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Marco D'Ottavi

Novantaverkusen

Tutti i gol segnati nel recupero per difendere la striscia d'imbattibilità.

Si dice: le partite durano 90 minuti. Falso. Le partite durano 93, 94, anche 95, 96, 97 minuti. È il recupero, un tempo di confusione, caso, destino; un tempo per definizione di nessuno, almeno fino a questa stagione. C’è infatti una squadra, il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, che ha preso questo tempo e lo ha fatto suo, è riuscito a piegarlo alla propria volontà di squadra invincibile. Con quello segnato sabato da Andrich al 96’ della partita con lo Stoccarda, i gol segnati nel recupero dal Bayer sono diventati 15. Se aggiungiamo un minuto, includendo anche l’89’ al conto, i gol diventano 18; altri tre minuti e arriviamo a 21, su un totale di 46 partite giocate. Questo vuol dire che se siete un tifoso del Bayer in questa stagione avete visto la vostra squadra segnare con le lancette vicinissime o oltre il 90’ praticamente in una partita su due. 

 

Ovviamente non siamo in un romanzo di fantascienza e ogni statistica può essere spiegata in qualche modo. Il Bayer Leverkusen è una squadra che segna tanto, 127 gol fin qui, ed è normale allora che segni anche nei minuti di recupero. Inoltre, la presenza del VAR, delle cinque sostituzioni e dei ritocchi nel regolamento hanno allungato il tempo di recupero – anche se la Bundesliga, tra i maggiori campionati, è quello che ne concede di meno – rendendo i gol dopo il 90’ più probabili. 

 

In alcuni dei gol segnati dal Bayer Leverkusen dopo il 90’ c’è però una forza disperata che va oltre lo giustificabile, perché sono gol con uno scopo superiore, necessari a tenere in vita quella che è – questa sì – una statistica piuttosto inspiegabile. La squadra di Xabi Alonso è infatti arrivata a una striscia stagionale di 46 partite consecutive senza sconfitte; cioè tutte quelle giocate, in tutte le competizioni. Di per sé nel calcio l’invincibilità non è un trofeo, ma è romantico che a conquistare e difendere questo record non sia una di quelle squadre che cannibalizzano i campionati, bensì una che per definizione e storia era perdente. Proprio perché stiamo parlando del Leverkusen, questo record e il modo in cui riesce a non interrompersi sono diventati un meme. 

 

In attesa di scoprire quanto possa durare ancora, o ritorcersi contro, siamo andati a vedere tutte le volte in cui il Bayer Leverkusen era quasi morto, sportivamente parlando, e invece poi è riuscito a non perdere segnando nel recupero. 

 

Al 94’ vs Bayern Monaco

Siamo a settembre e il Bayer Leverkusen è solo una squadra che ha vinto le prime quattro partite della stagione ma che non ha ancora incontrato il Bayern Monaco. Gli uomini di Xabi Alonso giocano un calcio divertente e dominante, se ne inizia a parlare come una possibile sorpresa, ma, insomma, quello è il Bayern Monaco, una squadra creata dal diavolo per uccidere i sogni di tutte le squadrette volitive e spensierate della Bundesliga. 

 

All’86’ Leon Goretzka, un uomo scolpito nella roccia, segna il 2 a 1 per il Bayern e ha già il titolo in tasca, il dodicesimo consecutivo. Il Leverkusen però non molla, sarà il suo timbro ma noi ancora non lo sappiamo: all’88’ Boniface ha sul sinistro il pallone del pareggio, ma calcia alto. La curva dei tifosi del Bayern tira un sospiro di sollievo. Gli ultimi minuti sono un assalto, il Leverkusen accerchia l’avversario, nonostante la disparità di livello. Al 92’ Wirtz scucchiaia un improbabile pallone in area di rigore dalla trequarti, Kim lo respinge di testa verso l’esterno dalle parti di Jonas Hofmann, la versione discount di Goretzka. Hofmann non può fare nulla con quel pallone, è anche girato spalle alla porta. Da dietro però – senza nessuna ragione apparente – arriva Alphonso Davies che lo intruppa. Hofmann cade a terra, è in area di rigore, ma non succede niente. Si continua a giocare e pochi secondi dopo il pallone esce in calcio d’angolo. Mentre stanno per battere, l’arbitro ferma il gioco e corre verso il VAR. Alcuni interminabili secondi ed eccolo: calcio di rigore. 


A questo punto siamo arrivati al 94’. Sul dischetto si presenta non Wirtz, non Boniface, non Xhaka, non Hofmann, non Grimaldo, ma Ezequiel Palacios, che – lo sappiamo, non c’è suspance qui – segna il gol del pareggio. Non è finita però: al 98’ Upamecano segnerebbe anche il 3 a 2, classica mossa Bayern Monaco, ma è in fuorigioco.
 

 



Questo è stato forse il gol più importante tra tutti quelli segnati nel recupero, per il record certo, che altrimenti si sarebbe fermato a 4 partite (quindi, per definizione, non una striscia) ma anche e soprattutto per la stagione, per dare al Leverkusen la consapevolezza di potersela giocare alla pari con la squadra con cui quasi mai te la puoi giocare. 

 

Al 92’ vs Qarabag

La stagione del Leverkusen da quel momento diventa una favola. Vince praticamente sempre, segna caterve di gol, gioca il miglior calcio d’Europa. Xabi Alonso, alla seconda stagione con una prima squadra, diventa l’allenatore più desiderato al mondo. Alcune di queste vittorie arrivano grazie a gol nel recupero: contro l’Augsburg, contro il Lipsia, contro lo Stoccarda in Coppa, per scongiurare i supplementari. Non sono gol necessari per l’imbattibilità, ma lo sono per dare una forma alla sicurezza con cui il Bayer gioca ogni singolo minuto delle sue partite. In altre i gol dopo il 90’ servono solo ad arrotondare il punteggio, come nel ritorno con il Bayer Monaco, dove il 3 a 0 arriva al 95’, un gol segnato da Frimpong dopo che Neuer era andato a saltare su un calcio d’angolo.


È proprio dopo la vittoria con il Bayern Monaco che si inizia a parlare di un possibile record di imbattibilità. La gente si fomenta, ma non è facile arrivare ai 43 risultati utili consecutivi della Juventus di Conte (anche se, in realtà, questa classifica non considera i campionati minori e squadre del passato remoto). Poi arrivano gli ottavi di Europa League con il Qarabag e sembra una partita alla portata per allungare la striscia. A Baku però è dominio degli azeri, a segno due volte nel primo tempo con Benzia e Juninho, che sembrano Zidane e Pelè. Che l’invincibilità del Leverkusen debba cadere alle porte dell’Europa? Al 70’ Wirtz accorcia le distanze e sembra sia finita lì, che al Leverkusen vada anche bene essere un solo gol sotto, dopotutto c’è il ritorno da giocare in casa e nei gironi, alla Bay Arena, ha già rifilato cinque gol al Qarabag. Ma, lo sappiamo, questa storia non va così. 

 

 

E allora ecco che al 92’, dal nulla, su un cross disperato di Robert Andrich sbuca Patrik Schick, che di testa fa 2-2. Ancora non lo sappiamo, ma è questo il momento in cui questa storia svolta, da possibile record si trasforma in un’epica germanica, con Schick nei panni di Sigfrido.  

 


Al 93’ e al 97’ vs Qarabag

Passa una settimana e c’è il ritorno. Quanto può essere pericoloso il Qarabag fuori casa? Molto. Gli azeri si trasformano nel Brasile del 1970, quando ripartono sembrano giocare su una nuvola. Di nuovo vanno avanti 2 a 0, di nuovo subiscono un gol intorno al ‘70. A quel punto, anche per via anche di un’espulsione un po’ esagerata, la partita diventa un assedio, ma uno di quelli inconcludenti, fatto di tiri ribattuti, di cross mal calibrati. L’esercizio di stile del Qarabag è quasi ipnotico: quanto dentro l’area di rigore ci si può difendere? Molto. Si piazzano praticamente in 10 sulla linea e, nonostante non sia storicamente il modo migliore di difendersi, sembra funzionare. 

 

Si arriva al novantesimo con in bilico non solo la striscia d’imbattibilità, ma anche il passaggio del turno. Per andare ai supplementari serve almeno un gol nei sei minuti di recupero assegnati e il gol arriva. Il Qarabag fa l’errore di provare a salire un po’ su un rilancio lungo del suo portiere, il controrilancio viene respinto male di testa dal difensore centrale, il pallone arriva a Grimaldo, il miglior sinistro d’Europa. Il suo cross immediato è di quelli viscidi, tra difesa e portiere. A mettere il piede al posto giusto è Patrik Schick. 

 

 

Ora, forse è il caso di parlare un attimo di Schick. Lo conoscete: grande talento, grandi limiti. Quali limiti? È difficile spiegarlo, ma volendo provarci, una buona definizione sarebbe: non è un giocatore di carattere, di quelli che non mollano mai. In Italia è famoso per un gol sbagliato da solo davanti a Szczesny al ‘93 di uno Juventus-Roma di una certa importanza. Ma questo è il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso, che è riuscito a modificare il DNA di un club in 9 mesi. È normale allora che, invece di pensare ai supplementari, o ai rigori, il Bayer Leverkusen continui a spingere e che a cinque secondi dal 98’ sia ancora Schick a segnare.  

 

Al 91’ vs Hoffenheim

In campionato il vantaggio della squadra di Xabi Alonso è di quelli da dormire, come si dice, tra due guanciali, ma, non dimentichiamocelo, questo è il Bayer Leverkusen e quello il Bayern Monaco; uno è fatto per perdere, l’altro per vincere. È forse in questa dicotomia che si inserisce questa impossibilità del Leverkusen di mollare: la paura di essere rimontati era così presente – nella società, tra i tifosi, nell’aria di Leverkusen – che la squadra ha sentito ogni partita come una gara da vincere o almeno da non perdere.

 

Solo così si spiega una vittoria come questa. Il Leverkusen è sotto 0-1 fino all’87’ con l’Hoffenheim, non è riuscito a segnare da quasi 3 xG creati. Ha preso pali, traverse; Oliver Baumann ha parato come se fosse peak Buffon. Eppure, anche così, è riuscito a ribaltare il risultato. Il primo gol lo segna Robert Andrich all’88’ e, okay, non sono i minuti di recupero, ma facciamo un’eccezione, visto che lo segna colpendo non lo sa neanche lui come.

 



Per il secondo si torna da Schick, che segna con lo stinco. Guardate quanto è facile per il Leverkusen fare gol: c’è un cross e il primo che passa ci mette lo stinco. Su 127 gol segnati, la maggior parte sembra arrivata così, come se fosse inevitabile. Un merito incredibile del sistema creato da Xabi Alonso.

 

Proprio l’allenatore, interrogato dopo questa partita su come sia riuscito a plasmare questa mentalità vincente, ha provato a scaricare il merito suoi giocatori: «Non è qualcosa che si crea» ha detto e, davanti al giornalista che gli ha fatto notare come, invece, fosse stato davvero lui a crearla, ha sottolineato che «è qualcosa di organico, qualcosa che i miei calciatori hanno. Io devo solo spingerlo fuori».

 

 Al 97′ vs Borussia Dortmund 

Con la Bundesliga vinta ufficialmente, magari, si poteva pensare che il Bayer avrebbe mollato un po’. Che la paura della rimonta non fosse più reale e magari ci si potesse concentrare sui festeggiamenti, sull’Europa League. E, forse, è stato anche così. Nelle ultime partite la squadra di Xabi Alonso è meno dominante, ma questo non vuol dire che accetti di perdere. Contro il Borussia Dortmund, una squadra che comunque è in semifinale di Champions, e che in Bundesliga si sta giocando un posto nella prossima Champions, prende gol all’81’. Al 96′ ha l’occasione per pareggiare: una punizione che Grimaldo calcia all’incrocio e su cui Kobel fa una delle parate più belle della stagione. Kobel però commette un grave errore: concedere l’angolo.

 

Le statistiche non sono precise, ma – più o meno – si segna un gol ogni 30 calci d’angolo. In questa storia, però, non c’è niente di statistico e allora è normale che sul successivo calcio d’angolo, al 97′, a saltare più in alto di tutti, ma davvero in alto, sia Stanišić (il fatto che praticamente tutti i gol segnati nel recupero siano arrivati da non titolari è, ancora di più, indicativo della stagione del Leverksuen).

 

 

 

Al 96′ vs Stoccarda

Arriviamo all’ultima partita giocata dal Bayer Leverkusen, sabato contro lo Stoccarda. La squadra di Xabi Alonso prende due gol nel secondo tempo. Gioca distratta, lascia buchi. Non se ne parla, ma, di solito, sono anche una grande difesa anche perché banalmente controllano sempre il gioco. A questo punto ci sta, addirittura, vederci un po’ di malizia: il Bayer Leverkusen magari vuole perdere per togliersi quest’ansia da record. Ci starebbe: con la Bundesliga in tasca il continuare a non perdere sarebbe giusto un orpello, l’inseguimento di un’insidiosa chimera, eppure non hanno perso neanche questa volta. 

 

Al 58′ Guirassy sbaglia il 3 a 0, un errore piuttosto incredibile. Due minuti dopo segna Adli: è diventata quasi una maledizione. Nell’ultima mezz’ora le occasioni da gol delle due squadre prendono una piega quasi ironica. C’è un clima balneare e potrebbe segnare chiunque, in qualunque momento. Ovviamente non succede, ovviamente si arriva al 96′ con una punizione sulla trequarti per il Leverkusen e, ovviamente, sulla respinta il pallone arriva ad Andrich, un calciatore di cui fino a due settimane fa conoscevo vagamente l’esistenza e che, magari esagero, mi sembra non sappia calciare un pallone. Andrich, ovviamente, segna. Altro piccolo dettaglio: in 46 partite, il Bayer ha segnato 21 gol dopo l’88’ e ne ha subiti 0.

 

 

Con questa le partite senza sconfitte del Bayer sono diventate 46. Per arrivare alla stagione perfetta dovrebbero allungare la loro striscia di altre 7 partite, mica poco. Tre di campionato inutili, ma quattro decisive: le semifinali di Europa League con la Roma (altra squadra abituata a segnare nel recupero), che giovedì all’Olimpico può compiere un imbattibilicidio, l’eventuale finale (anche se, per assurdo, il Bayer può uscire dalla coppa senza perdere) e la finale di Coppa di Germania. Vorrebbe dire non perdere mai e soprattutto vincere tutto quanto. 

 

 

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Marco D'Ottavi è nato a Roma, fondato Bookskywalker e lavorato qui e là.