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I limiti di Lazio e Fiorentina
27 nov 2017
27 nov 2017
Il pareggio tra la squadra di Inzaghi e quella di Pioli ha mostrato che i due tecnici hanno ancora del lavoro da fare.
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Foto di Alberto Lingria / LaPresse
(copertina) Foto di Alberto Lingria / LaPresse
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La sconfitta nel derby, arrivata dopo il rinvio della partita contro l’Udinese, aveva fatto scivolare la Lazio al quinto posto: un risultato che imponeva una reazione immediata contro la Fiorentina, visto il margine d’errore ridottissimo concesso dal ritmo delle altre squadre in testa alla classifica. Stefano Pioli tornava all’Olimpico da avversario per la prima volta: il suo esonero dopo un altro derby perso male aveva spalancato le porte a Simone Inzaghi, promosso dalla squadra Primavera e poi confermato sulla panchina biancoceleste dopo il rifiuto di Marcelo Bielsa a presentarsi per l’inizio del ritiro estivo di un anno fa.

Simone Inzaghi, adesso, è tra gli allenatori emergenti più apprezzati del calcio italiano, a Pioli è stato invece affidato il nuovo corso della Fiorentina, molto cambiata sia nella rosa che dal punto di vista tattico rispetto al recente passato: abbandonato il calcio palleggiato di Montella e Paulo Sousa, i viola sono ora una squadra di transizioni molto intensa in fase difensiva e con una spiccata tensione verticale quando attacca.

Le caratteristiche della Fiorentina, per l’intensità con cui pressa e l’addensamento tra le linee creato con i movimenti di Théréau e Chiesa e delle mezzali (Veretout e Benassi), si incastravano con i due grandi limiti evidenziati dalla Lazio nel derby: la resistenza al pressing a inizio azione e la difesa dello spazio ai lati di Lucas Leiva. La sfida con i viola, oltre a testare la capacità di reazione biancoceleste dopo la sconfitta subita dalla Roma e il pareggio contro il Vitesse in Europa League, ha insomma messo alla prova la solidità del gioco di Inzaghi e la sua attitudine ad andare oltre i limiti.

Va detto subito che la Lazio li ha superati solo in parte: ha saputo adattarsi al contesto iper-aggressivo imposto dal pressing dalla Fiorentina, costruendo da dietro con maggiore naturalezza rispetto al derby, ma ha sofferto le transizioni e il gioco tra le linee dei viola, che avrebbero potuto segnare ben prima della controversa decisione che ha portato, grazie al VAR, al rigore che ha fissato l’1-1 nei minuti di recupero.

Anche il piano di Pioli, fondato su una pressione indemoniata e transizioni veloci nell’attaccare la porta avversaria, non ha funzionato del tutto. Il pressing sul rombo di impostazione della Lazio (i tre difensori centrali più Lucas Leiva) era portato in inferiorità numerica dal tridente offensivo, stretto al centro per controllare Leiva e chiudere i corridoi in verticale ai difensori centrali.

Il tridente stretto al centro, Veretout che scherma Parolo, Badelj più avanzato per accorciare su Leiva.

La Lazio ha risolto i suoi problemi in costruzione?

Nella partita contro la Fiorentina, la fase di costruzione della Lazio riusciva a liberare con una certa facilità un giocatore, solitamente Radu o Bastos, e nelle situazioni di maggiore difficoltà coinvolgeva Strakosha (quasi impeccabile nella distribuzione: 24 passaggi completati su 29) e si abbassava anche Lulic. La squadra di Inzaghi è stata aiutata dal fatto che i centrocampisti viola non accompagnavano con costanza il primo pressing del tridente offensivo, perché occupati dai rispettivi avversari: Veretout marcava Parolo (seguendo i suoi inserimenti fino a schiacciarsi sulla linea difensiva) mentre Benassi controllava Milinkovic-Savic, ma la fluidità della catena sinistra biancoceleste lo portava spesso a prendere in consegna Lulic (che si accentrava) lasciando il serbo a Laurini. Badelj era pronto a uscire in un secondo momento su Leiva, senza però perdere di vista il compito di garantire un minimo di protezione alla difesa, particolarmente importante in una fase difensiva così dinamica e poco attenta alla copertura degli spazi.

L’aggressività dei viola ha pagato soprattutto nella propria metà campo: la Lazio riusciva a trovare soluzioni per avanzare, liberando un giocatore dietro la prima linea di pressione della Fiorentina o alzando la palla verso Milinkovic-Savic, ma faticava a giocare con lucidità negli ultimi 30 metri.

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Prima Leiva poi Milinkovic-Savic sono liberi e fanno saltare il pressing della Fiorentina, ma l’azione non porta a nulla per un errore di misura del serbo.

La Lazio è passata in vantaggio conquistando una punizione proprio dopo aver alzato la palla verso Milinkovic-Savic, sfruttando lo stratagemma principale pensato da Inzaghi per sviluppare la manovra: e cioè quelle continue rotazioni tra il serbo, Lulic e Luis Alberto capaci di generare superiorità numerica e/o posizionale da quel lato, che hanno creato il contesto per il fallo di Badelj.

Le transizioni viola

La seconda parte della strategia di Pioli, gli attacchi veloci in ripartenza o costruendo da dietro sfruttando gli spazi ai lati di Leiva, è quella che ha messo più in difficoltà la Lazio. Nel primo tempo la Fiorentina ha praticamente rinunciato a qualsiasi consolidamento del possesso, puntando ad attaccare in transizione con le corse palla al piede di Chiesa, Théréau e Simeone, le cui posizioni strette al centro in fase difensiva non avevano solo lo scopo di dare il via al pressing sui giocatori coinvolti nella prima costruzione biancoceleste, ma anche quello di farli partire da zone di campo più favorevoli una volta conquistata la palla.

Prima di passare in vantaggio, la Lazio ha rischiato seriamente di subire gol con un paio di ripartenze condotte da Théréau, Simeone e Chiesa, impressionante nell’accelerazione palla al piede che poco prima del quarto d’ora ha portato al tiro Veretout in una situazione di 4 vs. 4. Forse la migliore occasione avuta dai viola nel primo tempo, che evidenzia il limite più grande mostrato dalla squadra di Pioli: le scelte errate e le imprecisioni al momento della rifinitura, che hanno impedito di costruire facili occasioni da gol nonostante la frequenza con cui venivano creati i presupposti.

Gli xG confermano le difficoltà della Fiorentina a costruire occasioni di qualità nonostante le molte conclusioni. La Lazio, al contrario, le volte in cui è riuscita a entrare in area ha creato seri pericoli.

Nel secondo tempo la Lazio ha provato ad abbassare i ritmi concedendo il possesso alla Fiorentina con l’obiettivo di allungare il campo in ripartenza, i viola hanno iniziato a far circolare con più costanza il pallone da dietro e attirando l’uscita di Parolo e Milinkovic-Savic riuscivano ad aprire spazi ai lati di Leiva, riempiti da Théréau, Chiesa o dalle mezzali. La squadra di Pioli ha dato sempre l’impressione di poter essere pericolosa giocando in verticale tra le linee, ma ancora una volta è mancata precisione o lucidità nell’ultima scelta per riportare la gara in parità.

Parolo è uscito, di fianco a Leiva si è posizionato Veretout, mentre alle spalle del mediano della Lazio potrebbe ricevere anche Chiesa.

Dopo il vantaggio laziale

Il cambio di sistema operato da Pioli, con il passaggio alla difesa a 3 e l’avanzamento in pianta stabile sulla trequarti di Benassi (sostituito poi da un trequartista puro come Saponara) ha accentuato il ricorso a questa strategia offensiva, grazie al consolidamento del possesso garantito dai tre difensori centrali e ai movimenti del trequartista alle spalle e ai lati di Leiva. Per trovare il pareggio è però servita una mischia in area sugli sviluppi di un calcio d’angolo, premiata con un calcio di rigore dal VAR. Babacar non ha sbagliato dal dischetto e per la prima volta la Fiorentina non ha perso contro una delle prime sei squadre in classifica.

Il pareggio subito nei minuti di recupero ha lasciato segnali contrastanti a Inzaghi. La sua squadra ha sofferto la tensione verticale della Fiorentina, ma ha comunque trovato il modo di risolvere i quesiti posti dall’aggressività dei viola, grazie a riferimenti di gioco precisi e alla presenza di Luis Alberto, l’unico giocatore in campo in grado di rallentare i ritmi e garantire maggiore controllo. Nel contesto di una partita frenetica e caratterizzata da molti errori tecnici, la sua prestazione è emersa per contrasto: per lui 4 occasioni create, tra cui l’assist su punizione per de Vrij, il quarto su calcio da fermo del suo campionato (un record), 4 intercetti e ben 5 tiri.

Le vittorie di Napoli, Inter e Juventus hanno allontanato la Lazio dai primi tre posti: il campionato è ancora molto lungo e soprattutto al vertice è molto equilibrato, ma i punti persi nel derby e contro la Fiorentina iniziano a delineare con maggiore chiarezza i rapporti di forza tra le squadre. La stagione della Lazio resta al di sopra delle aspettative, ma i biancocelesti dovranno essere in grado di reagire immediatamente a questa piccola crisi di risultati per non staccarsi dalle prime posizioni.

La Fiorentina non ha queste ambizioni di classifica e, anche se ha allungato la striscia di partite senza vittorie (4), può comunque dirsi soddisfatta. I princìpi di gioco di Pioli, tra i più estremi della Serie A, hanno bisogno di un ambiente sereno per essere sviluppati, specie dopo la campagna estiva che ha rivoluzionato la rosa. Per il tecnico viola sarebbe già un bel traguardo portare a un livello superiore i giocatori più forti a disposizione (Chiesa innanzitutto, ma anche Simeone, Benassi, Pezzella o Veretout), sviluppando le loro caratteristiche all’interno di un sistema che non accetta compromessi, spiccatamente verticale e dal pressing intenso e continuo, che non dà concessioni all’idea di difendere posizionalmente. La loro capacità di adattamento influenzerà non solo i risultati stagionali, ma anche gli obiettivi di medio-lungo periodo della Fiorentina.

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