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Armada invencible?
22 giu 2016
22 giu 2016
Dopo essere passata sopra gli Stati Uniti, l'Argentina è a una partita di distanza da quella Copa America che aspetta da 23 anni.
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Dopo un cammino fatto di tre vittorie su quattro partite, gli Stati Uniti erano ad un passo dalla finale della Copa America Centenario, organizzata per l’occasione proprio in territorio nord-americano. L’occasione per tutto il movimento calcistico statunitense era enorme, ma sul loro cammino si è parata davanti la squadra numero 1 nel ranking FIFA: l’Argentina di Leo Messi.

L’Albiceleste era arrivata alla semifinale facendo anche meglio dei proprio avversari, cioè vincendo tutte le gare affrontate fino a quel momento con uno spaventoso ruolino di marcia da 12 gol segnati e solo 2 subiti. Era indubbio che in una sfida di questo tipo, il ruolo degli USA sarebbe stato quello degli “underdog”, ma l’ambiente e i giocatori sembravano credere nelle proprie possibilità.

L’ottimismo era forse esagerato, anche alla luce dei notevoli problemi di formazione di Klinsmann, visto che le squalifiche di Jermaine Jones, Bedoya e Wood lo hanno privato di tre titolari. L’allenatore tedesco non ha comunque rinunciato al 4-4-2: Guzan ha difeso i pali della porta, protetto dalla linea a quattro formata da Yedlin, Cameron, Brooks e Johnson; Beckerman ha preso il posto di Jones accanto a Bradley, con Zusi nel ruolo di Bedoya largo a sinistra e Zardes dirottato a destra. In avanti è stato Wondolowski il partner d’attacco di Clint Dempsey.

Buone notizie invece per Martino, che ha recuperato Di Maria, fuori fin dall’esordio con il Cile, pur preferendo non rischiarlo. Confermati dieci undicesimi della formazione che aveva vinto con il Venezula, con Lavezzi, unica novità, che ha rilevato Gaitan largo a sinistra. Di fronte a Romero, linea a quattro con Mercado, Otamendi, Funes Mori e Rojo. Centrocampo a tre con Mascherano vertice basso, Fernández centro-destra e Banega centro-sinistra. Tridente con Messi a destra, Higuaín centrale e, come detto, Lavezzi a sinistra.

Pronti via e prima ancora che gli USA riuscissero ad entrare nella metà-campo avversaria, l’Argentina è passata in vantaggio sugli sviluppi di un calcio d’angolo, guadagnato dopo un’azione insistita sulla sinistra. Banega ha battuto il corner corto per Lavezzi, che è entrato in area lateralmente. Pressato da Johnson, l’argentino ha scaricato su Messi che ha chiuso l’uno-due servendolo con un pallonetto in area. Il “Pocho” si è ritrovato solissimo, poiché la difesa americana aveva tentato di metterlo in fuorigioco con un tentativo ben poco coordinato e lo stesso Johnson aveva deciso di uscire su Messi. L’ex giocatore del PSG ha depositato il pallone in rete di testa approfittando anche dell’uscita sbagliata di Guzan, che si è mosso con troppa indecisione e non ha fatto altro che facilitare le cose a Lavezzi.

Il problema di come difendere l’ampiezza è quello con cui Klinsmann e i suoi hanno dovuto fare i conti per tutto l’arco dei 90 minuti di gioco, visto che i due terzini argentini, Mercado e Rojo, giocavano di fatto da ali, con Lavezzi più stretto al centro, così come Messi che come al solito svariava un po’ per tutto il campo.


Mercado e Rojo hanno agito stabilmente in posizione di ala, con Lavezzi e Messi lasciati liberi di giocare sugli interni.



Gli USA difendevano mantenendo il proprio 4-4-2, che però li lasciava in inferiorità numerica sia centralmente che sulle fasce, tanto che spesso l’esterno destro di centrocampo Zardes veniva risucchiato sulla linea di difesa e si formava una sorta di 5-3-2 asimmetrico.


La posizione di Rojo porta Zardes a schiacciarsi sulla linea dei difensori, per non lasciare il compagno Yedlin in inferiorità numerica.



Dopo lo svantaggio immediato, la reazione dei padroni di casa non è stata particolarmente composta. Gli Stati Uniti non sono riusciti a mantenere il possesso e sono andati in grossa difficoltà sotto pressione. In queste occasioni la soluzione più ovvia è quella di affidarsi ai lanci lunghi ed è così che la squadra di Klinsmann ha rinunciato a costruire il gioco palla a terra e cominciato a calciare un pallone dopo l’altro verso la metà-campo argentina appena gli avversari accennavano un pressing di qualsiasi sorta.

Pochi giorni fa, nella partita contro la Francia, la Romania aveva dimostrato come anche i palloni lunghi possano avere un’importanza strategica. I rumeni indirizzavano i propri lanci appena alle spalle dei difensori francesi in modo da costringerli a voltarsi e correre verso la propria porta, mentre la squadra di Iordanescu portava pressione mantenendosi corta. Gli Stati Uniti non avevano un piano di questo tipo, anzi il lancio sembrava più un tentativo causato dal panico dello svantaggio immediato. Tra l’altro ad ogni lancio la squadra si allungava notevolmente, rendendo pressoché impossibile qualsiasi tentativo di riaggressione, con le seconde palle praticamente tutte preda degli argentini.

Per gli argentini trovarsi in vantaggio al terzo minuto, contro un avversario in confusione è stato realmente lo scenario ideale, che gli ha permesso di gestire con tutta calma il proprio possesso alla ricerca del raddoppio, sopraggiunto poco dopo la mezz’ora. Su una punizione leggermente decentrata verso sinistra, Messi ha preso la sua solita rincorsa diagonale lunga giusto un paio di passi e ha calciato la palla con una traiettoria incredibile che si è andata ad infilare sul palo del portiere, con un Guzan difficile da colpevolizzare dopo un tiro del genere.

https://streamable.com/1igc

Segnando il raddoppio Messi ha fatto per l’ennesima volta la storia di questo sport.



Il gol del 2-0 è stato anche il 55.esimo di Messi con la maglia della Nazionale, cioè quello che gli ha permesso di superare Batistuta come miglior marcatore assoluto dell’Albiceleste, ennesima pietra miliare di una carriera che ha riscritto la storia del calcio.

Con l’Argentina in pieno controllo, gli USA non riuscivano a mettere in atto un pressing efficace. Inizialmente il piano di Klinsmann doveva essere quello di presidiare il centro con i due attaccanti Wondolowski e Dempsey, cercando di non far progredire la manovra argentina verso il centrocampo, ma sulle fasce. Il piano è ben presto naufragato poiché Mascherano si abbassava con costanza in mezzo ai due centrali Otamendi e Funes Mori, mettendo a disposizione la sua intelligenza in fase di impostazione, e soprattutto perché non c’erano le distanze ottimali tra il centrocampo statunitense e i due attaccanti, per cui la seconda linea era spesso in ritardo nel portare la pressione, visto che ogni volta Bradley e co. dovevano sprintare per diversi metri prima di avere accesso al portatore di palla.


Mascherano si abbassa tra i centrali, ristabilisce la superiorità numerica e assicura la fase di uscita dell’Albiceleste. Wondolowski copre Banega, a cui però basta scivolare lateralmente per ricostituire la linea di passaggio.



Inoltre considerata la resistenza alla pressione di giocatori come Banega, non si può certo dire che i tentativi di pressing americani abbiano causato grosse difficoltà agli argentini.

Nel secondo tempo Klinsmann ha richiamato subito in panchina Wondolowski, che in pratica si era fatto vedere solo quando è stato ammonito, e mandato in campo Pulisic, spostando Zardes da attaccante con il talento del Dortmund ne ha rilevato il posto sulla destra dello schieramento americano. Al contrario del collega,il Tata Martino non ha cambiato nessuno, ma di sicuro non è variato l’approccio dei suoi che al quinto minuto della ripresa hanno messo definitivamente i sigilli sul match, con la rete del 3-0 di Higuaín, pescato in area dall’ex napoletano Lavezzi. Prima della partita, Klinsmann aveva chiesto ai suoi di mantenere la difesa alta, scelta rivelatasi poco felice visto che nell’occasione la linea americana si è di nuovo fatta colpire alle spalle dopo un altro allineamento disastroso.

I successivi 35 minuti di gioco si sono rivelati praticamente ininfluenti ai fini del risultato, finché all’86.esimo minuto, Mascherano e Messi si sono avventati sul brutto passaggio giocato da Bradley in direzione di Birnbaum (subentrato a Beckerman) sulla trequarti difensiva americana. La Pulga ha recuperato il pallone, è penetrato in area e ha messo Higuaín da solo di fronte alla porta vuota, fornendogli l’assist per il 4-0 finale.

L’Argentina è letteralmente passata sopra agli USA, forse un po’ troppo fiduciosi riguardo alle loro possibilità, non lasciando niente agli avversari che nella partita più importante della loro storia dall’ottavo con il Brasile al Mondiale del 1994, non sono riusciti a tirare neppure una volta.

https://twitter.com/MC_of_A/status/745453685497602048

Almeno Caley l’ha presa con filosofia…



Ora tra la strafavorita Argentina e il trofeo agognato da ormai 23 anni ci sono solo 90 minuti: la semifinale di questa notte tra Cile e Colombia ci dirà se l’ultimo atto sarà il replay della finale dello scorso anno, oppure se saranno i “Cafeteros” a cercare di fermare la corazzata albiceleste.

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