Nei giorni precedenti a Juventus-Monaco non sapevamo bene cosa aspettarci dalla squadra monegasca, si diceva che il Monaco ha avuto fortuna e non meritava il posto tra le migliori otto squadre d’Europa. In realtà, il Monaco attraversa un ottimo momento di forma, ha perso solo contro Arsenal e PSG nelle ultime dieci giornate, considerando tutte le competizioni. In campionato, senza troppi proclami, ha superato il Marsiglia di Bielsa per il terzo posto.
Non è una squadra in decadenza come si poteva pensare dopo le cessioni di Falcao e James della scorsa estate, o guardando a una rosa di non primissima fascia, con Berbatov, Moutinho o Carvalho (o, se volete, Raggi) come nomi più conosciuti. Semplicemente, il Monaco ha cambiato strategia, puntando su giovani promettenti come Ferreira Carrasco, Kondogbia (anche loro, tra l'altro, risalenti al periodo più florido del presidente Rybolovlev, prima che il divorzio lo spingesse al cambio di strategia di cui sopra) affiancandoli proprio a giocatori più esperti.
Attacco vs contrattacco
Allegri si è affidato alla formazione e agli uomini migliori, se si esclude l’assenza di Pogba per infortunio, scendendo in campo con l’ormai abituale 4-3-1-2 a rombo. Pereyra a sostegno di Tevez e Morata, Marchisio e Vidal vicini a Pirlo. D’altra parte, avrebbe avuto poco senso snaturarsi per affrontare il Monaco, che non aveva la qualità tecnica per provare a fare la partita allo Juventus Stadium.
E infatti Jardim ha messo in campo la propria squadra con uno scolastico e prudente 4-4-1-1, con Moutinho falso centravanti e Ferreira Carrasco e Dirar a sostenere la manovra offensiva sulle fasce. La strategia attendista del Monaco era visibile già nella scelta di lasciare in panchina Berbatov, per far spazio in attacco allo scattante e tecnico Martial, il prodigio arrivato dal Lione nel 2013.
Il registro della partita è stato lo stesso dal primo all’ultimo minuto, con la Juventus libera di gestire il primo possesso (se si escludono i rinvii di Buffon, su cui il Monaco saliva al limite dell'area) e il Monaco che aspettava nella propria metà campo. I dati SICS confermano la strategia del Monaco, con la squadra di Jardim che ha recuperato palla molto bassa, in media a 33 metri di distanza dalla propria porta. Con la Juventus, quindi, libera di salire fino alla trequarti avversaria, stupisce che Moutinho non pressasse Pirlo con maggiore aggressività pur occupando la stessa zona di campo.
Probabilmente, il baricentro basso del Monaco aveva come obiettivo quello di far salire più uomini possibile della Juventus nella propria metà campo, per poi permettere ai suoi tre contropiedisti (appunto Dirar, Carrasco e Martial) di affrontare in parità numerica i tre “ultimi uomini” della retroguardia juventina: Bonucci, Chiellini e lo stesso Pirlo. Tre giocatori estremamente veloci e abili nel dribbling, contro due difensori forti ma macchinosi, più Pirlo in pessima condizione fisica a causa del recente infortunio, e da sempre carente nella fase difensiva.
Cosa non ha funzionato nel Monaco
Il Monaco schiacciava le linee di centrocampo e difesa ai limiti della propria area di rigore, in modo da togliere più spazi possibile alla circolazione palla della Juventus e alla profondità di due attaccanti veloci come Morata e Tevez. Una volta recuperato il pallone, però, innescava immediatamente il contropiede, sostenendolo anche con l’avanzata dei due terzini (impressionante la prestazione di quello sinistro, Kurzawa; il migliore del Monaco per palle recuperate e duelli vinti secondo i dati SICS). Moutinho, in questo senso, più che da falso centravanti giocava nel ruolo di “regista alto”, smistando il pallone sui lati una volta recuperato.
Paradossalmente, il punto debole di questa strategia principalmente difensiva era la scarsa attenzione in fase di non possesso di due uomini quasi esclusivamente offensivi come Dirar e Carrasco. Allegri è stato bravo a sfruttare ricamando una soluzione ad hoc per la retroguardia monegasca: in fase offensiva Pereyra si spostava sui lati, a volte era talmente largo che i telecronisti di Sky hanno pensato che i bianconeri stessero adottando un 4-4-2 a specchio rispetto a quello del Monaco. La strategia di Allegri viene confermata anche dai dati SICS, con Pereyra che a fine partita risulta essere il migliore della Juve per cross tentati, assist e dribbling (tentati e riusciti).
Una scelta che aveva l’obiettivo (forse, sicuramente la conseguenza) di creare superiorità numerica sui lati, dove i terzini del Monaco erano spesso lasciati soli dalle rispettive ali. Se si escludono i tiri dalla distanza di Vidal e Tevez, le due grandi occasioni da goal della Juve (sciupate con dei tiri alle stelle) vengono create sfruttando questo meccanismo.
Quasi colpaccio
La partita di Allegri, però, è stata complicata (e non poco) dai suoi stessi uomini, che hanno facilitato il Monaco nel tipo di partita prevista, commettendo una serie di errori non forzati in fase di impostazione e copertura. I dati SICS quantificano bene l’imprecisione della Juventus in fase di impostazione. I bianconeri hanno perso ben 78 palloni (lo stesso dato del Monaco), un dato al di sopra della media in campionato della Juventus, che si attesta intorno a 66 (il dato è aggiornato alla 28.esima giornata). Il Monaco, grazie alle sbavature degli uomini di Allegri, è riuscito a recuperare più palloni nella metà campo avversaria rispetto alla Juve (14 contro 13) nonostante la partita attendista e il baricentro basso.
Il Monaco ha avuto a disposizione un numero più alto di occasioni in contropiede di quanto probabilmente ci si aspettava all’inizio e all’inizio del secondo tempo è riuscito addirittura ad innescare il contropiede con un rinvio del portiere con le mani. La Juve, di fatto, deve ringraziare l’imperizia degli attaccanti monegaschi, tanto bravi nel dribblare quanto poco lucidi davanti alla porta. Nonostante a fine partita l’Indice di Pericolosità SICS risulti quasi doppio per la Juventus (58 contro 32), infatti, il Monaco è riuscito a trovare il tiro più spesso rispetto alla squadra di Allegri (14 contro 12).
Anche in avanti la prestazione tecnica dei bianconeri non è stata del tutto sufficiente. Tevez, avulso dal gioco, si abbassava sul centrocampo per venire a prendere qualche pallone in più. I suoi movimenti non solo toglievano punti di riferimenti alla manovra offensiva della Juventus, ma non contribuivano molto alla fase di impostazione. Secondo i dati SICS Tevez è il giocatore della Juventus che ha perso più palloni (13).
Un ritorno in discesa?
Il rigore realizzato da Vidal regala alla Juve la partita ideale per il ritorno. Adesso il Monaco, tanto letale in contropiede quanto inadeguato nella costruzione di azioni ragionate, non potrà impostare una partita di attesa. Il rischio contro una Juventus che non dovrà per forza di cose cercare il gol, è quello di finire come le squadre piccole di Serie A: dominata per novanta minuti da una Juventus paziente e matura, tanto più se in gioco c'è una semifinale di Champions League.
I limiti del Monaco a fare la partita, d'altra parte, sono emersi anche ieri. Dopo il goal del vantaggio juventino, quando Jardim ha cercato di alzare il pressing e portare più uomini nella metà campo avversaria, la Juventus non ha subito più pericoli (gli unici due sono arrivati da un calcio d’angolo e dall’ennesimo errore di impostazione).
Alla Juventus forse basterà lasciare il pallino del gioco al Monaco e colpire con i suoi uomini migliori una volta riconquistato il pallone. È un gioco che gli uomini di Allegri hanno dimostrato di saper fare, con grande profitto, a Dortmund. E il Monaco, come detto, non pressa come il BVB.
Nonostante ciò, la partita di ieri non deve aver soddisfatto Allegri al cento per cento. Gli errori visti ieri in fase di impostazione non sono imputabili al pressing avversario. Sarà solo colpa del nervosismo l’ansia citata da Evra in post-partita? In ogni caso, per andare avanti in Europa (in semifinale ma, come si dice, sognare non costa niente) servirà la Juventus migliore.
Già dal ritorno sarà interessante vedere come se la caverà la retroguardia bianconera contro Berbatov, se Jardim darà fiducia al bulgaro, che già contro l'Arsenal era stato decisivo.
Ringraziamo per i dati SICS (che potete anche seguire su Facebook e Twitter).