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10 pezzi che forse vi siete persi
06 gen 2019
06 gen 2019
Alcuni articoli che magari vi sono sfuggiti, o che forse noi abbiamo comunicato male.
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La storia romanzesca di Jean-Pierre Adams, il primo calciatore nato in Africa a vestire la maglia della Nazionale francese.

 

La carriera da calciatore di Jean-Pierre Adams inizia seriamente solo nel 1967, quando a 19 anni viene tesserato da una società che porta il mirabolante nome di Entente-Bagneaux-

Fontainebleau-Nemours, per brevità chiamata EBFN. È una squadra che ha il quartier generale a 60 chilometri a sud di Parigi, e qualche decennio dopo ospiterà i primi passi di un altro giovanissimo “coloured“, Lilian Thuram.

 



Un ritratto dell’allenatore francese che ha vinto due Coppe d’Africa con due Nazioni diverse, e che fuori dall’Africa si è sempre sentito fuori posto.
«Umanamente parlando, penso di essere un buono. Certe critiche mi toccano profondamente. Mi fa ancora più male se le analizzo a fondo, perché io analizzo a fondo tutto. Mi spaventano i pregiudizi, chi mi giudica a prima vista. Sono biondo, ho i capelli lunghi, pensano sia un presuntuoso».

 

Anche gli allenatori, così come i giocatori, hanno bisogno di essere inseriti nel contesto giusto per affermarsi. E per Renard il contesto giusto, evidentemente, non è la Francia. Nel suo paese, infatti, non ha mai goduto di un grandissimo rispetto da parte della critica. È stato considerato un reietto, uno che per affermarsi ha preferito calcare palcoscenici meno prestigiosi e per certi versi più “facili”. «Il problema della Francia è che ci sono troppi francesi», ha detto una volta in un’intervista. Forse voleva solo essere una provocazione. Forse uno sfogo snocciolato con troppa veemenza.”

 



Lee Trundle è un calciatore dal talento unico che ha deliziato le serie minori inglesi per molti anni.

 

Certo, fare i trick a calcetto non significa nulla, ma ci introduce all’universo di questa leggenda vivente, una leggenda sotterranea e periferica che dietro tutti i trucchetti spesi in campo ne ha organizzato uno più grande e serio per fregare tutti: giocare solo per divertire la gente. Non è un caso che sia l’unico calciatore a non aver mai calcato un campo di Premier (collezionando solo 74 presenze in Championship) che conta ore di filmati e tributi in giro per il web.

 



Il mito della divisione tra lo sport e la politica arrivò solo un secolo dopo, quando nell’arena pubblica si affacciarono atleti, tifosi e cittadini neri. Per paura che quest’ultimi potessero utilizzare la cassa di risonanza dello sport per le proprie battaglie, minacciando lo status quo, si smise di utilizzare lo sport in maniera divisiva, trasformandolo in un tempio di quella religione civile chiamata nazionalismo: nel 1918, ad esempio, iniziò la tradizione di suonare l’inno nazionale prima degli eventi sportivi, a partire da una gara delle World Series a Chicago.

 



“In Etiopia o si corre o si corre”. Quindi come si sta in un circolo privato di boxe di Addis Abeba, nel cuore del paese delle maratone? Un bell’articolo di Davide Lemmi.

 



Il 2018 è stato anche l’anno delle Olimpiadi invernali, durante le quali ci siamo appassionati alle vicende di uomini e donne che sciano per chilometri, poi si fermano e sparano. Ma come ci è venuto in mente di dare vita a uno sport del genere? A quanto pare - come era in realtà immaginabile - ha a che fare con la cultura e la pratica della caccia. Nel primo articolo della rubrica ‘Principanti’, dedicata agli sport che non conosciamo, Mattia Pianezzi ci racconta origini ed evoluzione del Biathlon.

 



La storia della medaglia di bronzo di Giuseppe Gentile a Città del Messico. Per due volte  superò il record del mondo e per altrettante volte fu superato da due altri atleti. Una bellissima storia raccontata con delicatezza da Lorenzo Iervolino.

 



Difficilmente riusciamo a venire a capo dell’alterità della cultura indiana, anche nelle sue manifestazioni più popolari. Ci suonerà strano, quindi, che negli ultimi anni lo sport che per popolarità rischia di avvicinarsi al cricket non sia il calcio ma il KABBADI. Che cos’è? Ce lo spiega Ayan Meer.

 



Questo pezzo in realtà ha avuto i suoi lettori ed è stato molto apprezzato, ma sono rare storie così complesse, profonde e al tempo stesso così vicine alle nostre abitudini (chi non ha mai giocato a Super Mario?). Alessandro Lolli la racconta molto bene.

 



Ci sono personaggi nel mondo del calcio a cui prestiamo poca attenzione. Spesso si tratta di personaggi potenti, persino fra i più potenti, e il fatto che riescano a mimetizzarsi nel paesaggio di sfondo - a farsi dare “per scontati” - alimenta in parte il loro potere occulto. Uno di loro è senz’altro il presidente della FIFA Gianni Infantino, presentatosi come una boccata d’aria fresca ma in realtà molto più controverso di quanto voglia lasciar apparire. Le sue contraddizioni sono raccontate in punta di penna da Tommaso Giagni in questo ritratto.

 

 

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