Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
Il Milan è guarito?
15 feb 2023
15 feb 2023
Contro il Tottenham la squadra di Pioli ha vinto con una grande prestazione difensiva.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
IMAGO / Marco Canoniero
(foto) IMAGO / Marco Canoniero
Dark mode
(ON)

Il 2023 era iniziato in modo disastroso: i 12 gol subiti contro l’Inter in Supercoppa e Lazio e Sassuolo in campionato. A quel punto Stefano Pioli ha deciso di cambiare il Milan nel derby di campionato di dieci giorni fa. Il mutamento tattico dei rossoneri però non ha ottenuto gli effetti sperati, visto che ha raccolto ancora una sconfitta e una prestazione deludente.

Pioli, già nel dopo partita, si era però detto convinto della bontà del nuovo schieramento con 3 difensori, ritenendo una linea arretrata più folta la risposta ai problemi difensivi della sua squadra. Contro il Torino il tecnico rossonero ha di nuovo modificato il suo schieramento, passando dal 3-5-2 visto contro l’Inter al 3-4-3 con Brahim Diaz e Leão ai fianchi di Giroud. La vittoria, importante per la classifica, non aveva però fugato le perplessità sia sul momento di forma complessivo del Milan che sulla bontà del nuovo modulo di gioco.

L’ottavo di finale di Champions League contro il Tottenham di Antonio Conte era quindi una sfida importante per un Milan che sembra in profonda transizione. Una partita che poteva anche rappresentare, con lo stadio pieno e il fascino delle notti europee, un’opportunità per dare una svolta emotiva alla stagione.

Di questa partita abbiamo parlato anche in Che Partita Hai Visto, il podcast dedicato ai nostri abbonati in cui commentiamo a caldo le partite più importanti della settimana. Se non siete ancora abbonati, potete farlo cliccando qui.

L’avversario, il Tottenham, doveva scontare dal canto suo delle assenze pesanti, concentrate nel reparto di centrocampo. All’assenza di Højberg – forse il migliore giocatore degli Spurs in questa stagione – squalificato, si è aggiunta quella di Bentancur, che si è rotto il legamento crociato del ginocchio nella partita di domenica contro il Leicester. Anche il primo cambio della coppia di interni del 3-4-3 di Conte, Yves Bissouma, è infortunato e pertanto l’allenatore italiano è stato costretto a scegliere in mezzo al campo il ventenne senegalese Papa Mater Sarr – solo una presenza da titolare in Premier League e una in FA Cup – e il ventiduenne Oliver Skipp, alla quarta partita da titolare in stagione. La possibilità di spostare a centrocampo, nel suo vecchio ruolo, Eric Dier è stata scartata da Conte che ha preferito tenere il difensore davanti a Forster, il sostituto dell’infortunato Lloris. Le assenze di giocatori chiave si innestavano in un momento di forma non eccezionale per gli "Spurs", che hanno perso 4 delle 8 partite disputate in Premier League dalla ripresa del campionato dopo il Mondiali in Qatar.

Stefano Pioli ha riproposto integralmente il 3-4-3 visto contro il Torino, con Kalulu, Kjaer e Thiaw in difesa, Saelemaekers e Theo Hernandez sull’esterno, Krunić e Tonali in mezzo al campo, e il trio d’attacco composto da Brahim Diaz, Giroud e Leão. Gli schieramenti speculari delle due squadre lasciavano presagire un match centrato sui duelli individuali naturalmente disegnati dalle due disposizioni in campo e così in effetti è stato.

I 3-4-3 contrapposti di Milan e Tottenham e i duelli individuali conseguenti.

Una partita intensa e piena di duelli

Sin dall’inizio è stato chiara la volontà del Tottenham di pressare la prima costruzione del Milan, contrapponendo in pressione i tre attaccati ai tre difensori rossoneri. Allo stesso tempo anche Pioli ha scelto di difendere con grande aggressività, uomo su uomo, sul 3-4-3 di Conte. Il risultato è stata una partita di grossa intensità fisica, ricca di duelli individuali e di certo condizionata nel suo sviluppo tattico dal gol di Brahim Diaz che ha determinato il risultato, giunto dopo soli 7 minuti di gioco.

Il gol del Milan ha origine da un proprio da un scontro fisico tra Theo Hernandez e Romero, vinto con impeto dal rossonero. Nell’azione si è vista l’esitazione iniziale degli "Spurs" nei meccanismi di pressing sulla costruzione del Milan. In questo caso è Kulusevski che rimane a difendere lo spazio, provando ad occupare la linea di passaggio verso Thiaw invece che alzarsi in pressione sul difensore tedesco. Il Milan nell’occasione mette in moto i meccanismi della sua fascia sinistra, con Leão che si abbassa cercando di creare una linea di passaggio semplice per Thiaw e Theo Hernandez che attacca la profondità nello spazio liberato dal compagno. Se Kulusevski prova a gestire lo spazio, l’esterno Emerson Royal rimane invece alto e in posizione aggressiva su Leão, lasciando solo Romero contro Theo Hernandez. Ma è la determinazione e lo strapotere fisico del francese a trasformare un lancio tutto sommato innocuo e non particolarmente preciso di Thiaw in un’occasione da gol finalizzata da Brahim Diaz dopo una doppia parata prodigiosa di Forster.

Kulusevski prova a schermare il passaggio verso Leão che si abbassa seguito da Emerson Royal. Thiaw ha il tempo di lanciare per Theo Hernandez che ha attaccato la profondità nello spazio lasciato libero da Leão.

Il gol della vittoria del Milan può essere considerato paradigmatico dell’intera partita, in cui i rossoneri hanno prevalso nei duelli, non solo tecnicamente, ma anche in termini di energia, lungo tutto il campo di gioco. Il vantaggio precoce ha indirizzato a livello tattico una partita che sembrava destinata a svilupparsi con un Tottenham più orientato a pressare alto e a dominare col possesso.

La rigidità tattica degli Spurs e le difficoltà offensive

La squadra di Conte ha comunque provato con discreto successo a forzare il pressing e la riaggressione, recuperando nella metà campo avversaria il triplo dei palloni di quelli conquistati dagli avversari. Tuttavia l’attenzione difensiva del Milan non ha permesso al recupero palla del Tottenham di generare occasioni pulite da gol e quindi di surrogare una fase di possesso che ha sofferto nel creare spazi utili per rifiniture e finalizzazione di qualità sufficienti.

Il pressing offensivo del Tottenham.

Il 3-4-3 di Antonio Conte si è sviluppato in fase di possesso secondo le consuete direttrici di gioco appoggiandosi molto alle ricezioni spalle alla porta delle punte, utilizzate come transizione tra la fase di preparazione e quella di rifinitura/finalizzazione. Controllati da vicino e con particolare aggressività rispettivamente da Kalulu e Thiaw, Son e Kulusevski non sono sostanzialmente mai riusciti a girarsi verso la porta di Tatarusanu con efficacia e pericolosità. Il coreano, che ha provato a giocare nel mezzo spazio di sinistra, lasciando lo spazio esterno a Perisic, ha confermato il cattivo stato di forma mostrato per quasi tutta la stagione. L’elettricità di Son appare svanita e il coreano è sembrato un giocatore piuttosto timido, come testimonia il fatto che abbia tentato, fallendolo, un solo dribbling in una partita centrata sui duelli individuali.

Kulusevski si è invece mosso provando ad alternare ricezioni nel mezzo spazio di destra a quelle in posizione più aperta, per provare a ricevere fronte alla porta e puntare così Thiaw. Al contempo, sulla fascia destra, le tracce di Emerson Royal, forse il più vivace dei giocatori del Tottenham, adattandosi ai movimenti di Kulusevski, sono stati più varie di quelle di Perisic sulla fascia opposta. Ma, sebbene più mobile e propositivo di Son, anche Kulusevski non è mai riuscito a gestire con efficacia palloni fronte alla porta, dominato dal tempismo e dall’aggressività degli interventi difensivi di un ottimo Thiaw. Migliore fortuna hanno avuto invece le ricezioni sulla figura di Harry Kane, infaticabile nell'abbassarsi e fornire soluzioni di passaggio all’asfittica circolazione palla della sua squadra. Seguito da vicino da Kjaer, anche nella propria metà campo, Kane è riuscito a ripulire palloni e ha costretto il suo marcatore a frequenti falli. Il centravanti inglese è stato impegnato in un numero enorme di duelli – quarantacinque – ma è stato costretto a ricevere sempre spalle alla porta. Kane non è mai riuscito a tirare in porta, fatta eccezione per un tentativo di rovesciata nel recupero del primo tempo su una sponda di testa di Emerson Royal.

Nonostante le difficoltà a vincere i duelli individuali, favoriti dalla disposizione a specchio degli avversari, il Tottenham non ha fatto molto per muovere il suo modulo di gioco e per variare le tracce di gioco, parecchio prevedibili, consegnando all’intensità, all’energia e alla concentrazione della fase difensiva i propri attacchi. Al termine della partita Sandro Tonali ha dichiarato che in partita il Milan ha ritrovato tutte le giocate offensive del Tottenham che i rossoneri avevano simulato e difeso in allenamento, e che questo ha facilitato la fase di non possesso degli uomini di Pioli.

La partita del Milan

Sebbene in alcune fasi del match il Milan abbia provato con discreto successo ad alzare il pressing, per la maggior parte del tempo i rossoneri hanno preferito disporsi con un blocco ad altezza media entro cui giocare con energia sulle ricezioni avversarie, con un’aggressività favorita dalla compattezza della squadra che garantiva distanze minime tra i giocatori e coperture sempre disponibili. È stato particolarmente prezioso il lavoro difensivo delle tre punte, in particolare di Giroud e Brahim Diaz, abili nell’alternare momenti di pressione a più frequenti e infaticabili movimenti finalizzati a schermare la trasmissione di palla interna dai difensori del Tottenham verso i due centrocampisti o le punte.

Anche Krunic e Tonali hanno sapientemente dosato la pressione verso Sarr e Skipp al lavoro di schermatura della difesa e, una volta scavalcati dal pallone, al raddoppio delle marcature sulle ricezioni spalle alla porta degli attaccanti degli Spurs. Oltre alle prestazioni individuali dei difensori, in particolare di Thiaw e Kalulu, che hanno dominato su Son e Kulusevski, l’ottima prestazione difensiva del Milan è figlia del lavoro intenso e attento di tutta la squadra, capace sia di vincere i duelli individuali che di muoversi bene collettivamente sia schiacciandosi verticalmente sulle ricezioni delle punte che scivolando orizzontalmente con estrema prontezza e precisione sui cambi di lato dell’attacco avversario. Anche la difesa sui tanti calci piazzati concessi, di solito uno dei punti deboli degli uomini di Pioli, è stata di buon livello e non ha consentito conclusioni a rete pulite all’ottimo gioco aereo degli Spurs.

La fase offensiva del Milan è stata invece meno brillante di quella di non possesso. Solo raramente i rossoneri sono riusciti a venir fuori dal pressing offensivo del Tottenham in maniera pulita e il gioco lungo e verticale non è stato particolarmente produttivo. Tuttavia, sfruttando prevalentemente la fascia sinistra e il lavoro allo stesso tempo congiunto e individuale di Leão e Theo Hernandez, il Milan è riuscito talvolta a creare i presupposti per rendersi pericoloso per la porta di Forster. I dribbling esterni del portoghese (9 riusciti su ben 13 tentati) e le corse del francese sono stati le armi offensive più efficaci per i rossoneri. Il Milan magari ha concluso poco ma ha comunque avuto intorno al settantasettesimo minuto di gioco ben due occasioni ghiottissime per raddoppiare il vantaggio, due colpi di testa da distanza ravvicinata prima di De Ketelaere, su splendido assist di testa di Giroud, e poi di Thiaw. Purtroppo per i tifosi rossoneri, le due conclusioni non sono entrate in porta e il Milan non è riuscito ad ottenere il doppio vantaggio che sarebbe stato preziosissimo in vista della gara di ritorno.

All’ottavo di finale di Champions League sono arrivate due squadre piuttosto in difficoltà. Il Tottenham sembra avere perso buona parte della brillantezza mostrata a tratti nella passata stagione e si è presentato a San Siro con pesanti assenze a centrocampo. La partita ha confermato le difficoltà, specie offensive, degli "Spurs" che, sconfitti in buona parte dei duelli individuali che hanno caratterizzato tatticamente il match, non sono riusciti a muovere e disordinare la difesa avversaria, giocando ostinatamene un calcio piuttosto statico. La squadra di Conte ha puntato quasi tutto sui palloni giocati sulle punte, costrette a ricevere costantemente spalle alla porta e con la pressione addosso dei propri marcatori. Se forzare le ricezioni, anche complesse, degli attaccanti, è un tratto distintivo del calcio di Conte - che da queste ricezioni trae gli inneschi per la fase di rifinitura e finalizzazione - è però evidente che, nel momento in cui le proprie punte hanno subito l’aggressività dei difensori avversari, è mancata al Tottenham una variazione dello spartito offensivo che le consentisse di uscire dalle enormi difficoltà incontrate a rendersi pericoloso.

Favorito anche dalla monodimensionalità dell’attacco avversario, il Milan ha trovato una splendida prova difensiva, in cui è riuscito ad alternare fasi di pressing alto a più frequenti difese particolarmente compatte ad altezza media e ricche di energia ed attenzione. Meno efficace è stata invece la fase offensiva, ma il lavoro di ricostruzione di Pioli pare orientato. almeno in questa fase iniziale, a ridare certezze difensive che parevano perdute. Contro il Tottenham la difesa a 3 ha permesso di ritrovare un’aggressività sull’uomo che la difesa a 4 pareva avere smarrito.

La notte di coppa e un San Siro ribollente di energia sono stati di certo uno stimolo importante per una squadra che dal buon risultato di Champions League potrebbe avere tratto la fiducia e la svolta emotiva di cui pareva avere bisogno. Le prossime partite e l’apertissima gara di ritorno contro il Tottenham saranno decisive per capire se la svolta tattica di Pioli riuscirà davvero a rimettere definitivamente in sesto il Milan visto in questo inizio di 2023.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura