
Siamo arrivati al 29 luglio e il mercato del Milan è ancora incagliato su Ardon Jashari. Una situazione di stallo che va ormai avanti da mesi, con il Brugge che in questi giorni avrebbe rifiutato l’ennesimo rilancio del Milan.
Secondo la Gazzetta, la strategia dei belgi è quella di attirare l’attenzione della Premier e scatenare un’asta che porti il prezzo del cartellino oltre i 40 milioni. Jashari, però, vorrebbe solo il Milan – tanto più che in queste settimane abbiamo imparato come da bambino fosse un tifoso rossonero. Insomma, la trattativa sembrerebbe tutt’altro che vicina a concludersi, ma il Milan non intende demordere.
Ma com’è possibile che dopo così tante settimane, e a ritiro ampiamente iniziato, l’obiettivo numero uno sia ancora Jashari? In un calcio come quello contemporaneo, dove le reti di scouting sono sempre più fitte, come mai questa ostinazione? Basta a giustificarla il fatto che Tare sia un DS molto abitudinario nei mercati che è abituato a battere e che abbia una predilezione per i giocatori di origine balcanica?
Possibile che il Milan non abbia individuato un nome di ripiego? Sempre la Gazzetta, oggi, parlava di Javi Guerra come piano B in caso di mancato approdo del numero 30 del Brugge. Lo spagnolo è un giocatore parecchio diverso da Jashari, simile solo nel dinamismo. Quali sono, allora, le strategie che ha in mente il Milan per il centrocampo?
E se il Brugge continua a sparare alto, non sarà perché il Milan è “ricattabile” dopo aver venduto il suo miglior centrocampista (Reijnders) e averne incassato i soldi?
Sono tutte domande a cui, dall’esterno, è difficile trovare una risposta. Se però si continua a insistere nonostante l’inamovibilità dei belgi, dev’esserci per forza qualcosa di speciale nel centrocampista svizzero. Ma allora, che tipo di giocatore è Jashari?
UN CENTROCAMPISTA DINAMICO, INNANZITUTTO
La caratteristica che più definisce Jashari è il suo dinamismo. Alto un metro e ottantuno per ottanta chili, con un fisico compatto che forse lo fa sembrare un po’ più basso di quanto non sia davvero, Jashari è un centrocampista in moto perpetuo, di grande intensità, in ogni fase del gioco – impostazione, sviluppo, fase difensiva.
Non è un regista, non è un incontrista e non è nemmeno un centrocampista di gamba di quelli che fanno avanti e indietro in continuazione, ma può svolgere egregiamente tutte queste funzioni. E questo è uno dei motivi per cui il Milan è così interessato a lui. Il modo in cui interpreta la fase di possesso, in particolare, potrebbe risultare adatto al calcio di Allegri.
Vista la sua polivalenza, Jashari era un punto di riferimento per il Brugge sia nella prima costruzione sia quando la squadra riusciva a spostarsi nella metà campo avversaria.
JASHARI IN PRIMA COSTRUZIONE
Jashari era solito abbassarsi sulla linea difensiva, sia in salida lavolpiana tra i due centrali, sia “alla Kroos” aprendosi tra il centrale e il terzino che saliva. Era un meccanismo volto a sfruttare la sua qualità ma anche per permettersi a Vanaken, il deus ex machina della manovra del Brugge, di abbassarsi e toccare palla un po’ dove voleva. Visto che presumibilmente Samuele Ricci sarà il pilastro della mediana del Milan, un centrocampista come Jashari, disposto ad abbandonare il centro del campo per ricevere un po’ più dietro, potrebbe essere un buon complemento per l’ex Empoli: un po’ come se Jashari fosse il satellite di Ricci, di sicuro più abituato dello svizzero a stazionare da centrocampista classico, chiamato a giocare palloni anche ricevendo di spalle. E poi, alla difesa del Milan manca uno specialista in impostazione, quindi un centrocampista che si abbassa avrebbe senso.
Quel tipo di movimento, peraltro, sarebbe di grande aiuto per Allegri, che non ama elaborare troppo la prima costruzione. Abbassandosi, Jashari dovrebbe trovare in prima persona le soluzioni per uscire da dietro in modo pulito. Di solito, più che con i passaggi lo fa con delle piccole conduzioni. Abbassarsi sulla linea difensiva significa vedere il gioco frontale, situazione nella quale lo svizzero legge bene il pressing avversario e capisce come prendere controtempo chi lo aggredisce partendo palla al piede.
Jashari è pulito in conduzione ed è in grado di ondulare con la palla al piede per condurre in mezzo a maglie avversarie. Quando provano a contrastarlo, poi, ha grande forza nel tronco ed è difficile fargli perdere l’equilibrio.
Oltre che in prima costruzione, naturalmente, questa caratteristica torna utile anche quando gli avversari aspettano un po' più bassi, perché portando palla in zone centrali Jashari finisce per forza per attirare gli avversari e liberare spazi ai compagni.
Il problema è che a volte ha un po’ troppa fiducia in questa sua qualità, il che può portarlo a imbottigliarsi.
Così come quando aspetta un po’ più alto rispetto alla difesa e prova a ricevere di spalle.
La giocata tipica di Jashari, in quelle situazioni, è girarsi mentre fa scorrere la palla o mentre esegue il primo controllo di piatto sinistro, appoggiandosi all’avversario. Ama ricorrere a questo tipo di soluzione, che però è estremamente rischiosa. Anche perché Jashari, se riceve di spalle, è molto prevedibile: ha solo un piede, il sinistro, e per quanto sia abile a girarsi su quel lato rischia di avere una prospettiva un po’ limitata. Come se la caverà in un campionato come la Serie A in cui gli avversari ci mettono davvero poco a individuare i punti deboli di ogni giocatore?
Questo, in sostanza, ciò che offre Jashari con la palla tra i piedi in costruzione.
Se poi non è proprio possibile condurre, lo svizzero scarica e attiva il suo dinamismo. Come detto, non è un regista classico. Dopo il passaggio ama accompagnare l’azione proponendosi in avanti, così da muoversi alle spalle dell’uomo che lo aveva pressato e dare una nuova opzione di passaggio. In questo modo, anche direttamente con una triangolazione, Jashari riesce a far progredire la manovra.
Come detto, il primo focus di Allegri non è di certo la prima costruzione. Un centrocampista che però interpreta così bene gli spazi, così disposto a muoversi in aiuto per dare un’uscita ai compagni, rappresenterebbe di per sé un’ottima strada per uscire da dietro. E poi, in un campionato dove si pressa uomo su uomo, la capacità di cogliere di sorpresa chi pressa muovendosi da dietro (così come la possibilità di portare palla con brevi conduzioni) potrebbe scombinare le strutture degli avversari. Il rovescio della medaglia è che perdere palla mentre il proprio centrocampista si sta alzando significa spalancare le porta della propria area di rigore.
Insomma, le caratteristiche di Jashari sono utili e propositive, starebbe ad Allegri dosarle e a lui scegliere bene quando avvalersi del suo dinamismo.
JASHARI NELLA METÀ CAMPO AVVERSARIA
Ma il contributo di Jashari non si ferma al primo possesso. Una volta raggiunta la metà campo avversaria, infatti, se può alzare la testa ama cercare i lanci. Non è sempre precisissimo, e a volte è un po’ troppo innamorato dei lanci, ma vede bene il campo anche su distanze lunghe. Può sventagliare per un cambio gioco, con traiettorie tagliate sia verso destra che verso sinistra e sia sulla figura che sulla corsa. Soprattutto può anche alzare il pallone direttamente in profondità, alle spalle della linea difensiva, per incaricarsi in prima persona di rifinire.
Allegri in queste prime uscite amichevoli ha assegnato Leão compiti più vicini a quelli di un attaccante – anche se tutto ciò va rapportato al fatto che il Milan sia ancora alla ricerca di una punta – e in generale è lecito attendersi un Leão più attivo, che impensierisca i difensori anche senza palla. Se sul centro sinistra Allegri riuscisse a combinare i tagli del portoghese con i lanci profondi di Jashari ne potrebbe nascere una società fruttuosa per il Milan.
In generale, la Serie A non è di certo il campionato più aggressivo del mondo e in fase di attacco posizionale l’abitudine di Jashari ad alzare la palla, sia per verticalizzare che per aprire il gioco, potrebbe risultare molto utile.
Poi, a ridosso della trequarti, se individuasse gli spazi potrebbe condurre per sparigliare la difesa avversaria, un po’ com’era accaduto nei playoff della scorsa Champions League contro l’Atalanta, la partita in cui probabilmente il grande pubblico si è accorto di lui.
Peraltro, anche in zone più avanzate la sua costante ricerca del movimento dopo lo scarico potrebbe fungere da legante per la manovra, così da creare connessioni con i compagni– il Brugge era una squadra parecchio associativa anche perché piena di giocatori che tendevano ad avvicinarsi tra di loro.
Ma quanto riuscirà il Milan a stazionare nella metà campo avversaria? È questo uno dei dubbi sul matrimonio tra i rossoneri e Jashari. Non tanto per quanto riguarda la fase di possesso – come detto, il contributo di Jashari con la palla tocca più zone di campo e più situazioni – quanto per quella difensiva.
COME DIFENDE JASHARI
Il meglio di Jashari in fase di non possesso, infatti, arriva quando può difendere in avanti. E sappiamo che Allegri di sicuro non è il più aggressivo degli allenatori. Se c’è un aggettivo con cui definire l’atteggiamento dello svizzero senza palla è ‘rognoso’.
Jashari non si risparmia mai ed è sempre disposto a scattare in avanti per saltare addosso all’avversario, sia in pressing che in riaggressione. La sua forza nelle gambe, il suo dinamismo e il suo sacrificio fanno si che, in caso di ripartenza avversaria, riesca anche a correre all’indietro per equilibrare la squadra.
La sua idea di difesa, però, è sempre proattiva, a qualsiasi altezza del campo.
Il Brugge durante la scorsa Champions era solito difendere con un blocco medio in cui per difensori e centrocampisti il riferimento sull’uomo era particolarmente marcato (un po’ la stessa tendenza della Serie A). Jashari, così, a seconda di dove si spostava il suo uomo poteva ritrovarsi, anche nella stessa azione, sia nella metà campo avversaria che sulla propria linea arretrata, come un vero e proprio centrale difensivo.

In ogni caso, la sua idea era quella di aggredire costantemente l’avversario, costringerlo a giocare di spalle e mettere il piede per provare a rubare palla. Jashari è piuttosto efficace se affonda il tackle. Il problema è che trovandosi spesso in zone sensibili quando seguiva l’uomo, gli bastava perdere anche un solo duello per rischiare di pregiudicare la partita.
Nella partita della fase a gironi contro l’Aston Villa, ad esempio, gli è toccata la marcatura di un trequartista corpulento e di passo come Rogers. Jashari lo ha tenuto bene lungo tutto il corso del match e gli ha reso la vita scomoda. A metà secondo tempo, però, nella pressoché unica occasione in cui Rogers è riuscito a fare perno sulla sua aggressività e a girarsi, l’Aston Villa stava per andare in porta e pareggiare.
Allegri, di sicuro, non apprezza troppo un tipo di atteggiamento così aggressivo. Nel Milan 2025/26 Jashari dovrebbe trovarsi ad affrontare lunghe fasi di difesa posizionale. Allegri, più che a una difesa attiva, dà grande valore alla densità, il che comporta una certa coesione: Jashari potrebbe seguire l’uomo, ma solo fino a un certo punto, in maniera meno estrema. Imparerà a mitigare il suo comportamento e a scegliere diversamente, anche in base alla posizione dei compagni?
In generale, questa sembra essere una questione cruciale per il Milan, visto che nessuno dei suoi centrocampisti è abituato a schermare la difesa.
Insomma, è chiaro che di caratteristiche utili Jashari ne ha tante, nonostante abbia da smussare qualche angolo per rientrare a pieno nei gusti del suo eventuale allenatore al Milan. Sarà lui ad andare nella direzione di Allegri moderando l’aggressività? Oppure Allegri vorrà proporre un tipo di calcio meno reattivo di quello visto nell’ultima esperienza alla Juventus? Sono domande lecite, ma che è inutile farsi fino a quando la trattativa con il Brugge non si sbloccherà.