che partire dritti in transizione. È uno di quei momenti, non l’unico di questa stagione, in cui Bernardo si diverte ad imitare Iniesta, esempio insuperabile di come nutrire il possesso attraverso il dribbling. In una fase della partita in cui il PSG ha più confidenza con la palla, il City è un po' più frettoloso e si corre più di quanto piaccia a Guardiola. Ruben Dias ferma Messi dalla sua mattonella preferita, sul limite dell’area. La palla rotola su Mahrez che va da Bernardo. Il portoghese potrebbe girarsi verso l'interno, ma non ha compagni che lo sostengano in campo aperto. Allora si gira all'indietro, verso la fascia, e fa salire gli altri, mentre nel frattempo offre un saggio di guida della palla contro un avversario più corpulento e veloce come Hakimi. Mentre col primo controllo manda la palla verso la fascia, guarda all'indietro e convince Hakimi ad aggredirlo in quella direzione. con un accenno di doppio passo e una virata, orienta invece la conduzione in avanti. Hakimi, però, ha un'elasticità diversa e non fatica a rimettersi sulle sue tracce. Bernardo resiste, tenendolo lontano quanto basta col braccio destro. Poi il marocchino, spazientito e aiutato dalla fascia, prova ad agganciare il pallone in tackle. È a quel punto che Bernardo tira fuori il trucco segreto di tutti i migliori illusionisti, quelli che in un campo da calcio riescono a sopperire alla statura con la tecnica pura, padroneggiando il contatto fisico meglio di chiunque.


 


Mentre Hakimi mette il piede, Bernardo apre la gamba d'appoggio per bloccare la scivolata e impedirle di arrivare vicino alla sfera, che continua a rimanere attaccato al suo sinistro. Un controllo del pallone, degli spazi concessi dall'avversario e del corpo a corpo che sono il motivo per cui Bernardo, di possessi, non ne spreca mai, anche contro i raddoppi. Nel frattempo, però, in aiuto ad Hakimi è scivolato sulla fascia Marquinhos.


 

Il portoghese non perde la calma, sa che vicino alla linea laterale l'aggressività del difensore cresce e quindi si creano più spazi. Allora ciondola sopra al pallone fino a quando il brasiliano non affonda l'intervento; per un piede prensile come Bernardo è facile inventarsi una croqueta, in cui il secondo tocco quasi non si percepisce ad occhio nudo, per far passare la palla verso l'interno, dove il capitano del PSG ha lasciato spazio, ad un pelo dalla sua gamba. L'esibizione del portoghese si chiude con un rasoterra d'esterno per Mahrez, che insieme a Jesus e Gundogan ha avuto il tempo per accompagnare l'azione.


 

Questo di Bernardo Silva sembra un miracolo, ma in realtà non è nuovo a giocate come questa. Un’azione simile, ancora più sbalorditiva se l’era inventata contro il Liverpool. A farne le spese, in quel caso, era stato van Dijk che con Marquinhos è tra i migliori centrali di difesa al mondo. Costretti alla prima mossa in uno contro uno, nessuno dei due ha saputo arginare Bernardo Silva.


 

Il Manchester City, probabilmente, è la squadra con i meccanismi offensivi migliori del mondo. Il suo massimo rappresentante è Kevin de Bruyne, nelle cui invenzioni, però, c’è sempre qualcosa di industriale, non sembra esserci genio artistico. Bernardo Silva, pur giocando il calcio più fedele alle idee del suo allenatore, ha una grazia diversa da tutti i suoi compagni, forse per quel taglio di capelli demodé che rende il suo calcio anche più intellettuale e affascinante alla vista. Mai come in questi giorni è un piacere godere semplicemente del modo in cui non perde la palla. A qualcuno sembrerà poco, di certo non a Guardiola.


 

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