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Emanuele Mongiardo
Il Bayern Monaco ha mostrato i muscoli
09 mar 2023
09 mar 2023
L'atletismo dei difensori di Nagelsmann ha soffocato le velleità del PSG.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / MIS
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Per raccontare la vittoria del Bayern sul PSG si può partire dalle occasioni avute le due squadre nate da errori in costruzione. Al 38esimo del primo tempo, la pressione incrociata di Mbappé e Hakimi nega a Sommer il passaggio verso i centrali. Il portiere svizzero allora tenta una conduzione, con Hakimi che però è più rapido, gli balza addosso e gli sporca il pallone, che rotola verso il limite dell’area sui piedi di Vitinha. Il centrocampista portoghese col controllo elude il tentativo di scivolata di Sommer e, in precario equilibrio, di sinistro incrocia un tiro lentissimo, degno di un’esercitazione dei pulcini più che di un ottavo di finale di Champions. De Ligt, in scivolata, salva sulla linea.

La fiacchezza di Vitinha è quanto di più lontano possa esistere dai giocatori del Bayern, ancora una volta autori di una prova brutale dal punto di vista dell’atletismo individuale. I giocatori di Nagelsmann l’occasione che gli capita dall’azzardo in costruzione degli avversari non la sprecano. Tutto nasce da un errore di valutazione di Verratti spalle alla porta sul pressing di Goretzka, una situazione che l’italiano di solito ricerca per esasperare l’aggressività del marcatore e andarsene grazie al baricentro basso. Stavolta invece il centrocampista del Bayern riesce a metterci un piede, Muller in raddoppio gli dà una mano e così la squadra bavarese arriva dritta in porta per il gol di Chupo-Moting, che nella finale di Lisbona, a maglia invertita, aveva mancato un’opportunità per pareggiare abbastanza clamorosa.

Sono stati forse questi gli episodi decisivi del confronto. Sotto la superficie del risultato, però, c’è altro. I tedeschi non hanno giocato la loro miglior gara e sembrano decisamente lontani dai fasti della gestione Flick. Il PSG, però, contro un avversario del genere ha avuto talmente poca consistenza che il Bayern non ha dovuto nemmeno scalare le marce per vincere tranquillamente l’eliminatoria. Gli unici ad alzare i giri del motore sono stati i suoi giocatori più dinamici (Goretzka, Upamecano, Davies) quando c’è stato da assorbire i buchi che la tattica spregiudicata di Nagelsmann inevitabilmente lascia in difesa. Per il resto, è stata un’eliminatoria che si è chiusa nel momento in cui il PSG non ha avuto più le forze, l’organizzazione o la voglia di provare a sporcare il possesso bavarese. Cioè già alla fine del primo tempo.

I 45 minuti in cui il PSG è riuscito a rubare palla

Né bavaresi né francesi arrivavano alla partita nel loro miglior momento, sia per una questione di risultati che di infortuni. Galtier si è affidato al 3-5-2 visto contro il Marsiglia la scorsa settimana. Una disposizione dettata dal “vantaggio” del tutto teorico di non avere Neymar – di certo senza palla il PSG diventa più equilibrato, ma l’Allianz Arena è uno stadio dove il brasiliano ama esibirsi, e vista la scarsa ispirazione di Mbappé e Messi era difficile credere sul serio che la sua assenza potesse giovare al PSG. Davanti a Donnarumma, visto il recente infortunio al tendine d’Achille di Kimpembé, agivano Danilo Pereira sul centro destra, Sergio Ramos in mezzo e Marquinhos sul centro sinistra, dopo mezz’ora sostituito per infortunio prima da Mukiele e poi dal diciassettenne Bitshiabu (un cambio che è un po’ una metafora di come per ogni giovane centrale francese che non riesce a esplodere ce ne sia un altro più giovane pronto a fargli le scarpe, tanto sono infinite le loro risorse in quel ruolo). In mezzo, il terzetto di centrocampo era composto da tre palleggiatori: Verratti metodista, Fabian centro sinistra e Vitinha centro destra. In avanti Messi agiva a supporto di Mbappé.

Nagelsmann, invece, ha disegnato un 4-2-3-1. Senza Mazraoui infortunato e senza Pavard fuori per squalifica, il terzino destro era Stanisic, accompagnato da De Ligt e Upamecano al centro e Davies sulla sinistra. La coppia di mediani era Kimmich-Goretzka, mentre la trequarti era composta, da destra verso sinistra, da Coman, Muller e Musiala. La punta era Choupo-Moting, con Mané in panchina ancora non al meglio della condizione.

Sembra incredibile a dirsi, ma nella prima parte di gara il PSG ha mantenuto il controllo non solo per la scelta del Bayern di assestarsi su un blocco medio, che lasciava impostare i difensori e Verratti, ma anche per la sua capacità di rubare in avanti il pallone. Galtier ha impostato un pressing uomo su uomo. Il Bayern costruiva a tre, con Stanisic bloccato vicino ai centrali. Così, mentre le due punte controllavano Upamecano e de Ligt, Fabian Ruiz a sinistra si alzava sul terzino croato – una scelta che permetteva, nel sistema di marcature individuali, di mantenere il quinto di sinistra Nuno Mendes basso vicino a Coman, l’unico accoppiamento possibile per arginare un’ala veloce come il francese. Al centro, Verratti si alzava su Kimmich, il mediano più partecipativo in fase di costruzione. I tre difensori avevano il compito di uscire aggressivi sui riferimenti offensivi, mentre a destra Hakimi doveva seguire Davies. La pressione diventava più esasperata in caso di retropassaggio al portiere, dove Mbappé si staccava dal proprio centrale per aggredire Sommer.

Il Bayern è sembrato stranamente povero di soluzioni in prima costruzione. Non c’erano movimenti volti ad aggirare le marcature individuali e tante volte i padroni di casa hanno dovuto lanciare in avanti senza troppe pretese – soprattutto quando il PSG è riuscito ad indirizzare il pressing verso de Ligt, il centrale meno dotato con i piedi. In questo modo i francesi sono riusciti spesso a recuperare palla, magari dopo una verticalizzazione forzata verso le punte dei bavaresi.

I rimpianti del PSG con la palla

Anche il Bayern, in un primo momento, sembrava intenzionato a pressare alto con riferimento sull’uomo. Il 4-2-3-1 si incastrava perfettamente col 3-5-2, così trequartisti e punta marcavano i centrali e Verratti, mentre i terzini si alzavano sui quinti e i mediani sulle mezzali. Tuttavia, dopo soli dieci minuti Nagelsmann ha cambiato strategia, forse preoccupato di dilatare troppo le distanze tra i suoi uomini e di lasciare in uno contro uno e con tanto campo alle spalle i centrali contro Mbappé e Messi, coadiuvati dai movimenti delle mezzali.

Il Bayern si è compattato in un blocco medio, una sorta di 4-4-2 che concedeva ai tre difensori e a Verratti libertà di impostare e che non acuiva il pressing neanche in caso di retropassaggio al portiere. Il PSG, quindi, ha iniziato ad avere il controllo della partita. I francesi non hanno forzato il possesso, non cercavano passaggi troppo rischiosi in zone centrali, probabilmente per evitare di esporsi a transizioni pericolose – a giri tanto bassi e con così tanta libertà di prendersi palla e alzare la testa, Neymar avrebbe trovato il contesto perfetto per abbassarsi e inventare. Pur senza cercare combinazioni pericolose, il ritmo lento designava una partita più vantaggiosa per gli ospiti che per il Bayern, per un paio di motivi. Innanzitutto, una partita intensa, di transizioni continue, sarebbe stata difficile da sostenere per la difesa e il centrocampo parigini. Dopodiché, la possibilità di giocare a palla scoperta, unita alla minaccia dei movimenti in profondità di Mbappé, prima o poi avrebbe portato per forza a qualche occasione.

Così è stato, ma il PSG non ha saputo trasformare situazioni propizie in vere palle gol. Mbappé non avrà giocato la sua miglior partita, ma, in maniera indiretta, aveva creato i presupposti per arrivare in porta. Terrorizzati dalla sua velocità, i difensori lo seguivano in maniera ossessiva, lasciando così ampi spazi al resto dei giocatori del PSG. I compagni di Mbappé, Messi compreso, non hanno saputo però leggere la situazione ed hanno avuto fretta di verticalizzare sul francese, nonostante quest’ultimo fosse marcato stretto e ci fossero altre alternative di passaggio completamente libere. In Ligue 1 spesso il PSG forza il passaggio per Mbappé, ma stavolta a seguirlo c’erano avversari atleticamente alla sua altezza, che ne hanno spento la minaccia.

Intorno al 20esimo, per esempio, Messi dopo un triangolo con Verratti salta Goretzka. L’argentino si allunga il pallone, de Ligt interviene, ma la sfera rotola in avanti tra i piedi di Mbappé, che di tacco appoggia per Vitinha e poi attacca la profondità, seguito da Upamecano. Vitinha è libero di giocare a palla scoperta e di alzare la testa. Sulla sinistra, sta arrivando di corsa Fabian, totalmente libero visto che Stanisic era rimasto bloccato al centro e Upamecano aveva seguito Mbappé. Vitinha, però, invece di allargare dallo spagnolo, prova una pretenziosa verticalizzazione per Mbappé. Upamecano non fatica a contenere il controllo a seguire di Mbappé che, condotto lontano dalla porta, può solo calciare sull’esterno della rete, senza rischio alcuno per Sommer.

Qualche minuto più tardi, una combinazione sulla destra tra Hakimi, Verratti e Vitinha fa collassare sulla fascia Muller, Kimmich e Davies. I giocatori del PSG riescono a conservare il pallone e a tornare al centro da Messi, libero di alzare la testa visto che quelli del Bayern erano finiti sul lato palla. Mbappé esegue un taglio verso la porta, attirando Stanisic. Fabian fa lo stesso movimento e porta con sé Upamecano. Così, sulla sinistra resta liberissimo Nuno Mendes, giocatore sempre temibile da ala aggiunta. Messi, invece di sfruttare i movimenti dei compagni per andare dal portoghese, prova a verticalizzare direttamente per Mbappé o Fabian. Non c’è spazio però per quella palla, e così de Ligt intercetta.

Solo una volta il PSG ha ricavato un’occasione davvero pericolosa dalla capacità magnetica di Mbappé, quando il francese si è defilato sulla fascia. Al 24esimo Fabian riceve da terzino sul fianco del centrale sinistro Marquinhos. Stanisic lo pressa, ma l’andaluso lo salta verso l’interno con una sterzata. Intanto Mbappé si apre sulla linea laterale e porta con sé Upamecano. De Ligt è quasi sul lato opposto, in marcatura su Messi. Così nello spazio tra i due centrali si posiziona Nuno Mendes, che aveva scambiato la posizione con Mbappé.

Il portoghese scatta in avanti e Fabian lo innesca sulla corsa.

Nuno entra in area, de Ligt si stacca su di lui. Potrebbe anche tirare – da una posizione simile ha segnato contro la Juve – ma decide di passarla rasoterra a Messi. Davies, però, arriva come un autotreno e in scivolata blocca il tiro a botta sicura dell’argentino. Il Bayern concederà pure tanto, in maniera anche ingenua a volte, ma contro di loro sembra impossibile arrivare al tiro in maniera pulita per la capacità che hanno certi giocatori di recuperare in corsa.

Al Bayern è bastato poco

L’afflato del PSG termina già al tramonto del primo tempo. Nagelsmann, infatti, trova un modo di aggirare il pressing. Niente di cervellotico, solo una mossa per la quale Galtier non riesce ad adeguare il sistema di marcature. Il Bayern deve solo ad abbassare Goretzka sul fianco di Stanisic in fase di impostazione. Con Nuno Mendes che resta basso vicino a Coman, sul centrocampista tedesco non sale nessuno, perché il centrale di sinistra parigino non se la sente di alzarsi in zone tanto profonde. Così, Goretzka che rimane basso determina la superiorità numerica e posizionale del Bayern in costruzione.

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Anche il gol annullato a Choupo-Moting, se vogliamo, nasce dalla posizione bassa di Goretzka. Al 50esimo Stanisic ha la palla sulla destra. Al solito, Fabian lo pressa e scherma la traccia verso il centrocampista, alle sue spalle. Stanisic, però, scava il pallone con l’interno e trova una bel passaggio per Goretzka.

Il tedesco, di certo non il centrocampista più agile del mondo, è talmente libero da avere il tempo di lasciar sfilare il pallone e di girarsi. Dopodiché appoggia per Musiala e l’azione si sposta sul lato sinistro del Bayern.

Davies in conduzione costringe la difesa parigina ad abbassarsi, poi sterza e torna indietro da Musiala. Nel frattempo i bavaresi hanno riempito l’area di giocatori. Musiala crossa a rientrare, Choupo-Moting sfiora di testa e segna, ma l’arbitro annulla per il tentativo di intervento di Muller, in fuorigioco.

Poco male, perché qualche secondo più tardi sarebbe arrivato l’errore di Verratti. Dopo il gol subito, Galtier trova il coraggio di alzare il giovane Bitshiabu, centrale di sinistra, su Goretzka in fase di costruzione. Però, a quel punto della partita il PSG ha già abbandonato il confronto. Il pressing è blando, poco convinto: i giocatori francesi continuano ad uscire sul proprio uomo di riferimento, ma restano sempre a un paio di metri di distanza, senza mai avvicinarsi per affondare davvero il tackle. Magari la palla rimane coperta, ma i giocatori del Bayern hanno sempre la possibilità di scaricare su un compagno vicino. Non che i tedeschi ci ricavino delle vere occasioni, ma in questo modo guadagnano il predominio territoriale, senza opposizione alcuna da parte degli avversari. L’unico modo che ha il PSG di recuperare palla, difatti, è che il Bayern la perda.

Quando poi si trova ad avere il possesso, la squadra di Galtier non sa come aggirare il blocco difensivo bavarese. Le combinazioni sull’esterno portano solo a retropassaggi verso i difensori, qualche volte si tenta un lancio in profondità controllato facilmente dalla retroguardia tedesca. Rimangono giusto un paio di colpi di testa di Sergio Ramos da calcio d’angolo, come se lo spirito della Champions volesse concedere l’onore delle armi solo a quello che fino a qualche anno fa era stato uno dei suoi figli prediletti.

Col contropiede del 2-0 finisce un’eliminatoria piuttosto grigia, dove chi si aspettava spettacolo è rimasto deluso. Al Bayern, difatti, è bastato trovare un modo di gestire con calma il pallone. A sventare i pericoli, ci hanno infatti pensato le corse all’indietro dei suoi velocisti. Certi giocatori di Nagelsmann rappresentano un caso rarissimo di difensori che, per atletismo, condizionano anche i migliori attaccanti, dove di norma accade il contrario. È quasi disturbante vedere il modo in cui Davies, Upamecano o Goretzka assorbono le sortite degli avversari e mettono una pezza alle distrazioni di una linea arretrata la cui elasticità in avanti è portata all'estremo. Basterà contro un avversario con soluzioni più varie con la palla? E soprattutto, come si comporterà Nagelsmann contro avversari più preparati in fase di non possesso? I quarti di finale ci daranno le prime risposte.

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