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Michele Serra
Benvenuti al Miami Dolphins show
26 ott 2023
26 ott 2023
Come gioca una delle squadre più spettacolari di tutta la NFL.
(di)
Michele Serra
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IMAGO / USA TODAY Network
(foto) IMAGO / USA TODAY Network
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Il momento ufficioso in cui si capisce che una squadra - o un particolare reparto - sta facendo qualcosa di grande è quello in cui le si cerca un soprannome che ne descriva bene l’impatto e, soprattutto, che duri. È esattamente quello che si sta facendo nelle ultime settimane con l’attacco dei Miami Dolphins, anche se di soprannomi convincenti ancora non ne sono stati trovati. Quello più ovvio, e come tale meno originale, è ‘The Greatest Show on Surf’, prendendo spunto da un altro attacco esplosivo e di culto come quello dei St. Louis Rams degli anni 1999-2001 denominato ‘Greatest Show on Turf’. C’è tempo e modo per trovare delle alternative più accattivanti, magari mano a mano che la squadra di coach Mike McDaniels vince partite e infrange altri record. Nel frattempo, vediamo come e perché l’attacco dei Dolphins li sta rendendo una delle squadre da non perdersi nelle domeniche autunnali. Il laboratorio di Mike ShanahanIl coaching tree di Kyle Shanahan, attuale allenatore dei San Francisco 49ers, è continuamente annaffiato con cura: l’ultimo dei suoi discendenti ad avere successo come capo allenatore in una squadra NFL è Mike McDaniel. I due hanno vissuto fianco a fianco per quasi 15 anni, ad eccezione della parentesi di quest’ultimo fuori dalla NFL. L’attuale coach dei Dolphins ha iniziato come ball boy per i Denver Broncos allenati da Mike Shanahan, padre di Kyle: nei giorni immediatamente successivi al massacro dei Broncos contro i Dolphins, potreste esservi imbattuti sui social nella foto in un giovane McDaniel proprio ai tempi del suo primo contatto con la NFL, nella Mile High City. Da lì, incarichi di vario tipo con Broncos, Texans, Redskins, Browns e infine 49ers, dove la carriera del nativo di Aurora, Colorado, è decollata. In tutte queste parentesi, un unico denominatore comune: la presenza di Kyle Shanahan, l’uomo che, per forza di cose, ha plasmato la sua visione del football. I 49ers di Shanahan e McDaniel avevano un’anima molto più improntata alla corsa; nella stagione 2021, con quest’ultimo nelle vesti di offensive coordinator, San Fran ha corso nel 49% dei propri snap offensivi, secondo miglior dato di Lega alla pari con New Orleans e Tennessee. La versione dei Dolphins di cui ci occupiamo ora è molto più sbilanciata a favore del passing game, utilizzato nel 58% degli snap offensivi, secondo NFL Team Tendencies: tuttavia, il grimaldello che serve per aprire le difese avversarie e sbloccare il gioco aereo è proprio il running game. Da buon allievo di Shanahan, la base di partenza è la outside zone, uno schema di corsa riconoscibile perché vede gli offensive linemen spostarsi orizzontalmente - verso la linea di fondo, per intenderci - anziché verso l’alto, come invece accade nella inside zone. La outside zone permette al portatore di palla una varietà di movimenti maggiore a seconda del modo e dell’efficacia con cui i blocchi si sviluppano. Prima di addentrarci nelle specifiche dell’attacco, qualche numero. Il primo, quello con maggiore impatto a prima vista e più facilmente decifrabile, riguarda le yard offensive guadagnate nelle prime 5 partite, 2568, record all-time davanti proprio alle 2527 conquistate dai Rams edizione 1999. Al momento di scrivere, la squadra è al primo posto in EPA (Expected Points Added) per play, EPA per rush e seconda in EPA per pass. EPA è una statistica avanzata che calcola l’impatto di ogni singola azione sulla possibilità che ha una squadra di segnare al termine di quel drive: per esempio, una corsa da 5 yard su un terzo down e 3 avrà un EPA maggiore rispetto a una corsa della stessa lunghezza su un terzo down e 10. Miami è anche prima in success rate, una statistica che misura in percentuale l’efficienza di ogni singola giocata. Stessa posizione anche nella classifica relativa all’explosive rate: per explosive plays si intendono tutti i passaggi da almeno 20 yard guadagnate e le corse da almeno 10 yard, secondo la definizione di Sharp Football Analysis. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Miami non fa un uso spasmodico del 11 personnel, lo schieramento con un running back, un tight end e 3 ricevitori, probabilmente quello più in voga nella NFL moderna; secondo il sito The Score, infatti, il personale offensivo più utilizzato è il 21 personnel, con due running back, un tight end e due ricevitori, precisamente nel 53% abbondante degli snap offensivi. Nell’economia dell’attacco, infatti, un fullback come Alec Ingold ha grandissima importanza come bloccante, come diversivo nei giochi di corsa dopo essere stato messo in movimento prima dello snap e talvolta anche come ricevitore. L’ex giocatore dei Raiders ha totalizzato 132 snap nelle prime 5 partite, sesto giocatore di movimento dei Dolphins. Questa è chiaramente una delle tante pagine strappate dal playbook dei 49ers, dove il fullback Kyle Juszczyk è giocatore imprescindibile. Miami corre meglio e più veloceL’ampio utilizzo di outside zone e wide zone (un ibrido tra corse a zona inside e outside) non è l’unico aspetto simile del gioco di corsa di Niners e Dolphins. Entrambe le squadre, infatti, prevedono l’utilizzo dei movimenti pre snap per anticipare le intenzioni delle difese, se a uomo o a zona, ma anche per aumentare il numero dei bloccanti sul lato in cui si svilupperà la corsa o per mettere in difficoltà i defensive back: va da sé che per un cornerback è ben più difficile marcare un attaccante già in corsa alla partenza dello snap rispetto a uno che parte da fermo. San Francisco e Miami sono rispettivamente prima e seconda per percentuale di utilizzo delle motion pre snap in questo inizio di stagione (80% e 78%).

In questo esempio, Miami esegue un crack toss sweep, uno schema di corsa che prevede il blocco del playside defensive end (cioè il defensive end sul lato in cui si sviluppa la corsa) da parte del tight end, l’uscita da parte del playside tackle a bloccare al secondo livello, con il wide receiver su quel lato che blocca il cornerback. In questo caso, il ricevitore deputato al compito è Berrios, inizialmente vicino alla linea di scrimmage e poi spostato sull’esterno prima dello snap. Questa short out motion prevede lo spostamento del giocatore - un qualunque giocatore di movimento - dalla propria posizione vicina alla linea di scrimmage verso l’esterno: è una caratteristica peculiare dell’attacco dei Dolphins e, se guardate una loro partita, ve ne accorgerete spesso.

Qui, invece, vediamo cosa può portare la motion di un giocatore da un lato all’altro del campo nel passing game. I Chargers sembrano disporsi in cover 2 zone, quindi una difesa a zona con due safety alte in cui i cornerback non seguono il proprio marcatore ovunque ma sono confinate nella flat, la zona ai lati della linea di scrimmage e profonda non più di 5-6 yard. La motion del tight end crea un sovrannumero in quella zona di campo; cornerback e outside linebacker patrocinano la zona di campo di loro competenza, ma è chiaro che ora c’è un uomo in più, e quell’uomo è Tyreek Hill. La sua traccia verso il centro del campo non può essere prevenuta da nessuno, essendo i difensori su quel lato già occupati e la safety profonda troppo alta per intervenire. Risultato: 30 yard Miami. Finora abbiamo parlato di casi tutto sommato frequenti nella NFL di oggi, difficili da difendere data la qualità dei giocatori in campo ma nulla di così complicato o elaborato. Ben diversi, invece, i casi in cui i movimenti pre snap degli attaccanti, uno o più, sono il preludio a una misdirection, cioè una qualunque azione offensiva che va contro il flusso della difesa. Seguirle con gli occhi è complicato in diretta e anche facendo replay più volte, figuratevi per chi difende: in alcuni casi, l’unica soluzione per i difensori è davvero tentare di indovinare chi ha il pallone e sperare di averci azzeccato.

Questo sembra il più classico esempio di power offense, con il full back (il numero 30), qui in posizione di tight end a fianco della linea di scrimmage, e la guardia backside (sul lato opposto a quello su cui si svilupperà l’azione) escono a bloccare per il running back. Ingold poi fa una piroetta ed esce sul lato opposto, per spianare la strada a De’Von Achane, che ha ricevuto il pallone da Tua Tagovailoa dopo una orbit motion, un movimento a mezzaluna alle spalle del QB: fanno 24 yard in cassa. Due ulteriori considerazioni si possono fare guardando questo video. La prima, decisamente più intuibile, riguarda la velocità di esecuzione dell’attacco dei Dolphins, composto da tanti velocisti. De’Von Achane, rookie running back scelto al terzo giro e proveniente da Texas A&M, ha gareggiato con la propria università in svariate gare di atletica nei 60, 100 e 200 metri, oltre che nella staffetta: è capitato nella squadra giusta, che lo sfrutta come arma offensiva e non semplicemente come running back. La velocità degli attaccanti di Miami è certificata dalle statistiche; come riportato da NFL Next Gen Stats, 7 delle 10 migliori prestazioni stagionali per velocità massima raggiunta appartengono a giocatori di questa squadra: il migliore, finora, è stato Tyreek Hill, capace di superare i 35 km orari (22.01 miglia) nella ricezione da 64 yard messa a segno contro i Giants. L’altro aspetto interessante riguarda l’idea di football positionless dei Dolphins. Durante le partite possiamo vedere Tyreek Hill partire in posizione di tight end o fullback vicino alla linea di scrimmage e poi essere spostato sull’esterno prima dello snap. Achane, un running back, giocare esterno come un ricevitore. Jaylen Waddle giocare al fianco di Tua come un runningback, esattamente come nel video qui sopra. Franchise quarterback Nonostante gli infortuni, che lo hanno costretto a iniziare la sua carriera in NFL con un handicap notevole, Tua Tagovailoa sta dimostrando di valere la quinta scelta assoluta spesa per lui da Miami nel 2020. Avendo preceduto un talento come Justin Herbert, scelto subito di lui in quel Draft, metterà lui e il QB dei Chargers per sempre sotto la lente di ingrandimento di addetti ai lavori e semplici appassionati, ma questo è un altro discorso. La verità è che Tua, accompagnato per mano dal nuovo staff si sta evolvendo in un eccellente interprete del ruolo. Anche nel passing game, ovviamente, McDaniel ha esportato lo stile di San Francisco, cercando di attaccare il più possibile il centro del campo e mettendo i giocatori nella posizione di sfruttare gli spazi per guadagnare yard extra: il loro skillset, particolarmente adatto a questo gioco, fa il resto. Lo vediamo anche nelle cifre dell’ex QB di Alabama: al momento di scrivere, più un quarto dei passaggi tentati (47 su 166) sono arrivati nella zona centrale del campo entro le 20 yard. Latitano ancora un po’, invece, i passaggi profondi, quelli oltre le 20 yard, circostanza in cui comunque Tua è migliorato parecchio dal suo ingresso nella Lega. Ciò si deve un po’ alle caratteristiche dell’attacco, un po’ a quelle del materiale a disposizione; il personale offensivo dei Dolphins è tutto fuorché fisicamente dominante e sebbene Hill giochi con grande fisicità e aggressività nonostante la stazza, non è propriamente il giocatore a cui chiedere di vincere duelli fisici e palloni 50/50. Da questo punto di vista, l’arrivo di Chase Claypool da Chicago in cambio di una scelta al settimo giro del Draft 2025 può essere una scommessa interessante; l’ex giocatore degli Steelers arriva in Florida con una nomea di professionista non esemplare, ma anche con un tipo di fisico che non è presente all’interno del reparto ricevitori della squadra. Claypool si è lamentato di non essere stato sfruttato a dovere dal coaching staff dei Bears: la squadra in cui è capitato è quella giusta, unita magari a un cambio di ruolo, da wide receiver a tight end. Un dato che, su tutti, certifica l’evoluzione di Tua come passatore, e di riflesso anche i miglioramenti compiuti dall’attacco dei Dolphins, è quello relativo alla aggressiveness, la statistica che misura la percentuale di lanci contro una marcatura stretta, cioè con il difensore entro la singola yard di distanza dall’attaccante. Nel 2021, Tua era il passatore più aggressivo della Lega, con il 19.3% di aggressiveness: in questa stagione, la percentuale è di 11.2. Il numero 1 di Miami è anche, attualmente, il giocatore che impiega meno tempo a liberarsi del pallone, 2.37 secondi. Il passing game di Miami è fatto di passaggi veloci e di yards after catch, anche e soprattutto grazie alla presenza di tanti giocatori abilissimi con il pallone in mano. La lunghezza media dei passaggi tentati da Tua è di 7.4, nella metà bassa della Lega, e le 847 yard guadagnate dopo la ricezione rappresentano il secondo dato più alto dopo le 903 di Mahomes.

Questa azione riassume benissimo quanto detto finora. Tyreek Hill parte allineato subito dietro al tackle, come fosse un tight end. Viene poi messo in movimento verso l’esterno con la ormai classica short out motion ma, anziché dirigersi verso l’esterno come per correre una wheel o una qualunque traccia lungo la linea di fondo, si ferma a metà. L’ex Chiefs viene dunque servito immediatamente con un passaggio corto che si tramuta in un tunnel screen trasformato in 64 yard. Nella partita contro i Patriots, invece, abbiamo visto cosa prova a fare una difesa ben allenata quando incontra un attacco di questo tipo: cercare di ridurre - eliminare è pressoché impossibile - le big play concesse togliendo il fondo del campo e costringendo Tua a diventare un passatore orizzontale e prevedibile. Nonostante il periodo storico negativo, i Patriots rimangono un’ottima squadra difensiva, che ha come filosofia sotto Bill Belichick quella di difendere in base al tipo di avversario che incontra.

Qui vediamo un paio di situazioni in cui Miami si trova costretta a prendere quello che viene contro una cover 4 (4 defensive back a zona), un tipo di copertura particolarmente adatta a proteggere la parte alta del campo e forzare passaggi nella zona ‘di sotto’. In entrambi i casi, Tua non trova spazi ed è costretto al checkdown - un passaggio corto, l’extrema ratio quando l’azione non si sviluppa come si vorrebbe - al running back. Belichick ha anche sfoderato coperture con 3 safety, una cosa che Braxton Berrios, minuto ricevitore di Miami, ha dichiarato in post gara di non avere mai visto. Questo, insomma, è quello che sono diventati i Miami Dolphins. Attualmente, il pericolo più grande per questo reparto arriva dai problemi fisici. La linea offensiva ha già perso, per periodi più o meno lunghi, il left tackle Terron Armstead, la guardia Robert Hunt e il centro Connor Williams, uno dei segreti meglio nascosti del successo nel gioco di corsa. Anche il rookie rivelazione De’Von Achane si è infortunato, ma verosimilmente rientrerà a metà novembre, dopo la settimana di riposo. Nel frattempo, Raheem Mostert e Tyreek Hill hanno già segnato 17 touchdown in due, il massimo per una coppia di compagni di squadra dopo 6 partite, pareggiato un record nell’era del Super Bowl. Intanto che ci divertiamo a seguirli e a vederli infrangere primati, cerchiamo di trovare un soprannome degno a questa grande squadra, grazie.

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