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Dario Pergolizzi
L'Inter ha vinto una partita più difficile del previsto
23 feb 2023
23 feb 2023
Il Porto ha ceduto solo nel finale dopo una partita combattuta.
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Dario Pergolizzi
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IMAGO / Insidefoto
(foto) IMAGO / Insidefoto
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L’Inter ha iniziato gli ottavi di Champions con una vittoria dal margine ridotto, al termine di una partita in cui non sono mancate le occasioni per il Porto e più in generale un certo senso di pericolo dalle parti di Onana. La squadra di Inzaghi ha saputo adattarsi all’atteggiamento dell’avversario e creare le sue di occasioni, anche se la fatica per trovare la rete è sembrata troppa e le alternative per creare i pericoli poche. Alla fine i nerazzurri hanno visto premiato il loro coraggio di forzare le giocate proprio quando ormai la partita sembrava ormai declinare in un semplice 0-0.

Il pressing del Porto sulla costruzione dell’Inter prevedeva un 4-2-3-1 inizialmente attendista e orientato sul movimento del pallone più che sulla marcatura stretta degli uomini. I quattro giocatori più avanzati di Conceiçao tenevano una posizione abbastanza stretta che spingeva il palleggio dell'Inter verso l'esterno, portandoli a un giro palla interlocutorio che ai nerazzurri sembrava comunque stare bene. Una volta che il pallone tornava da uno dei due esterni interisti (sui quali, solo dopo che avevano ricevuto il pallone, uscivano i terzini del Porto) verso i tre difensori, ecco che il pressing del Porto si faceva più intenso e aggressivo, con Galeno e Pepé, i due esterni, spesso sulla stessa linea di Taremi, e Otavio dietro di loro, pronto a scivolare in copertura. In questo modo il Porto pareggiava numericamente la costruzione 3+1 della squadra di Inzaghi.

Lo switch di atteggiamento del Porto in pressione alta, passando da un orientamento a zona sul primo palleggio al pressing più ravvicinato sui riferimenti in seguito al giro palla avversario.

In realtà questa strategia non ha causato grossi problemi all’Inter, fatta eccezione per una pericolosa palla persa intorno al 38’ in seguito a una pressione aggressiva di Otavio su Bastoni e il conseguente tiro di Galeno. Per il resto, la pazienza e l’abitudine di difensori ed esterni dell’Inter nel muovere il pallone ha consentito di arrivare regolarmente sulla trequarti avversaria, attirando la pressione per bucarla con una verticalizzazione direttamente dalla difesa. L’Inter risaliva il campo in diversi modi, per esempio sfruttando il pallone in diagonale degli esterni verso i due attaccanti, oppure utilizzando dei cambi gioco diretti (soprattutto da sinistra verso destra) a pescare l’esterno opposto o la mezzala sul lato debole del Porto.

Nelle prime due immagini qua sopra, Dimarco riceve dopo una circolazione da destra verso sinistra e verticalizza su Dzeko, che gioca poi di sponda con Calhanoglu, aprendo il campo per Barella e Lautaro. Nella terza immagine, Lautaro riceve, libero da marcatura, una palla di Darmian (che si era aperto la linea di passaggio controllando verso l’interno) e serve Barella in posizione aperta.

L’Inter poteva sfruttare questo tipo di dinamiche grazie a due problemi strutturali nella strategia del Porto. Scalando aggressivi con i terzini su Dimarco e Darmian anche quando questi ricevevano in posizione arretrata, i difensori del Porto rimanevano abbastanza esposti e non sempre erano reattivi sulla marcatura dei due attaccanti. Il posizionamento degli interni dell’Inter, poi, consentiva sia di trovare la ricezione sullo scarico della punta sul lato cieco dei due centrocampisti del Porto (che scalavano forte verso il pallone), sia di attaccare la profondità nello spazio svuotato dal terzino uscito in pressing. Questa fase della partita ha messo in risalto l’importanza di Barella, sia in termini di posizionamento che di spirito di iniziativa (come i diversi tentativi di tiro da fuori).

Con i suoi movimenti in avanti, Barella fungeva sia da attrattore per il terzino sinistro del Porto, liberando spazio per Darmian, sia da soluzione pressoché unica per l’attacco alla profondità centrale dietro la linea.

Col passare dei minuti, tuttavia, la manovra dell’Inter è sembrata farsi ancora più diretta e verticale, e il fatto di arrivare rapidamente sulla trequarti del Porto forzando come soluzione di rifinitura soprattutto traversoni e cross non ha aiutato a tradurre il dominio del pallone in occasioni chiare. La grande qualità di lancio e passaggio di Bastoni e Dimarco aiutava l’Inter ad avanzare trovando Darmian sulla destra, ma di contro così si riducevano la possibilità di arrivare a rifinire con gli stessi due mancini da zone più avanzate (come nel caso del colpo di testa di Lautaro o della punizione allo scadere del recupero del primo tempo). Va detto che il Porto ha reagito bene nelle circostanze in cui si è ritrovato a dover schermare la porta e ostacolare le giocate in area di Dzeko e compagni.

Nella parte centrale della partita il Porto è riuscito a imbastire qualche possesso palleggiato in più rispetto alle esclusive verticalizzazioni iniziali, ed è andato a un passo dall’1-0 già nel primo tempo, sfruttando ironicamente un tipo di sfondamento che all’Inter, invece, proprio non riusciva.

Otavio gioca un filtrante verso Taremi, che con un colpo di tacco premia il rimorchio di Grujic. Il tiro viene deviato da Onana, e sulla ribattuta di testa Galeno la butta fuori.

L’altra grande occasione per il Porto è arrivata invece al 57’, con un’azione in campo aperto propiziata da una bella rotazione di posizioni. Otavio abbassandosi ha attirato Bastoni, la verticalizzazione di Pepe sul subentrato Evanilson ha invece tirato fuori Acerbi, e il dribbling di Joao Mario su Dimarco ha fatto il resto. Soltanto gli interventi miracolosi di Skriniar e Onana hanno salvato i nerazzurri.

Man mano che la partita si è aperta, però, l’Inter è sembrata assumere un atteggiamento offensivo più aggressivo, portando più spesso Bastoni in proiezione avanzata (con un apporto sostanzioso anche in termini di riaggressione a palla persa sulla trequarti), e con l’ingresso propositivo di Lukaku e poi di Gosens, è riuscita a schiacciare di più il Porto. Ha contribuito anche l’impatto di Brozovic, entrato al posto di Mkhitaryan.

Brozovic serve Calhanoglu tra le linee, Lukaku riceve il passaggio successivo e la metterà poi in mezzo per Lautaro, che manca di un soffio l’impatto col pallone.

I movimenti di Calhanoglu a questo punto si sono fatti più liberi, con il turco che, rimanendo più avanzato, si muoveva in orizzontale dando supporto a entrambe le fasce, e consentendo all’Inter di occupare la linea difensiva del Porto con più giocatori. È suo anche il fallo “guadagnato” con la conduzione interna che è costata l’espulsione a Otavio.

Alla fine l’Inter è riuscita a portare a casa una partita controllata abbastanza bene sia in termini di progressione del possesso che di organizzazione delle marcature preventive e della difesa della porta. Non bisogna sottovalutare questo risultato, però, perché la partita avrebbe potuto diventare facilmente un rimpianto di questa stagione, tra occasioni non trasformate e occasioni concesse al Porto, che con un po' più di fortuna o precisione avrebbe potuto passare in vantaggio. Incoraggiante per l'Inter anche il fatto che questa vittoria sia arrivata grazie a un gol di Lukaku propiziato da un assist di Barella, cioè con un’azione che ha coinvolto forse uno dei più grandi rimpianti stagionali in cerca di redenzione e un giocatore che di fatto è uno dei trascinatori di questa squadra, che tra l'altro si erano messi in mostra per un litigio in campo poche settimane fa.

In vista del ritorno adesso l’Inter ha un vantaggio minimo, ma significativo, e il Porto dovrà anche rinunciare a Otavio. La partita in casa dei “Dragoes”, però, difficilmente sarà una formalità. La squadra di Conceiçao ha dimostrato di poter creare pericoli anche dal nulla e di avere le carte in regola per svoltare la partita dalla sua parte all’improvviso.

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