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Foto di Lluis Gene/Getty Images
Fondamentali Daniele V. Morrone 6 dicembre 2016 6'

Prima e dopo Iniesta

Nel Clasico di andata è stato prima il Real Madrid ad avere il vantaggio tattico, passato al Barcellona con l’ingresso di Iniesta, ancora in grado di cambiare il contesto di qualsiasi partita.

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Per la prima volta in cinque anni il Real Madrid si è trovato ad affrontare il Classico del girone d’andata con un vantaggio in classifica sul Barcellona. E a conti fatti l’occasione non è stata sprecata: il pareggio del solito Sergio Ramos allo scadere, e la conferma dei 6 punti di scarto, hanno il sapore della vittoria. Una partita ricca di aspettative è stata decisa da due gol su calcio da fermo, una produzione offensiva modesta che però ha fotografato il momento delle due squadre in questo primo terzo di stagione in Liga. Da una parte il Real Madrid molto conscio dei propri limiti che non perde facendosi un bastare un paio di occasioni per partita; dall’altra il Barcellona prevedibile che vive soltanto della vena della MSN per creare pericolo.

 

Dal punto di vista tattico la partita si può dividere in due parti: prima e dopo l’ingresso di Iniesta e il gol del Barcellona, che ha cambiato l’inerzia strategica senza però che nessuna delle due squadre riuscisse ad approfittarne. Il grafico degli xG ci conferma quanto Barça e Real non abbiamo combinato molto dal punto di vista della qualità nel tiro, nei rispettivi momenti di vantaggio tattico (prima Real, poi Barça).

 

Nonostante le tante possibilità nella danger zone (fascia centrale dell’area) per il Real Madrid, il leggero vantaggio del Barcellona è dato dall’occasione di Neymar che manda fuori un tiro solo davanti a Navas dall’angolo destro dell’area piccola madrilena. L’unica vera occasione con alta percentuale di realizzazione in tutta la gara, oltre al gol di Suarez.

 

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Prima di Iniesta

 

L’atteggiamento conservativo con cui Luis Enrique ha l’abitudine di approcciarsi ad ogni Classico è ormai noto ed è stato riproposto anche in questo caso. Lucho ha insistito su un possesso palla difensivo atto ad abbassare al minimo i ritmi della gara, per generare un contesto con meno occasioni possibili. Per il resto ha sperato che la MSN inventasse un gol, perché spesso il Barcellona vince così. Con Suarez in forma non ottimale, però, agli avversari basta scollegare Messi dal resto dell’attacco per inaridire l’offensiva blaugrana.

 

Il Barcellona, quindi, ha tenuto il controllo del pallone con un’uscita sicura dalla difesa, aiutata dai terzini molto alti per dare ampiezza e dalle due mezzali, André Gomes e Rakitic, con movimenti incontro per dare un’opzione di passaggio e al contempo “togliersi di mezzo” per avere Neymar e Messi in grado di ricevere anche a centrocampo.

 

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Ma la scelta di Luis Enrique di tagliare fuori il proprio centrocampo per fare spazio e dare volume di gioco a Messi e Neymar non ha fatto altro aumentare il vantaggio tattico del Real, determinato dal piano gara di Zidane. L’allenatore francese, ormai, non chiede più di qualche meccanismo base alla sua squadra quando in possesso del pallone, ma con il centro del campo spianato la sua intuizione iniziale è diventata più efficace. Per adattarsi a Messi e impedire all’argentino di giocare con il pallone – se non a centrocampo – Zidane ha schierato il Real con un triangolo centrale formato da Kovacic e Modric, attenti a mantenere la posizione, con Isco libero di muoversi.

 

foto-madrid

Il Real Madrid difende Messi con Kovacic davanti alla linea di passaggio e Modric davanti alla difesa a chiudere eventuali filtranti. Dal punto di vista delle letture difensive la partita di Modric ha rasentato la perfezione

 

Il Real aveva un centrocampo asimmetrico: Modric svolgeva il ruolo di regista basso in modo stabile; Kovacic quello della mezzala sinistra conservativa (di possesso), mentre Isco da mezzala destra finiva per andare a dialogare anche con la fascia opposta. Anche considerata la partita maestosa di Modric col pallone, quello che ha spostato la bilancia è stato Isco, che libero di muoversi può dare il meglio nella veste di aiuto nella zona del pallone. In pratica lo spagnolo si è mosso dove il Real Madrid voleva superiorità numerica in fase di possesso, garantendo sia un’opzione di passaggio che un porto sicuro su cui scaricare il pallone in caso di pressione.

 

Certo, Isco sbilanciava il modulo quando finiva a giocare sulla trequarti sinistra, lasciando spazio a Neymar dal suo lato, in caso di recupero del pallone da parte del Barcellona; ma è chiaramente un rischio calcolato da parte di Zidane: Isco libero di muoversi a sinistra quando lo riteneva opportuno significava il duplice vantaggio di avere sempre un giocatore nella zona di Messi in caso di perdita del pallone (Kovacic) e in più un giocatore per aiutare Marcelo sulla trequarti (calcolando i movimenti continui verso l’area di Ronaldo).

 

Questa di Isco che da destra si muoveva a sinistra sembra la scelta più vicina, da parte di Zidane nell’arco della sua ancora breve carriera sulla panchina madridista, al tentativo di avere una vera e propria superiorità in fase di possesso palla. Lasciando tutti gli altri meccanismi esattamente uguali alle altre partite (come Benzema che si leva di torno quando Ronaldo vuole attaccare o gli scambi esterno per esterno tra Vazquez e Carvajal).

 

Isco ha finito per essere illeggibile per il Barcellona e ha dominato la prima frazione, sbagliando un totale di 2 passaggi su 30 e perdendo 1 solo pallone. Il vantaggio del Real Madrid, con Modric e Isco, non è stato solo tattico ma anche tecnico: entrambi sono in grado di muoversi e passare il pallone con estremo giudizio, senza perdere mai di intensità atletica.

 

 

Isco porta anche da solo vantaggi sulla trequarti senza che la squadra si debba preoccupare di perdere il pallone.

 

Ma allora perché nonostante questo vantaggio tecnico e tattico nella zona di creazione il Real Madrid ha creato così poche occasioni di qualità nel primo tempo (4 tiri nello specchio di cui nessuno con grande velleità)?

 

La risposta è nella partita del trio offensivo, incapace di leggere la superiorità in zona di creazione o semplicemente impossibilitato a farlo dall’assenza di Bale. Senza il gallese in campo il meccanismo che porta Benzema a liberare spazio per Ronaldo diventa prevedibile: gli avversari possono concentrarsi nel non concedere altra opzione a Ronaldo se non il tiro, essendo Ronaldo l’unico reale pericolo in quei casi.

 

Ronaldo – che pensa ormai esclusivamente da punta pur partendo dall’esterno – finisce così per astrarsi dal gioco (addirittura nessun passaggio effettuato dalla trequarti) e crea un pericolo solo apparente con le sue conclusioni. Praticamente il Real Madrid, con tanto potenziale in fase di creazione, finisce per affidare tutta la sua produzione offensiva in area solo a Ronaldo. Togli al portoghese la possibilità di tirare fronte alla porta, togli al Real Madrid qualità nelle conclusioni lasciando solo quantità.

 

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Il grafico delle posizioni medie e dei passaggi mostra la scelta di Zidane di lasciare Isco libero di muoversi, con conseguente posizione media esattamente al centro, come il regista bloccato Modric. Ma mostra anche come la natura di Ronaldo lo porti ad abbandonare la fascia per giocare e ricevere davanti a dove in teoria si troverebbe Benzema.

 

 

Dopo Iniesta

 

Il gol del vantaggio ad inizio secondo tempo e l’entrata di Iniesta poco dopo hanno passato la partita nelle mani del Barcellona. Il gol ha costretto il Real Madrid ad alzare il baricentro e pensare in modo più proattivo di quanto vorrebbe. Iniesta, con le sue letture offensive senza pari, ha formato un triangolo con Busquets e Messi, per non lasciare mai l’argentino privo di linee di passaggio. L’uscita di Isco per Casemiro, pochi minuti dopo l’entrata di Iniesta, non ha fatto altro che aiutare lo spostamento in favore del Barcellona, che si è ritrovato senza neanche più la preoccupazione data dai movimenti di Isco. Il Barcellona ha potuto giocare con Messi e Iniesta vicini senza preoccuparsi della perdita del pallone; Busquets ha potuto difendere più avanti nel campo grazie a due giocatori in grado di mantenere il possesso sempre.

 

 

Diciamo che al Barcellona in queste settimane è mancata sopra ogni cosa l’intesa telepatica tra Iniesta e Messi.

 

Anche Neymar ha potuto ricevere palla più avanzato, dando profondità alla manovra e aggiungendo una dimensione in più all’attacco: con il ritorno di Iniesta il Barcellona è tornato ad avere un passaggio intermedio tra l’uscita del pallone dalla difesa e la MSN. Esattamente quello che è mancato in queste settimane e quello che permette agli avversari di difendere con più facilità contro il Barcellona. In questo modo cambiano, insomma, tutte le prospettive della squadra.

 

 

La mistica di Sergio Ramos

 

Il fatto che il Barcellona non riesca a capitalizzare il proprio vantaggio tattico però è risultato decisivo. A 5 minuti dalla fine Zidane ha sostituito prima Benzema per Asensio e poi Kovacic per Mariano, che si è andato a sistemare accanto a Ronaldo in un 4-4-2. A quel punto il Real ha pressato più alto, prendendo fiducia e sperando nella tradizionale “mistica del Real Madrid”.

 

Questa fase di gioco, presente in ogni finale di partita in bilico con il Real Madrid in campo, è ormai parte della leggenda di questa squadra e che porta a trasformare un calcio di punizione allo scadere nel gol del pareggio. Un gol che segnerà il proseguimento di tutta la Liga e rischia di essere decisivo per il risultato finale. Dopo un Classico del genere, l’unica speranza a cui aggrapparsi per chi spera in una Liga combattuta è che il ritorno di Iniesta sia permanente.

 

 

Tags : Barcellonaligareal madrid

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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