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L’atlante delle rovesciate
09 mar 2021
09 mar 2021
Se pensate che le rovesciate siano tutte uguali, vi sbagliate di grosso.
(articolo)
25 min
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L’atlante delle rovesciate è stato pensato per aiutarvi a usare la definizione corretta quando vi trovate davanti a qualcuno che sbilancia il corpo all’indietro per colpire il pallone sopra la testa – che sia in televisione, al campetto con gli amici, o che siate voi gli esecutori. Magari vi limitate a usare il termine “rovesciata” per tutto, non sapendo che (a oggi) ne esistono quindici tipi diversi, con nomi e origini differenti.

L’obiettivo di questo atlante è quindi di offrire a chi legge gli strumenti necessari per catalogare le diverse tipologie di rovesciate, ma anche rendere giustizia a chi le ha eseguite. Nel calcio esistono tante giocate straordinarie che richiedono istinto, velocità di esecuzione e creatività - passaggi filtranti, tunnel, sombreri, veroniche – ma la giocata che più di tutte scatena l’entusiasmo della gente, per difficoltà di esecuzione e spettacolarità, è la rovesciata.

Questo tiro speciale, perché alla fine è un tiro, arriva dal Sud America, come ci suggeriscono i nomi che venivano utilizzati per definirlo: chilena, bicicleta, trizaga. Lo scrittore Eduardo Galeano, in Splendori e miserie del gioco del calcio afferma che la prima rovesciata venne avvistata allo stadio El Morro Di Talcahuano, messa in scena da Ramon Unzaga. Era il 1914. Da quel giorno in poi, ogni bambino con il sogno di giocare a pallone passerà la propria infanzia a provare la rovesciata sul lettone dei genitori. Oppure tentando di colpire dei mango nel proprio giardino come si racconta nel film autobiografico su Pelé.

La provenienza ai limiti del magico rende ancora più epico questo colpo e il fatto che sia nato nell’emisfero sud fortifica la tesi che in questa giocata il “sotto” diventi “sopra”, almeno per noi che stiamo nell’emisfero nord. Per fare una rovesciata bisogna cambiare la prospettiva sul mondo: guardarlo al contrario, con la testa in basso e i piedi in alto. La stessa sensazione che si prova osservando le stelle a sud dell’equatore: la croce del Sud è sempre stata lì, anche se da dove stavamo prima non la vedevamo. Per scorgerla abbiamo dovuto allontanarci dall’ordinario, lasciandoci guidare dall’istinto e rovesciando la nostra prospettiva.

Raccontare quanti e quali tipi di rovesciate esistano non è semplice, perché la rovesciata non è un gesto che può essere inserito all’interno di uno schema, ma è il frutto dell’istinto di chi la esegue. Ogni rovesciata può essere diversa in potenza. Per analizzarla bisogna partire dal presupposto che non è un gesto tecnico come gli altri: la rovesciata è un modo di pensare non convenzionale, è una sfida alla gravità, un corpo sospeso nello spazio e nel tempo.

Come tutte le idee, anche la rovesciata è fatta di sfumature. Io ne ho raccolte quindici, ma niente è immobile, figuratevi la rovesciata.

Rovesciata classica

La rovesciata “classica” è la massima espressione di questo gesto tecnico. Di esempi ne è piena la storia del calcio, ma il migliore ci viene offerto dalla storia del cinema.

Quando Moore effettua il traversone, Pelé è posizionato al centro dell’area ed è davanti al suo marcatore. Il pallone scavalca il primo difensore, in linea con il primo palo, ed entra nella disponibilità del numero 10 in maglia bianca. "O Rei", quando capisce che la sfera lo raggiungerà, inizia la preparazione al colpo alzando entrambe le braccia per darsi la spinta e, qualche centesimo di secondo dopo, solleva anche la gamba sinistra per trovare la giusta coordinazione e aumentare la potenza del tiro. Una volta che è in volo, perfettamente bilanciato e con la schiena parallela al suolo, può colpire il pallone dall’alto verso il basso con il piede destro, mettendo in scena il movimento “a forbice” delle due gambe.

La leggenda narra che in preparazione alla scena, il regista John Huston disse a Pelé di non preoccuparsi: «Abbiamo chilometri e chilometri di pellicola, potrai fare tutti i tentativi che vuoi». "O Rei", scocciato, mise le cose in chiaro: «Mi serve il pallone giusto e al primo tentativo la metto esattamente dove vuoi che vada». Ovviamente si racconta che sia stata buona la prima.

Prendendo come riferimento il quadrante di un orologio, questa è la rovesciata perfetta perché l’impatto avviene esattamente alle ore 12. Come le sculture di Fidia, la rovesciata di stampo classico rappresenta la versione più pura e semplice, il prototipo della perfezione. È forse la rovesciata più comune, quella che agli attaccanti viene più naturale. Può risolvere anche partite importanti, l'ultima è stata quella di Giroud nell'ottavo di Champions tra Chelsea e Atletico Madrid. Tre esempi indimenticabili: Ronaldo contro la Juventus, per l’altezza che raggiunge quando impatta il pallone, Rooney nel derby di Manchester, per il tempismo e il significato di un gol così in una rivalità storica, e van Basten con la maglia dell’Ajax, perché è l’emblema dell’eleganza e dell’armonia.


Rovesciata con alzata di petto

La rovesciata è il colpo più difficile che possa essere messo in atto, perché la sua assimilazione deve iniziare all’età della scuola calcio per permettere a coordinazione e coraggio di sedimentare e svilupparsi, ma anche per allenare quello che mi prendo la libertà di chiamare “pensiero non convenzionale”. Non a caso la sua versione “con alzata di petto” è immediatamente collegata a due brasiliani dal gioco funambolico, Rivaldo – che la eseguì in bello stile in maglia Barcellona contro il Valencia – e Ronaldinho, capace di una versione super personalizzata contro il Villarreal, sempre in maglia blaugrana.

Era il periodo della carriera in cui il brasiliano era ingiocabile, superiore a qualsiasi altro giocatore sotto l’aspetto tecnico. In più era mentalmente libero, fisicamente preparato e stimolato dall’ambiente, e fresco di Pallone d’oro. Dopo aver stoppato il passaggio di Xavi di petto, non ha tempo di trovare la perfetta coordinazione – il pallone non si alza a sufficienza - e si limita a sistemare gli appoggi in modo da essere in linea con la palla che scende per poter calciare con il piede forte, anche se è un movimento innaturale. La traiettoria del pallone non è la classica per una rovesciata - dall’alto verso il basso - anzi, compie una parabola che scavalca il portiere e muore in rete.

Non devi essere solo coraggioso per provare una giocata così difficile, ma devi essere anche un visionario per immaginare una parabola di quel tipo, che si possa fare gol così. Ma soprattutto devi avere molta confidenza con il gioco del calcio, e Ronaldinho ce l’aveva (ce l’ha ancora, immagino). Il rapporto del brasiliano con il pallone è viscerale, tanto che lui stesso ha raccontato «ho imparato tutto della vita con il pallone tra i piedi». In questo gol sembra che Ronaldinho e la palla siano un’unica entità, e quella confidenza la si ottiene solo vivendo con il pallone tra i piedi.

In questa rovesciata è più difficile prendere in considerazione l’orologio perché, se Pelé aveva colpito alle ore 12, Ronaldinho impatta il pallone proprio al centro del quadrante.

Recentemente abbiamo avuto la fortuna di vederne una anche nella nostra Serie A, eseguita in bellissimo stile da Zaccagni.


Rovesciata da lontano

La rovesciata può essere anche un colpo che toglie tempo e spazio alle difese avversarie e al portiere, se effettuata al momento giusto e nella zona giusta del campo. Ovviamente, per provare a fare una rovesciata lontano dalla porta - anche solo da fuori area - bisogna essere alquanto visionari e ottimisti, o forse incoscienti. Lo sa bene Zlatan Ibrahimovic.

La sera del 14 novembre 2012, contro l’Inghilterra, lo svedese ha segnato in rovesciata il gol che Steven Gerrard, capitano della sua nazione quella sera, raccontò così: «La rete più bella che abbia visto nella mia carriera». Anche l’allenatore degli inglesi, Hodgson, dovette ammettere che era stato «qualcosa di assolutamente straordinario».

Ibrahimovic quella sera non si limitò a segnare in rovesciata da praticamente metà campo, ma questa giocata fu la ciliegina sulla torta di una magnifica prestazione conclusa con quattro gol. La diretta del sito del The Guardian riassunse perfettamente ciò che significava un gol in rovesciata segnato da oltre trenta metri. Dopo il gol dello svedese scrisse: “Non vedrete mai una cosa del genere! Ibrahimovic ha fatto qualcosa che il 99.9% dei calciatori non avrebbe neanche potuto pensare, eseguendo una assurda rovesciata a pallonetto da 30 metri”.

La potenza del suo movimento – una rovesciata più simile a una mossa di arte marziale che non a quella classica di Pelé – la rende praticamente unica. Non c’è probabilmente un essere umano al mondo che possa riprodurre quella giocata, colpire il pallone con quella postura, quasi di taglio, dargli la forza di scavalcare gli avversari per adagiarsi in rete. Quando il Guardian parla di 99.9% si avvicina alla realtà. A pensarci c’è solo un altro giocatore che può entrare in questa categoria: Mauro Bressan. La sua rovesciata è rimasta una pietra miliare di come l’impossibile può trovare spazio su un campo da calcio: un giocatore non particolarmente forte, in un contesto non suo (la Champions League), contro una squadra di livello superiore (il Barcellona) segna un gol incredibile con una rovesciata meravigliosa.

Ma oltre l’aspetto “storico”, l’esecuzione di Bressan è stilisticamente perfetta. Verrebbe quasi voglia di fermarsi a guardarla per ore. È una rovesciata da lontano, indubbiamente. Non ha la mistica di quella di Zlatan che sembra sparata da un’arma di provenienza aliena, ma è comunque un gesto estemporaneo, inaspettato. Vicino alla versione “classica”, fa pensare davvero alla bicicletta che dà il nome in inglese (bicycle kick).


Semi rovesciata

Simone Loria era un difensore ruvido che non è passato alla storia per la tecnica raffinata o per la coordinazione di un ginnasta. È passato però alla storia per aver segnato un gol che, quando si parla di rovesciate, viene spesso citato, nonostante lui stesso in un’intervista successiva aveva mostrato disappunto per il poco eco avuto dalla sua rovesciata: «Se l’avesse fatto un giocatore che è conosciuto in tutto il mondo avrebbe avuto una risonanza diversa: si sa che funziona così. Non c’è nessun risentimento però, sono contento di aver segnato quel gol. Semmai mi avrebbe fatto piacere vederlo nelle figurine Panini».

Sulle figurine non si è visto, ma quattordici anni dopo vale ancora la pena guardare la sua rovesciata.

Anche qui siamo nel campo dell’improbabile, un difensore che fa un gesto tecnico pulito e spettacolare. La preparazione di Loria è ai limiti del perfetto: inizia quasi come un tappo di spumante, staccando col piede destro, quello forte con cui impatterà il pallone, mentre il piede “debole” è già in elevazione cercando il giusto equilibrio e la potenza necessaria per colpire. In questo gesto è fondamentale l’uso degli arti superiori: mentre è in volo Loria carica la torsione del busto allargando il braccio sinistro e alzando quello destro, per poi dare la frustata di bacino e impattare con il piede destro, imprimendo alla sfera una potenza inaudita e una traiettoria che finisce esattamente nel sette. Lo stesso movimento di bacino che utilizzano i battitori di baseball per mettere a segno un “Home Run”.

Siamo nel campo delle “semi rovesciate” perché il corpo guarda la porta, è parallelo diciamo, non sta di spalle (l’impatto del pallone avviene alle ore 3). Questa in particolare può essere chiamata anche “sforbiciata” perché il colpo viene caricato con la gamba sinistra e viene effettuato con la destra. Diciamo che non tutte le semi rovesciate sono anche sforbiciate, ma i due insiemi si incrociano spesso. È un gesto più immediato della rovesciata, ma non per questo meno spettacolare. Esistono dei gol incredibili segnati in semi rovesciata, come ad esempio questo di Hernan Crespo o questo incredibile di Karl-Heinz Rummenigge.

Recentemente ci ha segnato Weston McKennie contro il Barcellona.


Rovesciata spazzata

Nell’immaginario collettivo la rovesciata è un colpo che viene effettuato al termine dell’azione, con la finalità di concludere a rete un traversone o per riuscire a girare un pallone rimbalzante. Eppure in Italia è diventata famosa grazie a un difensore, Carlo Parola. Sono passati ormai settant’anni da quando il libero bianconero anticipò l’attaccante viola Pandolfini e la sua immagine resiste sulla copertina dell’album Panini. Tuttavia quanti sapevano che la sua era una rovesciata per spazzare via un pericolo?

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Non ci sono video di questo storico momento, ma forse l’immagine ferma lo rende ancora più immortale. Parola sembra un pensiero futurista, una scultura di Boccioni. A vederne tutto il movimento magari avremmo trovato difetti, così ci rimane l’icona. Parola giustificava la sua familiarità con questo gesto estroso in modo quasi parapsicologico: «La rovesciata era una mia dote naturale, istintiva. Tanto che mi ricordo che in piena attività, se mi chiedevano di eseguirla, non ne ero capace. Diciamo che era il modo migliore per liberare l’area in una determinata situazione, ma se dovessi spiegare come facevo, non saprei dirlo».

In questo caso il pallone viene colpito a ore 2, quindi il gesto è un ibrido tra rovesciata e semi rovesciata. Sicuramente è una sforbiciata, vista la flessione della gamba d’appoggio e la grande potenza con la quale veniva colpito il pallone.

Seppur senza diventare un’icona, anche nel calcio moderno la rovesciata viene usata come intervento difensivo per sventare situazioni pericolose o per anticipare l’attaccante.


Rovesciata appoggiata

Questa è l’unica tipologia di rovesciata che necessita della collaborazione di un difensore. Se nelle altre chi effettua il colpo è sempre libero di muoversi in autonomia, in questo caso chi colpisce è marcato strettamente dal proprio difensore e lo usa come “appoggio”.

Per eseguirla serve un’immaginazione (e una coordinazione) fuori dal comune e chi meglio di Fabio Quagliarella? In carriera ha segnato parecchi gol assurdi, trovando spesso soluzioni non convenzionali come quella volta al Bentegodi contro il Chievo.

Prima ancora della battuta Quagliarella è già nell’area piccola, intento a prendere posizione rispetto al suo marcatore. Sembra un balletto: il difensore vuole portare l’attaccante della Juventus lontano dalla porta, mentre lui vuole rimanere esattamente dov’è. Battuto il corner, il pallone arriva sul primo palo dove Iaquinta lo prolunga con una “rovesciatina” che alza la parabola sopra la testa di Quagliarella. L’attaccante è bravissimo a sfruttare la spinta del difensore che vorrebbe portarlo fuori dalla linea ideale di caduta del pallone, ma che invece finisce per fargli da appoggio e facilitargli il movimento di coordinarsi e la rotazione che permette a Quagliarella di eseguire una plastica e vincente “rovesciata appoggiata”.

Successivamente lo stesso Quagliarella spiegò il suo punto di vista rispetto alla sua rovesciata appoggiata: «Per la rovesciata ci vuole fortuna, ci vuole capacità acrobatica e anche quella piccola follia di provarci, perché poi dal calcio d'angolo, in una mischia, non è mai facile riuscire a coordinarsi. È un po' un mix di queste tre cose».

Altri gol che ricordiamo in rovesciata appoggiata: di nuovo Quagliarella, contro il Pescara, e Mario Balotelli contro l'Irlanda, come fosse la cosa più normale del mondo.


Rovesciata nascosta

Riccardo Zampagna rappresentava l’archetipo dei bomber di provincia, un numero nove con un fisico sgraziato e pesante. A voler parafrasare un famoso modo di dire, potremmo azzardare che: “la struttura fisica di Zampagna, in relazione al suo peso, non era adatta alle rovesciate, ma lui non lo sapeva e rovesciava lo stesso”. La rovesciata era infatti un suo gesto. Non erano rovesciate classiche però, da centravanti che spacca le porte. Erano movimenti imprevedibili: le sue rovesciate, spesso, le vedeva solo lui, prima di metterle in atto e mostrarle a tutti. Come disse una volta: «Le rovesciate che ho fatto io non le ha mai fatte nessuno. Ci sono i video a testimoniare!». E i video ci sono.

Con questa rovesciata nascosta contro la Fiorentina – se vi mostrassero questa azione, stoppando appena prima del tiro, sareste in grado di indovinare come Zampagna avrebbe segnato? – l’attaccante è riuscito a vincere il premio di miglior gol della stagione all’Oscar del calcio AIC. Recentemente ha dichiarato: «Sono stato premiato da Totti, Kaká e Ronaldo che mi dissero: “Noi non avremmo saputo fare un gesto del genere”. Detto da loro fu un grande motivo di orgoglio per me».

Tuttavia la sua rovesciata più bella mi sembra sia quella segnata contro la Roma.

Zampagna si trova in area, spalle alla porta, e gli arriva dall’esterno un pallone lento che sembrerebbe non avere futuro. L’attaccante lo accarezza dolcemente con l’interno del piede destro, alzandoselo quanto basta per colpirlo al volo di collo pieno e spedirlo alle spalle del portiere con una specie di pallonetto. Il pallone rimane basso e l’impatto avviene alle ore 5, ma il fatto che colpisca spalle alla porta fa di questo gesto una splendida “rovesciata nascosta”.


Rovesciata imperfetta (o alla Ibra)

Siamo abituati a considerare la rovesciata un gesto ampio e perfetto. La palla arriva, l’attaccante si coordina, stacca da terra, ruota il busto e le braccia, impatta il pallone e trova la gloria. Ma la realtà è differente – come stiamo vedendo appunto. La rovesciata è sempre il frutto di un momento. Se non ci sono le condizioni per coordinarsi perfettamente, o non c’è il tempo necessario, il giocatore deve modificare la preparazione del colpo, velocizzandola e rendendola meno perfetta alla vista, ma non meno efficace.

Ibrahimovic - un giocatore che, come abbiamo già visto, non ha problemi di coordinazione - si trova all’interno dell’area piccola, spalle alla porta. Il pallone viene alzato a campanile dal suo marcatore, l’attaccante del Milan si trova in una specie di morsa: un difensore che cerca di recuperare davanti per togliergli il tempo, il portiere dell’Udinese dietro che prova a sbilanciarlo dandogli una spinta; ma così facendo Ibra si ritrova perfettamente in linea con la traiettoria e gli è sufficiente colpire di destro per mandare il pallone in rete. Sufficiente per modo di dire: per riuscire nell’impatto del pallone, anticipando il difensore che sta recuperando, lo svedese ha dovuto velocizzare la preparazione, quindi rinunciare a caricare il colpo con il piede “debole”, tenendo rigida la gamba sinistra. Alla vista non è un movimento armonioso come può essere una “sforbiciata”, ma è una rovesciata che possiede un carattere di unicità speciale. Quanti altri attaccanti avrebbero potuto trovare quella soluzione in quella situazione? Ibrahimovic più di tutti i grandi attaccanti riesce a creare giocate in cui elasticità e creatività interagiscono a livelli impensabili. E infatti lo svedese ci ha abituato a questo tipo di qol, queste rovesciate imperfette, magari non spettacolari ma irripetibili per gli altri.


Rovesciata da terra

Questo tipo di rovesciata potrebbe fare parte della categoria “rovesciate nascoste”, ma il fatto che venga effettuata da terra ci impone di inserirla in un insieme a parte. È una rovesciata estremamente estroversa ed efficiente.

Maradona era alla terza partita con la maglia del Napoli, in Coppa Italia contro il Pescara. Questo gol è la prima esperienza maradoniana per i tifosi, nonché il primo gol su azione in Italia. Le immagini sono sfocate e il video inizia con il numero 10 che al limite dell’area con due tocchi controlla e salta un avversario con un sombrerito; il successivo tiro viene ribattuto e arriva tra i piedi di un difensore del Pescara, che ha un controllo pessimo. A quel punto Maradona scatta in avanti per recuperare il possesso. Nel contrasto che ne scaturisce il pallone si alza e i giocatori rimangono entrambi a terra, ma Diego si trova in linea con la traiettoria del pallone e, tenendo le braccia e il piede destro attaccati al terreno, solleva quanto basta per colpire la gamba sinistra, beffando Pacchiarotti con un tocco improvviso. Maradona non ha tempo e modo di slanciare la gamba per dare forza, il suo tiro è quindi tutto “sensibilità” del piede, che usa quasi come una sponda per il pallone.

Il portiere del Pescara raccontò anni dopo come quel colpo lo prese alla sprovvista: «Neutralizzai quattro palloni a Diego, più un’uscita sui piedi. Dentro di me pensai di avercela fatta. Poi recuperò una palla spalle alla porta in piena area e la girò in rovesciata, provai col piede a prenderla ma non ci riuscii. Ancora oggi lo racconto ai ragazzi che alleno. È stata comunque una bella soddisfazione».


Rovesciata annullata

Come tutti i capolavori, anche la rovesciata può rimanere incompiuta. Le motivazioni possono essere varie: lettura sbagliata della traiettoria, tempismo errato, coordinazione lenta. Nel peggiore dei casi, però, la rovesciata non si completa perché l’arbitro decide di annullare il gesto. Com’è successo a Pablo Daniel Osvaldo, uno specialista delle rovesciate.

Il giocatore argentino ha messa a segno reti memorabili in acrobazia, ma - forse – la più bella gli è stata annullata erroneamente per fuorigioco. Questa rovesciata rientra nella categoria delle “classiche”: pallone che arriva da destra, colpito con il piede destro. L’impatto avviene in sospensione e il movimento “a forbice” aumenta la potenza del tiro che diventa imparabile. Impatto a ore 12.

Il guardalinee alza la bandierina e l’arbitro annulla il gol, ma è impossibile cancellare la bellezza di questo gesto tecnico e atletico. Osvaldo dopo qualche partita fece un gol molto simile. A fine partita affermò ai microfoni di Sky: «Questo gol è una rivincita per quello che mi hanno annullato contro il Lecce».

In questa tipologia rimane un dubbio di matrice puramente morale: è giusto inserirci anche le rovesciate giustamente annullate? In un’amichevole con il Barcellona, Cavani fece uno dei più incredibili gol in rovesciata che vi capiterà di vedere, ma sul tocco precedente Hamsik era in fuorigioco. Da segnalare anche questa rovesciata incredibile di Rummenigge, annullata probabilmente per gioco pericoloso (a questo punto viene da chiedersi se il fuorigioco non debba essere una discriminante, mentre il gioco pericoloso sì, entrando nella dinamica del movimento).


Rovesciata da foglia morta

Questa tipologia di rovesciata è di nicchia. Non solo perché è, forse, la più difficile da mettere in atto, ma anche perché nasce da una situazione di gioco anomala, nella quale spesso è il portiere a fare suo il pallone. Potrebbe essere la più difficile perché il pallone arriva spiovente ed è quasi impossibile riuscire a colpire dandogli una direzione precisa, senza spedirlo al terzo anello.

Cervone respinge malamente un pallone con i piedi, il difensore della Roma preso alla sprovvista alza un campanile che si impenna sul lato sinistro dell’area piccola. Djorkaeff si trova sulla traiettoria e riesce a coordinarsi perfettamente alzando il braccio sinistro e successivamente “sforbiciando” il pallone che va a morire nel sette più lontano. È un gol incredibile per la posizione da dove colpisce, per come riesce a tirare fuori un gesto iconico pur dovendo mettersi di taglio, ma anche perché deve colpire il pallone che sta cascando dall’alto – a foglia morta. A rivederlo ancora oggi viene da chiedersi come abbia fatto. È una rovesciata talmente iconica che Djorkaeff, stando a quanto raccontato a Inter Channel, quando viene in Italia non ha bisogno di documenti di riconoscimento: «Il gol alla Roma è un momento da interisti. Sull’abbonamento 1997/98 c’è la rovesciata. Quando vengo in Italia non tiro fuori il passaporto, ma l’abbonamento».

Per trovarne una simile abbiamo dovuto aspettare più di 20 anni, ma pochi giorni fa in Pisa-Vicenza ci ha pensato Meggiorini a riportare la rovesciata a foglia morta sugli schermi. Meno iconica di quella del francese dell'Inter, ma anche questa bella e impossibile.


Rovesciata assist

Come abbiamo visto, la rovesciata non è meramente un tiro in porta: si può usare per spazzare l’area di rigore, ma anche come rifinitura. La più famosa è certamente quella di Del Piero nella “partita-scudetto” tra Milan e Juventus del 2005. il match finì con il risultato di uno a zero indirizzando lo Scudetto (che venne poi revocato) verso Torino.

La costruzione del gesto è una “rovesciata da foglia morta”, visto che Del Piero si ritrova il pallone a spiovergli sopra la testa, ma vista la posizione di campo il giocatore della Juventus usa la rovesciata per togliere un tempo di gioco – avrebbe altrimenti dovuto controllare e girarsi per il cross – trovando il taglio di Trezeguet in anticipo su Dida. Recentemente Del Piero ha ammesso che quel pallone non era proprio destinato alla testa di Trezeguet: «Il cross è arrivato in un momento in cui ho pensato: ‘Mettiamo la palla lì’, poi ci pensa David. Sono cose che decidi seduta stante, poi è stato bravissimo Trezeguet».

Non era la prima volta che Del Piero provava questa giocata, la fece anche a Manchester, durante la finale contro il Milan, ma in quel caso un provvidenziale recupero di Nesta impedì a Del Piero di passare alla storia.


Rovesciata scorpione

Lo scorpione – il perché di questo nome si spiega da sé - è un’acrobazia quasi più autocelebrativa che funzionale, tanto che è entrata nell’immaginario collettivo grazie alla pazzia e all’esibizionismo di un portiere colombiano. In un’amichevole contro l’Inghilterra, René Higuita parò un tiro, non pericoloso, con il colpo dello scorpione. Quando questa giocata ha compiuto vent’anni, El Loco Higuita ha voluto celebrarla così.

Questo gesto rientra di diritto nella categoria delle rovesciate in quanto, per colpire, si effettua un movimento contrario rispetto al normale, dando le spalle al pallone. Senza nessun contatto visivo bisogna fidarsi totalmente del proprio istinto per riuscire a impattare. Se Higuita l’ha usato come autocelebrazione delle proprie incredibili abilità acrobatiche, in altre rare occasioni lo scorpione ha portato direttamente a un gol. L’ultimo è stato messo a segno da Valentino Lazaro.

Il cross arriva da destra, quindi sarebbe una situazione di gioco nella quale si può compiere una “rovesciata classica”. L’ex giocatore dell’Inter però è coperto da un compagno e forse non vede bene la traiettoria, quando la palla è vicina si accorge di essere troppo in avanti e deve quindi improvvisare. Butta il braccio sinistro in avanti, per darsi lo slancio, e si tuffa tenendo alto il bacino per permettere al piede destro di impattare il pallone – che è piuttosto in alto - con l’esterno. Il risultato è una parabola che finisce all’incrocio.

Nel video si può sentire Lazaro chiamare il pallone al compagno, come confermato dallo stesso giocatore: «Ho cercato un varco per entrare in area, poi ho visto che la palla arrivava un po’ arretrata. Ginter era davanti a me e voleva colpire di testa. Ho gridato: ‘Lascialo!’ e poi ho provato subito. Penso di aver segnato un gol come questo una volta quando avevo dodici anni. Ci ho provato, ma ovviamente c’è stata molta fortuna. Sono gol che sogni da bambino».

Per analizzare il punto di impatto in questo caso non si può utilizzare il quadrante di un orologio.


Rovesciata combinata

Se vedere un gol in scorpione è abbastanza raro, assistere a una rovesciata combinata è una chimera. Per trovare delle reti di questo tipo bisogna riguardarsi l’intera serie di Holly e Benji, dove la conclusione “combinata” viene usata spesso: prima da Holly e Tom Becker, con il nome “tiro segreto”, e successivamente dai fratelli Derrick, utilizzando la dicitura corretta “tiro combinato”..

Chi pensa che questo tipo di goal si veda solo nei cartoni animati, dovrà però ricredersi. Nella partita tra Hull City e Leicester, match inaugurale della Premier League 2016/2017, Abel Hernandez e Adama Diomande sono riusciti a mettere a segno una splendida “rovesciata combinata”.

Tra i due il più convinto nell’esultanza è l’ex giocatore del Palermo, ma la Premier infine attribuì il gol a Diomande perché il pallone non viene colpito contemporaneamente: prima lo tocca Hernandez e poi lo rifinisce l’attaccante norvegese. Il movimento dei due però è così coordinato e sincrono da dargli quell’effetto alla “Holly e Benji”. Diomande nei giorni successivi rilasciò un’intervista a TigersTV (il canale dell’Hull City) e la prima domanda della giornalista fu: «Chi ha segnato quel goal?». L’attaccante, dimostrando correttezza e onestà intellettuale, non si nascose dando un senso alla combinazione dei due: «Se non ci fossi stato io, in quella situazione, il pallone non sarebbe mai entrato in rete, ma anche se non ci fosse stato Hernandez io non avrei segnato questo goal. Come hanno detto tutti è stato un goal in condivisione, ma è giusto che l’abbiano attribuito a me perché io l’ho toccata per ultimo».

Anche in Argentina, qualche tempo fa, sono riusciti nella rovesciata combinata a dimostrazione che è comunque possibile segnare un gol così.


Rovesciata sbagliata

Mauricio Pinilla è probabilmente il calciatore che più si riconosce con il gesto della rovesciata, almeno in Serie A. Al termine di una partita contro il Milan, vinta grazie a una sua rovesciata allo scadere, il cileno confessò a Sky Sport che le rovesciate «mi vengono spontaneamente, naturalmente» spiegando anche come le ha allenate, duramente, negli anni: «Mia madre non era contenta perché le facevo sul letto di camera sua». Déjà vu.

La rovesciata non ha una forma prestabilita, però c’è una situazione nella quale un giocatore si trova nella posizione di poterla (doverla?) provare: cross non troppo teso, palla arretrata, tempo e spazio per coordinarsi e spiccare il volo. Per Pinilla il concetto di trovare il momento giusto non esiste: per lui il momento giusto è sempre. Prendiamo come esempio una rovesciata messa a segno contro il Sassuolo.

È un gol tutto “alla rovescia”. Il cross arriva da sinistra, quindi – volendo restare al manuale – avrebbe dovuto caricare con la gamba destra per colpire con il piede sinistro. Ma Pinilla non è uno da manuali: non carica il colpo e si comporta come se il pallone arrivasse dall’altra fascia, alza il braccio destro per trovare la giusta coordinazione e colpisce con il piede destro. Nessun movimento a forbice delle gambe: non c’è bisogno di caricare il tiro, è vicino alla porta e il cross è teso. Prendendo come punto di riferimento il solito quadrante, il pallone viene colpito all’incirca alle 11:59.

Chiudere con Pinilla, il giocatore che più di tutti associamo con la rovesciata, dà una certa pienezza a questo tentativo di raccogliere le rovesciate come fossero minerali o gemme, ma la realtà è che ingabbiare la rovesciata è impossibile. Per definizione è una giocata che non può essere preparata con uno schema, perché al contrario si palesa quando qualcosa non va per il verso giusto e bisogna improvvisare. L’obiettivo di questo Atlante non è quindi quello di essere definitivo, ma di provare ad allargare il dibattito sulla rovesciata, togliere un po’ di piattezza, dare colore a uno dei gesti più belli a cui possiamo assistere vedendo una partita di calcio.


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