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Come gioca il Barcellona con il rombo
21 nov 2017
21 nov 2017
Con il nuovo sistema i blaugrana sono più solidi in fase difensiva ma hanno perso un po' di efficacia in attacco.
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Quattro giorni dopo aver battuto per 3-0 la Juventus, il Barcellona gioca una partita a Getafe semplice solo all’apparenza. Contro una squadra chiusa, reattiva e attentissima a bloccare il centro, i blaugrana non riescono a mettere Leo Messi nelle condizioni di poter rendere come in Champions League: il Getafe non lo fa ricevere fronte alla porta, centralmente, costringendolo a farlo o spalle alla porta o in fascia. A peggiorare ulteriormente le cose ci si mette anche l’infortunio di Ousmane Dembélé, che alla mezz’ora è costretto ad uscire dal campo per un brutto strappo. Al suo posto entra Gerard Deulofeu, che però rimane impantanato a sua volta tra le maglie strette della difesa avversaria.

Valverde, per cercare di cambiare le cose, mette Paulinho al posto di Ivan Rakitic. Il brasiliano pochi minuti dopo, leggendo perfettamente lo spazio liberato da Messi con il pallone, si butta in area per ricevere, resiste al contrasto dell’avversario di pura potenza, facendolo rimbalzare a terra, e va da solo a segnare il gol vittoria.

Il passaggio al rombo

La partita contro il Getafe, con il grave infortunio di Dembélé e l’esplosione di Paulinho, è il punto d’inizio della trasformazione tattica del Barça, che quest’estate aveva lasciato carta bianca a Valverde sul sistema di gioco da utilizzare, pur rimanendo nell’ambito di un calcio proattivo.

Dopo quella partita Valverde ha deciso di schierare il Barcellona con un rombo a centrocampo. Un modulo in grado di portare più giocatori possibili nella fascia centrale del campo e avere quindi superiorità numerica grazie alla presenza di Busquets dietro a due mezzali e di un trequartista dietro a due punte. Oltre ad avere superiorità nella fascia centrale del campo, questa architettura tattica permette di aiutare il più possibile Messi, che grazie al rombo ha sempre diversi giocatori attorno con cui associarsi, sia che rivesta il ruolo di seconda punta che quello di trequartista. Il rombo, inoltre, in caso di marcatura particolarmente aggressiva su Messi, sblocca la ricezione di altri giocatori fronte alla porta, permettendo al Barcellona di essere comunque pericoloso.

Tutto gira intorno a Messi, comunque, da cui dipende anche la forma e la dimensione stessa del rombo di centrocampo. Se è Paulinho a ricoprire il ruolo di vertice alto, allora la posizione delle due mezzali è molto più larga, ricevendo quasi da ali, per permettere al brasiliano di arretrare in fase di non possesso e disegnare un centrocampo a quattro quasi in linea. Lo si è visto contro l’Athletic Club e l’Olympiacos in Champions League dove Rakitic e André Gomes contro i baschi e Sergi Roberto e Denis Suárez contro i greci sono rimasti costantemente sui corridoi laterali.

Paulinho, contro l’Athletic Club, agisce da vertice alto del rombo.

Nel caso in cui è Messi ad agire da trequartista, invece, le due mezzali partono dagli spazi di mezzo, giocando da intermedi veri e propri. Il 10 argentino tende infatti a rimanere sulla trequarti, al contrario di Paulinho, e i due esterni devono quindi stringere il rombo per non lasciare Busquets in balia del centrocampo avversario in caso di perdita del pallone. Volendo fotografare con i moduli questi movimenti, si potrebbe descrivere il primo caso come un 4-4-2 mentre il secondo come un vero e proprio 4-3-1-2.

Contro il Siviglia, invece, è stato Messi a fare il trequartista.

L’importanza di Paulinho

Il giocatore più esaltato da questo nuovo sistema è proprio Paulinho, che si è ormai ritagliato un ruolo centrale in questo Barcellona nonostante lo scetticismo che aveva accompagnato il suo arrivo quest'esta. Il centrocampista brasiliano ha grossi limiti nelle letture con la palla quando non può andare in progressione verticale, e non ha nemmeno una tecnica di base eccelsa per poter essere un valore aggiunto in un centrocampo così raffinato come quello del Barcellona. Ma la sua incredibile forza fisica, abbinata a un’intelligenza rara nell’attaccare lo spazio, ne fanno un giocatore fondamentale per dare profondità e dinamismo al rombo, agendo quasi da attaccante aggiunto.

Paulinho si inserisce in un trend tattico che sta coinvolgendo quasi tutti i top club europei, in cui i giocatori bravi a inserirsi in area dalla linea di centrocampo stanno diventando sempre più importanti. Lo fa ad esempio la Juventus con Khedira o il Chelsea con Bakayoko. Rispetto all’utilizzo che fa Allegri di Khedira, che agisce da incursore classico, che si inserisce cioè solo in caso di situazioni dinamiche, sia Antonio Conte con Bakayoko che Valverde con Paulinho chiedono ai propri giocatori di inserirsi in area anche in fase di attacco posizionale, alzandosi talmente tanto da giocare praticamente in linea con l’attaccante centrale.

Paulinho in quella posizione può esprimere il suo talento offensivo come mai aveva fatto in carriera, compensando così i cali di forma di Luís Suárez e sgravando Messi di diverse responsabilità offensive, permettendogli di concentrarsi sul suo ruolo di creatore di gioco, fondamentale per il Barcellona.

Quando Messi si abbassa sulla trequarti, uno dei due esterni (in questo caso André Gomes) taglia dall’esterno all’interno affiancandosi alla prima punta. Nel frattempo Paulinho aggredisce il corridoio centrale per ricevere in situazione dinamica.

Paulinho non è il centrocampista ideale per il calcio di possesso che di solito associamo al Barcellona. Non è certo un centrocampista tecnico, a proprio agio in un contesto associativo. Ma in questa versione da incursore risulta utilissimo per il Barcellona, anche per le conseguenze strutturali sulla squadra. La presenza di un altro giocatore davanti a Messi serve, fra le altre cose, anche a liberare una linea verticale tra Busquets e Messi; con l’aggiunta di Iniesta per creare il triangolo di possesso. Come in tutte le migliori versione del Barça, questo triangolo deve avere una direttrice libera per permettere alla squadra di assestarsi sulla trequarti con costrutto. La presenza di Paulinho permette al Barcellona di avere questo triangolo senza perdere peso specifico in area. Portando insomma due giocatori davanti a Messi quando l’argentino entra in possesso.

I 4 gol di Paulinho in Liga (terzo miglior marcatore del Barça dietro Messi e Suárez) al momento sono più che altro una curiosità statistica visto che solo quello contro il Getafe è risultato decisivo per il risultato. Ma il fatto che ne abbia segnati tanti è una conseguenza del modo in cui viene schierato in campo.

Il “lavoraccio” di Paco Alcacer e la fluidità del modulo

Questa situazione piace così tanto a Valverde che il tecnico ha provato a replicarla anche senza Paulinho, schierando Paco Alcacer direttamente punta vicino a Luís Suárez. La numerazione del modulo, come sempre, vale in termini generali: è sempre il contesto di gioco a determinare la posizione in campo dei giocatori, però il lavoro che sta chiedendo Valverde a Paco è veramente unico. Il Barcellona nelle ultime due partite si è disposto in fase di attacco posizionale con un vero e proprio 3-5-2, con Busquets che scalava per aiutare l’uscita e Messi che veniva a sua volta indietro, lasciando Luís Suárez e Paco Alcácer davanti. Quando però la palla veniva persa e non era possibile recuperarla subito, Paco si muoveva verso l’esterno per compensare il lato destro e non schiacciare troppo sugli esterni in difesa Iniesta e Rakitic. A quel punto il Barcellona era disposto su un 4-4-2, con Messi alto vicino a Luís Suárez e il diligente Paco Alcácer largo a coprire la fascia destra.

Per andare ad attaccare da prima punta, partendo però da esterno destro, Paco Alcacer deve coprire tanti metri di campo.

Il rombo ha dato ancora problemi a Rakitic. La versione iniziale del Barcellona, con un’ala pura a destra (Dembélé nella testa di Valverde), era riuscito a slegare il croato dai compiti di compensazione dei movimenti di Messi, a cui era stato costretto durante tutto il periodo di Luis Enrique. L’esterno puro a destra permetteva infatti a Messi di partite già centrale e il croato non doveva più allargarsi per aprirgli il corridoio, come ha fatto in passato. Non è un caso se in questo inizio di stagione abbiamo visto il miglior Rakitic da tanti anni a questa parte: finalmente libero di muoversi vicino alla palla nella fascia centrale e di poter anche attaccare l’area dalla seconda linea. Con il passaggio al sistema attuale, però, Rakitic deve di nuovo fare un lavoro dispendioso: lasciar ricevere Messi nella fascia centrale quando parte come attaccante; ma anche compensare le difficoltà che sta mostrando il Barcellona nell’uscita del pallone.

Ter Stegen è praticamente un centrocampista con i guanti da portiere. Valverde però non può permettersi di aggirare la pressione avversaria affidandosi solo al talento e alla freddezza del suo portiere in appoggio al triangolo formato dai due centrali più Busquets. Per questo deve utilizzare un altro centrocampista laterale per creare una struttura con almeno sette uomini in grado di dare linee di passaggio. In questa situazione Rakitic può abbassarsi tanto da finire quasi in linea con i centrali nel caso in cui Busquets è troppo alto.

La discesa di un centrocampista però spezza in due la squadra. Quando gioca Messi trequartista si crea un 3-5-2 puro in fase di uscita. La posizione così arretrata di Busquets (in linea con i centrali) e di Messi (poco sopra i due centrocampisti) permette un’uscita pulita della palla, ma irrigidisce la struttura. A quel punto, per arrivare sulla trequarti avversaria serve un’invenzione di Messi, che però è quasi sempre raddoppiato e rischia di usare troppe energie e arrivare poco lucido quando si avvicina alla porta.

Busquets ha la palla nella posizione di centrale di difesa e il rombo centrale quindi è tutto arretrato nella metà campo, persino Messi, sconsolato vertice alto.

Messi è troppo lontano dalla porta

È difficile dire quanto questo sistema abbia influito sulle prestazioni di Messi in termini realizzativi, ma il giocatore che aveva iniziato in modo brillante la stagione ora fatica a trovare lo specchio della porta. Messi è tornato a doversi sobbarcare tantissimi compiti diversi, concentrandosi più sulla creazione delle giocate che sulla loro definizione. L’intuizione iniziale di Valverde di riavvicinare Messi all’area di rigore è stata mitigata dalla nuova disposizione e provoca non pochi problemi al Barcellona. Messi tocca in questa stagione 8.6 palloni in area per 90’ e tira 6 volte per 90’, ma il rapporto tra xG e tiri è solamente 0.15.

Per capirci, ha segnato solo 1 gol nelle ultime 5 partite, e per Messi una media di 0.91 xG per partita non è normale. È un dato destinato a migliorare, ma per adesso è importante parlarne perché è la maggiore spia dei problemi del Barça: mettere Messi nelle condizioni di segnare è il problema che ha dovuto affrontare ogni allenatore blaugrana negli ultimi anni. In ogni caso va detto che Messi rimane il miglior marcatore del Barça in questa stagione, con 15 gol totali tra Liga e Champions League.

I vantaggi e gli svantaggi in fase difensiva

Anche dal punto di vista difensivo il rombo ha vantaggi e svantaggi. Il sistema aiuta Busquets a rimanere a difendere sulla fascia centrale del campo in caso di perdita del pallone. Questo di per sé garantisce una fase di transizione difensiva migliore: meno metri deve fare Busquets in orizzontale, più può permettersi di difendere in avanti. La presenza di due punte centrali, più un giocatore tra le linee, aiuta anche la riaggressione dopo la perdita perché permette di non essere mai in inferiorità numerica sui centrali avversari. Il Barcellona di Valverde sta quindi riscoprendo il fascino della pressione alta e immediata dopo la perdita. Quando in campo c’è Paulinho tanto si perde in ordine con la palla quanto si acquista in intensità fisica senza. Paulinho è naturalmente predisposto a difendere in avanti e una fascia centrale protetta da Busquets e Paulinho messi non in linea è difficile da superare per il centrocampo avversario. Certo, c’è la questione della difesa dell’ampiezza visto l’utilizzo di mezzali non veloci, ma Valverde ha trovato un tamponamento grazie alle caratteristiche dei due terzini.

Il Barça si espone naturalmente in caso di perdita ad ampie zone sguarnite sul lato debole. Normale per una squadra che attacca con tanti uomini nella fascia centrale del campo, e Valverde quindi ha bisogno di una coppia di terzini particolarmente veloce, come del resto è la coppia di terzini Alba-Semedo. La diagonale che finisce in area per coprire le spalle a Umtiti e Piqué rappresenta l’arma migliore che ha il Barcellona per spegnere le transizioni avversarie prima di arrivare al tiro. Questo permette ad esempio ad Umtiti di essere più aggressivo con la palla, sapendo che in caso di perdita difficilmente l’attaccante avversario può vincere il duello in velocità alle sue spalle con Jordi Alba.

Jordi Alba non è un giocatore complesso, i suoi movimenti senza palla si possono elencare sulle dita di una mano. Eppure questi con un centrocampo a rombo sono fondamentali per attaccare l’area di rigore dal lato debole. Il centrocampista a sinistra, che sia Iniesta o Denis Suárez, ha troppo peso come appoggio a Messi per potersi permettere di allontanarsi troppo dallo spazio di mezzo di sinistra e nessuno dei due è in grado di accompagnare il movimento in profondità di Luís Suárez. Jordi Alba, invece, staccandosi con uno scatto dalla linea di centrocampo, va a coprire quella lacuna arrivando in un secondo momento e mettendosi quindi nelle condizioni di raccogliere il passaggio in diagonale di Messi tagliando dall’esterno sinistro. Questo movimento, famoso da anni in tutte le sue versioni in corto e in lungo, ora è ancora più importante in assenza di un esterno di ruolo a sinistra. Il rombo del Barcellona, insomma, ha strutturalmente bisogno delle caratteristiche atletiche di Jordi Alba, che si sta esaltando in questo contesto.

La squadra sta raccogliendo più del seminato?

Il Barcellona non ha ancora perso una partita tra campionato e girone di Champions League e non si trova a punteggio pieno in Liga solo per il pareggio contro l’Atlético di Madrid di metà ottobre. Da dopo la Supercoppa di Spagna Valverde sta sbagliando poco e i risultati gli stanno dando ragione. Ma è tutto oro ciò che luccica?

Solo contro il Siviglia c’è stata una prestazione d’alto livello, nel resto delle partite è stato più il talento individuale dei giocatori a rendere possibile questa fuga in classifica. Il sistema di Valverde sembra costruito per esaltare alcuni talenti in rosa anche a costo di oscurarne altri e con i risultati dalla sua parte anche le decisioni più controverse non stanno minando la serenità dello spogliatoio. Il rombo ha riequilibrato la manovra del Barça, che non è più pendente dal lato sinistro come la scorsa stagione: 34% a sinistra, 28% al centro e 38% destra.

A fine gara contro il Leganés, una partita giocata dal Barcellona in modo cinico, Valverde si è espresso così: «Se domini nel centro va bene, ma alla fine non devi essere blando nelle due aree, perché poi è lì che si decide il risultato». Il Barça di Valverde al momento sta tenendo fede alla filosofia del suo allenatore. I risultati gli stanno dando ragione grazie soprattutto alla solidità senza palla: il Barcellona è la migliore squadra della Liga per gol incassati, 4, e per xG concessi, 9.1. E nonostante l’attacco sembra non avere una manovra molto strutturata, al momento è comunque il migliore della Liga, 33 gol, e il secondo per xG prodotti.

Non è detto che il sistema con il rombo durerà per molto, soprattutto perché Dembélé tornerà dall’infortunio e il mercato di gennaio porterà altri rinforzi. Non sembra del resto il modo migliore per valorizzare la rosa, ma è un ricorso che Valverde ha trovato per non addossare tutto il peso creativo sulle spalle di Messi, far passare questo brutto momento di forma di Suarez e rendere più solida la squadra senza palla. Questo non sarà l’ultimo Barça di Valverde in questa stagione, ma è quello che dovrà battere la Juve per puntare al primo posto nel girone.

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