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Marco Mazzetti
Il brutto anatroccolo del calcio francese
07 feb 2018
07 feb 2018
Il Bastia è retrocesso nella terza categoria, dopo una stagione in cui proprio tutti gli hanno augurato il peggio.
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Marco Mazzetti
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Il 16 aprile 2017 allo stadio Armand Cesari il Bastia ospita il Lione di Gènèsio. Durante il riscaldamento alcuni tifosi della squadra di casa scavalcano le recinzioni e aggrediscono i giocatori dell’OL. La gara, iniziata con 45’ di ritardo, viene definitivamente rinviata a fine primo tempo, quando, di nuovo, una parte della tifoseria della Tribune est si riversa in campo costringendo i giocatori a scappare negli spogliatoi. Nei filmati si vedono spintoni, calci e urla. Nel parapiglia generale vengono inquadrati anche dei bambini, tristi testimoni di uno spettacolo che verrà ricordato a lungo. Gli steward oppongono una debole resistenza a una massa di tifosi che letteralmente li travolge prima di scendere in campo e dirigersi verso i giocatori della squadra avversaria. Le immagini in breve tempo fanno il giro del mondo e rimbalzano sui principali quotidiani sportivi. Il giorno dopo l’aggressione

: “Le Sporting Bastia, vilain petit canard du football français” ovvero “Sporting Bastia, il brutto anatroccolo del calcio francese”. La Lega Calcio francese dirama un comunicato in cui scrive: «È stata fornita una pessima immagine del calcio francese, dobbiamo essere intransigenti con chi commette questi episodi».

 

Oggi il Bastia gioca in National 3, la quinta serie. Una brutta discesa nel dilettantismo francese causata sia da problemi sportivi che societari. La squadra ha vissuto una stagione drammatica: prima la retrocessione in Ligue 2 a causa dell’ultimo posto in campionato. Poi la sentenza della DNCG, la Direzione Nazionale del Controllo di Gestione (l’organo francese che si occupa della solidità finanziaria delle squadre) che, in seguito ai debiti accumulati in questi anni dall’ex presidente Geromini, non ha ritenuto che ci fossero le giuste garanzie per l’iscrizione al campionato declassando la squadra in National 1. Infine l’addio allo status professionistico con la sospensione di Geronimi, accusato di frode fiscale, e l’entrata di due nuovi presidenti con la ripartenza in National 3. Tutto questo nel giro di tre mesi. Un danno d’immagine enorme per un club che da oltre cento anni è molto più che un club.

 


Quella dello scorso aprile non è stata la prima scena drammatica vista allo stadio Armand Cesari, da venticinque anni conosciuto anche come “Stadio Furiani”. Un nome che nella memoria sportiva francese evoca altri ricordi cupi. Nel 1992, durante la semifinale della Coppa di Francia tra il Bastia e il Marsiglia, crollò una tribuna dello stadio causando la morte di diciotto persone. Più di duemila invece rimasero ferite. Nel documentario

, il vecchio presidente dell’Olimpique Marsiglia, Berand Tapie, racconta davanti alle telecamere: «È come se ci fosse stata l’apocalisse, c’era una nube di fumo incredibile. Una vera tragedia». Le immagini fanno impressione. Sembra che lo stadio di colpo sia imploso. Sul terreno di gioco si vede un elicottero che trasporta d’urgenza i feriti all’ospedale.

 

https://www.youtube.com/watch?v=DZndIKqaNto

 

Dopo la tragedia il club ha chiesto più volte alla Lega francese che non venissero disputate partite il 5 maggio, in segno di rispetto verso le vittime. Una situazione che si è trascinata avanti per un sacco di anni e ha contribuito ad allargare il conflitto tra la Corsica e le istituzioni francesi. Dopo il dramma del Furiani il presidente francese François Mitterrand dichiarò pubblicamente di voler assecondare la richiesta del Bastia. In realtà una decisione definitiva - l’effettiva sospensione delle partite il 5 maggio - arrivò solo 23 anni più tardi. Un lasso di tempo giudicato interminabile e irrispettoso dal Bastia e dai suoi tifosi.

 

Il rapporto si è poi definitivamente deteriorato nel 2015, al termine delle finale di Coppa di Francia tra il Bastia e il PSG. Il presidente della Lega Calcio Frédéric Thiriez, si è rifiutato di scendere in campo a stringere la mano ai giocatori. Una scelta dettata dalla paura di ricevere gli insulti dei tifosi corsi. Dopo quell’episodio Geromini pubblicamente ha espresso tutta la propria rabbia verso la Lega Calcio francese chiedendo le dimissioni di Thiriez.

 


Questi due grandi episodi non sono isolati ma nascono - e hanno peggiorato - un rapporto già reso problematico dal conflitto politico e culturale più grande che lo contiene, quello tra la Corsica e la Francia in generale. C’è chi attenua il conflitto nell’orizzonte della dualità, come il filosofo Jean Toussaint Desanti, che nel suo libro Effacer la mer scrive: «Ho messo di fronte l’inquietudine all’indeterminato. Non mi sento un esiliato, ma il mio passato non lo posso nascondere». Chi invece, come il saggista Paul-François Paoli, ha sottolineato l'irriducibile diversità culturale: «I corsi non si sentono francesi, non riconosco l’autorità e il governo. Sono allergici alla globalizzazione. L’unica cosa che vale per loro è la testa del moro, simbolo dell’isola».

 

La Corsica è stata per anni attraversata da sentimenti nazionalisti e il “problema corso” fa parte di quelle conflittualità apparentemente irrisolvibili che sembrano attraversare la nostra storia come una sorta di “dato di fatto”. Lo sport come sempre funziona da specchio e cassa di risonanza delle dialettiche socio-culturali, e così è stato anche nel caso della Corsica. L’esempio del Bastia in questo senso è emblematico. Nell’ultimo anno del club dell’ex presidente Pierre-Marie Geronimi si è parlato più della violenza dei suoi tifosi che delle prestazioni in campo. Su France Football sono state addirittura messe insieme dieci ragioni secondo cui il Bastia sarebbe dovuto retrocedere a prescindere. Tra le cause: la violenza, il razzismo e i sentimenti nazionalisti

più volte dalla tifoseria.

 

https://www.youtube.com/watch?v=XqcNTP1hoOs

 

Didier Rey, uno storico specializzato nel tifo sportivo e autore del libro La Corse et son football (La Corsica e il suo calcio), su Le Monde ha provato ad analizzare e sintetizzare questo fenomeno. «L’odio dei tifosi del Bastia verso il calcio francese ha radici storiche. Tutto è cominciato nel 1959. A quel tempo si è pensato a una riforma del campionato amatoriale francese che prevedeva cinque divisioni regionali più un torneo dedicato solamente alle squadre dell’Algeria francese. La Corsica era rimasta esclusa. Era stata una dimenticanza del tutto casuale che però aveva lasciato il segno nell’isola. Fino al 1993 poi solo una squadra corsa poteva partecipare al campionato amatoriale. Questo aspetto è sempre stato visto come una sorta di discriminazione. A Bastia i tifosi

. Il club non si sente rappresentato e da anni ha atteggiamenti ostili verso la Lega francese».
Questo sentimento di ribellione si ripercuote anche a livello popolare. Un detto dell’isola recita: «Essere corsi significa non essere francesi», come se la differenza dalla Francia fosse il tratto più profondo e significativo della propria identità.

 

Bisogna però specificare che il caso del Bastia è estremo anche nel contesto corso, forse perché il prestigio del club viene sentito anche come una responsabilità politica. Squadre della stessa regione come l’Ajaccio e il Gazélec Ajaccio non covano un sentimento di rancore e odio verso le istituzioni con questa profondità. Ancora Rey: «Il club si sente superiore rispetto alle squadre dell’isola per il suo passato calcistico. Si tratta di un caso unico nel calcio francese. Il tifo del Bastia si ispira al modello degli ultras italiani. Dopo la tragedia del Furiani è stato creato il gruppo Testa Mora 92 che ricalca quel tipo di tifo. Va detto che c’è una totale incomprensione tra il calcio corso e le istituzioni francesi. Il Bastia è stato l’unico club corso che per anni ha disputato la Ligue 1. Rappresentava una regione intera».

 


L’importanza simbolica del Bastia è sottolineata anche da Christian Bromberger, etnologo e autore di Match de football: «Una squadra di calcio come il Bastia è l’esempio perfetto di un progetto nazionalista, è il vettore ideale. È un fenomeno simile al Barcellona e all’indipendenza della Catalogna. Il calcio è diventato un elemento di identificazione nazionale».Naturalmente la Corsica per anni ha avuto una propria Nazionale (“Squadra Corsica”) che ha disputato anche un paio di partite (non a livello professionistico). Una formazione che in passato ha schierato giocatori di buon livello, come Modesto, Cahuzac, Penneteau, Lippini e Squillaci. Lo slogan era solidarietà e identità, due concetti basilari nella cultura popolare.

 

Anche ai giocatori del Bastia è richiesto di giocare con la dovuta “rabbia”. Nell'ultima stagione di Ligue 1 il Bastia, guidato da Rui Almeida, ha ottenuto il record di espulsioni: quattordici cartellini rossi e sessantanove ammonizioni. Per intenderci: in Francia la seconda squadra più “aggressiva” è stata il Metz con sette cartellini rossi. L’anno scorso giocare all’Armand Cesari è stato un problema per la sicurezza e l’incolumità degli avversari. Nella prima gara stagionale Lucas Moura è stato colpito all’altezza del calcio d’angolo da un bastone; Mario Balotelli è stato invece vittima di insulti razzisti per tutta la partita.

 

https://www.youtube.com/watch?v=y6ucuK31M-Y

 

Anche i dirigenti della squadra si sentono prima di tutto tifosi e parte integrante dell’ambiente. Sono diretti, calorosi e passionali, con tutti i pro e i contro del caso. Un esempio chiaro è Anthony Agostini, ex capo sicurezza del club, che vanta un passato da ultras del Testa Mora. Durante gli scontri con i giocatori del Lione, Agostini è stato criticato per il suo atteggiamento aggressivo e violento. Addirittura sarebbe venuto alle mani con Anthony Lopes, portiere dell’OL. Gesti considerati appunto da tifoso e non da uomo societario.

 

Gli episodi di violenza dello scorso anno finiscono però in un contesto sportivo drammatico. L’ultima stagione ha rappresentato uno dei punti più bassi nella storia del club. In campionato sono arrivate diciannove sconfitte con più di cinquanta gol incassati. La squadra non è mai riuscita a trovare una continuità di risultati finendo all’ultimo posto in classifica. Le pessime prestazioni sul campo si sono ripercosse anche a livello societario.

 

Una serie di catastrofi si sono abbattute sul Bastia. A causa dei problemi economici la squadra è stata retrocessa non in Ligue 2, ma in National 1. Una misura invocata dalla DNCG, La Direzione Nazionale del Controllo di Gestione (l’organo francese che si occupa della solidità finanziaria delle squadre). I debiti accumulati in questi anni hanno portato alla liquidazione del club che ha perso anche il suo stato professionistico venendo declassato in National 3.

 

Uno schiaffo morale e sportivo inimmaginabile. A pochi giorni dall’iscrizione al campionato il Bastia non aveva proprietari. I giocatori hanno vissuto in un contesto surreale. Si sono allenati senza sapere in che categoria avrebbero giocato. Fortunatamente in tempo record due imprenditori Claude Ferrandi et Pierre-Noël Luiggi si sono presentati fornendo garanzie economiche e iscrivendo la squadra in National 3. «Abbiamo evitato la catastrofe. Il club è un monumento. È il più grande ambasciatore della Corsica» ha dichiarato Ferrandi.

 

Solo due anni fa il club disputava la finale di Coppa di Lega contro il Psg (poi persa per 4-0) ora invece gioca a livello amatoriale. Perché si è arrivati a questo punto? Sicuramente non c’è stata una gestione oculata da parte della dirigenza. L’ex presidente Pierre-Marie Geronimi è sotto processo. È accusato,

, di frode fiscale.

 

Di colpo molte persone sono rimaste senza lavoro, vivendo momenti di grande paura e sconforto. Sono un paio di stagioni che il Bastia vende i propri giocatori migliori senza far mai quel salto di qualità richiesto dai tifosi. Quest’estate, anche a causa dei problemi societari, hanno lasciato la Corsica Coulibaly, Ngando e Djiku, i tre prospetti migliori della squadra di Almeida. Il club è ripartito affidandosi ai giovani. Manu Giudicelli, direttore del centro giovanile del Bastia, ha scritto una lettera quest’estate rimarcando questo concetto: «I giovani sono il futuro di questa società, noi continuiamo a lavorare e preparare il nostro campionato. Dobbiamo preservarli da questa situazione e rimanere tutti uniti per il bene del club».
La scomparsa del Bastia ha tolto un’intera regione dal radar del calcio francese. In National 3 la squadra è ripartita affidandosi alla guida di Stéphane Rossi e dopo quindici giornate il club è al terzo posto a ventinove punti. I tifosi rimangono vicini al club, gli annunci su Facebook e sul proprio sito ufficiale continuano a essere scritti in dialetto corso. Il faro di Bastia continua a illuminare il mare, solo ed esiliato.

 

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