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Foto di Valerio Pennicino / Stringer
Fondamentali Alfredo Giacobbe 22 gennaio 2018 7'

Sconfiggere la bestia nera

Il Napoli ha battuto l’Atalanta in una gara tatticamente difficile, cambiando il proprio registro di gioco per superare le trappole messe in campo da Gasperini.

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Ci sono molti modi per vincere una partita di calcio. Si può cercare un vantaggio sull’avversario attraverso la tattica, ad esempio, oppure si possono sfruttare le qualità di giocatori dotati di una tecnica superiore alla media. Il Napoli ha ottenuto una vittoria di misura sulla propria bestia nera, l’Atalanta di Gasperini che aveva battuto gli azzurri tre volte nelle quattro uscite precedenti, lavorando sui dettagli e restando connesso alla partita, anche quando il ritmo dei bergamaschi si è fatto asfissiante.

 

Il copione della partita è stato simile a quello delle precedenti sfide tra Sarri e Gasperini: d’altronde sarebbe stato strano il contrario, per due squadre ormai fortemente caratterizzate dal punto di vista tattico. Alcuni dei princìpi che Sarri e Gasperini assecondano sono agli antipodi l’uno dell’altro: tra questi, l’atteggiamento tenuto in fase di non possesso è forse il tratto di distinzione più forte tra le due squadre. Il Napoli, infatti, si muove seguendo il pallone, l’Atalanta invece prende gli avversari con una marcatura a uomo. La scelta dell’Atalanta, che in fase di difesa statica applica contro ogni avversario ma con accorgimenti di volta in volta diversi, è, per sue caratteristiche intrinseche, capace di annullare da sola il più grande vantaggio offensivo del Napoli.

 

Gli uomini di Sarri palleggiano con combinazioni brevi e sempre più rapide man mano che si risale il campo, il loro obiettivo è quello di liberare la ricezione di un uomo in uno dei mezzi spazi sulla trequarti offensiva, così da costringere la linea difensiva avversaria a disordinarsi e ad aprire varchi. Gli atalantini, però, seguono l’avversario che hanno in consegna già prima di una sua ricezione, anche a costo di far perdere alla proprio squadra ogni struttura spaziale.

 

Poco importa: l’Atalanta marca con una tale aggressività, resistenza e continuità, che l’avversaria in possesso del pallone è costretta a perdere campo scivolando all’indietro, o a pagare il conto più salato con la perdita del possesso.

 

Fig-1
Pochi secondi di gioco bastano a chiarire che l’Atalanta adotterà lo stesso sistema di marcature visto nelle ultime uscite contro il Napoli: con due uomini sui centrali difensivi e uno sul playmaker, lasciando liberi i terzini.

 

La trappola di Gasperini

L’azione difensiva dell’Atalanta non inizia nei dintorni della propria area di rigore, ma decine di metri più in alto. Gasperini è solito concedere superiorità numerica nelle zone alte del campo, per averla poi a sua volta nelle zone basse. Quale sia l’uomo o gli uomini o le zone da lasciar libere è una decisione strategica che il mister adegua in maniera diversa ad ogni avversario, assegnando compiti specifici ai suoi calciatori. Contro il Napoli, l’Atalanta ha scelto ancora una volta di schierarsi col 5-2-1-2, pensato per ricalcare le posizioni degli avversari e concedere libertà ai terzini del Napoli. Gomez e Cornelius orbitavano nella zona di Albiol e Koulibaly, Ilicic invece aveva il compito di togliere Jorginho dal gioco. Alle spalle dei primi tre uomini, le due mezzali atalantine formavano due coppie con quelle napoletane, e i cinque uomini sull’ultima linea controllavano il tridente di Sarri. Una scelta, quest’ultima, più che mai opportuna, anche perché il Napoli dall’infortunio di Ghoulam in poi ha tentato di far arrivare la palla alle punte in un modo molto più diretto.

 

Così, quando il Napoli trovava sfogo naturale su uno dei due terzini liberi sulle fasce, la trappola atalantina era pronta a scattare: l’esterno sul lato forte usciva a prendere l’avversario in possesso del pallone mentre la linea difensiva alle sue spalle (cinque meno uno, l’esterno) scivolava verso la palla in superiorità numerica contro il tridente azzurro.

 

Nei primi 25 minuti di partita, l’Atalanta ha sfruttato la sua maggiore fisicità e il Napoli non è riuscito a fare gioco come di consueto: la squadra di Sarri ha dovuto spartire egualmente con gli avversari il tempo speso con la palla tra i piedi (quando invece, in campionato, il Napoli ha il netto predominio della percentuale di possesso palla, quasi col 60%); inoltre hanno commesso molti errori nel tentativo di liberarsi in fretta del pallone. Nella fase iniziale del primo tempo, il Napoli ha giocato con successo il 78% dei propri passaggi, contro l’88% di media che ha avuto finora in campionato).

 

Fig-2

 

Per le sue caratteristiche intrinseche, l’Atalanta è un rompicapo complesso da risolvere per il Napoli e le manovre mandate a memoria non portano i consueti vantaggi. Ad esempio, il Napoli non ha quasi mai trovato lo scarico per l’inserimento del terzo uomo, grazie al fatto che Masiello e Toloi uscivano forti e alti in marcatura rispettivamente su Callejon e Insigne, togliendo loro il tempo per l’appoggio verso i compagni.

 

Persino Hysaj e Mario Rui erano sempre affiancati nella corsa da Spinazzola e Hateboer, così come Allan e Zielinski erano sotto lo stretto controllo di Freuler e Cristante.

 

Fig-3

 

La partita di Masiello e Toloi è stata degna di nota anche per il lavoro di copertura centrale su Mertens. Quando la linea di difesa scivolava verso il lato forte, uno dei due doveva coprire Caldara, che era l’uomo che usciva a prendere Mertens in prima battuta. Fino al gol del vantaggio, l’attaccante belga ha avuto difficoltà a fare gioco e l’atteggiamento dei difensori dell’Atalanta, sempre in grado di offrirsi copertura vicendevolmente, è una di quelle cose che, come si dice, è “da far vedere nelle scuole calcio”.

 

La partita di Lorenzo Insigne

Una partita così chiusa può essere vinta, o quanto meno sbloccata, solo in due modi: vincendo i duelli individuali in ogni zona del campo; oppure sparigliando le carte tatticamente. Un solista di razza, come è Lorenzo Insigne, è stato il primo a capire che bisognava uscire dal solito spartito. Nella seconda metà del primo tempo, l’attaccante napoletano ha cominciato a muoversi in zone differenti del campo, lontano dalla consueta area di influenza sulla trequarti sinistra. E il Napoli puntualmente ha avuto le prime occasioni della partita.

 

Fig-4

 

Insigne è andato a giocare in posizioni da mezzala, con Zielinski che muoveva verso l’esterno trascinando Cristante con sé fuori posizione, finendo per mettere in crisi Toloi, indeciso se seguire l’attaccante napoletano a tutto campo o se aspettarlo in linea con gli altri due centrali. Se ha lo spazio per girarsi verso la porta e il tempo per pensare alla giocata, Insigne può far male in molti modi: le volte in cui è riuscito a chiamare fuori posizione Toloi, lo ha poi battuto in velocità per sfidare Caldara e Masiello con l’aiuto di Mertens; quando invece è stato lasciato libero dalla pressione, ha provato a mettere Mertens o Callejon in porta con i lanci sopra le teste dei difensori bergamaschi.

 

Insigne ha giocato a tutto campo: a cavallo dei due tempi si è mosso da trequartista, dietro alle due punte Mertens e Callejon; si è visto addirittura in posizione da falso terzino, nel tentativo di allontanarsi il più possibile da Toloi e prenderlo poi d’infilata grazie alla sua superiore velocità.

 

L’occasione più nitida che ha avuto il Napoli, prima del vantaggio, è arrivata da un’azione con sopra il marchio di fabbrica InsigneTM, che ha trovato Callejon sul secondo palo oltre la testa di Spinazzola (e non è un caso che l’atalantino sia stato sostituito pochi minuti dopo da Goosens, che nella partita di andata non aveva mai sofferto i tagli dell’ala spagnola).

 

È giusto riconoscere la sagacia tattica di un giocatore di cui si parla solitamente per la sua abilità col pallone tra i piedi e sul quale, fuori dal contesto del Napoli, tanto si è dubitato. Insigne forse avrebbe meritato la palma di migliore in campo, ma in Sarri ha prevalso la ragion di Stato quando, dopo il gol dello 0-1, ha deciso di sostituire il napoletano per dare al suo sistema un’interpretazione più conservativa, con Zielinski a sinistra e Hamsik nel mezzo.

 

Spezzare l’equilibrio

Quello che ho scritto sul Napoli, vale però anche per l’Atalanta. Anche i bergamaschi, dopo aver tenuto in bilico la partita grazie al vantaggio tattico conseguito, avrebbero dovuto vincere i duelli individuali per prendere l’intera posta. Ma con il Napoli che andava a pressare la costruzione bassa dei tre difensori, l’Atalanta ha commesso molti errori tecnici forzando le giocate.

 

Fig-5

 

Con la squadra di Sarri in protezione del centro del campo, l’Atalanta ha cercato di forzare i cambi di gioco su entrambi i lati del campo, soprattutto con Caldara in grado di servire gli esterni con entrambi i piedi. La fisicità di Spinazzola e Hateboer ha sempre avuto la meglio su quella di Hysaj e Mario Rui, e i tentativi di spizzata o girata al volo degli esterni dovevano cercare e isolare uno degli attaccanti, Cornelius e Gomez, contro uno dei centrali difensivi.

 

Ma Koulibaly e Albiol sono stati bravi a vincere i rispettivi duelli: la stessa partita all’Atleti Azzurri d’Italia, circa un anno fa, era girata a favore dell’Atalanta proprio perché nella stessa situazione tattica gli attaccanti atalantini avevano avuto la meglio.

 

Il gioco portato dell’Atalanta richiede una resistenza fisica e un’applicazione mentale che noi umani non possiamo neanche immaginare: e il Napoli ha punito l’Atalanta praticamente al primo tentennamento.

 

Fig-6
L’origine dell’azione del gol del Napoli.

 

In occasione del gol che ha deciso la partita, l’Atalanta ha perso palla e subito si è mossa compatta in avanti per contro-pressare il Napoli e cercare una riconquista immediata. Freuler sale in pressione, senza preoccuparsi di Callejon alle sue spalle, convinto che un compagno avrebbe preso l’avversario in consegna con una scalata automatica in avanti, come da dettami gasperiniani.

 

Masiello, invece, autore fin lì di una partita impeccabile, è stato colto dal dubbio: forse Callejon gli è sembrato troppo lontano, oppure ha percepito in Mertens un pericolo maggiore, sta di fatto che dopo aver mosso qualche passo in avanti Masiello è tornato indietro, lasciando a Callejon il tempo di ricevere, girarsi e servire Mertens in profondità sopra la linea difensiva. Il belga ha superato Caldara in velocità e ha segnato il gol-partita battendo Berisha in uscita.

 

Fig-7

Gli xG riflettono il risultato finale, anche se con un po’ di fortuna in più o in meno sarebbe potuta finire diversamente.

 

Dopo il gol, Gasperini ha provato a mettere Cristante sulla linea dei trequartisti, con l’inserimento di Haas in posizione di mezzala, al posto di Ilicic. Poi ha tentato il tutto per tutto anche con un cambio di sistema: è passato al 4-2-3-1 grazie all’ingresso di Orsolini per Toloi. L’assedio atalantino non ha portato i frutti sperati e il Napoli si è abbassato in due linee disciplinate da 4 e 5 giocatori, ha sofferto ma ha anche avuto due occasioni sui piedi di Hamsik per poter raddoppiare.

 

Il Napoli non torna da Bergamo solo con i tre punti, ma con una ritrovata convinzione che può fungere da carburante per la seconda metà della stagione. La partita di ieri deve rappresentare un esempio per gli azzurri: se vogliono arrivare primi in fondo al campionato devono attingere da serbatoi diversi. Possono continuare ad imporre il loro gioco, ma devono anche avere il coraggio di cambiare il proprio modo di attaccare; oppure di sacrificarsi, subendo l’avversario rinunciando al controllo della palla, quando è necessario.

 

 

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Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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