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Federico Principi

Bentornato Benevento

La squadra di Inzaghi ha raggiunto la promozione grazie a una stagione storica.

A margine della premiazione per le Panchine d’Oro, lo scorso 3 febbraio a Coverciano, Pippo Inzaghi ha commentato la grande cavalcata del suo Benevento così: «Pensare a uno scenario simile era inimmaginabile. Eravamo una delle favorite insieme ad altre quattro o cinque. I valori di Crotone, Frosinone, Empoli e Cremonese verranno fuori, la classifica è molto corta e può succedere di tutto». In quel momento la sua squadra era in testa al campionato di Serie B con un vantaggio di 16 punti sul Pordenone secondo in classifica e la promozione era solo questione di tempo. 

 

Tempo che si è dilatato per via dell’interruzione dei campionati, ma che non sembra aver intaccato la solidità difensiva del Benevento, che nelle 3 partite giocate dalla ripresa ha ottenuto 2 vittorie e un pareggio senza mai subire gol, conquistando in maniera matematica la promozione grazie al successo per 1 a 0 sulla Juve Stabia. 

 

I risultati positivi ottenuti in queste settimane, oltre a chiudere rapidamente la formalità della promozione, hanno ulteriormente lanciato il Benevento 2019-20 verso diversi record della categoria, candidando la squadra di Inzaghi al titolo di migliore squadra di sempre della Serie B: 

 

  • La sua media punti è di 2.45 a partita, superiore a quella della Juventus 2006-07 anche togliendole quelli di penalizzazione (2.23). 
  • Con 76 punti ottenuti ha già stabilito il record in un girone di B a 20 squadre – superando il Como 2001-02, a quota 74. 
  • Con una sola sconfitta finora, per 4-0 a Pescara, il Benevento può eguagliare il record di minor numero di sconfitte – appunto, una – fatto registrare una sola volta, dal Perugia 1984-85. 
  • A 7 partite dal termine il Benevento ha 24 punti di vantaggio sulla seconda, il Crotone: il record storico è di 17, fatto segnare dall’Ascoli 1977-78, quando però la vittoria valeva 2 punti. Con quel sistema, tuttavia, il Benevento oggi avrebbe comunque ben 16 punti di vantaggio su Crotone e Frosinone.

 

Al di là dei record, in questa stagione il Benevento ha spaccato il campionato in modo totalmente inaspettato, come giustamente sottolineato da Inzaghi a febbraio, vista la rosa a disposizione sicuramente di valore ma non così fuori categoria. Il tutto nel contesto della Serie B che molto spesso negli ultimi anni ha premiato l’equilibrio e la continuità dei progetti tattici, permettendo moltissimi doppi salti dalla C alla A, tra cui quello per cui sta lottando ora anche il Pordenone. Da dove nasce quindi il percorso inatteso della squadra più dominante della storia della Serie B?

 

La ricerca della solidità attraverso la semplicità

La delusione della scorsa stagione per la sconfitta ai playoff contro il Cittadella ha incoraggiato la dirigenza a liberare Cristian Bucchi e puntare su Filippo Inzaghi, nonostante l’esperienza negativa al Bologna. Se il fallimento sulla panchina del Milan, al suo esordio da allenatore e in un contesto troppo ambizioso per la sua limitata esperienza, aveva delle attenuanti, i cattivi risultati ottenuti in Emilia avevano intaccato la sua credibilità come allenatore a buoni livelli. 

 

In antitesi a quella da calciatore, Inzaghi ha costruito la sua carriera da allenatore sulla difesa. «Il mio Bologna dovrà ispirarsi all’Atletico di Simeone», aveva detto appena arrivato al Dall’Ara, «l’Atletico non sarà sempre bello da vedere, ma tutti lottano e combattono». Un tipo di mentalità sembrato forse un po’ limitante in un contesto esigente come quello della Serie A, ma che aveva pagato a Venezia in Serie B, quando con una rosa di medio livello si era spinto fino alla semifinale playoff. 

 

La solidità difensiva è stata la prima preoccupazione di Inzaghi anche al Benevento. L’allenatore è riuscito davvero a trasmettere ai suoi giocatori qualcosa della cieca dedizione che contraddistingue l’Atletico Madrid di Simeone: sono molte le partite che il Benevento non sembrava avere sotto il proprio controllo, ma che è riuscito a vincere risolvendo a proprio favore gli episodi e i punti di svolta più complicati.  

 

Alcune statistiche dimostrano in maniera molto chiara come il Benevento sia una squadra costruita per avere come priorità un blocco difensivo granitico: è 14esimo in B per possesso palla medio (48.36%) e 15esimo per passaggi effettuati, ma soprattutto sono la squadra con il più alto indice di PPDA, ovvero è la formazione che pressa con meno intensità. Il Benevento concede mediamente 11.3 passaggi prima di un’azione difensiva (un fallo commesso o una palla intercettata). La squadra più intensa nel pressing in B, il Cittadella, ne concede 6.24, quasi la metà.

 

La capacità di difendere in maniera posizionale anche per lunghe fasi consente tuttavia al Benevento di essere di gran lunga la miglior difesa della B con appena 15 gol subiti, quasi la metà della seconda migliore (il Frosinone, 27 gol subiti). Un risultato eccezionale anche se non batterà il record storico – che appartiene al Genoa 1988-89 – di sole 13 reti incassate in un campionato di B a 20 squadre. Non solo è la terza miglior squadra del campionato per tiri subiti, 9.8 a partita, ma è in assoluto quella che concede le conclusioni meno pericolose: secondo il modello expected goals di Wyscout il Benevento è la squadra che ha concesso meno xG complessivi (26.99, il Crotone secondo ne ha concessi 30.8) e anche meno xG relativamente a ogni singolo tiro subito (0.083).

 

Fin da subito il Benevento ha mostrato la chiara volontà di proteggere con ordine la propria metà campo, iniziando le prime 13 partite con un 4-4-2 dal baricentro basso, senza organizzare un pressing intenso sull’impostazione dal basso della squadra avversaria, ma rinunciando anche a fasi di riaggressione in zone alte del campo dopo la perdita del possesso, lasciate al massimo a iniziative individuali. 

 

Persa palla in zona offensiva, il Benevento non va a riaggredire i due centrali del Chievo ma Viola e Coda ripiegano. Di Noia si fa però sorprendere dall’azione individuale di pressing di Hetemaj, non coordinata col resto della squadra, ma che si rivela efficace.

 

Specialmente fin quando si è schierato con il 4-4-2, il Benevento ha tenuto un blocco basso. La scarsa propensione al pressing è anche dovuta alle consegne della linea difensiva: Inzaghi chiede ai suoi difensori più che di accorciare sugli attaccanti avversari di scappare indietro assorbendo gli inserimenti in profondità degli avversari e non tentando quasi mai il fuorigioco (Il Benevento manda gli avversari in fuorigioco mediamente 1.58 volte a partita: solo 5 squadre – Chievo, Frosinone, Livorno, Pescara e Salernitana – lo fanno ancora meno spesso).

 

Balkovec sta per servire il taglio in profondità di Mancuso e Inzaghi sta già indicando alla difesa di scappare e Caldirola, anziché mettere in fuorigioco l’avversario, parte in anticipo per seguirlo e prendere vantaggio.

 

Il difensore centrale più intraprendente del Benevento è Luca Caldirola, 29 anni, tornato in Italia a nel gennaio 2019 dopo cinque anni e mezzo in Germania. Caldirola tenta spesso l’anticipo su ogni tipo di pallone, anche se non sempre con successo, ma la sua libertà conferma come la difesa del Benevento abbia un forte orientamento sull’uomo, più che sul mantenimento di una linea compatta. Una strategia che esalta l’applicazione e la concentrazione individuale degli interpreti e che, almeno a livello concettuale, semplifica il lavoro dei difensori. In uno schieramento che agisce più di reparto probabilmente sarebbe servito più tempo per trovare i giusti sincronismi collettivi.

 

Anche in fase di possesso, nella prima parte di stagione, il Benevento si è affidato a principi di gioco piuttosto semplici. Inzaghi ha chiesto ai suoi giocatori un calcio molto verticale, pur senza associarci una precisa strategia di riaggressione come fanno molte squadre di alto livello che giocano in maniera diretta. Forse in questo senso ha influito anche il momento della carriera di Inzaghi: per liberarsi il prima possibile delle scorie negative dell’esperienza a Bologna, dove aveva provato a giocare un calcio più elaborato, a Benevento ha preferito iniziare con idee semplici che permettessero alla squadra di trovare fin da subito un equilibrio.

 

In fase offensiva il Benevento risaliva il campo soprattutto servendo Massimo Coda con palle verticali sulla trequarti, per sfruttare le abilità del suo centravanti spalle alla porta. Le sue ricezioni e le sue sponde hanno spesso innescato combinazioni centrali che coinvolgevano sia la seconda punta – Marco Sau o Roberto Insigne – sia i due esterni di centrocampo. Di questo gioco ne hanno approfittato soprattutto Insigne e Kragl che partendo da destra potevano ricevere al centro del campo e sfruttare la qualità del proprio sinistro cercando imbucate o conclusioni in porta.

 

Su questa sponda di Coda sono già pronti a ricevere la seconda punta, Roberto Insigne, e l’esterno sinistro, Riccardo Improta, che si addensa al centro. Qui invece, se verticalizza Viola, Coda allunga la difesa dello Spezia tagliando profondo.

 

Soprattutto nella prima parte di stagione, grazie alla sua visione di gioco e le sue capacità tecniche, Coda è stato tremendamente efficace: che si trattasse di spizzate di testa, appoggi corti o aperture laterali, ma anche palloni protetti sfruttando la forza fisica e la capacità di usare il corpo il centravanti ha creato tantissimo gioco per il Benevento. Spesso è stato anche bravo a sentire il taglio di un compagno alle proprie spalle e a servirlo quasi alla cieca soprattutto spizzando di testa, mostrando sia una grande intelligenza tattica individuale sia una buona organizzazione collettiva.

 

Da notare anche: gli esterni Tello (8) e soprattutto Insigne (19) che si accentrano per combinare sulle sponde di Coda (9); molte palle dirette da Maggio (11) proprio verso Coda.

 

Nella pass map relativa a Salernitana-Benevento del 16 settembre 2019, si vedono molti dei concetti base delle fasi di possesso di Inzaghi: una circolazione perimetrale insistita, che coinvolge anche i 4 difensori e Nicolas Viola (il 10 nella mappa) che, partendo dalla posizione di mediano sul centro-sinistra, spesso si allargava verso l’esterno. L’obiettivo, comune a molte altre squadre, era quello di invitare l’avversario al pressing per aprire spazi da attaccare in verticale. 

 

Le ricezioni di Coda erano studiate nel dettaglio: quando ad avere palla era il terzino, il centravanti veniva incontro per ricevere sui piedi, quando invece la palla finiva a Viola, Coda attaccava la profondità per ricevere il filtrante, spesso molto lungo, alle spalle della difesa.

 

Le evoluzioni con il 4-3-3

Il passaggio al 4-3-3, avvenuto in Benevento-Crotone del 23 novembre 2019, ha modificato alcuni dei principi di gioco di Inzaghi, pur non cambiando radicalmente il suo approccio alla fase difensiva. Senza rinunciare alla solidità, tramite semplici accorgimenti, il Benevento è diventata una squadra in grado di pressare meglio in alcune specifiche situazioni. Contro le difese a 3, Inzaghi chiede ai suoi esterni offensivi di orientarsi sui centrali esterni avversari, aspettando come trigger un passaggio laterale o all’indietro e provando a schermare il passaggio laterale sull’esterno. 

 

 

Contro le difese a 4, invece, agli esterni offensivi è invece chiesto di pressare i terzini quando ricevono un passaggio laterale, mentre sui centrali escono le due mezzali, lasciando il centravanti libero da marcature per occuparsi invece di schermare il passaggio a un mediano.

 

 

Il gol del 2-0 contro l’Ascoli mette in evidenza questa situazione: Coda non si alza in pressing e si occupa del mediano Petrucci: sul centrale Gravillon (della difesa a 4) esce la mezzala Hetemaj (prima immagine). Alle spalle scala profondo il terzino Antei, che recupera il pallone a ridosso del centrocampo (seconda immagine).

 

Il passaggio al 4-3-3 ha però modificato in maniera più evidente alcune dinamiche in fase di possesso. Il Benevento con il passare delle giornate ha limitato sempre di più la ricerca del gioco verticale verso il centravanti. La risalita del campo è stata affidata principalmente alle ricezioni nei  nei mezzi spazi dei due esterni: a sinistra Improta e soprattutto Sau, a destra Kragl e Insigne. 

 

I due esterni a destra si sono rivelati un’arma incredibilmente efficace per Inzaghi: Kragl è un giocatore più potente, più abile a sterzare con il corpo in spazi stretti e a calciare in porta, e più incisivo in zona offensiva, mentre Insigne ha invece un controllo palla più felpato ed è più bravo a raccordare il gioco, anche in spazi stretti grazie alla capacità di tenere incollato il pallone al piede sinistro. Entrambi sono mancini e schierati a piede invertito: una precisa volontà di Inzaghi fin dalle sue prime partite da allenatore del Milan.

 

Con l’andare della stagione, soprattutto dopo la sosta natalizia, il Benevento ha pian piano affinato i movimenti offensivi, creando rotazioni sempre più sofisticate che coinvolgono anche i tre di centrocampo per eludere le marcature a schermo degli avversari. Il risultato è stato un calcio più elaborato che ha dato più certezze alla squadra in fase di possesso. 

 

Anche dopo il cambio modulo il gioco del Benevento è rimasto comunque improntato alla ricerca di combinazioni strette in zona centrale: la squadra di Inzaghi è solo 17esima per cross effettuati, 15.9 a partita. Il Benevento non crossa spesso sia perché gli esterni di attacco tendono a occupare corridoi più centrali di campo, sia anche per le caratteristiche dei suoi terzini. A destra Maggio (38 anni) non ha più le qualità atletiche e aerobiche dei tempi migliori (il Benevento è la squadra che crossa meno da destra di tutto il campionato), mentre a sinistra Gaetano Letizia, seppur molto dotato sia di progressione che di resistenza, agisce a piede invertito.  

 

La partita che ha rappresentato la svolta nel gioco è stata la seconda affrontata con il 4-3-3, la trasferta di Venezia del 30 novembre. Da quel momento in poi molti dati statistici del Benevento sono cambiati, a testimoniare anche con i numeri l’evoluzione della squadra di Inzaghi. Ecco alcuni dati interessanti:

 

  • La media stagionale dei passaggi del Benevento è di 374.84 a partita. Tale media è stata superata solo 5 volte su 13 partite (38%) prima di Venezia-Benevento, ed è stata invece superata 12 volte nelle ultime 19 partite (67%). 
  • I passaggi del Benevento sono aumentati e si sono anche accorciati: la media stagionale di lunghezza è 21.1 metri ed è stata superata 9 volte nelle prime 13 partite (69%) e solo 7 volte nelle ultime 18 (39%).
  • Dopo la sosta natalizia, il Benevento in 12 partite ha superato per 9 volte la media stagionale di possesso palla (48.36%). Nelle tre volte in cui non ci è riuscito, due volte è rimasto in 10 uomini prematuramente (contro Cosenza e Juve Stabia).
  • La produzione offensiva è aumentata: la media dei cross a partita (15.9) è stata superata 4 volte nelle prime 14 partite (29%) e 11 volte nelle ultime 17 (65%). Di conseguenza sono aumentati anche i tiri effettuati: la media (14.1) è stata superata 4 volte nelle prime 13 partite (31%) e 10 volte nelle ultime 18 (56%).
  • Sono ovviamente aumentati anche i gol: la media stagionale è di 1.81 a partita, superata solamente 4 volte nelle prime 12 partite (33%) e invece ben 12 volte nelle ultime 19 (63%), cioè dal giorno del debutto del 4-3-3 in poi.

 

La centralità di Schiattarella

Per far sì che il Benevento evolvesse tecnicamente e tatticamente è stato determinante il ritorno in campo di Pasquale Schiattarella, bloccato da un problema fisico da fine agosto a metà ottobre: «Il mister e il suo staff sono stati bravissimi a gestirmi fisicamente dopo l’infortunio», ha raccontato proprio Schiattarella, «avevo bisogno di allenarmi e capire i meccanismi del tecnico, ma ci ho messo poco tempo».

 

Il passaggio al centrocampo a 3 è stato ideale per esaltare l’assortimento e la complementarietà di Hetemaj, Schiattarella e Viola, che permettono alla squadra di disporre contemporaneamente di un doppio incontrista – Schiattarella ed Hetemaj – e di un doppio playmaker – Viola e Schiattarella. Proprio questi ultimi due sono rispettivamente primo e quinto in B nella classifica dei passaggi filtranti effettuati per ogni 90 minuti (2.44 e 1.99) e contribuiscono in modo deciso a far sì che il Benevento sia la prima squadra in B per passaggi filtranti (9.38 a partita). Schiattarella è anche terzo in B per percentuale di successo dei suoi passaggi filtranti (39.53%).

 

Il gol decisivo della recente partita contro la Cremonese è un manifesto dell’evoluzione del Benevento. Schiattarella gioca un bel filtrante verso il centro dove sono addensati gli esterni Improta e Insigne e la punta Moncini, che fa la sponda vincente proprio per Insigne.

 

Le caratteristiche di Schiattarella lo rendono perfetto nel ruolo di mediano: rispetto a Viola ha un piede meno raffinato ma si muove molto bene e in maniera dinamica per orientare rapidamente il controllo e le soluzioni di passaggio. Questo ha permesso alla squadra di avere un appoggio molto più sicuro nella circolazione arretrata e di resistere meglio al pressing degli avversari. Inoltre, la presenza di Schiattarella consente a Viola di avere più libertà, preoccupandosi meno della fase difensiva: senza dubbio Viola rispetto a Schiattarella è più abile come rifinitore, mentre Schiattarella svolge perfettamente il ruolo di palleggiatore. 

 

Quasi tutte le costruzioni dal basso del Benevento devono passare per Schiattarella. Qui il mediano si muove incontro per farsi dare il pallone da Montipò (come indicato anche da Caldirola), ma il portiere non ha grande sicurezza con i piedi e rinvia lungo. Schiattarella avrebbe potuto appoggiarsi a muro su Caldirola e a fine azione si arrabbia tantissimo con Montipò.

 

La presenza di Schiattarella permette anche di sigillare ancor di più la fase difensiva. Il suo dinamismo e la sua intensità mentale gli consentono di scalare rapidamente sull’uomo davanti in caso di uscita dal pressing di una mezzala o del centravanti; ma tornano utili anche più in generale nel recupero delle palle vaganti, per le quali sembra avere una calamita. Inoltre con il centrocampo a 3 il Benevento subisce meno imbucate tra le linee che costringevano più spesso i difensori a rompere la linea e uscire in avanti.

 

Gli investimenti in attacco

Dal mercato di gennaio, inoltre, il Benevento è uscito con un nuovo centravanti. Il giocatore forse più importante di inizio stagione, Coda, ha perso il posto da titolare a favore del nuovo arrivato Gabriele Moncini, reduce da uno scarso minutaggio con la SPAL. Coda ha il contratto in scadenza e la trattativa per il rinnovo, andata avanti con difficoltà dalla scorsa estate, si è definitivamente arenata lo scorso inverno.

 

Coda, fondamentale nello sviluppo del gioco, al di là della sua situazione contrattuale ha anche pagato un po’ di sterilità offensiva. Ha avuto solamente un breve momento positivo, tra la 10a e la 15esima giornata comprese, in cui ha realizzato 4 gol in 6 partite, ma nelle restanti 23 gare in cui è sceso in campo ha realizzato solo 3 gol, molti meno dei 21 della scorsa stagione. Coda ha pagato un po’ di mancanza di lucidità o forse anche di sfortuna. È infatti il settimo giocatore in Serie B per tiri effettuati per ogni 90 minuti (3.26) ma soprattutto è sesto anche per percentuale di tiri nello specchio rispetto ai tiri totali (44.05%).

 

Con il 4-3-3, come visto, il Benevento è riuscito a costruire un calcio più armonico dando più importanza alle ricezioni delle mezze punte e limitando fortemente i compiti di raccordo del centravanti. È probabile anche che Inzaghi, a questo punto, abbia cercato un attaccante più adatto alla finalizzazione rispetto sia a Coda che ad Armenteros e lo abbia trovato proprio in Moncini, che lo scorso anno ha realizzato 12 gol in 17 partite in mezza stagione al Cittadella in B, più 3 ai playoff.

 

Moncini ha meno capacità di Coda di fungere da sponda, soprattutto nella protezione del pallone con il corpo. Anche statisticamente è evidente la differenza tra i due: in media per ogni 90 minuti Coda effettua più passaggi (18.1 contro 12.05), più duelli aerei (8.86 contro 6.28) e più del doppio dei dribbling (2.64 contro 1). I numeri sugli xG sono invece molto simili Moncini prevale di poco (0.48 contro 0.46).

 

Una pass map tipica dell’ultima evoluzione del Benevento, nel ritorno contro l’Entella. Schiattarella (28) è profondamente coinvolto nello smistamento dei palloni; le ali Sau (25) e Insigne (19) ricevono spesso da Schiattarella e dialogano più con gli altri componenti della catena laterale che con il centravanti; Moncini (32) dà profondità ed è il terminale, anziché fare da raccordo.

 

Come affrontare la A

L’arrivo di Moncini è stato importante per preparare la transizione dalla Serie B alla Serie A, ma la sua scarsa esperienza non scioglie tutte le incognite per la prossima stagione, in cui il sistema di Inzaghi sarà sottoposto a pressioni infinitamente maggiori. Il miglioramento nell’uscita dal pressing sarà molto utile in Serie A, ma l’aumento dei ritmi di gioco potrebbe rendere più complicata la costruzione del gioco a centrocampo e l’utilizzo del centravanti come semplice terminale. Per questo motivo il Benevento sembra interessato a un centravanti che può dare più garanzie, con caratteristiche adatte anche per partecipare alla manovra (si è parlato addirittura di Fernando Llorente). Per il momento è arrivato Loic Remy, che però potrebbe essere schierato da Inzaghi come esterno alto e non centravanti.

 

Il reparto che in questo momento appare più solido e ben assortito è senza dubbio il centrocampo, che oltre a Hetemaj, Schiattarella e Viola dispone anche di una riserva di lusso per la B come Andrés Tello. In difesa il Benevento deve sicuramente trovare un terzino sinistro mancino che crossi più spesso e che dia il cambio a Letizia o a Maggio, dirottando Letizia a destra. La soluzione di Barba, centrale adattato a sinistra, non ha certamente aiutato la spinta su quel lato. L’arrivo probabile di Kamil Glik, invece, sembra sigillare il posto di difensore centrale di centro-destra accanto a Caldirola.

 

Rispetto a qualche decennio fa la differenza tra Serie A e B sembra più marcata e anche una squadra che viene da una stagione storica avrà bisogno di migliorare la sua rosa se vuole essere competitiva. Per il Benevento sarà più facile muoversi su un terreno molto insidioso grazie all’identità precisa che le ha dato Pippo Inzaghi. Non solo il tecnico si è dimostrato capace come pochi altri di interpretare le dinamiche spesso imperscrutabili della Serie B, ma con l’andare della stagione è stato in grado di costruire un calcio sempre più efficace anche in fase offensiva. Il suo prossimo obiettivo sarà quello di affermarsi definitivamente anche in Serie A, dopo le difficoltà nel Milan e nel Bologna, mantenendo il Benevento nell’élite del nostro calcio.

 

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Federico Principi nasce nel 1992 e si ammala di sport. È telecronista della Serie C su Eleven Sports Italia. Ha scritto "Formula 1 2016: The review", un libro completo sulla stagione 2016 di Formula 1.