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Che partita!
01 mag 2025
Il 3-3 tra Barcellona e Inter ci ha mostrato tutto il meglio che questo sport ha da offrire.
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10 min
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IMAGO / ZUMA Press Wire
(copertina) IMAGO / ZUMA Press Wire
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Quella tra Inter e Barcellona è una rivalità relativamente recente, nata più per l’intensità dei loro scontri che per il loro numero. Com'è noto, tutto ebbe inizio dalla semifinale del 2010 tra la squadra di Mourinho e quella di Guardiola - una partita relativamente recente ma che è già tra i miti fondativi della Champions League contemporanea. Da allora Barcellona e Inter si sono incontrate 6 volte, prima di ieri sempre e solo ai gironi. Per un caso anche l’ultimo Barcellona-Inter, dell’ottobre 2022, finì 3-3.

Di certo, però, quello di ieri ce lo ricorderemo più a lungo. Un pareggio pirotecnico che racchiude tanto di quello che rende speciale questa competizione: i grandi gesti tecnici, gli "eroi per un giorno", alcuni errori sorprendenti, l’impatto emotivo, il peso della fortuna. Per una notte a Barcellona abbiamo avuto tutto questo.

Di Barcellona-Inter abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non sei ancora abbonato puoi farlo cliccando qui.

Le cose si sono messe subito bene per l’Inter. La squadra di Inzaghi ha segnato addirittura direttamente da calcio d’inizio e lo ha fatto con una facilità nello sfruttare le debolezze dell'avversario che ha stupito tutti. Cioè assorbendo il suo pressing alto e giocando in verticale contro la sua linea altissima.

Quando Acerbi riceve il passaggio arretrato di Bastoni è a un passo dalla linea di fondo. Il difensore nerazzurro lancia lungo verso il centrocampo poco prima dell’intervento in scivolata di Ferran Torres e trova Lautaro, in anticipo sull'avversario. L'attaccante argentino spizza il pallone per Thuram, che lo protegge col corpo e lo appoggia a Barella che, dopo il controllo, verticalizza per la corsa di Dumfries a destra.

Le rotazioni difensive del Barcellona, tutte dalla parte opposta, portano Dumfries a ricevere fronte alla porta e con spazio contro Gerard Martín, il giocatore più limitato in campo.

Il Barcellona deve ancora toccare palla. Alla fine ci riesce Koundé, che respinge di prima il cross di Dumfries diretto a Dimarco sul secondo palo. Ma il Barcellona non ha veramente recuperato il pallone, perché Barella ne intuisce la traiettoria e lo ripassa a Dumfries a destra. Questa volta il cross è sul primo palo per Thuram, marcato davanti da Iñigo Martínez, e che, vista la traiettoria bassa e arretrata, si inventa un elegantissimo colpo di tacco alla Crespo. Era impossibile aspettarsi un inizio del genere.

Nel passato recente probabilmente avremmo assistito a uno psicodramma dei giocatori del Barcellona. Ma la squadra di Flick è differente dalle sue versioni precedenti e, dopo aver rimesso la palla in gioco, è sembrata subito in partita. I blaugrana non sono sembrati scossi dal gol subito e sono andati, come da copione, a pressare altissimi l’Inter tenendo la linea difensiva a metà campo.

La linea così alta, permette non solo di fare il fuorigioco, ma anche di pressare compatti e quindi togliere spazio di manovra per la costruzione dell’Inter, costretta - più di quanto avrebbe voluto e dovuto - semplicemente a spazzare in avanti per alleviare la pressione. Ma mandare il pallone in avanti per respirare non permette di avere transizioni offensive a meno di giocate sovrumane dei due attaccanti, che in questo momento della partita non arrivano. E i centrocampisti in questo contesto non riescono a fare quei movimenti profondi centrali che aiuterebbero a risalire il campo con le seconde palle.

Insomma quello che all’Inter era riuscito sulla prima azione di gioco non riesce più per tutto il resto del primo tempo, che vede il Barcellona prendere la partita in mano nonostante lo svantaggio. È il momento in cui compagni, avversari e spettatori vedono fiorire in tutta la sua bellezza il talento di Lamine Yamal.

Inzaghi aveva provato ad arginare il fenomeno blaugrana con un raddoppio costante di Mkhitaryan in aiuto al primo marcatore (Dimarco) e un ulteriore aiuto di Bastoni. Un tipo di accorgimento estremo che si vedeva all’epoca per Messi e quando poi i giocatori in campo si sono dovuti confrontare con Lamine Yamal hanno capito perché. Sgusciante, creativo, sempre in equilibrio e in grado di trovare un tiro o un assist da qualsiasi posizione del campo: Yamal è stato un incubo per la difesa nerazzurra.

La prima volta che l'Inter non è riuscita a raddoppiarlo, all’11’, Lamine Yamal con due tocchi si è sistemato il pallone e lo ha passato al centro dell’area per Ferran Torres, il cui tiro dopo lo stop però è finito al lato del palo. «Non ho mai visto un giocatore come Lamine Yamal negli ultimi 8-9 anni. Abbiamo dovuto metterne tre su di lui e, ovviamente, si sono aperti spazi altrove», ha detto Simone Inzaghi a fine partita «È un giocatore che passa ogni 50 anni». E pensare che pochi minuti prima della partita si era mostrato preoccupato per un muscolo della gamba sinistra e, tornando negli spogliatoi, è brevemente sorta l’ipotesi che non scendesse in campo. Quella contro l’Inter è la sua centesima partita con la prima squadra del Barcellona a 17 anni.

L'Inter è riuscita a trovare il raddoppio in questo contesto difficile. Arriva su calcio d’angolo al 20’ dopo aver sfruttato bene una rimessa laterale di Bastoni per Dimarco. In area piccola Dumfries può andare in rovesciata sulla torre di Acerbi e c'è una piccola ingenuità del Barcellona nell'avergli messo in marcatura Dani Olmo, un rifinitore tecnico ed elegante che non aveva proprio idea di come prendergli posizione. L'Inter comunque ci ha messo del suo con una serie di blocchi che hanno liberato il terzino olandese.

Nemmeno questo secondo gol, però, ha atterrito questa versione del Barcellona, che sembra talmente in fiducia da essere sicuro di poter uscire da qualsiasi situazione avversa. Lo è pure perché in campo ha Lamine Yamal che accorcia le distanze 3 minuti dopo con un’azione che in questo momento al mondo a questo livello sembra poter fare solo lui. L'ala spagnola esce da un duello a terra con Thuram girandosi verso l’interno e poi punta Mkhitaryan bruciandolo sul posto. A quel punto entra in area sempre a testa alta nonostante il muro dell’Inter davanti e sfrutta lo spazio che lo separa da Bastoni per calciare di collo interno sul secondo palo.

Se possibile è ancora più incredibile quello che fa due minuti dopo, quando riceve un cambio di gioco sui piedi nel suo amato mezzo spazio destro e punta Dimarco portandoselo fino alla linea di fondo in area. Con i piedi sulla linea finta il cross col destro, mandando Dimarco fuori dal campo, e poi con un tocco si risistema il pallone per il tiro in porta da un metro dalla linea di fondo all’altezza dell’area piccola. Sommer è bravissimo nel toccare il pallone quel tanto che basta per mandarlo sulla traversa ma ormai è chiaro che il Barcellona tornerà a colpire. Dopo essersi messo le mani in testa per il disappunto, Lamine Yamal le alza subito al cielo per chiamare il tifo di casa a farsi sentire.

È uno dei momenti più difficili della partita dell'Inter, incapace di uscire dalla propria metà campo per rifiatare anche solo per un'azione. Il pareggio arriva al 38’ e curiosamente non coinvolge Lamine Yamal. Nasce da un cambio di gioco profondo di Pedri per Raphinha in area di rigore, la cui sponda - alle spalle di un Bisseck spettatore non pagante - è convertita in gol da Ferran Torres con uno scatto alle spalle di Acerbi.

Il finale del primo tempo, oltre al gol, mischia di nuovo le carte in vista del secondo. Il motivo sono gli infortuni prima Koundé e poi Lautaro, che, probabilmente, li terranno fuori anche al ritorno. Per sostituirli, mentre Inzaghi si affida a Taremi come cambio diretto di Lautaro, Flick opta per cambiare l’assetto della propria difesa, inserendo prima Eric Garcia terzino destro e poi Araujo al centro della difesa, spostando Iñigo Martínez come terzino sinistro al posto di Gerard Martín. Un cambio di assetto che potrebbe ripetersi anche al ritorno non dovesse tornare in tempo Alejandro Balde (e vista la partita da incubo di Gerard Matín contro il raggiante Dumfries).

Non sarebbe una eliminatoria di Champions League senza un cambio di spartito improvviso e in questo caso arriva già dall’inizio del secondo tempo, vuoi per la fisiologica scelta di allentare la foga con cui ha chiuso il Barcellona il primo tempo, vuoi per il passaggio negli spogliatoi che ha fatto tirare fiato all’Inter.

Nel secondo tempo, più in generale, si è visto un netto miglioramento della capacità della squadra di Inzaghi di attaccare la linea alta del Barcellona. L’Inter è riuscita finalmente a difendere con un blocco medio-basso per periodi prolungati di gara e quindi a disinnescare le azioni offensive ripetute degli avversari viste in precedenza. Pur con una squadra ormai cronicamente allo stremo delle forze, pur con le gambe che tremano quando il pallone passa per Lamine Yamal, l’Inter è riuscita finalmente a trovare il modo giusto di verticalizzare e a sostenere la manovra offensiva con quei movimenti profondi di cui parlavamo prima.

Si possono fare alcuni esempi in tal senso, anche al di là del gol annullato per fuorigioco Mkhitaryan al 75’, che sarebbe stato il coronamento del piano gara di Inzaghi. C’è per esempio il tiro di Dimarco al 49’ in cui l’Inter, partendo dalla propria area contro il pressing del Barcellona, sfrutta Bastoni in conduzione a sinistra. Importante anche il ruolo da perno di Taremi spalle alla porta a centrocampo, per arrivare sul lato opposto al solito Dumfries. Per come difende stretto il Barcellona, l’esterno dell’Inter ha sempre spazio e tutto sta nel trovarlo accompagnando però centralmente per bucare la linea alta avversaria. In questo caso l’Inter sale con ben cinque uomini uno per ogni corridoio verticale e rende la vita facile a Dumfries, che può servire sulla corsa l’inserimento di Bisseck. Il cross del centrale nerazzurro è troppo arretrato per le due punte ma trova dalla parte opposta dell’area Dimarco, che però lo spara in curva.

Un altro esempio è il lancio per Barella al 60’ in cui si vede ancora l’importanza degli inserimenti profondi del centrocampista. Proprio sul più bello, però, il giocatore sardo vede un rimpallo sul braccio di Iñigo Martínez andato in anticipo e, invece di continuare l’azione entrando in area, decide di fermarsi per richiamare l’arbitro. Da quella azione, dopo un primo recupero del Barça, nasce una nuova transizione, che porta di nuovo Dumfries dentro l’area avversaria. Il suo passaggio per Taremi a centro area è però intercettato da un intervento di Araujo in scivolata. La palla finisce in calcio d’angolo e da lì arriva il gol del 3-2, sempre con una serie di blocchi dell’Inter che portano Dumfries a poter ricevere il pallone marcato dal povero Dani Olmo, che viene sovrastato questa volta di testa e si ritrova poi sconsolato a chiedersi com’è finito in questa situazione. Insomma, va bene la superiorità sui calci piazzati, ma i calci d'angolo sono anche figli di un’interpretazione della gara brillante da parte dell’Inter.

Dall’altra parte, però, ci sono giocatori di gran talento e una forza mentale che permette di scrollarsi di dosso subito i gol subiti. È così che il Barcellona arriva al gol ancora una volta poco dopo il vantaggio dell’Inter. Tutto nasce da uno schema su calcio d’angolo che vede Lamine Yamal fare un velo per Raphinha e il brasiliano quasi spaccare la traversa col suo sinistro. Il pallone sbatte sulla schiena di Sommer e entra in rete.

Mancano ancora 20 minuti: c’è tutto il tempo per una delle due squadre per segnare un altro gol. La squadra tra le due che ci va più vicina è l’Inter, che come detto si vede annullare un gol per un'unghia. Dieci minuti dopo anche il Barcellona sfiora il gol in maniera forse fortuita, con la traversa di Lamine Yamal su un tiro cross dalla parabola altissima. È l’ultimo squillo di una prestazione che faremo fatica a dimenticare, perché tra le tante cose successe questa è stata anche la partita in cui un fenomeno generazionale minorenne ha fatto vedere di poter dominare una semifinale di Champions League come se fosse il parchetto sotto casa sua. «Lamine ci ha mostrato la strada», ha detto Hansi Flick a fine partita.

Certo, è stata anche la partita in cui la squadra col migliore in campo (almeno per me, visto che la UEFA ha dato il premio a Dumfries) si è mostrata tremendamente fragile difensivamente. Lo ha fatto notare lo stesso Raphinha. «Giocando in casa la sensazione è che avremmo potuto ottenere un risultato migliore», ha detto l'ala brasiliana «Subire tanti gol qui è inaccettabile, ma bisogna dare credito all'Inter, che ha fatto molto bene».

La squadra di Inzaghi, in effetti, ha raggiunto un risultato ancora più grande del 3-3 che rimanda la qualificazione alla partita di San Siro. E cioè la dimostrazione a chi aveva ancora dei dubbi che può giocare alla pari contro chiunque in Champions League. Per la squadra d’Inzaghi, anche acciaccata e stanca come non mai, raggiungere la finale con una vittoria in casa la prossima settimana non sarebbe un’impresa.

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