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Emanuele Mongiardo
Divertente come Amine Gouiri
29 apr 2022
29 apr 2022
L'attaccante del Nizza è uno dei talenti più brillanti della Ligue 1.
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Emanuele Mongiardo
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L’accademia del Lione è da anni un esempio di eccellenza assoluta per la quantità di calciatori di alto livello prodotti. Senza tornare al figlio prediletto del presidente Aulas, Karim Benzema, da lì arrivano Caqueret e Aouar, principali protagonisti della squadra semifinalista di Champions League di due anni fa, ma anche Rayan Cherki e Tanguy Ndombele, rientrato a gennaio al Lione dopo due stagioni e mezzo altalenati al Tottenham in Premier League.

 

Il settore giovanile è motivo d’orgoglio non solo per la presidenza del club, ma anche per i suoi tifosi. In un articolo di Bleacher Report su Cherki, Charly Moriceau, autore francese e tifoso dell’OL, ironizzava sulla pervasività con cui i tifosi si preoccupano dei giocatori delle giovanili: «Il Lione è uno dei pochi club in Francia per il quale dei tizi su Twitter possono dirti tutto sull’Under 14. Noi tifosi del Lione veniamo presi un po’ in giro perché siamo ossessionati dal veder crescere i nostri giovani e parliamo di loro davvero in continuazione».

 

Va da sé che il rimorso per aver perso Amine Gouiri ad appena 7 milioni, senza averlo praticamente mai visto con la prima squadra, serpeggi ancora forte tra il pubblico. Amine Gouiri oggi è il leader tecnico del Nizza di Galtier, squadra migliore di Francia dietro il PSG, uno dei motivi per cui guardare la Ligue 1 e in generale uno dei giocatori più divertenti ed efficaci di questa stagione. L’impatto di Gouiri negli ultimi mesi è stato così forte da spingere RMC Sport, uno dei principali media d’informazione sportiva francese, a redigere un

dal titolo

in cui peraltro si consiglia di leggere i commenti dei tifosi al tweet con cui il Lione ufficializza il suo passaggio al Nizza.

 

Nativo dell’Isle-d’Abeau, piccolo comune a venti minuti dai campi d’allenamento del Lione, Gouiri ha iniziato il percorso nelle giovanili del club ad appena tredici anni e ha lasciato la squadra nell’estate del 2020. Pensava di meritare più spazio per la stagione successiva, ma il riscatto di Toko Ekambi e l’acquisto di Kadewere lo avevano spinto ai margini dell’attacco di Rudi Garcia. Il suo addio è arrivato negli stessi giorni di quello di Pierre Kalulu, suo compagno nel Lione B, che come lui si aspettava di trovare più minuti in prima squadra. Juninho, il direttore sportivo, aveva proposto a Gouiri di andare a giocare in prestito, ma l’attaccante, punto nell’orgoglio, aveva rifiutato.

 

«Nelle grandi squadre c’è sempre tanta competizione in attacco. Pensavamo di mandarlo a giocare, così avrebbe mostrato tutto ciò di cui è capace per poi tornare a casa. Ma Amine è rimasto deluso, è stato un po’ vendicativo e ci ha detto: “non voglio andare in prestito, o mi cedete definitivamente o non me ne vado”», ha raccontato Juninho. «I tifosi lo hanno visto giocare con le riserve e segnare due o tre gol, ma ciò non si può paragonare al calcio dei professionisti», ha detto un anno fa, con parole del tutto fuori luogo oggi che Gouiri con dieci gol e sette assist è uno dei giocatori più decisivi della Ligue 1, mentre il Lione zoppica all’ottavo posto, e Toko Ekambi e Kadewere hanno messo insieme otto gol in totale. Secondo Jean-François Vulliez, direttore dell’Academy del Lione, il turning point per la permanenza di Gouiri sul Rodano è stato la pandemia di inizio 2020. Dopo il lockdown, infatti, la Ligue 1 non ha più ripreso e magari in quei mesi Gouiri avrebbe iniziato ad accumulare minuti e gol: «Il finale di stagione del 2020, non giocato a causa del Covid, avrebbe potuto cambiare la situazione. Adesso lo rimpiangiamo ogni fine settimana».

 

Gouiri faceva parte della nidiata dei 2000 del Lione, proprio come Kalulu, Melvin Bard, anche lui migrato a Nizza, e Maxence Caqueret. Oggi Caqueret è il giocatore più talentuoso del Lione, uno dei centrocampisti dal futuro più fulgido in Europa. Da un simbolo del club ci si aspetterebbe un atteggiamento aziendalista, che giustifichi l’operato dei dirigenti, invece anche Caqueret, come i suoi tifosi, non riesce a nascondere il disappunto per aver perso Gouiri senza avergli dato nemmeno una chance: «Sono felice che stia avendo successo, ma Gouiri è uno dei più grandi rimpianti che il club possa avere, e lo è anche per me. Ho fatto tutte le giovanili con lui e ci conosciamo bene. Giocare con lui sarebbe stato bello».

 



Il passato da centravanti nelle giovanili del Lione, le origini algerine, un modo di giocare ipertecnico, che spesso lo porta lontano dall’area per offrire sponde e associarsi ai compagni, definiscono un immaginario noto da oltre dieci anni ad alti livelli. Manca solo che inizi a giocare con l’avambraccio bendato, poi Gouiri non potrebbe davvero fare di più per suscitare paragoni con Karim Benzema. Proprio come il fuoriclasse di Bron dal 2005 al 2007, Gouiri ai suoi esordi col Lione indossava la maglia numero diciannove, e oggi ci sono momenti in cui sembra davvero di rivedere Benzema ma con la maglia del Nizza addosso. Provate a guardare una partita di Gouiri e osservate con attenzione i controlli orientati d’interno quando si abbassa a centrocampo, è impossibile trovare qualcuno con un’andatura più simile a quella di Benzema. Gouiri sa quanto il pubblico insista sul paragone e allora si schermisce. In un’intervista, tra i suoi riferimenti, prima ancora della punta del Real Madrid cita Roberto Firmino, altro attaccante di manovra con cui è sicuramente meno impegnativo confrontarsi, quantomeno per il numero di gol.

 

Istituire paragoni così importanti non è mai un’operazione corretta, specie nei confronti di un giovane agli esordi. In questo caso è più una speranza per noi che guardiamo, quella di avere un giocatore come il centravanti del Real Madrid anche dopo il suo ritiro (che, c'è da dire, in questo momento sembra parecchio lontano). Eppure, per quanto Gouiri e Benzema siano diversi – per atletismo il giocatore del Nizza, nonostante abbia un buon passo, non sembra al livello del Benzema di Lione – il paragone serve innanzitutto a capire a che tipo ideale di attaccante appartenga Gouiri.

 

Se il futuro del calcio europeo sembra in mano ad attaccanti bionici, pronti a divorare il cuore dei difensori a ogni attacco alla profondità, Gouiri, pur giocando a ritmi alti, rappresenta una risposta più riflessiva, il futuro della stirpe dei centravanti-registi. Non ha la presenza fisica né la voracità dei migliori attaccanti suoi coetanei, ma ha una pulizia tecnica che sembra provenire da un calcio meno caotico, più focalizzato sulla pulizia del tocco. L’unicità di Gouiri nel panorama delle punte di nuova generazione, è di possedere una tecnica immacolata, praticamente senza alcun difetto, che si tratti di una sponda, di un dribbling o di un controllo orientato. Quella del ‘99-2000 è una generazione di cavalli da corsa, con un impatto nell’attacco alla profondità tale da nascondere limiti tecnici a volte abbastanza evidenti. Invece il calcio di Gouiri, forse per un dono naturale, forse per formazione, non ammette imperfezioni nel proprio rapporto con la palla: è impossibile offrire ciò che dà lui alla squadra senza standard tecnici elevatissimi in tutti i fondamentali.

 



Gouiri prova a partecipare il più possibile al gioco. Il Nizza non ha un vero regista in mediana, ci sono soprattutto incontristi come Lemina e Pablo Rosario e un centrocampista abile in conduzione come Khéphren Thuram. Galtier, allora, concede a Gouiri tutta la libertà di muoversi incontro, di posizionarsi all’altezza che ritiene migliore per rendere fluida la circolazione di palla. Galtier è innanzitutto un allenatore solido senza palla, non costruisce fasi offensive troppo strutturate e d’altra parte Gouiri non ha bisogno di input particolari per capire come muoversi. L’ex attaccante del Lione sa sempre dove essere utile, un talento innato, evidente già in tenera età secondo i suoi istruttori.

 

L’intelligenza, la mobilità, unite alla tecnica e ad un passo abbastanza rapido, avevano spinto Vieira e poi Ursea – suoi allenatori al primo anno al Nizza – a schierarlo da ala sinistra, a piede invertito. «Amine sa adattarsi ad ogni scenario perché è un giocatore efficiente», aveva spiegato Ursea. «Il dibattito sulla sua posizione è piuttosto sterile, perché abbiamo a che fare con un giocatore super intelligente. Amine sa interpretare diverse funzioni e questo fa di lui un calciatore a parte. Che giochi al centro o sulla sinistra, lui è in grado di creare, di segnare e di essere decisivo, perché ha l’abilità di fiutare gli spazi».

 

Ci sono state occasioni in cui anche Galtier lo ha fatto partire più largo, ad esempio nel secondo tempo della partita col PSG. In generale, però, quest’anno Gouiri parte dalla posizione di punta sinistra di un 4-4-2, con estrema libertà di interpretazione proprio per l’intelligenza citata da Ursea. Nelle prime fasi del possesso, ad esempio, il 4-4-2 del Nizza si trasforma in una sorta di 3-5-2, col rombo in costruzione formato dai due centrali e i due mediani, i terzini che si alzano per diventare esterni e le ali che entrano dentro al campo quasi da mezzali. Gouiri, in questo contesto, può decidere se rimanere alto vicino all’altra punta o se abbassarsi quasi all’altezza del regista del rombo di costruzione, da centrocampista aggiunto. Se al centro non ci sono spazi e il possesso progredisce sulla fascia, allora Gouiri si allarga per avvicinarsi agli altri giocatori della fascia sinistra (di solito Bard e Kluivert, nominalmente terzino e ala del 4-4-2, poi esterno e mezzala del 3-5-2) e scambiare nello stretto.

 

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Gouiri conosce le conseguenze di ogni suo movimento, sa che spostarsi significa attrarre un mediano o un centrale e aprire spazi ai compagni. Soprattutto, però, Gouiri diventa il riferimento più utile per far circolare la palla, la vera costante degli attacchi del Nizza.

 



I movimenti incontro di Gouiri, infatti, innervano tutte le fasi di gioco del Nizza col pallone: transizioni lunghe, prima costruzione, attacco posizionale nella metà campo avversaria. Nella migliore delle ipotesi, se riesce ad abbassarsi e a eludere la marcatura di chi esce su di lui, inclina il campo verso la porta avversaria e permette al Nizza di correre. Se però la squadra avversaria si mantiene compatta, allora affidare palla a Gouiri, con la sua qualità nello stretto e nei dribbling difensivi, può essere utile anche ad abbassare gli avversari e permettere a tutto il Nizza di alzarsi in blocco, difensori compresi: non una giocata risolutiva, ma un tipo di contributo con cui Gouiri riempie le sue partite e rende più sicuro il controllo della palla in una squadra dallo spirito soprattutto verticale.

 

Il pallone lo attrae in maniera magnetica e lui ripaga la fiducia dei compagni con una sicurezza nella gestione da grande attaccante di manovra. Sono i mezzi tecnici a permettergli di ricevere basso e con uno o più avversari intorno. Con l’uomo alle spalle, è abituato ad assorbire i contatti. Spesso, però, non ha neanche bisogno di attutire i colpi, perché con i controlli orientati non dà neanche tempo di avvicinarsi. Il primo pensiero di Gouiri, incontro e spalle alla porta, è di chiudere il piatto per indirizzare la palla verso l’interno e girarsi. Se non è possibile, l’alternativa è custodire la palla sotto la suola per provare a rivoltare contro il marcatore il contatto fisico. Il bagaglio di soluzioni di Gouiri quando riceve venendo incontro, però, è anche più vasto, merito di un’intelligenza da centrocampista più che da attaccante. Come i veri registi, Gouiri scandaglia con la testa cosa succede nei paraggi prima di ricevere. È per questo che molto spesso non ha neanche bisogno di toccare la palla per mandare a vuoto gli avversari: non è raro che lasci sfilare il pallone per sorprendere un marcatore aggressivo con un velo. Se può farlo, è perché sa esattamente in che direzione corre l’avversario e dove lascia spazio. Non a caso, una delle sue soluzioni preferite è il colpo di tacco per giocare alle spalle del difensore in uscita. Gouiri è uno specialista dei tacchi di prima sulle verticalizzazioni che gli arrivano dalla difesa. I compagni sanno già di dover correre quando l’ex Lione si abbassa spalle alla porta, perché i colpi di tacco sono una costante.

 

Guardate come manda in profondità Justin Kluivert contro il Bordeaux. Il Nizza recupera palla sulla propria bandierina e Lemina spara una cannonata verso Gouiri. Sarebbe una palla difficile da addolcire e infatti il difensore lo segue forte in marcatura. Gouiri, però, ha distacco a sufficienza e devia il pallone di tacco nonostante la velocità del passaggio. La palla passa tra le gambe del difensore e spedisce Kluivert in campo aperto. Gouiri riprende a correre, si fa ridare il pallone in area e segna.



 

Oppure guardate come, invece di fermare la palla e provare a proteggerla dall’arrivo di Verratti, velocizzi l’azione con un tacco in diagonale che arriva preciso a Dolberg alle spalle del centrocampista del PSG.

 

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L’uso così ostinato del tacco indica in realtà come Gouiri sia un giocatore formidabile di prima, anche col piatto o l’esterno del destro: nonostante la supremazia tecnica, se può, si libera subito del pallone per sfruttare quegli spazi che compaiono per pochi istanti quando le linee scivolano o un marcatore esce su di lui. Lo si nota anche quando si allarga verso la fascia sinistra per associarsi ai compagni della catena: gioca come fosse in un

, con appoggi immediati che fanno circolare la palla in spazi stretti e permettono al Nizza di riportare il pallone dalla corsia esterna verso il centro. A volte, come un vero centrocampista, Gouiri stesso indica ai compagni a chi appoggiarsi. «È un giocatore associativo che ama scambiare di prima coi compagni in spazi stretti», ha detto di lui Ursea. La qualità nel gioco di prima, peraltro, lo autorizza anche ad avviare in prima persona le transizioni. Se il Nizza difende basso, non è raro che Gouiri si avvicini alla zona del recupero palla per offrire un aiuto nel momento della riaggressione avversaria, quando il possesso è ancora sporco. Gouiri chiama lo scarico e con un appoggio delicato, magari d’esterno, trova il compagno libero più vicino e ripulisce il pallone.

 

Il segreto, come sopra, è rimanere concentrato su cosa ha intorno, sapere dove c’è spazio e dove sono gli avversari: è per questo che Gouiri sa sempre se si può giocare di prima o se è il caso di eseguire un controllo orientato, se è meglio tenere la palla sotto il corpo o se si può provare il velo. La lucidità e la tecnica dilatano le sue possibilità in tempi e spazi ristretti: ecco cosa c’è di Benzema in Gouiri, al di là dei controlli orientati e delle origini algerine.

 

La lettura degli spazi, però, serve a Gouiri non solo per attivare i compagni, ma anche per provare l’azione personale. Se dopo il controllo orientato riesce a girarsi, ama partire in conduzione e puntare la difesa. Nonostante ad agosto 2018 si sia rotto il crociato – a ventidue anni, quindi, ha già dovuto superare un grave infortunio – rimane veloce palla al piede; se l’avversario lo insegue, è abile a spostarsi per tenere coperta la palla in corsa con le gambe, per questo è difficile sporcargli il pallone in tackle. Secondo FbRef (dati Statsbomb), Gouiri tra gli attaccanti è nel 94

percentile per corse progressive palla al piede, ne completa 6,63 ogni 90’.

 


 

 

 

In prossimità dell’area, poi, ha un dribbling secco con cui è in grado di preparare il tiro. Tocca la palla con frequenze molto elevate e sa nascondere fino all’ultimo il dribbling: se l’avversario è impulsivo e fa la prima mossa, può di sterzare verso il fondo. Di solito, però, preferisce rientrare col piede forte da sinistra verso il centro. In questa stagione completa 2,2 dribbling ogni 90’ in Ligue 1 (dati Whoscored), dietro solo a Boufal e Mbappé tra i giocatori offensivi, che però occupano posizioni di campo più adatte al fondamentale. Se si confronta con i pari ruolo dei principali campionati europei, Gouiri è nel 92

percentile per dribbling completati ogni 90’. Avere una punta che dribbla come un’ala è un lusso per Galtier, e giustifica tutte le volte in cui si allarga sulla fascia per convergere sul piede forte.

 





I dribbling da sinistra verso il centro, spesso sono il preludio al tiro in porta. Il francese ha un buon potenziale a livello balistico, ma al momento non sembra usarlo al meglio. Si affida troppo all’interno del destro ed è un po’ monotematico nella scelta dei tiri: se vede lo specchio, prova quasi sempre ad aprire il piatto per piazzarla sul palo lungo. Nel migliore dei casi, disegna capolavori come il

al Clermont, un tiro d’interno di controbalzo che si è infilato preciso sotto l’incrocio del secondo palo. I portieri, però, stanno imparando a conoscerlo e leggono in anticipo la conclusione. Al momento Gouiri predilige troppo la ricerca della precisione alla potenza, anche nelle conclusioni sul primo palo. Esplora troppo poco il collo del destro, così come tiene in ghiaccio il piede debole. Gouiri non è un giocatore monopiede, anzi, col sinistro sa imprimere belle traiettorie ai cross, però non si fida, o semplicemente non è abituato ad usarlo, né nei passaggi, né in conduzione, né nei tiri. Indicativa di ciò la frequenza con cui usa l’esterno del destro, anche negli appoggi o nei filtranti. L’esterno è sicuramente un fondamentale da privilegiato, che arricchisce il suo gioco di quei preziosismi propri dei campioni più tecnici: usare l’esterno è un’arte ed è bene che Gouiri porti avanti la tradizione. Sfruttare di più il sinistro, però, gli aprirebbe nuovi orizzonti. Amplierebbe il suo ventaglio di soluzioni anche dentro l’area, dove gli capita di provare conclusioni d’esterno destro senza forza sufficiente per superare il portiere.

 

Migliorare la propria efficienza negli ultimi metri di campo, in generale, deve essere l’obiettivo di Gouiri, che se tecnicamente è un attaccante ben sopra la media, al momento non è paragonabile ai grandi prospetti del calcio europeo per quanto riguarda la finalizzazione, basti pensare che in campionato non segna dal 23 gennaio (anche a causa di un calo di tutto il Nizza). Da 7,9 npxG ha ricavato soli 7 gol: non solo dovrebbe incrementare in assoluto il numero delle proprie occasioni, ma dovrebbe migliorare anche il tasso di conversione (il dato sulle occasioni è influenzato anche dalla sua scarsa abilità nel gioco aereo: non è un caso che gli angoli nel Nizza li batta lui, senza neanche provare ad andare a saltare in area). La cifra di gol segnati è compensata da un ottimo numero di assist, sette. Da sinistra, Gouiri sa essere un ottimo crossatore, capace di disegnare belle traiettorie a rientrare verso il secondo palo. Da posizione più centrale, invece, dovrebbe abituarsi di più a giocare il pallone rasoterra sulla corsa, perché troppo spesso esegue passaggi sui piedi anche quando c’è spazio in profondità.

 

In generale, comunque, il rapporto col gol è il gradino che divide Gouiri dai migliori attaccanti. Anche perché di vie per raggiungere l’area ne ha molte: il dribbling, come abbiamo detto, ma anche partire da lontano e associarsi con i propri compagni per arrivare in porta dopo una serie di triangoli. Il suo gusto per il fraseggio, la capacità di portare fuori posizione il difensore, scaricare e muoversi in avanti per comparire alle sue spalle, rende difficile leggere il gioco di Gouiri. La continua ricerca delle pareti gli permette di ricevere sempre in movimento, anche in spazi stretti, dove se aspettasse la palla da fermo sarebbe più difficile sviluppare il gioco. Così, in area può arrivarci in maniera dinamica, senza binari predefiniti, leggendo e occupando progressivamente gli spazi che si aprono ogni volta che un suo triangolo attrae un difensore. Si tratta di associazioni spontanee, difficili da canalizzare, perché gli spazi non compaiono mai in un punto predefinito. Non è un caso che il partner prediletto di Gouiri nei triangoli sia un’altra punta dal piede morbido come Dolberg – «Non parliamo la stessa lingua, ma ci comprendiamo l’un l’altro», ha dichiarato in un’intervista. Il gol segnato al Nantes è l’essenza del calcio associativo: Gouiri scarica per il danese tra le linee che fa per andare verso la fascia portando con sé il difensore e facendo comparire un buco al centro della difesa.

 

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I gol arrivati dopo combinazioni da PlayStation a pochi tocchi, sono quelli che probabilmente esaltano di più i tifosi. Non sono molti, oggi, gli attaccanti divertenti come Gouiri, capaci di rendere godibile il gioco collettivo con la propria tecnica. Se tutto va come deve andare, il prossimo anno Gouiri si ritroverà in Champions League, col Nizza o magari con una squadra di più alto lignaggio – si diceva che il PSG avesse pensato a lui per sostituire Mbappé. Non basterà, però, adeguarsi a quei livelli: da Gouiri è lecito aspettarsi un miglioramento negli ultimi sedici metri, così da rappresentare non solo un’eccellenza a livello tecnico, ma anche una seria minaccia sotto porta. Al momento Gouiri

, per dirla con il suo mentore Karim Benzema. Nel momento in cui verrà apprezzato anche da chi si lascia convincere solo dai freddi numeri, forse, avrà raggiunto uno status da campione vero.

 

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