Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Daniele V. Morrone
È tutto facile per Ansu Fati
27 ott 2020
27 ott 2020
Non ha ancora compiuto 18 anni ma sembra già un giocatore maturo.
(di)
Daniele V. Morrone
(foto)
Dark mode
(ON)



 





 



 



 



 

Nello stesso periodo ha firmato il rinnovo di contratto ad un anno dal primo da professionista, con una clausola rescissoria che passa da 170 milioni a 400 milioni. Il primo contratto l’ha firmato nell’estate 2019 rappresentato dal fratello di Messi, Rodrigo. Con il secondo, firmato nell’estate 2020, è entrato invece nell’orbita di Jorge Mendes.

 

Ansu Fati è il terzo di cinque fratelli, con gli altri due maschi a loro volta sotto contratto con il Barcellona (il più grande Braima con la seconda squadra, mentre il più piccolo Miguel ancora in scuola calcio). Ha conosciuto il padre Bori (ex calciatore) soltanto nel 2008, quando l’ha raggiunto in Spagna dalla Guinea-Bissau, dove Ansu Fati è rimasto fino ai 6 anni. Bori invece è andato in Portogallo per trovare un lavoro nelle scuole calcio e soltanto dopo si è spostato in una località in Andalusia chiamata



 

Appena arrivato Ansu Fati è passato per la squadra locale dell’Herrera e poi per le giovanili del Siviglia, fino agli 11 anni, quando il Barcellona ha convinto giocatore e famiglia a trasferirsi in Catalogna creando un vero terremoto nelle giovanili della squadra andalusa, che vedevano in Ansu uno di migliori talenti da anni. Qualcosa che adesso ci sembra normale, ma allora ancora nessuno tra i non addetti al calcio giovanile conosceva il suo nome e a tutti sembrò strano che il presidente José María del Nido ne parlasse addirittura in conferenza stampa. Qualche tempo dopo essere arrivato in Catalogna, la squalifica della FIFA al club gli ha impedito di giocare per mesi e quando ha ricominciato si è anche infortunato gravemente perdendo quasi un anno di sviluppo. Giocando sotto età però ha scalato repentinamente i livelli fino all’U19 da quindicenne e poi alla prima squadra da sedicenne.

 



 

Ora che è in prima squadra, Ansu Fati ha ancora i brufoli e una muscolatura che sembra crescere ogni mese che passa, in un corpo ancora non pienamente definito. Su consiglio del club vive con la famiglia in una casa a 500 metri dal campo di allenamento a Sant Joan Despí, con un grande giardino, porte da calcetto e una piscina. Arriva al campo sempre e soltanto vestito con cose della Nike che lo sponsorizza, non sembra aver ancora formato un proprio gusto o una propria identità visiva, o forse vuole mostrare che al momento conta solo il campo. Per scherzare, all'

 



 

Scrivere di Ansu Fati significa non poter riportare molto della sua voce, perché ancora non ha concesso un’intervista oltre quelle a bordo campo, in cui va detto che ha già imparato a dare le risposte di rito con voce impostata. C’è però un vasto repertorio di voci di chi gli sta attorno, perché da quando è asceso alla prima squadra è parte integrante dei discorsi di tifosi, opinionisti, addetti ai lavori, giornalisti, colleghi e compagni. Probabilmente solo di Messi e Griezmann si è scritto e detto di più in questi mesi tra i giocatori della Liga.

 

Chiunque nel Barcellona si presenti per parlare di Ansu lo fa con un continuo tira e molla davanti ai microfoni tra gli elogi per le sue qualità e per la sua maturità. Un esempio è il suo primo allenatore nella Masia 



 

È evidente come lo spettro del caso Bojan Krkic aleggi ancora sopra Barcellona. Lo stesso Bojan, ora che sembra aver finalmente trovato la pace come giocatore nella MLS e che contribuisce anche come editorialista per il giornale SPORT, ha deciso di dire la sua a inizio campionato con 



 

La forma dell’appello pubblico l’ha utilizzata anche il suo allenatore nell’U19 Victor Valdes quando Ansu



 

Ma chi ha parlato più di tutti è ovviamente il suo allenatore Koeman, a cui



 

Quando si parla di Ansu lo si fa per esaltarne il talento, spesso in rapporto con la maturità. Questo perché in campo ha dimostrato di essere un giocatore pratico e pragmatico, semplice nel gesto. Certo, non è del tutto privo di tocchi di magia con il pallone, ma raramente si lascia andare in virtuosismi oltre lo stretto necessario e soprattutto prima della zona di rifinitura. Per questo a prima vista è sicuramente meno appariscente di giocatori come Jadon Sancho o Vinicius. Ma all’interno della partita riesce sempre a trovare qualche giocata speciale, che proprio per questa ragione rimane ancora più impressa.

 




 

Ad Ansu Fati raramente manca precisione o letture nell’ultimo tocco, lì sta tanto del motivo per cui ha stupito in rapporto all’età. Dal punto di vista della tecnica di base è evidente come allenarsi con grandi campioni ha rapidamente pulito il suo gioco e permesso di compiere qualsiasi gesto tecnico voglia fare. Ansu Fati, ad esempio, in queste due stagioni sembra molto migliorato nella precisione degli appoggi. Ma è il fatto che non sbaglia la decisione da prendere nei pressi dell’area a fare la differenza. Gli abbiamo visto fare gol in tutti i modi, da fuori area sia in corsa che da fermo, entrando dentro l’area dopo una conduzione o dopo un primo controllo per superare l’avversario, smarcandosi e attaccando il primo palo, addirittura di testa.

 

Già ora Ansu Fati sa sempre dove posizionarsi e come reagire a seconda di dove si trova il pallone, e lo fa come nessun altro tra i possibili esterni sinistri a disposizione di Koeman. L’unico che può alternare la ricezione sui piedi lungo la linea laterale alla ricerca della profondità dietro la linea difensiva. Il peso della fascia sinistra del Barcellona negli anni post Neymar si è pian piano atrofizzato al ruolo di lato debole per le risalite di Jordi Alba. Con Koeman la cosa sembra essere cambiata e comunque Ansu Fati sembra essere quello che si completa meglio con Jordi Alba, che per poter funzionare appieno come ricettore dell’oramai celebre passaggio di Messi deve avere davanti un giocatore che gli crei lo spazio da attaccare.

 

Ansu Fati riesce ad essere sempre una minaccia attaccando l’area di rigore avversaria anche dove sembra non esserci spazio. È in questo modo che riesce a rendere sia ampio che profondo lo schieramento nel lato opposto al passaggio di Messi. Si tratta di semplici movimenti base del gioco di posizione insegnato nella Masia, che però rappresentano proprio il tipo di movimenti che né Dembélé, né Coutinho hanno mostrato di poter leggere con continuità in questi anni. E uno dei motivi per cui la fascia sinistra non ha trovato un padrone chiaro dalla partenza di Neymar.

 

Ma proprio per la capacità di dare profondità in area si è capito che averlo come attaccante centrale non è solo una naturale proiezione futura del suo sviluppo, visto il talento mostrato negli smarcamenti e in termini di finalizzazione, come mostrato nel gol segnato nel Clasico. Per Koeman Ansu Fati è più adatto in quel ruolo rispetto a Griezmann e Braitwhite. Pur avendo iniziato il campionato a sinistra nella partita più importante è stato schierato come prima punta.

 


Il suo gol nel Clásico raccoglie proprio i due elementi del passaggio di Messi e dell’assist di Alba, a cui lui aggiunge un tempismo perfetto nel dare la profondità e una determinazione innata nell’aggredire l’area di rigore partendo dietro Varane e anticipando il tentativo di copertura di Ramos.


 

Ansu Fati sembra pensare la sua giocata sempre in base a cosa succede attorno. E per un ragazzo appena maggiorenne non è normale mostrare le proprie qualità in aspetti del gioco che solitamente fanno riferimento non soltanto al talento, ma anche all’esperienza. Il termine di paragone che mi viene in mente è quello di Samuel Eto’o, un altro talento precocissimo, con un istinto per la finalizzazione dovuto a doti tecniche e reattività a cui abbinava determinazione famelica e movimenti devastanti. Oltre alla fortuna di aver bisogno di appena una frazione di secondo per poter calciare in porta da qualunque posizione. Come Ansu Fati anche Eto'o ha iniziato partendo largo, ma rapidamente si è capito che il suo futuro era all'interno dell’area di rigore ed è lì che è diventato devastante. Anche

d



 

Il primo gol della doppietta contro il Levante è altrettanto significativo in tal senso, perché arriva dopo un taglio in profondità da sinistra al centro, su di un filtrante di Messi dalla propria metà campo fin dietro la linea difensiva. Ansu Fati tocca il pallone con l’esterno destro aggiustandoselo e resiste al contrasto del terzino destro Miramón che arriva subito dopo senza neanche cambiare direzione alla corsa, con l’avversario che molla l’inseguimento dopo aver rimbalzato sulla sua gamba. Il secondo tocco arriva prima ancora di arrivare in area ed è il tiro in porta al lato del portiere in uscita. La combinazione con Messi, la tecnica per controllarne il passaggio, la forza fisica nel resistere al contrasto e la determinazione nell'arrivare alla conclusione. Tutti gli ingredienti del tipo di giocatore che serviva nella fascia di campo opposta al numero 10 che si manifestano dopo tanto tempo in un solo giocatore, che è ancora adolescente.

 


Sembra banale ma l’ingrediente non tanto segreto del talento di Ansu è la determinazione, che gli dà la capacità di porsi al di sopra del contesto, senza alcun timore reverenziale. Questo lo si vede soprattutto al momento del tiro in porta, in cui riesce ad essere freddo in area di rigore come non dovrebbe essere la norma per l’età che ha. Per questo si può dire che è in grado di segnare anche gol forzando la giocata, gol inventati quasi dal nulla, quelli che ovviamente sorprendono più di tutti. Avendo giocato ancora poche partite tra i professionisti viene in mente che forse la sua precisione al tiro potrebbe tendere a normalizzarsi. Ma è molto complicato ora provare a dare un limite di qualche tipo a quello che sta facendo.

 



 

Eppure guardando una partita di Ansu è impossibile non rimanere abbagliati da quanto è raggiante il suo rapporto con le giocate risolutive, con i dribbling precisi e i gol inventati. Per un giocatore offensivo questi sono ancora i segni del predestinato. Non è tanto la creatività, nemmeno la tecnica, nel suo caso è la capacità di essere risolutore, di segnare gol decisivi, di fare giocate che spezzano la partita a metà, a far saltare dalla sedia lo spettatore. Ansu Fati riesce sempre a trovare soluzioni nuove e sembra avere sempre le idee chiare su cosa vuole fare una volta ricevuta palla. E le "sue cose", al momento, gli riescono.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura