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Fondamentali WC2014 Fabio Barcellona 1 luglio 2014 8'

Analisi Mondiali: Germania – Algeria

La Nazionale di Halilhodžić con una prestazione di altissimo livello tattico, atletico e mentale ha messo in grande difficoltà i tedeschi, evidenziandone tutti i punti deboli in difesa.

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INTRODUZIONE
Nei pronostici era l’Ottavo di finale più scontato. Di fronte: una delle grandi favorite di questo Mondiale e l’Algeria di Halilhodžić. Sembrava la meno competitiva del plotone africano ma i magrebini provenivano da un buonissimo girone di qualificazione: sconfitta contro il Belgio dopo essere stati in vantaggio fino al 70° minuto, vittoria entusiasmante contro la Corea del Sud e pareggio qualificazione all’ultima giornata contro la Russia.
Sin dal match d’esordio contro il Belgio la squadra di Halilhodžić ha mostrato una formidabile organizzazione tattica, giocando una splendida partita difensiva condita da ripartenze veloci e ficcanti. In maniera piuttosto camaleontica, cambiando ben 5 uomini dopo la prima partita, l’Algeria gioca una partita di pressione a tutto campo contro la Corea del Sud, schiantando gli avversari sul ritmo e dando vita alla partita più dominata da una squadra di tutto il Mondiale. Infine, passata precocemente in svantaggio contro la Russia, riesce a pareggiare giocando una partita d’attacco contro una difesa chiusa come quella russa.
Insomma, oltre alle storie di contorno, come quella dell’inizio del Ramadan per i calciatori algerini o quella del famoso biscotto tra Germania Ovest e Austria al Mondiale del 1982 (dopo che i tedeschi erano stati battuti per 2-1 dall’Algeria di Madjer e Belloumi) le premesse per vedere una partita e non un’esibizione della Germania c’erano tutte. Perché le doti messe in mostra dall’Algeria erano proprio quelle necessarie per potere, potenzialmente, mettere in difficoltà la squadra di Löw: organizzazione difensiva, condizione atletica, velocità e tecnica nelle ripartenze.

 

IL MATCH
L’idea era quella che Halilhodžić, contro la Germania, potesse replicare il piano tattico messo in atto contro il Belgio. Meno prevedibile era il fatto che, ancora una volta, il tecnico bosniaco cambiasse 5 uomini rispetto alla partita precedente: nel suo 4-2-3-1 Ghoulam prende il posto di Mesbah come terzino sinistro, Mostefa e Lacen giocano interni sostituendo Medjani e Bentaleb, Taïder è la mezzapunta al posto di Brahimi e sull’esterno sinistro non c’è Djabou, ma Soudani. In generale, nei cambi, maggiore forza fisica e atletismo.
Löw conferma il 4-3-3, col centrocampo composto da Lahm, Kroos e Schweinsteiger, mentre in attacco al posto dell’infortunato Podolski ritorna tra i titolari Götze. In difesa, l’assenza di Hummels costringe il tecnico a spostare al centro Boateng, con l’inserimento di Mustafi come terzino destro.
Sin dal primo minuto la partita è proprio quella che ci si aspetta con l’Algeria che si compatta nella propria metà campo, ma, partendo da questa zona di campo, attua un’ottima pressione sul portatore di palla avversario sia dal punto di vista atletico che da quello dell’organizzazione. Gli algerini giocano sul proprio uomo in maniera piuttosto aggressiva, seguendolo da vicino nella propria zona fino a quando possono consegnarlo a un proprio compagno. I duelli sono abbastanza definiti. Özil è preso da Ghoulam che lo segue fino a lasciarlo ai giocatori di mezzo nei sui tagli interni; lo stesso avviene, dal lato opposto, con Götze marcato da Mandi. A centrocampo Taïder si occupa di Lahm, mentre i due interni seguono le mezzali. Mustafi e Höwedes, che si alzano per dare ampiezza alla manovra sui tagli di Özil e Götze, vengono seguiti fino alla linea di fondo dagli esterni Soaudani e Feghouli. A godere di relativa libertà sono i meno dotati tecnicamente Mertesacker e Boateng.

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Le asfissianti marcature dell’Algeria: il terzino Ghoulam segue altissimo il movimento incontro al pallone di Özil, mentre l’esterno Soudani si abbassa sull’avanzata del terzino Mustafi.

 

Il lavoro difensivo dell’Algeria è svolto alla perfezione e la pressione sul pallone è corredata dalla capacità di tenere alta la linea difensiva, tenendo così la squadra corta.
La prima (relativa) sorpresa è l’elevata qualità della fase di non possesso dell’Algeria che mette in imbarazzo la Germania, incapace di passare dal possesso a metà campo a un’incisiva presenza negli ultimi 30 metri di campo. In realtà la circolazione della palla dei tedeschi a metà campo è abbastanza buona: i tre centrocampisti e le tre punte si muovono freneticamente per sottrarsi alle marcature. Lahm si abbassa tra i due centrali o si alza addirittura in posizione di mezzapunta al fine di creare sempre nuove linee di passaggio, gli esterni si abbassano o tagliano internamente. Ma la pressione dell’Algeria e la sua capacità di negare linee di passaggio alla Germania costringono la squadra di Löw a girare a vuoto senza trovare mai la possibilità di essere veramente pericolosa per la porta difesa da Rais trovando un uomo libero tra le linee.

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Lahm si muove alla ricerca di spazi, ma Taïder lo segue senza nemmeno guardare il pallone. L’Algeria sta tutta in 20 metri e non lascia spazi alla Germania.

 

La seconda (e più grande) sorpresa è la capacità dell’Algeria di giocare ripartenze lunghe con velocità, tecnica ed estrema pericolosità.
La chiave del gioco è il centravanti Slimani che, almeno per tutto il primo tempo e, in ogni caso, fino a quando ha avuto energia e forza a sufficienza, ha dominato sulla coppia di difensori centrali della Germania.

 

I PUNTI DEBOLI DELLA GERMANIA
L’Algeria riesce a giocare sia con ripartenze manovrate che dirette. Nel caso delle azioni più elaborate il primo passaggio di uscita, dopo avere recuperato il pallone, è verso Slimani che riesce quasi sempre a proteggere palla e a giocarla di sponda per fare salire la squadra.
In caso di ripartenze dirette viene attaccata direttamente la profondità con un lancio lungo alle spalle dei centrali a cercare Slimani o uno dei due esterni.
In entrambi i casi ciò che davvero non funziona è la marcatura preventiva dei difensori centrali tedeschi sul centravanti algerino e il loro posizionamento reciproco. Sempre troppo lontani da Slimani per anticiparlo nei movimenti verso la palla o in profondità e troppo piatti per marcarlo e dare copertura nei tagli verticali verso la porta di Neuer.

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Mertescacker e Boateng sono troppo lontani da Slimani e in linea tra di loro. Slimani attacca la profondità e con un lancio in verticale dalla propria trequarti campo l’Algeria crea un’occasione da gol.

 

Fondamentale in quest’ottica è il contributo di Neuer, vero e proprio libero alle spalle della disastrosa coppia centrale e capace, da portiere, di vincere il mio personale premio di migliore in campo senza neppure fare una parata.
L’attacco diretto alla profondità è un problema per la Germania per tutta la partita, supplementari compresi. A circa due minuti dal 120° minuto, sempre a seguito di un lancio lungo in verticale, se Slimani avesse avuto solo un pizzico di energia residua sarebbe arrivato solo davanti a Neuer.
Ma, come detto, l’Algeria si rende pericolosa anche con ripartenze manovrate. Facendo perno su Slimani la squadra di Halilhodžić costruisce manovre ben strutturate tecnicamente e sfrutta la maggiore velocità sugli esterni dove Soudani e l’ottimo Feghouli sono più rapidi di Mustafi e Höwedes, arrivano prima di loro in attacco partendo da lontano sulle ripartenze lunghe e le sovrapposizioni di Mandi e, in particolare, di Ghoulam non sono ben contrastate da Götze e Özil.

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Il più rapido Soudani punta Mustafi e Ghoulam prende sulla corsa Özil e si sovrappone internamente. Ne nasce un’ottima occasione da gol per l’Algeria.

 

Nella prima metà di gara, più passa il tempo, più la Germania sembra perdere sicurezza e fiducia: la precisione nei passaggi diminuisce e la pressione della responsabilità dell’impostazione nei piedi e sulle spalle di Martesacker e Boateng penalizza la qualità del possesso palla tedesco.
Di contro la fiducia dell’Algeria cresce e le energie e la qualità delle giocate effettuate sale di conseguenza.

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Quattro giocatori dell’Algeria contro il giocatore tedesco in possesso palla: le energie dei magrebini non sembrano risentire dell’inizio del Ramadan.

 

IL SECONDO TEMPO E I SUPPLEMENTARI
A inizio secondo tempo Löw sostituisce Götze con Schürrle. Il cambio migliora la pericolosità dei tedeschi perché il giocatore del Chelsea mette in campo un’energia maggiore di Mario Götze (necessaria contro il livello di atletismo e dinamicità mostrato dall’Algeria) e fornisce, giocando più largo, più ampiezza al gioco. L’ampiezza è garantita anche dal fatto che Özil, spostato a sinistra, trova meno naturale tagliare internamente partendo da quella zona del campo. La maggiore ampiezza data da Schürrle e Özil consente a Mustafi e Höwedes di rimanere più bassi per supportare i due centrali e meglio contrastare le ripartenze algerine.
Il combinato disposto di una più efficace disposizione in campo, che garantisce una circolazione di palla più sicura e maggiore copertura difensiva, e di un progressivo esaurimento delle energie degli algerini, rende meno efficace l’azione di ripartenza della squadra di Halilhodžić e più pericolosa quella di Löw.
L’ingresso di Khedira al posto dell’infortunato Mustafi, con il conseguente spostamento di Lahm in posizione di terzino destro, dà al centrocampo tedesco maggiore dinamismo in un momento della partita in cui l’efficienza della pressione algerina è diminuita e di conseguenza è meno necessatio il controllo del pallone e delle posizioni in mezzo al campo. Il contributo offensivo degli inserimenti di Khedira si rivela importante nel rendere pericolosa la manovra offensiva tedesca. Nel secondo tempo la Germania tira 13 volte in porta contro le 8 nel primo e Rais effettua alcune parate decisive. Di contro, sebbene la Germania metta ancora in mostra grosse pecche in fase di transizione difensiva, l’Algeria arriva dalle parti di Neuer con meno continuità
Il gol di Schürrle all’inizio dei supplementari nasce da un errore in disimpegno del terzino destro Mandi che lascia sguarnita la fascia di competenza, in cui si inserisce quel computer del gioco di Thomas Müller.
I supplementari sono proprio come ci si aspetta che siano i supplementari di questa partita, con gli algerini ormai stremati e i tedeschi, passati ormai in vantaggio, che provano a tenere palla e a chiudere il match. Nonostante tutto la squadra africana riesce a mantenere un certo ordine in campo e le energie mentali e la concentrazione divergono da quelle atletiche, rimanendo costanti. I neo entrati Brahimi e Djabou danno qualità e dinamismo nella tre quarti campo avversaria e solo la mancanza di energia residua del centravanti Slimani non consente all’Algeria di continuare ad approfittare delle carenze della Germania.

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La cattiva transizione difensiva della Germania consente all’Algeria di creare un 2 vs 4 in ripartenza.

 

Nemmeno il gol all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare placa la squadra di Halilhodžić e rende più sicura la difesa della porta di Neuer: nel recupero l’Algeria segna il gol del 2-1 e, dopo avere recuperato il pallone, riesce ancora incredibilmente a concludere verso la porta tedesca per un possibile pareggio.

 

LE PROSPETTIVE DELLA GERMANIA
Grandi meriti all’Algeria. La squadra di Halilhodžić, con una prestazione di elevato livello tattico, atletico, mentale e tecnico, mette in enormi difficoltà la Germania e, soprattutto, ne mette in evidenza tutti i punti deboli: la transizione difensiva imprecisa, la carenza di rapidità negli esterni difensivi e l’incapacità della coppia centrale nelle marcature preventive e nella difesa della profondità. Proprio le carenze della coppia centrale risultano particolarmente evidenti e gravi in una squadra che fa del possesso palla e del dominio del territorio i suoi punti cardine. Fortunatamente Neuer avvera il sogno dell’Olanda anni ’70 giocando un’incredibile partita da libero a protezione dei continui errori della coppia Mertesacker-Boateng. In particolare quest’ultimo è apparso in difficoltà, ma se il rientro di Hummels può migliorare la fase di costruzione della manovra, i difetti evidenziati in fase di transizione difensiva e di non possesso appaiono strutturali.
Meno preoccupanti a mio avviso le difficoltà incontrate, specie nel primo tempo, nel portare il pallone negli ultimi trenta metri di campo. In questo caso i meriti dell’Algeria sono sicuramente maggiori di qualche imprecisione tedesca. In ogni caso, le soluzioni possibili per cambiare in corsa (in questo caso l’ingresso di Schürrle) e il bilancio complessivo che parla comunque di un buon numero di nette occasioni da gol create, possono rendere tranquillo Löw. Che, al contrario, deve preoccuparsi seriamente dei propri difensori centrali e in generale della transizione difensiva della propria squadra. In vista dei Quarti di finale, attenzione quindi alla velocità di Griezmann, agli inserimenti negli spazi ampi di Matuidi e alle corse con la palla in mezzo al campo di Pogba.

 

Tags : Algeriabrasile 2014germaniamondiali

Fabio Barcellona, chimico e allenatore UEFA B. Scrive di calcio per L'Ultimo Uomo.

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