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Emanuele Atturo
L'Atalanta è diventata prudente, ma gioca bene
14 ott 2022
14 ott 2022
La svolta reattiva della squadra di Gasperini.
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Emanuele Atturo
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CHINE NOUVELLE/SIPA
(foto) CHINE NOUVELLE/SIPA
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A vederla giocare, nella propria metà campo, in attesa guardinga di errori avversari, è difficile riconoscere l’Atalanta. Se non sapessimo niente, potremmo scommettere che l’era Gasperini sia finita, l’Atalanta tornata all’ovile dell’eterna identità tattica italiana: baricentro basso, gioco reattivo, attacchi in transizione. Sulla sua panchina qualche vecchio modello di allenatore italiano, cresciuto prima col 4-4-2 e poi col 3-5-2 reattivo.Il rischio però, come sempre, è quello della semplificazione. Se è vero che l’Atalanta ha modificato il suo gioco, diventando una squadra più prudente, d’altra parte Gasperini l’ha costruita con intelligenza e non con disperazione.L’Atalanta di Gasperini si è storicamente distinta per un gioco offensivo fino ai limiti dell’autolesionismo. Baricentro alto, pressing uomo su uomo a tutto campo, e attacchi posizionali portati con esasperazione sulle catene laterali. Quest’anno la squadra ha deciso di assumersi meno rischi: ha abbassato il proprio baricentro, l’altezza media degli interventi difensivi, il numero di recuperi palla offensivi. Dati su cui l’Atalanta ci aveva abituato a primeggiare, e che oggi invece la vendono sempre nella linea mediana della classifica. Una delle squadre più anomale e pazze del calcio europeo, è diventata una squadra “normale”. È una sensazione che restituisce anche il campo.Che strano è stato vederla contro l’Udinese, un senso forte di tutte le cose che cambiano. L’Atalanta che deve essere lei ad adattarsi all’avversario, mutare la propria forma per gestirne la furia offensiva. Provare a essere i più furbi, quelli che riescono a fare di più con meno. L’Udinese all’assedio con quasi la squadra per intero, e l’Atalanta a difendere in area con difensori giovanissimi, e poi a ripartire con pochi attacchi portati con attenzione minuziosa. È straordinario che all’Atalanta questo gioco riesca. Ha chiuso il match in apnea, pregando di non prendere il terzo gol - e ci è mancato davvero poco, pochi centimetri, ma prima si è costruita tutte le premesse per vincerla, sfruttando con astuzia diabolica tutti i momenti in cui i rischi degli avversari diventavano insostenibili. Oppure i momenti in cui l’Udinese aveva bisogno di recuperare il fiato tra un attacco e l’altro. Le due squadre, tirando le somme, hanno totalizzato gli stessi Expected Goals.

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È stato strano soprattutto perché l’Udinese di Sottil può ricordarci l’Atalanta di Gasperini: il pressing alto uomo su uomo, la fluidità posizionale, l’uso offensivo dei braccetti di difesa, l’alta intensità e tutto il corollario di rischi che uno stile di gioco simile si porta dietro, e che l’Atalanta ha puntualmente sfruttato come se sapesse meglio di chiunque come capitalizzare i difetti che erano stati anche i propri. Quello di Lookman è uno di quei gol che ti buca il cervello. L’Udinese è alta uomo su uomo sulla rimessa dal fondo avversaria. Koopmeiners, mediano, scende fino a defilarsi sull’angolo estremo in basso a sinistra. Uno di quei movimenti che se uno si risvegliasse dopo vent’anni di coma senza aver visto partite penserebbe che il calcio è cambiato troppo. Koopmeiners alza il braccio per chiamare la palla, poi si aggiusta il pallone e calcia come se avesse già precisamente in testa cosa fare. È un lancio di settanta metri sulla corsa laterale di Luis Muriel, scappato dietro la linea difensiva alta dell’Udinese. Muriel comincia a convergere dentro al campo e Bijol non riesce a stargli attaccato; nel frattempo dall’altra parte corrono dentro l’area Pasalic e Lookman. Il croato taglia al centro, mentre sul secondo palo arriva Lookman che segna con un tiro sotto la traversa. Un tiro arrivato dopo tre passaggi che hanno usato tutta la profondità concessa dall’Udinese: un’essenzialità brutale. Non c’è niente che racconti meglio la nuova identità dell’Atalanta che i gol che ha segnato finora. La squadra di Gasperini ci aveva abituato ad attaccare con tanti uomini, a gol che parevano sgorgare dall’inerzia pura della massa di giocatori portati in area, sempre con tempi e occupazioni degli spazi esatti. Oggi L’Atalanta ha invece sviluppato una pericolosità unica nell’attaccare con pochi uomini in transizione. Prendiamo un’altra azione contro l’Udinese, nata mentre erano in vantaggio e gli avversari tendevano a concedere ancora più spazio alle proprie spalle. C’è una palla recuperata sulla propria trequarti difensiva dopo un paio di rimpalli. L’Atalanta è incredibilmente bassa e Muriel può lanciare in profondità Lookman, Don Chisiotte contro tutta la difesa dell’Udinese. Lookman però riesce a resistere fisicamente allo scontro con i difensori avversari, e ad aspettare l’arrivo di Pasalic (sempre puntuale negli inserimenti in area) e Maehle, l’esterno opposto corso in aiuto, che calcia. [gallery columns="5" ids="84848,84849,84850,84851"] Contro la Fiorentina è bastato che Muriel vincesse un rimpallo sulla riga di fondo, per aprirsi lo spazio per un cross fatale per Lookman. Un gol quasi fotocopia di quello segnato una settimana dopo all’Udinese. Il calcio sembra semplicissimo nei gol che sta segnando la squadra di Gasperini in questa stagione.Contro la Fiorentina il nuovo abito dell’Atalanta ha brillato particolarmente, perché è sembrata di nuovo la squadra più furba contro quella più ingenua. La Fiorentina col baricentro altissimo, i tentativi di recupero palla immediati, i tanti uomini apparecchiati intorno all’area di rigore. In certe fasi della partita la squadra di Italiano sembrava voler strozzare gli avversari ma, ancora una volta, una montagna che partorisce un topolino.In ogni partita l’Atalanta sembra giocare peggio dei suoi avversari, o quanto meno che faccia meno di loro. Pare meno pericolosa, meno in controllo, meno ambiziosa. Ma è un’impressione ingannevole. Alla fine la squadra di Gasperini rischia meno delle sue avversarie e produce di più. Non è in overperfomance né offensiva né difensiva fino a questo momento.

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Certe squadre sembrano voler facilitare il più possibile la vita all’Atalanta. Com’è posizionata la Fiorentina in questo caso?

L’unica partita in cui l’Atalanta è andata seriamente in affanno è stata quella in trasferta contro la Roma. Anche in quell’occasione, però, ha trovato uno di questi gol clandestini, di pura perizia. Tipo entrare dentro una montagna attraverso una piccola sonda e farla esplodere. Come scriveva Francesco Farioli - attuale tecnico dell’Alanyaspor - in un vecchio articolo su l’Ultimo Uomo: «Il bello del calcio è che si può creare spazio dove lo spazio (apparentemente) non esiste e si possono creare situazioni di parità/superiorità numerica proprio laddove (a colpo d’occhio) vi sono solo maglie avversarie». E così intorno alla mezz’ora Hateboer porta palla sulla destra e la passa in verticale su Hojlund che si è buttato in area. È controllato da Ibanez e sta arrivando anche in raddoppio Smalling. Hojlund però riesce comunque a proteggere il pallone e a girarsi, e quando alza lo sguardo si accorge che la Roma è caduta nel suo solito difetto: si è schiacciata troppo verso il proprio portiere. Allora serve l’inserimento centrale di Scalvini, che controlla e tira un piatto minuzioso verso l’angolino della porta.L’Atalanta ha sviluppato un’arte magistrale nel creare spazi dove non ce ne sono, o almeno nel capire dove la rete di maglie avversarie si sta sfilacciando. In questo contesto Muriel ha ritrovato vena. Nonostante appena un gol segnato finora (su rigore), i suoi 2 assist per Lookman hanno avuto un peso enorme nelle rispettive partite. Lookman però, tra i giocatori, è forse la miglior notizia per l’Atalanta. Pur non disponendo di un talento che ruba l’occhio - o almeno non come lo rubano i dribbling incalzanti di Boga - è un giocatore estremamente intelligente. Un coltellino svizzero nei movimenti senza palla, per come riesce a trovare gli spazi dietro le linee avversarie, veloce e forte nei duelli corpo a corpo (e quindi bravo a risalire il campo), e poi lucidissimo nelle scelte. Questa però è una caratteristica che pare accomunare tutti i giocatori offensivi dell’Atalanta, una grande qualità tattica individuale. Non forzano le scelte, sanno sempre quando tenere palla e quando scaricare, e quali spazi attaccare. Un altro segno del lavoro di Gasperini. I gol dell’Atalanta sembrano nascere spontaneamente, per caso, ma c’è grande organizzazione nel modo in cui la squadra porta queste transizioni, senza perdere lucidità, con corse negli spazi sempre esatte.Il dato che più racconta questo stile minimale è quello sugli xG costruiti per tiro. Nonostante l’Atalanta non sia fra le prime squadre in Serie A per xG prodotti, e sia solo la terzultima per tiri (!), è quella che costruisce di gran lunga le occasioni più pulite. Un primato che l’Atalanta di Gasperini aveva spesso anche nelle stagioni passate, ottenendolo però passando per strade diverse: con un gioco più offensivo, da cui nasceva una mole ampia d’occasioni.Se oggi l’Atalanta è prima in campionato è soprattutto grazie alla sua tenuta difensiva. L’Atalanta ha imparato a gestire anche lunghe fasi di difesa posizionale, come non le riusciva in passato. Non è mai davvero passiva ma ha un atteggiamento che più di gestione nelle fasi di pressing. Contro l’Udinese, per esempio, tolte le fasi di maggiore sofferenza, manteneva un baricentro medio alto, schermando le ricezioni tra le linee degli avversari. In questo bisogna sottolineare le prestazioni di giovanissimi difensori come Okoli e Scalvini, che stanno brillando nel ruolo in cui la fiducia nei giovani in Italia è tradizionalmente misera.La vera magia dell’Atalanta, per ora, è però di aver mantenuto una più che dignitosa produzione offensiva anche con questo atteggiamento più reattivo. Dopo anni passati a mostrare l’efficacia di un calcio efficace e ideologico, oggi l’Atalanta è passata a un fruttuoso pragmatismo. È una squadra che sembra trovare sempre il modo per vincere, brava nella più elementare delle regole: sfruttare le proprie occasioni e complicare quelle degli avversari. Sta diventando una squadra misteriosa, con una capacità serpentesca di girare i momenti dalla propria parte.Il calcio italiano è sempre preso dall’eterno gioco retorico tra giocar bene e vincere, spesso confuso tra calcio proattivo e calcio reattivo. Con due grandi falsità di fondo: che l’unico modo per giocare bene è praticare un calcio d’attacco; che l’unico modo per vincere è praticare un calcio difensivo. L’Atalanta è la dimostrazione che si può giocar bene anche accettando un gioco più reattivo. Almeno se accettiamo il concetto di giocar bene nei suoi significati pragmatici più che estetici.Poi c’è tutta la dimensione del gusto, e a rendere paradossale questa stagione dell’Atalanta, c’è il fatto che Gasperini ne è il primo critico. Elogia la sua squadra e i suoi giocatori dopo ogni partita, certo, ma ci tiene anche a sottolineare che questo non è il modo in cui sperava di far giocare la sua squadra. Dopo la partita contro la Roma aveva detto: «Se si vuole stare lassù però bisogna fare un altro tipo di calcio. Se vuoi vincere devi far gol, non c’è altra possibilità. L’obiettivo mio però è un altro: in difesa e contropiede non vinci. Questa roba viene poi esaltata in Italia». Come se questo gioco fosse un esercizio di stile, una performance dimostrativa tipo Picasso che dipinge un dipinto realista per provocazione, per dimostrare che non è questione di saper fare. Gasperini dice quelle cose perché effettivamente le pensa, e anche perché è una strategia comune agli allenatori italiani, lamentarsi e abbassare le aspettative. Lo dice però anche perché lo crede: il gioco dell’Atalanta è estremamente efficace, solido, eppure sembra avere meno margini rispetto alle stagioni passate. Nonostante il primo posto in Serie A, il picco che può raggiungere questa squadra sembra meno entusiasmante. A meno che Gasperini non riesca a trovare un’altra forma imprevista al suo gioco, l’ennesima, valorizzando altri giovane, sfruttando risorse per ora dormienti (Boga, Malinovski)Questa svolta pragmatica non piacerà a Gasperini, ma è un’altra dimostrazione, la più un’attesa forse, del suo genio tattico.

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