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Daniele V. Morrone
Analisi Mondiali: Usa - Germania
27 giu 2014
27 giu 2014
Con un gol del solito Müller la Germania approda agli Ottavi, ma per Klinsmann la sconfitta non minerà il morale del gruppo americano. Contro il Belgio avranno l'appoggio anche di Obama.
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Daniele V. Morrone
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Finalmente è ufficiale. Finalmente i mass media statunitensi si sono accorti che il calcio agli americani piace. La rincorsa del "soccer" nei confronti degli sport autoctoni ha avuto successo. I numeri parlano chiaro: gli ascolti delle partite del Mondiale stanno superando quelli delle Finali NBA e delle World Series di baseball. L’esordio contro il Portogallo ha visto 25 milioni di americani incollati alla tv. (Per intenderci la media degli spettatori delle Finali NBA è stata 15 milioni, delle World Series poco meno e gara 1 della Stanley Cup di hockey è stata vista da 4,8 milioni…) Ormai è comune tra gli analisti americani la definizione di "World Cup Fever" (febbre dei Mondiali).

Tutto è pronto quindi per l’ultima partita del girone contro la Germania, dove basterebbe un pareggio per superare il gruppo. Quel passaggio del gruppo che con Ghana, Germania e Portogallo sembrava impossibile alla vigilia adesso è solo a un punto di distanza. L’avversario poi non è una squadra qualunque: è la Germania di Löw. È la ex squadra del CT Klinsmann. È un avversario che si conosce benissimo, tanto che gli Stati Uniti sono stati gli ultimi a batterla, ormai più di un anno fa.

Klinsmann conferma il modulo visto contro il Portogallo, l’esterno Zusi viene spostato a destra per far posto a Brad Davis e al centro della difesa parte titolare Omar González. Gli Stati Uniti si presentano quindi con un 4-1-4-1 con l’idolo delle tifose Kyle Beckerman dietro al duo Bradley-Jones e con la stella della squadra Clint Dempsey come unico attaccante. L’idea è quella di giocare con una squadra estremamente compatta e fisicamente prestante, in grado quindi di reggere per lunghi tratti senza il pallone per poi lanciare ripartenze veloci.


Si può dire che il ruolo principale di Bradley sia quello di iniziare la pressione rimanendo più avanzato rispetto a Jones, che invece si preoccupa degli inserimenti degli avversari. Clint rimane alto ad aspettare un pallone che non arriverà tanto spesso.


 

Anche Löw ha le idee chiare: il possesso deve essere per la Germania e per cercare di allargare il campo viene confermato il 4-3-3 ma a sinistra inizia Podolski al posto di Götze. Altro cambiamento importante è la presenza di Schweinsteiger per Khedira. Per rimarcare ancora di più la strategia iniziale: Löw ha scelto di fare a meno del centrocampista del Real Madrid e porta il centrocampo del Bayern al completo con Lahm dietro Kroos e Schweinsteiger. Davanti con Podolski fisso a sinistra giocano Müller e Özil. La difesa è alta e la squadra cerca di coprire in ampiezza tutto il campo. Tutti gli ingredienti per un calcio di possesso ci sono.

 


La partita si sviluppa esattamente come i due tecnici avevano previsto. La pioggia costante non infastidisce le due squadre, il ritmo non è altissimo e la voglia di non concedere spazi degli Stati Uniti è evidente. Klinsmann vuole che la squadra si comporti come una molla, rimanendo con la difesa bassa e le linee più strette possibili prima di esplodere nelle ripartenze. Il meccanismo però non funziona dato che Jones parte a razzo e dopo mezz’ora è già morente e Bradley non riesce bene a capire come muoversi nella trequarti offensiva. La palla a Dempsey arriva poco e male e neanche lo scambio di fascia per gli esterni Zusi e Davis dopo soli venti minuti di gioco gli garantisce la palla. Forse frustrato dall’incapacità di incidere davanti, Bradley limita ancora di più la zona di competenza, lasciando a Jones il compito di lanciarsi in coppia con Dempsey una volta riconquistato il pallone. Jones però è già stanco e poco lucido. La Germania tesse con calma la propria tela di passaggi.


I passaggi sempre precisi di Lahm e Kroos coprono tutto il campo, rendendo quasi ridondante la presenza di Schweinsteiger.


 

L’incapacità degli Stati Uniti di riconquistare alto il pallone porta il baricentro della partita nella trequarti americana con gli attacchi tedeschi che avvengono su catene ben precise: la Germania gioca palla a terra sulla sinistra vista la presenza del centrale dello Schalke Höwedes (destro) come esterno basso e un giocatore che guarda sempre la porta come Podolski sulla stessa corsia, a destra invece Boateng sale molto arrivando a crossare spesso, anche se in modo impreciso. Risulta affascinante il balletto che Müller organizza con la linea difensiva americana: parte al centro, ma va a ricevere la palla sulla fascia destra mettendo in difficoltà la linea difensiva che deve stare sempre girata con la testa a sinistra per individuare l’attaccante tedesco. Si inserisce in questo contesto Özil, che gioca a tuttocampo andando a cercare il pallone nelle zone lasciate vuote dai movimenti di Müller. I centrali si ritrovano quindi a dover marcare un falso nueve con la testa però sempre rivolta a sinistra per seguire i movimenti di Müller e senza poter muovere troppo la linea su quella fascia non potendo lasciare Podolski appostato come un falco sulla fascia opposta. A questo punto Özil va a cercarsi la posizione dalla quale lanciare negli spazi Podolski e Müller. Gli Stati Uniti però sono bravi a rimanere compatti e a limitare al minimo gli spazi concessi. Nel secondo tempo è chiaro che qualcosa deve cambiare.


Quindi ricapitolando l’attaccante è Müller, che però va a ricevere a destra, lasciando lo spazio libero per Özil che va a fare il falso nueve.


 


Il secondo tempo si apre con l’immagine dell’entrata in campo di Klose. Löw ha deciso che la minaccia di Podolski a sinistra è vana una volta tolti gli spazi al giocatore dell’Arsenal vista poi l’incapacità di arrivare sul fondo per Höwedes. Fuori quindi Podolski e si ritorna alla presenza più rassicurante per la difesa americana di una punta. Özil mantiene ampia libertà di movimento, ma viene spostato più sulla sinistra in modo da garantire qualcuno che in caso sappia servire Klose quando la palla è sul versante di Höwedes.
Passano dieci minuti e la partita si sblocca: dopo un paio di azioni offensive andate a vuoto da un calcio d’angolo battuto corto nasce un ottimo cross di Özil dalla destra per la testa di Mertesacker. Il portiere americano respinge basso mandando la palla fuori area dove viene raccolta da un solitario Müller che la scaglia in rete con un piattone preciso sul palo opposto. Ancora una volta Müller a segno ai Mondiali, il record appena raggiunto da Klose potrebbe durare poco…


Mettiamoci d’accordo, o questo ragazzo riesce a predire con estrema precisione cosa succederà in campo o parliamo del calciatore più fortunato della storia. La respinta di Howard finisce esattamente sui suoi piedi, in una posizione del campo dove era rimasto per tutto lo svolgimento dell’azione. Inquietante.


 

Il gol subito porta Klinsmann a operare un cambio, inserendo il centrocampista del Nantes Bedoya al posto di Davis. L’idea è quella di avere forze fresche per alzare la linea del pressing. Il baricentro americano quindi si alza, non riesce però la manovra a essere incisiva. Per Löw la metà del secondo tempo è il momento ideale per inserire Götze per Schweinsteiger e operare un cambio di modulo, passando al 4-2-3-1 con Özil, Götze e Müller dietro a Klose. La mossa sembra più un esperimento per le partite future dato che il corso della partita suggerisce un finale scontato. A rendere ancora più basso il ritmo delle due squadre ci pensa il Portogallo che segnando contro il Ghana consegna il passaggio del turno alle due squadre a meno di goleada portoghese. La partita scivola via in tranquillità regalando solo nel finale un’azione degna di nota: a ormai recupero iniziato Lahm ci delizia con una giravolta col pallone degna del miglior Xavi per rilanciare l’azione, gli Stati Uniti però riconquistano la palla e lanciano finalmente una ripartenza perfetta. Bedoya viene servito solo davanti alla porta e il tiro sembra destinato alla rete se non fosse per la scivolata di Lahm (ancora lui) questa volta decisivo senza il pallone. La doppia azione del capitano è la degna conclusione di una partita che vede entrambe le squadre qualificate agli Ottavi.

 


Per Klinsmann questa è una sconfitta che non minerà il morale del gruppo, pompato dal supporto evidente da casa con addirittura il Presidente Obama che inizia il suo discorso ringraziando la Nazionale per il passaggio del turno che rende tanto orgogliosa la nazione. Il prossimo avversario è il Belgio, una squadra diversa da quella tedesca, meno fluida e decisamente più incline all’esaltazione del talento dei singoli. La difesa americana ha mostrato di saper far fronte alle incertezze delle prime due partite trovando in González un giocatore in grado di guidare tutto il reparto. Resta però il dubbio se Dempsey sia in grado di guidare da solo tutto l’attacco alla quarta partita consecutiva.

 

Löw se avesse potuto questa partita non l’avrebbe giocata. Non per la paura dell’avversario diretto, ma perché più la squadra si mostra agli avversari e più è facile studiarne i difetti, come una difesa alta ma particolarmente lenta con Mertesacker e Höwedes che cercano in modo evidente l’anticipo e con Hummels che per natura non è in grado di garantire copertura a tutto il reparto. La mossa di Schweinsteiger poi è sembrata ridondante e non in grado di garantire quell’equilibrio nelle due fasi tanto esaltato da Khedira. Il talento c’è ed è evidente. Le assenze forzate di Reus e Gündogan però potrebbero risultare decisive contro avversari più ostici.

 

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