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Atlante cosmico dei soprannomi sudamericani
02 mag 2018
02 mag 2018
In Sudamerica, soprattutto in Argentina, un apodo è per sempre.
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uella custodita nell’ellissi di ottone incastonata sulla sua lapide, nel cimitero del paesino di campagna in cui sono cresciuto, un posto in cui la contabilità dei morti ha superato quella dei vivi da un pezzo. Indossa un vestito contadino, il cappello a falda larga, ha i baffi pronunciati e un mozzicone di toscanello tra le dita.

 

Per estensione, e per semplicità, “Tabacchino”. Un’eredità che lascerò ai miei figli, temo. Anche se nessuno di noialtri, alla fine, è sudamericano.

 



 



 



 


Héctor Baley è stato il secondo portiere dell’Argentina campione del mondo nel 1978. Potevano prenderlo in giro per i denti, e invece con una leggerezza per niente maliziosa presero la mira sul colore della pelle. Era soprannominato “Chocolate”.  


 





 



 



 



 



 



 



 


La tenerezza di un Pupi, buona per ogni età (anche quando hai diciotto anni e certi quadricipiti che fermati; foto di Massimo Cebrelli / Stringer).


 



 



 

 





 



 

Ma poi ci sono "scimmie", "topi", "ratti", a altri animali meno edificanti nell’immaginario comune, dalle connotazioni negative.

 

Convivere con questi soprannomi è una scelta esclusiva. Javier Saviola, che era soprannominato “el conejo”, il coniglio, è stato battezzato così da Germán Burgos - che a sua volta era “el mono”, la scimmia - perché sembrava spuntare fuori da tutte le parti, come una lepre, e allo stesso modo era complicato mettergli un guinzaglio, o un cappio al collo.

 

 


Filiforme, lunghe leve, il prototipo perfetto del Levriero, anche se col pelo poco lucido da portarlo a una Grande Esposizione Canina.


 

 



 



 





 



 



 



Tweet Mudo.


 



 



 



 



 



 



 



 



 



 



 


Anche senza immagini in movimento, anche senza il racconto di Hugo Morales: Corbatta dribbla due avversari, va incontro al portiere e lo irride, si ferma, accenna un movimento e invece si scansa per lasciar sfilare alle sue spalle l’ennesimo difensore, si ferma ancora una volta. Sulle gradinate il pubblico ha le palpitazioni. Tentenna ancora un po’, con la tracotanza dei pazzi, prima di metterne a sedere altri due, e depositare la palla in rete.


 



 



 



 



 

Ogni soprannome è anche un’eredità da coltivare. Si tramanda di padre in figlio, di nonno in nipote. Ti conviene fartelo piacere. Anche se un legame con tuo padre, specie quando è bagnato dalle sacre acque della

, c’è davvero qualcuno capace di rifiutarlo?

 



 

 

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