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Perché André Silva sta segnando così tanto
31 mar 2021
31 mar 2021
L'attaccante portoghese è rinato all'Eintracht Francoforte.
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Foto IPA / Fotogramma
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L’ultima palla toccata da André Silva con la maglia del Milan è un passaggio sbagliato per Castillejo contro il Brescia. Era la seconda giornata dello scorso campionato, la seconda partita del Milan di Giampaolo, che per l’occasione aveva scelto il portoghese tra i titolari al posto di Piatek. «Avevo bisogno di un giocatore che legasse più il gioco e non che scappasse» aveva spiegato Giampaolo, lasciando intendere che nelle settimane successive avrebbe alternato i due attaccanti a seconda delle necessità di ogni partita. Era stata comunque una scelta strana, visto che André Silva sembrava ai margini della squadra, era rimasto in panchina nella sconfitta all’esordio contro l’Udinese e si diceva fosse vicino alla cessione. Due giorni dopo l’ultima presenza contro il Brescia, in effetti André Silva è stato ceduto all’Eintracht Francoforte, in uno scambio di prestiti con Ante Rebic.

Un’altra scelta difficile da capire, visto che al Milan non era arrivato un trequartista a completare il centrocampo a rombo tanto amato da Giampaolo, ma un attaccante esterno che si esprime al meglio in un gioco verticale e in spazi lunghi, e che a fargli posto era stato un attaccante titolare appena due giorni prima, con qualità più congeniali al gioco di Giampaolo. I timori sul poco spazio che avrebbe avuto Rebic si sono poi rivelati fondati: il croato ha infatti iniziato a giocare con continuità solo dopo l’esonero di Giampaolo, diventando una pedina fondamentale nel 4-2-3-1 di Pioli. Ma questo ormai, come si dice, è storia. È invece meno noto che simili problemi di ambientamento li ha avuti anche André Silva nei primi mesi all’Eintracht, segnati anche da un infortunio.

È vero che il portoghese aveva segnato tre gol nelle prime quattro partite in Bundesliga, ma nei mesi successivi fino alla sospensione per la pandemia di Covid-19 aveva giocato poco, e si era ripreso solo a febbraio con quattro gol tra le varie competizioni (uno in campionato, uno in Coppa di Germania e due in Europa League). Dalla ripresa dopo il lockdown il rendimento di André Silva è definitivamente cresciuto, e si è poi mantenuto ad alti livelli in questa stagione. Otto gol in dieci partite nello scorso campionato dopo il lockdown, mentre in quello in corso sta lottando con Haaland per il posto nella classifica dei marcatori alle spalle di Lewandowski, irraggiungibile con 35 gol in 25 partite (anche se l'infortunio del polacco rende un po' più incerta la situazione). Al momento sia il portoghese sia Haaland ne hanno segnati 21.

È strano vedere i loro nomi vicini. Haaland è una specie di macchina programmata con un unico obiettivo, segnare montagne di gol, André Silva si è invece fatto conoscere come un attaccante tecnico ed elegante (nelle giovanili giocava da trequartista ed era soprannominato “Deco”) ma poco consistente davanti alla porta. Queste due anime - le qualità fatte intravedere quando si abbassava e veniva coinvolto nell’azione, e i numeri deludenti a livello realizzativo - sono alla base dei sentimenti contrastanti lasciati tra i tifosi del Milan. Cioè tra chi si è presto messo l’anima in pace, specie dopo aver ammirato l’impatto di Rebic con il passaggio al 4-2-3-1, e chi invece ora rimpiange di non avergli concesso un’altra possibilità, di non avergli dato il tempo per mostrare il suo talento.

André Silva ha ammesso di non essersi trovato bene al Milan: «Non è stato un buon anno, soprattutto a livello mentale. Venivo dal Porto, dove giocavo e le cose andavano bene, e dopo al Milan credo che la situazione non fosse la migliore per me. Sono fatto così, se le cose non vanno bene cerco qualcosa di nuovo, di cambiare», ha dichiarato sul sito ufficiale della Bundesliga.

Come forse si può immaginare, André Silva sta segnando molto perché è meno coinvolto nell’azione, gioca più vicino alla porta, tira di più e meglio, e in proporzione tocca più palloni in area di rigore, anche se in assoluto il dato sui tocchi in area è leggermente inferiore alla sua unica stagione in Serie A. Il Milan però gli chiedeva di partecipare di più alla manovra, di toccare più palloni tra il centrocampo e la trequarti, mentre nell’Eintracht si occupa soprattutto di tenere impegnati i centrali difensivi e di finalizzare l’azione.

Ne ha parlato quando gli è stato chiesto del suo ruolo, e ha risposto facendo riferimento ai tipici compiti associati a un attaccante: «Il mio lavoro al momento è segnare gol, vincere i duelli aerei e tenere la palla in avanti, così i miei compagni possono avanzare». Forse anche lui si vede sempre più come un finalizzatore, e ha asciugato altri aspetti del suo gioco per concentrarsi sulla cosa che conta di più per un attaccante, i gol segnati.

A questo punto va dato un po’ di contesto, perché la crescita dei suoi numeri ha anche a che fare con il gioco dell’Eintracht e le occasioni che gli mette a disposizione. Ad esempio, è vero che l'attaccante portoghese è più cercato con palloni alti rispetto al passato. Se l’Eintracht vuole uscire velocemente dalla sua metà campo il lancio su André Silva è un’opzione sempre disponibile. Il portoghese è forte di testa, usa bene il corpo per prendere posizione ed è difficile da spostare, anche se non è un vero e proprio specialista dei duelli aerei, e ne perde molti di più di quelli che vince.

Come molte squadre tedesche, anche l’Eintracht ha un gioco verticale e piuttosto diretto. Il sistema prevede la difesa a tre e due esterni sempre larghi in contemporanea, e il possesso si concentra sulle fasce. Più avanti la disposizione dei giocatori offensivi si alterna tra quella con due trequartisti e una punta e quella con un trequartista e due punte. In entrambi i casi André Silva resta più avanzato e ad appoggiare la manovra ci pensano i compagni che giocano alle sue spalle, i trequartisti o l’altra punta. Anche quando gioca insieme a Jovic, rientrato a gennaio dopo la brutta parentesi al Real Madrid, è il serbo che si abbassa più spesso e ha più compiti di raccordo.

André Silva insomma tocca poco la palla, facilita più che intervenire, impegna i difensori, si muove dietro la linea difensiva, la abbassa creando spazi sulla trequarti per i compagni, offre una linea di passaggio in verticale e occupa l’area. Le partite giocate di solito in Germania, veloci e piene di transizioni, permettono ad André Silva di muoversi in profondità in spazi ampi, ma anche in ripartenza la ricerca immediata della punta non è la prima opzione dell’Eintracht. Gol come quello segnato al Borussia Mönchengladbach, in cui ha controllato un lancio dietro la difesa scattando indisturbato dal cerchio di centrocampo, non sono cioè così frequenti.

https://youtu.be/N8uJ-iiyQvo?t=32

Anche nei contrattacchi la prima idea dell’Eintracht è di risalire il campo dalle fasce, e quindi più di ogni altra cosa André Silva ha imparato a farsi trovare pronto in area sulle rifiniture laterali, ovvero cross e passaggi dal lato corto. E in quelle situazioni ha mostrato di saper segnare in molti modi: in acrobazia, col destro e il sinistro, di testa, attaccando il primo o il secondo palo, staccandosi per ricevere il passaggio all’indietro.

Ha cioè sviluppato una sensibilità notevole per i movimenti in area, e per tutti quei trucchi del mestiere (finte, contromovimenti, piccole spinte) che a un attaccante servono per fregare il difensore e arrivare per primo sulla palla. Quando non è solo in area - gli capita soprattutto se gioca insieme a un’altra punta, Bas Dost fino a dicembre e Jovic da gennaio in poi – è poi abile a leggere il movimento del compagno e a muoversi di conseguenza per farsi trovare libero in area.

Il primo gol della stagione è ad esempio un colpo di testa da due passi dopo che Dost, oltre il primo palo, aveva allungato a sua volta di testa un cross da sinistra di Kostic. In un altro segnato allo Stoccarda il movimento verso la porta di Dost aiuta André Silva ad avere più spazio quando si stacca verso il dischetto, per girare in porta il passaggio all’indietro di Barkok. Nel ventesimo gol, segnato all’Union Berlin prima della sosta per le nazionali a fine marzo, può invece limitarsi ad andare verso il secondo palo, stando sempre davanti al difensore, perché Jovic occupa l'area con lui tagliando verso il primo palo. Il cross di Kostic lo raggiunge nell’area piccola a due passi dalla porta e André Silva deve solo appoggiare la palla in rete a porta vuota.

Il gol contro lo Stoccarda.

Il portoghese insomma non perde efficacia anche se gioca insieme a un altro attaccante, anche quando non ha la solita rete di compagni - i due trequartisti e i due esterni - che gli portano la palla in area e creano occasioni per lui. È normale che abbia più possibilità di finalizzare l’azione se gioca da unica punta, ma André Silva riesce anche a dividersi bene i compiti con un altro attaccante. In questa stagione comunque la sua posizione come titolare non è mai stata in discussione. Jovic si è finora dovuto accontentare di un ruolo più marginale, da riserva, anche perché ha dovuto ritrovare la condizione e il ritmo partita dopo le poche apparizioni con il Real Madrid.

Forse è proprio questa fiducia, questa certezza di essere l’attaccante titolare, che ha cambiato André Silva rispetto al suo anno a Milano. «Quando ero al Milan avevo 22 anni, era un momento diverso», ha spiegato lui. «Adesso ho un’altra testa, sono più maturo, ho un corpo diverso e ora che gioco e mi sento molto bene credo di poter far bene anche in un altro campionato». È normale infatti che dopo una stagione così esaltante si parli di lui per squadre con ambizioni più grandi rispetto all’Eintracht, che oltretutto negli ultimi anni ha dimostrato di saper cedere al momento giusto, ricavando molto dalle cessioni dei suoi giocatori più preziosi. Di certo oggi André Silva è un un giocatore più pronto, più forte, di quello che era arrivato al Milan nella pomposa, e alla fine deludente, estate del 2017.

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