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Redazione basket
Andiamo a Lille
11 set 2015
11 set 2015
Cinque domande sulla fase a gironi di EuroBasket 2015, ovviamente a partire dagli azzurri.
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Credo sia evidente: cambiato atteggiamento è cambiato tutto il resto, dalla difesa di Bargnani in giù. Si sono guardati dentro dopo l’Islanda, e probabilmente senza nemmeno parlarsi troppo sono giunti tutti alla stessa conclusione, elevando aggressività e forza di volontà. Il resto è venuto di conseguenza, esaltando le qualità che tutti riconoscono agli azzurri.

 



Pensando a questa versione dell’Italbasket sembrava di essere uno dei protagonisti di

, l’elogio dell’incompiutezza e dell’attesa snervante di qualcosa che forse non arriverà mai. Dopo l’Islanda però qualcosa sembra essere successo nella testa degli azzurri, quasi come se volessero confermare il cliché per il quale gli italiani rendono al meglio da sfavoriti e con le spalle al muro. Tatticamente i limiti restano, ma sono finalmente arrivate la consapevolezza e l’intensità. Dopo il passaggio del turno sembra esserci anche la “leggerezza”, che, come insegnava Calvino, anche nello sport una chiave per scrivere grandi storie.

 



Quello che dice Davide è giustissimo: prima della partita con la Spagna eravamo con le spalle al muro, non tanto per il passaggio del turno, quanto per l’impressione che davamo in campo di essere totalmente fuori sincrono, come se ci fossimo incontrati due ore prima dell’esordio con la Turchia. Questa squadra ha limiti ben precisi, e uno di questi è che riesce a rimanere in partita solamente quando gioca ad alta intensità: non appena questa cala andiamo sotto contro tutti, come si è ben visto nel primo tempo con Turchia, in larghi tratti di quelle con Islanda e Germania, e in quella con la Serbia. Giocare con intensità non significa essere affrettati (cosa che ogni tanto in attacco ancora succede) o essere ultra-aggressivi (cosa che paghiamo in difesa, andando spesso in bonus molto velocemente, al netto di un metro arbitrale orrendo). Trovare l’equilibrio tra queste due cose può fare la differenza nella fase a eliminazione diretta già a partire dalla sfida con Israele, con la speranza di approcciare la partita nella maniera giusta, senza sottovalutare l’avversario—specialità nella quale siamo maestri.

 



Tenderei a non sottovalutare l’infortunio occorso a Gigi Datome, capitano e voce fondamentale dello spogliatoio degli azzurri, subito dopo la soffertissima vittoria contro la sorprendente Islanda (su cui tornerò). Avevamo paura di aver perso un uomo cardine nello scacchiere tattico, se così si poteva definire, e invece secondo me è diventato stimolo e suggeritore, un capitano-non-giocatore che in quel momento serviva più come presenza mentale che come uomo in campo. Per il resto l’Italia rimane sempre come il grande amore della tua vita: ne rimani folgorato la prima volta che la vedi, scopri un carattere scontroso che porta quasi al disamoramento e poi invece ti perdi nei suoi colpi di testa, e soprattutto nei suoi difetti.

 



 



Sì, statisticamente e per continuità, a cominciare dal career high dell’opener contro i turchi. Calamita attira-falli unica in Europa, la prima occasione “vera” con la Nazionale è arrivata nel momento più alto per maturità e consapevolezza del Gioco e del proprio corpo, finalmente sano. Fondamentale più di Belinelli per l’Italia, ha portato a un altro livello la propria versatilità, mostrando che in Europa può tirare in testa su chiunque, vedi i canestri decisivi in isolamento contro la Germania.

 

https://youtu.be/e2IC7M1avZU?list=PLCXERy73Oiz-_mgc99YS-G-AlF4qKi51S

Oh Bravo Bravissimo!



 



Senza se e senza ma, Gallinari è stato il miglior giocatore di questa prima fase, tanto dal punto di vista statistico quanto emotivo. Ha dimostrato di essere un leader, capace di prendersi tiri in situazioni clutch, rispondendo spesso e volentieri presente. Ogni tanto penso a quello che il destino ha tolto alla nostra Nazionale per colpa degli infortuni che lo hanno condizionato nei primi anni di carriera, ma intanto godiamoci il Gallo in tutto il suo splendore.

 



Prendendo in prestito un termine che spesso usano i miei colleghi del calcio, Danilo è forse l’unico giocatore di questa Nazionale capace di premere “pausa” sulla squadra e mettere a posto tutto attorno a sé. Che non significa bloccare l’azione o la circolazione di palla, ma attaccare nei tempi e nei modi giusti: non è un caso che sia stato il giocatore che ha ricevuto più falli in tutto l’Europeo (8.2 a partita), oltre a tirare con un assurdo 64.3% dal campo—rendendolo sostanzialmente immarcabile per chiunque nel girone più difficile di EuroBasket. Quindi, a costo di peccare di nazionalismo, sì, Danilo MVP della fase a gironi.

 


A me fa impazzire la sua presenza quando conta: nei momenti più difficili della squadra tira fuori la giocata che riesce a mettere tutto in carreggiata e a dare grinta e nuova linfa ai compagni. È il faro di questo gruppo. Contro la Germania—secondo me partita molto più difficile di quella con la Spagna—in uno dei nostri classici momenti di stallo ha preso un rimbalzo offensivo in faccia a Tibor Pleiss con una cattiveria agonistica impressionante. Non solo, ma in quel caso si è preso anche il canestro e il fallo del centrone tedesco, che credo ci abbia capito ben poco in quei pochissimi secondi. MVP della prima fase? Decisamente, perché nessuno è stato più trascinante e determinante per la propria squadra.

 



 



Lascio la Serbia a Davide che so che ci tiene, e dico Grecia. Gli incubi di EuroBasket 2013 con Trinchieri in panchina sembrano svaniti, e nella prima fase è stata l’unica Nazionale—insieme a serbi e francesi—capace di giocare una pallacanestro collettiva per tutte e 5 le partite (non a caso sono le uniche tre imbattute). Ma il potenziale sembra addirittura più elevato: il jolly Antetokounmpo con più possessi può diventare letale, la panchina è tra le più esperte del lotto e ancora molto efficace, così come la difesa, classicamente durissima (quinta per punti concessi). E negli ultimi 5 minuti hanno Spanoulis, il Jordan d’Europa in situazioni punto a punto.

 



” (andiamo fratello). La Serbia ha confermato le ottime impressioni della preparazione continuando sul percorso intrapreso con l’argento mondiale dello scorso anno. Djordjevic si è dimostrato l’uomo giusto sul pino più nobile tra quelli del panorama balcanico, riuscendo nel difficile compito di mettere al servizio della squadra tanti ego smisurati, ma dal talento cristallino. Ha rilanciato la carriera di Raduljica, consacrato la leadership di Teodosic e valorizzato Bjelica, Nedovic e Bogdanovic. Le loro ripartenze in transizione primaria e secondaria sono quanto di più bello si possa vedere nei campi di basket del vecchio continente.

 

https://youtu.be/w3ZJCc7B2P0?list=PLCXERy73Oiz-_mgc99YS-G-AlF4qKi51S

Milos Teodosic rende tutto così semplice.



 



Mi accodo al coro di elogi per la Serbia, che con un Teodosic così non ha punti deboli evidenti, ma rimango convinto che il vecchio adagio “

” abbia ancora un senso e dico Francia. Pur avendo giocato piuttosto male nelle prime cinque partite non ha mai perso, e con così tanti giocatori di alto livello ha la possibilità di alzare le marce quando si farà sul serio—con il vantaggio non indifferente di giocarsi l’Europeo in casa, oltre ad avere Tony Parker.

 



Sulla Serbia avete detto tutto voi, aggiungo solo che è impressionante anche quello che fanno dietro, in difesa: non hanno grandi specialisti—eccezion fatta per Markovic e per l’inesauribile energia di Kalinic—ma si capiscono e si aiutano, parlano tra loro e ruotano con un singolare connubio tra pulizia tecnica e aggressività; quando ho visto la maniera in cui hanno inserito anche un pessimo difensore come Miroslav Raduljica—peraltro al 50% della condizione—ho capito la grandezza di Sale Djordjevic. Rimango comunque intrigato dalla Grecia e dalla strana coppia formata da Spanoulis e Antetokounmpo. Durante questa prima fase hanno iniziato a conoscersi meglio e i risultati si sono visti in campo, soprattutto nella vittoria contro la Croazia. Che sia l’anno buono per gli ellenici?

 



 



Avendola analizzata nei pronostici pre-Europeo, per il potenziale e le avversarie direi la Lituania. Ha sì vinto 4 partite su 5, ma a parte il +19 contro la Lettonia ha perso con il Belgio, vinto di uno o due punti con Ucraina e Estonia nemmeno qualificate e solo al supplementare contro i cechi. Le palle perse sono state troppe e nonostante l’ottima difesa (prima per punti concessi), Valanciunas ha predicato nel deserto in attacco (seconda peggior media di punti a partita di tutte le squadre).

 



Sono rimasto molto deluso da quanto ha fatto vedere la Spagna. Escludendo la partita con la Turchia, non li ho mai visti a loro agio con gli avversari come già successo negli altri anni, vuoi per una difesa a dir poco traballante—con il sig.

,

primissimo indiziato—, o per un gioco che troppe volte si affida alla forza dei singoli, o per uno Scariolo visto in grossa difficoltà sul piano tattico, ma la Roja non mi ha convinto per niente. Hanno passato il girone come secondi grazie a una vittoria di larga misura—quella con la Turchia, appunto—, ora si trovano in un tabellone molto ostico in cui dovranno dare delle risposte. E dovranno essere molto convincenti.

 



Credo che pur sforzandomi non si possano trovare alternative diverse da Lituania e Spagna, già trattate da Michele e Lorenzo. La Spagna ha la parziale scusante di un roster in parziale ricostruzione con diverse assenze, tuttavia i limiti di Scariolo come allenatore si sono visti tutti e mai come ora gli iberici sono sembrati lontani dall’essere quella corazzata che ha dominato l’Europa. La Lituania ha conquistato la vittoria del girone D senza convincere, con vittorie risicate e un’inquietante carenza di creatività offensiva. L’assenza di Kleiza sembra essere a questo punto ancora più sanguinosa di quanto potesse essere preventivabile.

 



Per fare un nome in più vado con la Croazia, che ha chiuso al secondo posto il girone giocato in casa senza mai convincere del tutto. Sarà che mi aspettavo molto da Mario Hezonja e Dario Saric, ma hanno buttato via la partita con la Grecia e sono stati indecorosi nella sconfitta con la Georgia. Che fossero umorali e discretamente incostanti era atteso, almeno dalle due stelle più giovani, ma con quel talento si poteva fare decisamente una figura migliore. Hanno un cammino non semplice nella fase a eliminazione, con Repubblica Ceca agli ottavi e soprattutto il “derby” con la Serbia ai quarti, perciò se c’è qualcosa dietro al grande talento di questo gruppo, è il momento di mostrarlo.

 



 



L’Italia. Il cambio di passo e di testa e il gioco mostrato dalla partita con la Spagna in poi fa ben sperare Pianigiani e tifosi. Rimangono i soliti dubbi difensivi sui play e i lunghi, ma arrivare terzi potrebbe essere stato un affare, perché gli accoppiamenti con Israele agli ottavi e con buon probabilità ai quarti la Lituania claudicante della prima fase sono tra i migliori che potessero capitare agli azzurri. C’è da sperare che il sacro fuoco che ha spinto il Mago a tenere Schröder in penetrazione sia rimasto intatto nella trasferta a Lille, mentre si attendono news per un repentino ritorno di Datome anche solo per qualche minuto dalla panchina. Mina vagante.

 

https://youtu.be/r1JceHfArTc?list=PLCXERy73Oiz-_mgc99YS-G-AlF4qKi51S

Senza contare che poi ci sarebbe anche lui.



 



Vedo due squadre agguerrite e con potenziale da quarti di finale e sono sicuramente la Repubblica Ceca e la Polonia. I primi hanno ben figurato nel girone “materasso”, cavalcando la fisicità di Satoransky nel ruolo e Vesely, confermando una crescita progressiva mostrata negli ultimi anni. I secondi hanno perso di misura e sul filo di lana con Francia e Israele, vincendo tutti gli scontri fondamentali. Squadra solidissima fisicamente, senza grandi creatori dal palleggio, ma con atletismo e grande organizzazione. Attenzione ad Adam Waczynski, che si candida al ruolo di stella di questo Europeo.

 



Una squadra che finisce senza sconfitte non può essere considerata “sorpresa” o “outsider”, ma diciamo che prima dell’inizio degli Europei nelle previsioni la Grecia non era nelle prime tre posizioni, occupate rispettivamente da Francia, Serbia e Spagna. Invece la squadra di Katsikaris ha una profondità assurda (Papanikolaou, che gioca in NBA, vede pochissimo il campo), esperienza diffusa in tutti i giocatori, la wild card Antetokounmpo e la stella capace di decidere le partite in Spanoulis. Il quarto di finale la vede arrivare contro la Spagna e, se quello che abbiamo visto finora ha un senso, la Grecia parte favorita. Lo avreste detto anche solo una settimana fa?

 



Mi aspettavo una Turchia più “attendista”, conoscendo Ergin Ataman e le sue squadre, e invece quello che mi ha maggiormente colpito è proprio la fluidità e l’intensità con cui cercano di aggredire subito la partita. Si conoscono tutti molto bene e anche il piccolo furetto Bobby Dixon aka Ali Muhammad è integrato molto bene nel gruppo, giocano con ottime spaziature e sono furbi a trovare la via del canestro, esaltando le doti di ciascun giocatore—vedi Semih Erden. I cali ci sono e sono molti, ma sembra che ormai abbiano capito che in quei casi possono fare affidamento a Cedi Osman, un 1995 solo sulla carta d’identità.

 

Visto che si parla di sorprese, lasciatemi fare un piccolo elogio all’Islanda. Squadra con pochissimo talento capace di uscire a testa alta dopo ogni partita di quello che è stato il girone più competitivo di tutta la prima fase. E lo ha fatto giocando una pallacanestro frizzante, divertente e di un’intelligenza invidiabile. Li conoscevo già dalla qualificazione della scorsa estate, ma credevo che a questo livello sarebbero stati una squadra materasso… e invece no. Bravissimi.

 
 

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