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Daniele V. Morrone
Tutto il talento di Arda Guler
27 giu 2023
27 giu 2023
Uno dei giovani più talentuosi al mondo e anche dei più seguiti sul mercato.
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / Depo Photos
(foto) IMAGO / Depo Photos
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Turchia e Galles sono sullo 0-0, il ritmo è basso, serve che qualcosa cambi. All’ora di gioco entra in campo Arda Güler. Quando lo stadio lo vede prepararsi per entrare, si anima improvvisamente. Per Güler è la quarta presenza in nazionale, dopo aver esordito ancora minorenne a novembre. Entrando indica ai compagni dove devono sistemarsi, il suo posto, invece, è in alto a destra nel 4-3-3. Il primo pallone che tocca è in area di rigore, un tiro sparacchiato alto; i successivi sono semplici appoggi dalla fascia destra verso il centro o cambi di gioco. Poi inizia a prendere confidenza: arriva un filtrante in area di rigore, un altro che porta al cross per un gol poi annullato. Pochi minuti dopo la Turchia passa in vantaggio, lui è più tranquillo e allora la sua ambizione aumenta; si muove e si offre ai centrocampisti per ricevere tra le linee, gli riesce un filtrante rasoterra di 20 metri dietro la difesa, un colpo di tacco per far arrivare il pallone al compagno libero in area, prova un tunnel per saltare l’avversario sulla linea di fondo. All’80’ riceve sull’angolo dell’area, un metro fuori. Al momento della ricezione sembra tranquillissimo, in verità lo è sembrato per tutti i minuti in cui è stato in campo. Ha lo spazio e il tempo per aggiustarsi il pallone e poi calciare con una parabola morbida a giro, che si infila al sette del secondo palo. Il portiere neanche prova a prenderla. Lui la segue con lo sguardo fino a quando il pallone non tocca la rete e può andare ad esultare. A 18 anni e 114 giorni è il più giovane marcatore della storia della nazionale turca.

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Un talento precoceNei corsi per osservatori calcistici si racconta una storiella inventata, presente anche nel libro L’osservatore calcistico a 360° di Marco Borri, che è quella di una spedizione in Africa prima dell’invenzione della fotografia. Un giovane esploratore alla sua prima esperienza chiede per l’ennesima volta al compagno più esperto come può fare a riconoscere un elefante non avendolo mai visto. La risposta è ancora una volta che si tratta di un animale enorme, grigio, con delle grosse orecchie, le zampe massicce e un lunghissimo naso. All’ulteriore richiesta di precisazione del giovane, l’esperto risponde: «Tranquillo che quando lo incontri, capisci subito che è proprio un elefante!». A volte il talento calcistico è così grande che basta avercelo davanti una prima volta per riconoscerlo subito.La storia dell’elefante deve essere passata immediatamente per la testa di Serhat Pekmezci, all’epoca coordinatore delle giovanili del Fenerbahçe, quando vede per caso per la prima volta una partita di Arda Güler: «Nel dicembre 2018 sono andato ad Ankara per vedere una partita tra le squadre U14 dell’Osmanlispor e del Genclerbirligi. Ero lì per seguire un altro ragazzo, tuttavia Arda ha attirato subito la mia attenzione. Sono rimasto impressionato dalle sue abilità e dal suo carattere». L’ha raccontato in una intervista a Harber Global: «Aveva un potenziale molto speciale. Parlammo di lui al nostro direttore sportivo dell’epoca, Damien Comolli, gli dicemmo che era un talento che non potevamo farci scappare e che quindi andava preso. Quasi dieci giorni dopo, non avendo ricevuto alcuna risposta dalla dirigenza, ho preparato un video di Arda e l’ho inoltrato al nostro presidente Ali Koc. Mi ha contattato dopo averlo visto. La prima cosa che gli ho spiegato è stata “ha quindici o sedici anni e può già giocare in prima squadra”. Gli ho detto che era un talento di livello europeo». Probabilmente nel suo report su Arda Pekmezci avrà parlato del fisico normotipo, del baricentro basso e che non dovrebbe, anche terminato lo sviluppo, arrivare a toccare il metro e ottanta. Ma poi, per il resto, non può che aver usato superlativi assoluti per descriverne le qualità tecniche. Basta guardare due minuti consecutivi di una compilation qualsiasi di giocate di Arda, la sfilata di modi diversi con cui accarezza il pallone col piede prima di trovare il modo di nasconderlo all’avversario per pensare subito a quello che ha detto Pekmezci.Arda Güler si è quindi trasferito a 14 anni da Ankara a Istanbul per giocare nel Fenerbahçe e in meno di cinque anni è diventato la più grande speranza del calcio turco dai tempi di Emre Belozoglu, secondo cui Arda «aveva soltanto 15 anni ma era già fortissimo. Tra un paio di stagioni ne avrà 20 e sarà già uno dei migliori centrocampisti d'Europa».Quando si vuole trovare un paragone, in Turchia non ci vanno piano. È stato subito paragonato a Messi, ovviamente, a Özil, ancora più chiaro il perché, ma oltre i paragoni “burocratici” ne sono arrivati anche di più specifici: come quello con Guti, che tra l'altro nel campionato turco ci ha giocato con il Beşiktaş. Ma è Arda stesso ad aver tracciato le linee guida: in una conferenza stampa ha dichiarato che il suo più grande idolo è Alex De Souza, meglio conosciuto come Alex, trequartista brasiliano stella del Fener dal 2004 al 2012 e sicuramente uno dei giocatori più forti della sua storia. È tifoso del Fener ed è normale immaginarselo a copiare i gesti di Alex al campetto da piccolo. Con lui condivide lo stile di gioco, elettrico e creativo, oltre al mancino come piede forte e una qualità di calcio sopraffina. Arda ha anche dichiarato di ammirare anche calciatori creativi come Bruno Fernandes e Kevin De Bruyne e di cercare di imparare da loro.Dall’esordio al mercato Arda ha esordito con il Fenerbahçe il 19 agosto 2021 nel turno di play-off di UEFA Europa League contro l'HJK Helsinki, all'età di 16 anni e 174 giorni. Dopo averlo fatto esordire, l’allenatore Vitor Pereira ne ha parlato così: «Ho lavorato per cinque anni nel settore giovanile del Porto e posso dire di non aver visto molti ragazzi con le qualità e il carattere di Arda». Tre giorni dopo questa partita, Vitor Pereira lo ha fatto entrare nella partita contro l'Antalyaspor. All’esordio in campionato Arda ha realizzato il primo assist della sua carriera, per il 2 a 0 finale. Contro l'Alanyaspor, il 13 marzo 2022, è entrato al 74’ al posto di Mesut Özil e tre minuti dopo ha segnato la rete decisiva, quella del 3 a 2. Non è stato soltanto il suo primo gol in carriera, è anche la rete più precoce nella storia del Fenerbahçe.Dopo i vari esordi e record stritolati, la 2022/23 doveva essere la stagione della rivelazione. Se la qualità tecnica e il suo stile di gioco creativo sono stati evidenti da subito, era interessante vedere cosa avrebbe potuto fare giocando con continuità. L’accoppiata col nuovo allenatore, il portoghese Jorge Jesus, prometteva molto, perché il portoghese è da sempre un cultore dei giocatori tecnici. Arda però non è stato ritenuto pronto per una maglia da titolare e ha finito per giocare a sprazzi, incidendo poco. Solo nel girone di ritorno è riuscito a trovare un po’ di spazio, entrando in ritmo verso metà marzo e concedendosi poi un aprile di lusso, in cui ha segnato e servito quasi tutti i suoi 6 gol e 7 assist. Nello stesso periodo ha avuto la sua prima vetrina internazionale, nel ritorno degli ottavi di Europa League contro il Siviglia. In quella partita ha fatto impazzire la difesa spagnola, mostrandoci un piccolo assaggio di quello che potrà essere il futuro. L’unico trofeo vinto dal Fenerbahçe è stata la coppa di Turchia e la finale di inizio giugno contro il Basaksehir è stata anche una delle migliori prestazioni stagionali di Arda, a dimostrare come sia in grado di alzare il livello proprio nelle partite che contano o quantomeno quando è in fiducia.

Nel frattempo è venuta fuori una clausola da 17.5 milioni, probabilmente una velina del suo procuratore. Oggi è molto ricercato sul mercato, ma già negli ultimi mesi le partite del Fener erano zeppe di osservatori. Il suo nome è stato accostato a praticamente tutte le migliori squadre d’Europa, tra cui anche il Milan e il Napoli. Il contesto ideale per ArdaMa qual è il contesto ideale per lui? È difficile dire se sia già pronto per giocare in una squadra “da Champions”, ma sicuramente il suo contesto ideale è in squadre che vogliono controllare il pallone e permettergli di esprimere la sua qualità tecnica - il suo controllo palla, la sua facilità di calcio. Arda ha una buona velocità di base e visione di gioco verticale, può quindi giocare anche con un campo grande davanti, ma il meglio di sé lo dà quando può associarsi con i compagni nella trequarti avversaria e alternare giocate a un tocco per rendere più fluida la manovra ad azioni in cui prende l’iniziativa improvvisando e cercando soluzioni più personali e creative. Difensivamente non gli si può chiedere concentrazione e abnegazione totale in pressione, più che protetto dal sistema va aiutato. Nel senso che l’allenatore deve trovare una zona del campo che non lo esponga troppo a duelli con gli avversari o lo costringa a correre troppo. Questo perché Arda è portato alla riaggressione, aiutato da gambe rapide e da un’intensità naturale che lo spinge ogni tanto a strafare quando si tratta di recuperare il pallone. Il senso di averlo in campo, però, è la sua lucidità quando poi quando la squadra il pallone lo riconquista.Il ruolo più adatto a lui al momento è quello di ala destra che rientra nel mezzo spazio nella fase di possesso e che invece si allarga sul terzino avversario quando si difende. Proprio con queste funzioni lo ha usato Jorge Jesus anche per lasciargli la fascia come spazio “per rifiatare”, senza dover essere sempre al centro del gioco come accadrebbe se schierato come trequartista. Una scelta normale e giusta: vista l’età, la sua capacità di resistenza e concentrazione non possono ancora essere al massimo. Ricevendo in fascia, poi, per Arda è più facile avere il tempo per la giocata, decidere se puntare l’avversario o cercare il compagno.

La creatività dei suoi passaggi in ogni caso è già stupefacente e lo rende un ottimo creatore di occasioni da gol. Deve migliorare nella precisione, trovare il modo di far arrivare il pallone al compagno con la forza giusta, sul piede giusto, al momento giusto. Ma queste cose arrivano col tempo e il tempo è dalla sua parte. Oggi è importante sapere che Arda ha l’immaginazione per provare certi passaggi, provando e riprovando arriverà anche la precisione millimetrica. Questo tipo di creatività lascia immaginare un futuro, più o meno prossimo, da trequartista centrale, per sfruttare la sua visione a 360 gradi e le sue qualità in conduzione. Per questo tipo di giocatori, idealmente, si ipotizza spesso un ruolo da mezzala offensiva, ma forse per Arda è ancora troppo presto anche solo per pensarlo, visto che fisicamente non è pronto per reggere le richieste difensive che quella zona di campo esige. L’unica eccezione in tal senso può essere nel caso di un sistema come quello del Manchester City, dell’Arsenal o del Barcellona, in cui le distanze sono cortissime e la mezzala in realtà gioca talmente alto sul campo da di fatto renderlo un trequartista nel mezzo spazio (che sia nel 3-2-4-1 o nel 3-2-2-3). Per capirci il ruolo di Odegaard nell’Arsenal e Pedri nel Barcellona può essere tranquillamente pensato come ideale per lui in una grande squadra, così come quello di Rodrygo nel Real Madrid, da ala che viene a cercarsi il pallone e associarsi al centro della trequarti. L’importante, insomma, è non relegarlo sulla fascia, costretto a ricevere sulla linea laterale in una costante ricerca dell’uno contro uno per poi accentrarsi e scegliere se tirare o provare l’assist. Evitare la meccanizzazione del suo calcio deve essere un imperativo morale, per mantenere quello che lo rende un talento così speciale.

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Un giocatore specialeArda infatti deve toccare il pallone, tante più volte è possibile. Deve essere libero di muoversi per il campo e gestire il possesso, aiutare la manovra, infilarsi nel traffico e dribblare gli avversari, anche solo per sfiancare il pressing avversario. Spesso si pensa al dribbling solo come a uno strumento per creare superiorità, ma in realtà è anche un mezzo per controllare il gioco, ingannare l’avversario, schiantarlo psicologicamente. In questo aspetto del dribbling Arda Güler è già ora uno spettacolo, uno dei pochi giocatori di oggi a usare le finte di corpo come parte integrante dei controlli orientati o del dribbling. Il modo in cui posiziona il corpo per ricevere palla, come usa il gesto per far credere di star per fare una cosa e poi invece farne un’altra; come utilizza il controtempo per anticipare o rallentare l’esecuzione quel tanto che basta per aver già fatto credere all’avversario che stava per succedere una cosa che poi non è vera, tutte cose speciali per calciatori speciali. Ovviamente a volte sbaglia o non riesce a combinare nulla di concreto, ma il suo atteggiamento costringe gli avversari a stare sempre sulle punte, li costringe a non rischiare l’entrata perché possono essere uccellati in maniera imbarazzante. Un impatto psicologico che non può essere sottovalutato. Difendere su un giocatore che ogni volta può provare azioni o finte che magari non hai mai visto è logorante, porta - prima o poi - all’errore.

Arda sembra improvvisare di volta in volta, forse non sa neanche lui dove lo porta l’azione che ha iniziato. È come se lui stesso stia scoprendo quali sono i suoi limiti, cosa può o non può fare in una partita. Nonostante affronti avversari ben più grossi o esperti, non ha remore o imbarazzi. L’idea è quella di provare sempre cose nuove per riuscire, giocare a calcio ancora come se fosse un divertimento più che un lavoro ripetitivo.I rischi di crederciLa domanda è quanto riuscirà a mantenere questo incantesimo intatto. Per Arda arriverà necessariamente il momento di cambiare scenario, doversi adattare a una nuova squadra, a un nuovo campionato, contro avversari più forti e preparati. Troverà allenatori più intransigenti che gli faranno richieste specifiche, compagni con più talento con cui dividere il pallone. Con i ritmi del calcio contemporaneo che permettono pochissimo margine di manovra, quanto passerà prima di fare la fine svogliata di Mesut Özil? Un giocatore che poteva fare tutto con un pallone tra i piedi e i cui allenatori permettevano tutte le libertà del mondo e che però non a un certo punto si è stancato dei calendari ingolfati, della routine negli allenamenti e delle aspettative che derivano dal suo talento. Scrivo questo perché oggi Arda è un talento appena maggiorenne, che si sta affermando nella squadra che tifa da sempre e di cui è già l’idolo dei tifosi. Per lui il calcio può sembrare qualcosa in discesa, che può solo migliorare, ma quello che lo aspetta non sarà così semplice. Lui, in ogni caso, è convinto di essere già pronto. Sembra infatti che abbia rifiutato l’offerta del Real Madrid perché prevedeva una stagione di ambientamento nella seconda squadra. Forse anche per questo, nonostante le condizioni vantaggiose, non è ancora certo il suo futuro. Puntare su di lui è un rischio, come lo è per ogni giovanissimo il cui talento non si può ignorare ma che arriva da contesti non di primissimo piano. Kvaratskhelia, per fare un esempio di calciatore arrivato da un contesto minore e subito affermatosi in Italia, aveva quattro anni più di lui quando è arrivato a Napoli. Arda è ancora un calciatore in fase di sviluppo, che potrebbe non essere ancora pronto per essere titolare in una squadra dei migliori campionati europei. Anche un suo eventuale passaggio al Milan, una delle squadre più interessate al momento, non è privo di rischi. Le aspettative dei tifosi sarebbero sicuramente alte e, come abbiamo visto, Arda sarebbe un profilo quasi perfetto per occupare la trequarti del Milan, sia partendo da sinistra che dal centro, proprio i due ruoli più scoperti. Ma non è una zona facile da occupare, come dimostrano le difficoltà avute da De Ketelaere, anche lui 4 anni più grande di Arda. Se dovesse giocare qualche partita sotto le aspettative o mostrare di non avere la fisicità che richiede Pioli, il Milan può permettersi di aspettarlo? Di lavorare intorno al suo talento, di prendersi questo rischio magari in attesa che paghi in un futuro che non è neanche così chiaro? E lui come reagirebbe alle inevitabili critiche e pressioni di un contesto come quello del Milan? Continuerebbe per la sua strada, il suo calcio peculiare, o la pressione lo porterebbe a tarpare le ali e rientrare in un tipo più canonico di giocatore? Queste sono un po' le domande che si stanno facendo tutte le squadre che potrebbero puntare su di lui. L'idea di bruciare un talento come il suo è presente tanto quanto la possibilità di mettere le mani su un talento generazionale per meno di venti milioni di euro. Inoltre l'idea che lui non voglia aspettare niente e nessuno non facilita le trattative. Il suo talento è tale da permettergli di pensare di poter bruciare le tappe, vedremo se ha ragione.

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