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Fabio Barcellona
L'Inter ha disinnescato il Porto
15 mar 2023
15 mar 2023
Con una grande prestazione difensiva e un po' di fortuna.
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Fabio Barcellona
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Nicolò Campo/IMAGO
(foto) Nicolò Campo/IMAGO
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Coi 5 tiri subiti nel recupero, due finiti sui legni della porta nerazzurra e uno salvato sulla linea da Dumfries, l’Inter ha rischiato di vanificare la grande partita difensiva giocata per 90 minuti all’Estadio do Dragão. Alla fine, però, l’abilità tra i pali di Onana e una buona dose di fortuna hanno consentito agli uomini di Inzaghi di tenere la propria porta inviolata, quanto bastava per approdare ai quarti di finale di Champions League. Un risultato storico, dato che l'Inter non arrivava ai quarti di finale di Champions da ben 12 anni, arrivato alla fine di una partita in cui persino i tifosi davanti alla TV avranno sentito di aver dato tutto.

Il Porto privo di Otavio (giocatore forse sottovalutato, ma di certo fondamentale per il calcio di Sergio Conceição) ha affrontato la partita con idee chiare e un approccio tattico ben definito che mirava creare i varchi utili ad attaccare la prevedibile linea di cinque uomini con cui l’Inter avrebbe giocato la propria fase difensiva. Sin dall’inizio del match Conceição ha alzato i propri terzini, Pepè e Zanusi, in fase di costruzione riuscendo in tale maniera a fissare le posizioni dei due esterni del 3-5-2 di Inzaghi, Dumfries e Di Marco. Allo stesso tempo i due centrali difensivi, Cardoso e Marcano, si allargavano molto in fase di costruzione, allontanando tra loro i componenti della prima linea di pressione dell’Inter, Dzeko – preferito inizialmente a Lukaku – e Lautaro Martinez. Dilatando la prima linea di pressione dell’Inter e supportando, in caso di necessità, il palleggio dei due centrali con l’ottimo Diogo Costa e, più avanti nel campo, da una sorta di salida lavolpiana del mediano Grujić, il Porto è riuscito ad avere il totale controllo della prima costruzione, dominando così il possesso palla (ben 70% nel primo tempo) e abbassando l’Inter sul campo.

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I nerazzurri non hanno trovato soluzioni per impedire, di fatto, il dominio portoghese, e forse non le hanno nemmeno cercate. Inzaghi ha accettato quasi passivamente che Dumfries e Dimarco venissero abbassati e che, a catena, tutta la squadra consegnasse di fatto larghe porzioni di campo e il pallone al Porto, un po' per scelta e un po' per necessità. È possibile che l’allenatore nerazzurro, nonostante le difficoltà, abbia rinunciato a cercare soluzioni più aggressive al possesso palla avversario privilegiando il mantenimento di una struttura difensiva il più possibile compatta. Scelta che, tutto sommato, l’andamento della partita non ha troppo messo in discussione, viste le difficoltà incontrate dal Porto a rendere davvero pericoloso il controllo del pallone.

Se i meccanismi di costruzione del Porto hanno ben funzionato, non si può dire lo stesso della fase di rifinitura e finalizzazione. Sergio Conceição ha scelto di utilizzare il lato sinistro, specie nel primo tempo, come lato forte in cui far progredire la manovra, e ha puntato molto sulla fluidità delle sue mezzali e delle sue ali per provare a muovere il blocco difensivo nerazzurro. Se si escludono il portiere, i due centrali, e a volte Grujić, il resto della squadra giocava di fatto sopra la linea del pallone cercando posizioni alle spalle del centrocampo nerazzurro con particolare fluidità.

Sviluppando il gioco prevalentemente a sinistra, il centravanti Taremi si è spesso aperto sul lato forte per puntellare il possesso e creare zone di superiorità numerica con il terzino Zanusi, l’esterno Galeno e la mezzala Matheus Uribe. Dal lato opposto Evanilson invece è spesso entrato dentro il campo, talvolta compensando i movimenti di Taremi occupando il centro dell’attacco, lasciando lo spazio in fascia a Pepè, schierato come terzino destro, o a Eustaquio, quando, lo stesso Pepè, entrava dentro il campo in posizione di mezzala. Un approccio al possesso molto fluido che, nelle intenzioni di Conceição, aveva l’obiettivo di muovere il blocco difensivo nerazzurro e di non dare alcun punto di riferimento alla linea arretrata di Inzaghi.

La fluidità posizionale dell’attacco del Porto.

Negli ultimi 25 metri di campo, però, l’Inter è riuscita a difendere piuttosto bene e, fatta eccezione per i minuti finali di partita, senza troppo affanno. Nel primo tempo il Porto, dominando totalmente il possesso, è riuscito a tirare in porta 6 volte, e le conclusioni più pericolose sono state due tiri da fuori area – di Gruijć dopo 2 minuti e di Eustaquio dopo 18 – entrambe ben parate da Onana. Il possesso palla del Porto non ha però prodotto troppi pericoli per la porta dell’Inter e, portando tanti uomini sopra la linea del pallone, la struttura posizionale lasciava spazi da attaccare alla transizione offensiva dell’Inter.

Gli uomini di Inzaghi non hanno però sfruttato, in qualche modo colpevolmente, le occasioni che hanno avuto per attaccare velocemente la difesa portoghese e l’unica vera chance avuta nel primo tempo, un 3 vs 2 in campo aperto contro Cardoso e Marcano, è stato mal sfruttato da Barella che, conducendo palla, ha servito troppo presto Dzeko senza avere prima liberato spazio al compagno di squadra. Il centrocampista sardo ha allungato la conduzione, costringendo così il centravanti bosniaco a un tiro da posizione defilata e sotto la pressione del difensore.

Il Porto ha ben 6 uomini sopra la linea del pallone e i due mediani Gruijć e Uribe sono troppo piatti. Basta un filtrante tra i due di Mkhitaryan, per liberare Barella e creare un 3 vs 2 contro i centrali del Porto. Barella però serve troppo presto Dzeko, non riuscendo così ad attirare Cardoso.

Le mosse dalla panchina

Nel secondo tempo, complice il tempo a disposizione che andava assottigliandosi e l’affiorare della stanchezza, il Porto ha progressivamente accelerato il proprio gioco, cercando di arrivare in zona di rifinitura con un pizzico meno di pazienza. Nella ripresa è aumentato l’utilizzo sulla parte destra del campo, lasciata costantemente sguarnita da Evanilson, di Pepé, uno dei migliori della sua squadra. Il terzino è stato il giocatore del Porto che ha tentato più dribbling (12) e che ha trovato con maggiore frequenza i compagni dentro l’area con i cross (3 cross riusciti su 5 tentati). La partita, piuttosto tattica e dai ritmi non troppo elevati nel primo tempo, si è gradualmente spostata verso una dimensione più sporca, in cui comunque il Porto ha tenuto il dominio del pallone e l’Inter ha difeso nella sua metà campo.

Proprio per contenere Pepé, la prima mossa dalla panchina di Inzaghi è stata quella di sostituire sulla fascia sinistra Dimarco con D’Ambrosio. Contemporaneamente Lukaku ha sostituito Dzeko, non particolarmente brillante assieme a Lautaro Martinez nel compito assegnatogli di proteggere il pallone e fare risalire la squadra. Il cambio di centravanti non ha tuttavia portato particolari benefici alla gestione del pallone dei nerazzurri.

Anche Sergio Conceição, a metà del secondo tempo è stato costretto a pescare dalla propria panchina energie e soluzioni nuove per contrastare la perdita di brillantezza tecnica della sua squadra e rendere più incisivo un attacco ben controllato dalla difesa dell’Inter. Il tecnico del Porto ha inizialmente sostituto Evanilson ed Eustaquio con André Franco e Toni Martinez. I nuovi entrati hanno occupato le stesse posizioni in campo dei giocatori sostituiti, con Toni Martinez pronto ad occupare, partendo da destra, il centro dell’attacco liberato dai movimenti verso l’esterno di Taremi e Andrè Franco, impegnato a compensare sulla parte destra del campo i movimenti dello stesso Martinez e di Pepé. I due nuovi entrati sono riusciti, in effetti, a ridare energia all’attacco del Porto che ha ripreso a chiudere l’Inter negli ultimi 30 metri con sempre maggiore intensità. Sfiniti dalla fatica di una partita in trincea, Darmian e Bastoni sono dovuti uscire dal campo tra il settantesimo e l’ottantesimo minuto, sostituiti da De Vrij e Skriniar.

Si è quindi giunti ai minuti finali della partita con il Porto che ha ammassato, con successo, uomini dentro l’area di rigore di un'Inter stremata. A Danny Damaso, inserito nel finale per aumentare il peso in area si sono aggiunti Toni Martinez - autore di una rovesciata in pieno recupero che ha fatto tremare i giocatori dell’Inter - Grujić e i centrali Cardoso e Marcano. Proprio Marcano è stato protagonista dei 40 secondi di terrore per i nerazzurri, prima calciando a rete in mischia da pochi metri il tiro respinto sulla linea da Dumfries e poi facendo la torre per Taremi che ha visto il proprio colpo di testa deviato dal palo da Onana. I 40 secondi in cui la partita ha rischiato per ben tre volte di finire ai supplementari si sono infine conclusi con il colpo di testa sulla traversa di Grujić.

La buona prova difensiva dell’Inter

Al termine della partita Sergio Conceição ha affermato che il Porto avrebbe meritato di passare il turno. Di certo, le tre clamorose occasioni nel finale di partita avrebbero comodamente potuto regalare al tecnico portoghese i tempi supplementari. I Dragoes hanno dominato il possesso e, nonostante una fase offensiva che ha portato sistematicamente tanti uomini sopra la linea del pallone, sono riusciti, tranne forse che nell’occasione mal gestita da Barella nel primo tempo, a limitare al massimo i rischi per la porta di Diogo Costa. Il Porto però, fatta eccezione che nell’arrembante finale di partita, non è riuscita a tradurre in incisività il proprio possesso palla che le ha consentito di essere padrone di tre quarti del campo da gioco. Chi si aspettava un Porto intenso e aggressivo sin dal primo minuto di gioco forse sarà rimasto sorpreso da un approccio molto tattico e cerebrale al match, che si è però rivelato non troppo efficace offensivamente, complice forse anche una partita non troppo brillante di Taremi e l’assenza dell’ottimo Otavio.

L’Inter ha conquistato la qualificazione riuscendo a tenere la propria porta inviolata al termine del doppio confronto. Buona parte del merito è di André Onana, autore di sei parate, di cui almeno un paio molto complicate (e dopo le quattro della partita di andata). Anche i difensori si sono distinti per una partita eccellente. Acerbi e Bastoni hanno ben controllato il gioco aereo, mentre Darmian è stato decisivo con interventi difensivi al limite in un paio di occasioni piuttosto pericolose per la difesa nerazzurra. Costretti dal costante schieramento a 5 della linea arretrata, in mezzo al campo Barella, Mkhitaryan e Çalhanoğlu hanno dovuto coprire porzioni di campo molto ampie. La mezzala armena è stata particolarmente utile in fase di non possesso coi sui 3 palloni intercettati e coi 3 contrasti vinti, mentre Çalhanoğlu, sempre più a suo agio nel suo nuovo ruolo di mediano e preferito ancora una volta a Brozovic, è stato prezioso nella gestione del pallone sbagliando solo uno dei suoi 28 passaggi tentati in una partita in cui l’Inter ha avuto solamente il 68% di precisione nei propri passaggi.

I nerazzurri, un po' costretti e un po' per scelta, hanno disputato una partita quasi esclusivamente difensiva giocata nell’ultimo quarto di campo, lasciando il dominio del possesso al Porto. Forse ci si poteva attendere qualcosa di più sia in fase di transizione offensiva – dove l’Inter avrebbe potuto sfruttare lo schieramento piuttosto coraggioso del Porto – e più in generale nelle fasi di gestione del pallone, troppo imprecise e poco incisive.

Oggi, però, l’Inter può festeggiare l’approdo ai quarti di finale di Champions League, traguardo che come detto mancava da dodici anni. Nel 2011, da campione in carica i nerazzurri guidati da Leonardo, furono eliminati con un clamoroso 7-2 nella doppia sfida dallo Schalke 04 allenato da Ralf Rangnick. La speranza per i tifosi nerazzurri è che stavolta il destino per la propria squadra possa essere diverso.

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