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Francesco Lisanti
Animale strano
13 dic 2016
13 dic 2016
Sergej Milinkovic-Savic è uno dei giocatori più unici del campionato, cerchiamo di capire chi è.
(di)
Francesco Lisanti
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Vorreste allenare Sergej Milinkovic-Savic? Poniamo di trovarlo in un pacchetto di Ultimate Team: lo terreste in rosa? Poniamo di doverlo allenare in una carriera di Football Manager: in che ruolo lo schierereste? Qual è la sua più diretta

?

 

Milinkovic-Savic è un giocatore di difficile collocazione: è dotato di tecnica raffinata ma non è abbastanza dinamico, è forte fisicamente ma non è altrettanto agile. Insomma, è una sfida tattica per certi versi esaltante. Ha ventun anni (è ottavo in Serie A per minuti giocati tra gli U21), è alto 192 centimetri (è il nono giocatore più alto del campionato), e ha una serie di qualità molto specifiche che esaltano il potenziale offensivo della Lazio: grande elevazione, superiorità fisica,

con entrambi i piedi, istinti naturali senza palla.

 



 

La Lazio a volte sembra andare avanti

, mossa dalle intuizioni dei propri attaccanti, cercati ossessivamente, il prima possibile e in ogni zona del campo. In questo sistema, Milinkovic-Savic collega i reparti

, sfruttando la rapidità di pensiero dove non può arrivare con la rapidità del corpo, lo spirito di sacrificio dove non può arrivare con le energie fisiche: «Credo di dare il meglio di me giocando dietro la punta, alla fine però è il mister che decide e giocherei anche da terzino se me lo chiedesse».

 

Contro la Sampdoria, invece, gli è bastato sfruttare l’altezza. Si è posizionato in area, ha occupato le attenzioni di Silvestre, ha aspettato che Felipe Anderson lasciasse a terra qualche incauto terzino, e poi è arrivato lì dove sapeva Silvestre non sarebbe mai arrivato. Essenziale. Al posto giusto nel momento giusto.

 


Se Felipe Anderson decide di arrivare sul fondo, Felipe Anderson arriva sul fondo



 

A conti fatti, Milinkovic-Savic è utilizzato come uno specialista, e in quanto tale gode della fiducia dei compagni, che a un anno dal suo arrivo hanno imparato a innescarne le potenzialità. Il suo contributo alla fase offensiva della Lazio si può sostanzialmente frazionare in tre momenti diversi.

 

 


 

In fase offensiva, la Lazio mira a semplificare il più possibile tutto quello che passa tra la riconquista della palla e la finalizzazione, e una mezzala di 192 centimetri si presta perfettamente allo scopo. Tra i giocatori con un minutaggio consistente, sopra i 500 minuti, Milinkovic-Savic è primo per distacco nella classifica dei duelli aerei ingaggiati ogni 90 minuti. In media, ogni dieci minuti piove un pallone sulla sua testa. È anche, dopo Falcinelli, il giocatore che ha ingaggiato più duelli in assoluto, 111. Simone Inzaghi usa la testa di Milinkovic-Savic da secondo playmaker: se gli avversari vogliono ostacolare la costruzione bassa, la Lazio sposta la contesa sessanta metri più avanti. Sergej ha iniziato da titolare dodici delle sedici partite di campionato, e lo schema disegnato per

è sempre stato lo stesso, retropassaggio alla difesa, lancio lungo su Milinkovic-Savic.

 


Soluzioni morbide per liberarsi del pressing del Genoa.



 

È particolarmente significativo che gli otto giocatori che lo seguono in classifica siano tutti centravanti, chi più chi meno, fedeli all’accezione classica del termine: Pavoletti, Falcinelli, Dzeko. Milinkovic-Savic gioca come una prima punta ma gioca all’altezza del centrocampo, e la Lazio ne sfrutta tutti i vantaggi: è più facile raggiungerlo con precisione, è più facile proporsi per ricevere la sponda, e poi Sergej ha la sensibilità per cercare sempre la profondità, e non limitarsi all’anticipo sull’avversario. E potrebbe migliorare: al momento vince il 63% dei duelli aerei, che è un indice di efficienza buono ma non eccellente.

 


Della sensibilità, dicevamo.



 

 


 

Osservare Milinkovic-Savic è un’esperienza che può assumere i tratti dello spettacolo di prestigio: ce la farà anche questa volta a replicare quelle

con un centesimo di controllo del corpo? Milinkovic-Savic è un giocatore generalmente lento, e per questo inaffidabile in difesa. È lento soprattutto con le gambe: quando Inzaghi lo accoppia a Rincon per sfruttare il vantaggio enorme sui lanci lunghi, rischia poi di pagare il prezzo della

. Anche quando è molto attento nel mantenere la posizione corretta, basta poco per mandarlo fuori equilibrio e

. Quando attacca l’area, come gli viene naturale fare, deve poi fare il doppio della fatica per

.

 



 

Questa lentezza di gambe scompare al momento della coordinazione. Milinkovic-Savic individua corridoi verticali più velocemente degli altri, e ci fa scorrere il pallone con naturalezza, sia

che

. Se non c’è spazio in verticale, la Lazio lo cerca in orizzontale, mirando a isolare un’ala sul lato debole del gioco, e Sergej esegue con la

. Non è neanche un giocatore puramente verticale, non fa del passaggio smarcante un vezzo. Qui sotto, contro il Pescara, una pagina strappata al manuale del centrocampista moderno, un retropassaggio e un contromovimento che creano lo spazio per l’inserimento di Immobile: quello che può creare quando le difese avversarie gli concedono il tempo di monitorare le soluzioni di passaggio.

 



 

Nell’economia del gioco laziale, dai piedi di Milinkovic-Savic passano molti palloni sporchi, da riciclare rapidamente, e così come è facile apprezzarne la propensione al rischio, non si può neanche trascurarne l’inefficienza complessiva. Completa il 68% dei passaggi (soltanto il 69% dei passaggi corti), e la produzione di 1.4 passaggi-chiave ogni 90 minuti è mediocre (trentunesimo tra i centrocampisti con minutaggio consistente).

 

 


 

In compenso, nello stesso elenco di centrocampisti, Milinkovic-Savic è sesto per tiri all’interno dell’area di rigore ogni 90 minuti (è preceduto da professionisti dell’attaccare lo spazio: Verre, Vecino, Kessié, Khedira, Benassi), ed è secondo per tiri di testa ogni 90 minuti, alle spalle di Chochev. Immobile è una prima punta che occupa poco l’area di rigore, ideale per esaltare gli inserimenti dei centrocampisti, e in questo contesto Sergej ha modo di sfruttare l’altezza sopra la media anche in proiezione offensiva. Contro il Pescara, in casa, in una partita bloccata che la Lazio stava controllando a ridosso della trequarti avversaria, è stato sufficiente un cross morbido di Felipe Anderson. Sergej si fa trovare sul secondo palo, molto più in alto di Zampano, e segna un gol bellissimo.

 



 

Può capitare che sia invece Parolo ad attaccare l’area, e in quel caso Milinkovic-Savic, sempre

allo sviluppo dell’azione, ripiega al centro per prevenire la transizione avversaria. All’occorrenza può anche raccogliere la respinta e arrivare al tiro dopo aver fatto rimbalzare su di sé l’intera difesa del Genoa. Peccato che poi faccia sembrare quel rigore in movimento che gli capita tra i piedi più difficile che scardinare a spallate un plotone di quattro uomini.

 



 

Il primo anno di Milinkovic-Savic in Serie A si è chiuso con la miseria di 1 gol e 0 assist, cifre che fanno un po’ a pugni con tutto quello che normalmente ci si aspetterebbe da caratteristiche così offensive. Però, nel 4-3-3 della Lazio, Milinkovic-Savic ci sta benissimo, è complementare alle geometrie di Biglia e all’interdizione di Parolo, è nella sua bolla. A differenza di altri coetanei, ha già il contesto tattico adeguato e la fiducia necessaria per maturare, e i 3 gol e i 2 assist già realizzati in questa prima metà di stagione costituiscono un miglioramento confortante.

 

Dirà il tempo se manterrà una certa continuità produttiva, o se invece rimarrà un giocatore con pregi molto evidenti e limiti altrettanto evidenti, ma è facile prevedere il bivio alla base di questa ipotesi: nel primo futuro possibile, Milinkovic-Savic è un giocatore effettivamente utile, che trova una sua collocazione precisa in campo e aiuta le sue squadre a vincere le partite; nel secondo futuro possibile, Milinkovic-Savic rimane un freak del calcio europeo, oggetto del desiderio di qualche pazzo collezionista come Sampaoli. Stabilisca il pubblico quale futuro sembra adesso il più probabile, e quale il più affascinante.

 

 

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