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Marco Lai
Il Napoli ha sciolto anche l'enigma Atalanta
06 nov 2022
06 nov 2022
Una sfida d'alto livello.
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Marco Lai
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Foto di LiveMedia/Agn Foto / IPA
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Contro ogni aspettativa di inizio stagione, la sfida tra Atalanta e Napoli arriva con le due squadre in testa alla classifica, ancora alla 12a giornata. Seppur con qualche differenza nella proposta tattica rispetto a quanto visto finora, il livello e la godibilità della partita hanno reso chiaro perché Atalanta e Napoli si stiano rendendo protagoniste di un campionato così positivo. Gasperini conferma per intero l’undici che ha battuto l’Empoli nella scorsa giornata di campionato con il centrocampo formato da Koopmeiners, Ederson e Pasalic, tre giocatori ibridi molto gasperiniani. Giocatori che sono sia trequartisti incursori che mediani con fisicità e polmoni, perfetti per battagliare nei duelli uno contro uno a tutto campo. Spalletti è invece costretto a rinunciare a Khvicha Kvaratskhelia, il giocatore di maggior impatto di questo incredibile Napoli, tanto in Italia quanto in Champions League. Spalletti aveva diverse opzioni per sostituire il georgiano, tra cui Raspadori o Politano con lo spostamento di Lozano sulla sinistra, ma la scelta è ricaduta su Elmas. Oggi ogni scelta di Spalletti sembra benedetta e il macedone ha deciso la partita con un suo gol. Il lavoro del tecnico diventa più evidente quando mancano giocatori importanti e la squadra continua a giocare seguendo le proprie idee.

Di questo match abbiamo discusso ieri nel podcast Che partita hai visto, riservato ai nostri abbonati. Ci si iscrive qui.

Vecchia AtalantaIn questi primi mesi di campionato abbiamo fatto la conoscenza di una nuova versione dell’Atalanta di Gasperini, che ha in parte rinunciato ai propri principi di pressing ultra-offensivo con riferimenti a uomo a tutto campo in favore di un approccio più conservativo, contraddistinto da alcune fasi di difesa posizionale. Contro il Napoli però il tecnico è tornato alle origini. L’Atalanta è andata a prendere il Napoli altissimo, con riferimenti a uomo nella zona molto chiari per limitare l’ottimo palleggio della squadra di Spalletti. Lookman e Hojlund pressavano Kim e Juan Jesus, in mezzo al campo le coppie si formavano quasi naturalmente, con Pasalic su Lobotka - senza dubbio l’uomo più importante nei meccanismi in prima costruzione del Napoli e autore forse di una delle partite più incolore della sua stagione in fase di possesso -, Ederson su Anguissa e Koopmeiners su Zielinski.

I riferimenti a uomo dell’Atalanta variavano a seconda della zona di competenza: quando Anguissa si scambiava con Lobotka nella posizione da vertice basso il compito di uscire su di lui spettava comunque a Pasalic, con Ederson che prendeva Lobotka. Il pressing dell’Atalanta presentava alcune differenze da una fascia all’altra. Quando il Napoli palleggiava con i centrali Koopmeiners stava in marcatura su Zielinski, ma nel momento in cui riceveva il pallone Olivera sulla sinistra l’olandese usciva su di lui lasciando la marcatura di Zielinski a Toloi che rompeva la linea. [gallery columns="6" ids="85588,85589"] Sul lato destro invece quando riceveva palla Di Lorenzo spettava a Maehle uscire in pressione, con Ederson che rimaneva stretto su Anguissa e Scalvini che seguiva ogni movimento di Lozano. Torneremo successivamente sul pressing dell’Atalanta su questo lato e le soluzioni adottate dal Napoli in occasione del gol di Elmas. [gallery columns="6" ids="85590,85591"] Dopo appena tre minuti l’Atalanta ha una grande occasione con Hojlund per passare in vantaggio. Un’azione che esemplifica le intenzioni di Gasperini non appena si riconquistava il pallone, ossia la ricerca immediata delle due punte in profondità per sfruttare la velocità di Lookman e Hojlund contro la difesa alta del Napoli. Nel primo tempo con questa soluzione l’Atalanta ha creato grossi problemi agli avversari, costretti ad abbassare il proprio baricentro. L’Atalanta ha avuto più dominio territoriale.

Forte dell’abbassamento del baricentro del Napoli, l’Atalanta ha attaccato come da tradizione: con tanti uomini ad accompagnare l’azione, persino con il braccetto difensivo sul lato forte. 

L’Atalanta in questa situazione porta ben sei uomini nell’area di rigore del Napoli, con Scalvini che conduce dentro l’area di rigore. Da notare anche la posizione di Koopmeiners e Toloi fuori area sul lato debole, pronti alla riconquista immediata del pallone.

L’Atalanta ha da recriminare per le occasioni fallite, con la traversa colpita a porta vuota da Lookman nel secondo tempo che è lo specchio del poco cinismo della squadra di Gasperini. La Dea è riuscita a trovare il gol solo su un calcio di rigore fischiato per fallo di mano di Osimhen e realizzato da Lookman, arrivato a quota sei gol. In tredici giornate di campionato questa è solo la seconda volta in cui il Napoli produce meno Expected Goals del proprio avversario, la prima fu nella partita a San Siro contro il Milan.

La tranquillità del NapoliIl Napoli non è riuscito a controllare il gioco come ci ha abituato in questa stagione. Il merito va al pressing e all’intensità dell’Atalanta che hanno reso la vita molto difficile a Lobotka e ad Anguissa. In tanti momenti della partita, però, si è anche sentita l’assenza di Kvaratskhelia, capace di portare ossigeno al Napoli nei momenti in cui la squadra fa più fatica a uscire con il palleggio grazie alla sua capacità di condurre, al suo dribbling sprezzante. La sua gravità attira tanti avversari e tende a liberare spazio per i propri compagni. Seppur in modo diverso, l’uscita più usata dal Napoli nel corso della partita per superare il pressing dell’Atalanta è stata quella su Victor Osimhen, assoluto protagonista della gara con un bel gol di testa e un assist. Osimhen è riuscito a vincere spesso la sua battaglia personale con Demiral, e a fornire un appoggio per far salire la squadra. Il gol vittoria di Elmas restituisce le idee di gioco del Napoli che, a prescindere da ciò che propone l’avversario e dalle possibili assenze, ha ormai trovato un’identità, e tenta sempre e comunque di proporre il proprio gioco. Ci possiamo poi aggiungere le sempre acute letture di Spalletti a gara in corso, e le incredibili capacità fisico-atletiche di Osimhen, ormai consolidatosi tra gli attaccanti più decisivi d’Europa. Rinvio dal fondo per il Napoli che nonostante il pressing alto dell’Atalanta cerca di costruire dal basso. I nerazzurri indirizzano il possesso sulla destra verso Di Lorenzo, su cui esce Maehle. L’idea interessante di Spalletti consiste nel tenere basso Lozano in costruzione per attirare fuori posizione Scalvini e alzare Anguissa per cercarlo con una palla lunga sfruttando il mismatch fisico con Ederson nei duelli aerei. La palla arriva poi a Osimhen che con la ormai consueta prepotenza si libera di Demiral – non esattamente un difensore noto per la sua inconsistenza e morbidezza nei duelli individuali – prima di servire Elmas, che di sinistro batte Musso. [gallery columns="9" ids="85594,85595,85596,85597,85598,85599"] È opportuno soffermarsi per qualche riga su Osimhen. L’attaccante nigeriano rappresenta meglio di chiunque altro in Italia il prototipo dell’attaccante moderno sdoganato ed esaltato ai massimi livelli da Erling Haaland, un freak atletico che grazie alle sue capacità fisiche e dinamiche è in grado di piegare le difese avversarie che si trovano costrette a fare i conti con la sua velocità e i suoi continui attacchi alla profondità. I grandi giocatori sono quelli che obbligano gli avversari a preparare dei piani ad hoc nel tentativo di limitarli, e Osimhen è uno di questi. Tuttavia, quando si parla di lui si ricorre assiduamente all’argomento – ormai diventato una cantilena – della poca delicatezza tecnica per sminuirne le capacità. È un argomento in parte condivisibile, Osimhen non possiede certamente il controllo di palla, l’ultimo passaggio e l’eleganza tipica dei più grandi attaccanti della scorsa generazione come Benzema e Suarez, ma bisogna fare i conti con l’evoluzione del gioco, che ha reso e renderà attaccanti come Osimhen, all’ottavo gol in campionato in meno di 800 minuti disputati, uno standard importante dell’attaccante moderno.Due squadre in salutePer com’è andata la partita entrambi gli allenatori possono definirsi soddisfatti: Gasperini ha rivisto la versione dell’Atalanta che più gli piace, e che è in grado di mettere sotto chiunque sul piano dell’intensità. Una squadra certamente migliore di quella che ha perso tristemente contro la Lazio un paio di settimane fa.Spalletti in conferenza stampa ha parlato di un aspetto significativo e forse passato sottotraccia nei discorsi di questi primi mesi di campionato. Il tecnico ha sottolineato come questa sua versione del Napoli, rispetto a quella della scorsa stagione, sia anche molto fisica. Un fatto, in gare come quella di ieri, fatta di tanti duelli individuali, particolarmente evidente. Il Napoli di Luciano Spalletti è una squadra completa, forte e, soprattutto, sempre più consapevole dei propri punti di forza

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