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(di)
Andrea Agostinelli
Batista, l'attore
17 ott 2017
17 ott 2017
Come il wrestling ha aiutato la sua carriera cinematografica.
(di)
Andrea Agostinelli
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Dobbiamo rassegnarci: Batista il wrestler non esiste più, ha lasciato il posto a Dave Bautista, l’attore. Dopo un inizio di carriera timido, l’ex campione WWE sta scalando le gerarchie di Hollywood e grazie ad una serie di scelte fortunate si sta ritagliando uno spazio sempre più grande nel mondo del cinema. Il 2017 ha segnato una svolta: prima l’uscita del secondo episodio de

, poi il ruolo da protagonista in

ed infine la parte di

in Blade Runner 2049. In questa sua ultima interpretazione Batista è protagonista della scena iniziale, probabilmente una delle più riuscite del film. La sua fisicità esagerata sembra avere davvero qualcosa di disumano e richiama quel sottile senso di perturbante che era proprio dei replicanti del primo Blade Runner. Ma non è solo una questione di presenza fisica: Batista recita con grande consapevolezza, restituendo allo spettatore un senso di calma minacciosa che sta per esplodere.

 

Batista è quindi un altro esempio di wrestler che si sta consacrando come attore del grande schermo. Siamo ancora lontani dai livelli di Dwyane “The Rock” Johnson, l’attore più pagato al mondo nel 2016 secondo

, ma anche per Batista la scelta di abbandonare il ring per dedicarsi esclusivamente al grande schermo sta dando i suoi frutti.

 

Non va sottovalutato che cinema e wrestling sono sempre stati due mondi vicini, al punto che la WWE nel 2002 ha fondato la WWE Studios, una società di produzione cinematografica che realizza film in cui, nella maggior parte dei casi, i protagonisti sono gli stessi wrestler della federazione.

 

La carriera da attore di Batista, però, non è iniziata grazie alla federazione di McMahon. Anzi: il cinema è stata la ragione per cui nel 2010 Batista decise di abbandonare la WWE. All’epoca lui e John Cena erano i volti della federazione, i beniamini del pubblico, ma secondo Batista Cena riceveva un trattamento di favore mentre a lui non venivano concesse opportunità cinematografiche. «A loro non interessavo come attore per cui dissi che mi sarei procurato da solo un provino. La loro risposta fu: ‘Sei una nostra proprietà. Vestiti e vai in scena’. Pensai che non fosse giusto, sia a livello professionale che a livello economico».

 

Eppure nel corso della sua esperienza sul ring, Batista aveva dato più volte prova del suo talento attoriale. Abbiamo selezionato cinque momenti in cui il wrestler si è cimentato con grandi risultati nella nobile arte della recitazione.

 




 



 

Dopo gli anni trascorsi all’ombra di Triple H, all’inizio del 2005 Batista si prende le luci della ribalta conquistando la vittoria nella Royal Rumble e, di conseguenza, il main event di WrestleManiaXXI. È il suo primo ruolo da protagonista per la WWE, eppure già in questo spezzone mostra le potenzialità da grande attore hollywoodiano.

 

Un primo dettaglio da considerare: lo sguardo fisso su Triple H e Ric Flair mentre la camera si avvicina per immortalarlo in primo piano. Altro aspetto: le smorfie incuriosite che compaiono sul suo volto mentre ascolta gli scenari proposti in successione da Eric Bischoff, Theodore Long e Triple H. Sorrisi abbozzati che restituiscono alla perfezione il suo scetticismo; lo spettatore può leggere nei suoi occhi che Batista ha già preso la sua decisione e sta solo aspettando il momento migliore per farcelo sapere.

 

Tutti questi passaggi sono solo semplici preliminari alla sua unica battuta: «Hunter, I’ve done what I was gonna do for a long time». Bisogna fare attenzione ai particolari: la lingua che corre internamente lungo il labbro inferiore, le pause sceniche, quel “loooong” trascinato e, infine, lo sguardo di sfida, sentinella di un colpo di scena che sta per arrivare. Una specie di tributo al sadismo di Michael Madsen di Kill Bill. L’apoteosi è il lancio del contratto sul corpo esanime di Triple H insieme a quel “from you” pronunciato a voce roca dopo essersi inginocchiato verso la sua vittima per assicurarsi di essere sentito.

 




 



 

In questa scena Batista ricrea perfettamente il dramma dell’uomo tradito dalla vita, a cui è stato tolto ciò che sente di spettargli di diritto. La sera precedente, durante Over The Limit, è stato sconfitto per la terza volta consecutiva da John Cena. Ma stavolta è una sconfitta che percepisce come ingiusta: sente di essere il campione anche senza avere tra le mani una cintura che lo possa dimostrare.

 

Batista non è nelle condizioni di salire sul ring ed è in una situazione disperata, dove la rabbia e lo sconforto prendono il sopravvento. Batista perde il controllo, e lo fa attraverso piccoli dettagli, come la pioggia di saliva che riversa sul microfono mentre si rivolge con troppa foga verso Bret Hart. È un dramma montante in cui le parole corrono veloci fino a una decisione disperata, quella di abbandonare la WWE.

 

Per la kayfabe, in quel “I Quit” gridato a pieni polmoni c’è la rabbia di chi ha perso la propria sfida e si rassegna all’idea di vivere da sconfitto. Nella realtà, però, “The Animal" lasciò realmente la federazione, abbandonando un’azienda a cui ha dato anima e corpo senza ottenere in cambio la riconoscenza che si aspettava.

 

«Ho notificato le mie dimissioni con un anno di anticipo. Ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto. Mi sono fatto il mazzo sino al giorno in cui me ne sono andato. Quella notte in pochi sono venuti a salutarmi. Nessuno che mi abbia detto “A presto Dave”, “Rimaniamo in contatto”, “Grazie di tutto”. È stato veramente triste».

 




 


 

Al termine del feud con Triple H, Batista passò a SmackDown per diventare il volto dello show ed evolversi in un entertainer a tutto tondo. È qui che nella seconda metà del 2005 ha dato prova della sua poliedricità lasciandosi alle spalle il wrestler in grado di offrire solo recite rabbiose per trasformarsi in un divo a proprio agio in ogni contesto, non ultimo la commedia.

 

Ogni buon attore sa che il segreto della comicità si nasconde nel tempismo. Le battute, i riferimenti, i gesti: tutto deve essere eseguito al momento opportuno. È una questione di flusso e in questo sketch Batista lo controlla alla perfezione, sin dal momento in cui strappa il microfono a Simon Dean.

 

È perfettamente a proprio agio e lo si capisce da come si diverte a enfatizzare gli effetti della bibita energetica sui suoi muscoli, il perno di tutta la scena. È anche bravissimo a non rubare il palcoscenico al proprio avversario, un mero sparring partner. Lo fa crescere di importanza così che la sua vittoria, seppur scontata, venga comunque ricordata.

 

La sua è una comicità leggera che si basa principalmente sull’ironia delle sue risposte, oppure sulle reazioni che provoca la vista del suo fisico. Quello di Batista, va detto, non è mai stato esclusivamente un

ma si è sempre dimostrato un attore pronto a mettersi in gioco e disponibile a lavorare in coppia. Una dimostrazione di tutto questo sono i suoi

con Eddie Guerrero: un susseguirsi di gag in cui Batista risultava esilarante per i metodi con cui era sempre in grado di smascherare le piccole bugie, i tentativi di raggiro e gli inganni del wrestler messicano.

 




 



 

Il monologo al ristorante in

è ciò che rende il personaggio Tony Montana unico nel suo genere. Due minuti di brutalità verbale che segnano la distanza fra lui e qualsiasi altro cattivo mai apparso sul grande schermo. Allo stesso modo, questo spezzone, che anticipa la sua difesa del titolo a WrestleMania XXVI contro John Cena, può essere considerato il manifesto della versione

di Batista.

 

Ci sono tutti gli elementi: la consapevolezza del proprio ruolo («Say hello to the bad guy»), la riaffermazione della propria forza («John Cena will never beat me»), la totale mancanza di rispetto verso le altre persone in sala («When I look at you, I dont’see fans, I don’t even see faces, I see money») e la completa cognizione della propria natura («You’ve paid to see greatness, something that you’ll never be»).

 

Batista domina il ring e quando capisce che sta perdendo la presa sul pubblico, riconquista l’attenzione semplicemente nominando il suo avversario. Un fiume di espressioni malvagie che centrano alla perfezione l’obiettivo: aumentare la sua impopolarità e, di conseguenza, far crescere l’affetto del pubblico nei confronti del personaggio buono. In sostanza, ciò che un grande wrestler

riesce a portare al parossismo.

 

Probabilmente Sam Mendes, il regista di

, non ha mai visto questo video altrimenti avrebbe riservato a Mr.Hinx, il personaggio interpretato da Batista nel film, qualche battuta in più rispetto a quel “Merda” pronunciato appena prima di morire.

 




 


 

In ogni film d’azione c’è un eroe che deve espiare le proprie pene e sconfiggere i propri demoni. È un tema narrativo che scorre sotterraneo, ma che è fondamentale per permetterci di entrare in empatia con il protagonista, rendendolo invincibile ai nostri occhi nel momento in cui supera i propri limiti.

 

È ciò che accade a Batista in questo spezzone. Non ha mai partecipato ad un

, il tipo di incontro sui cui Triple H, il suo antagonista, il cattivo per eccellenza, ha costruito una carriera intera. Cactus Jack, Chris Jericho, Kevin Nash, Shawn Michaels: tutti loro lo hanno seguito all’inferno convinti di poterlo battere ma poi sono

sotto la ferocia dei suoi colpi.

 

Batista è consapevole del fatto che chiudersi con lui in una gabbia di metallo alta cinque metri in cui tutto è legale significa entrare in una valle di lacrime, ma al contempo sa bene che quella è l’unica strada da percorrere per compiere il proprio destino. Allora lo tira a sé come solo chi perde ogni timore reverenziale può fare. La paura lascia spazio alla fiducia. Ogni singola parola pronunciata è imbevuta di convinzione, di determinazione, di sicurezza. La nostra fiducia che il bene prevarrà sul male diventa inossidabile non appena facciamo caso al tono della sua voce, così potente da spostare i capelli del suo avversario.

 

«Incontrerò il diavolo e lo prenderò a calci nel culo». Volevate un eroe, eccovi accontentati.

 

 

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