
È molto raro, e nel contesto italiano senza precedenti, che un giocatore dello status di Amedeo Della Valle, 32 anni, scelga di avventurarsi nel basket 3x3. Parliamo di un ex MVP del campionato, del miglior italiano dell’ultima stagione, del capitano e leader della Brescia finalista Scudetto, reduce da un’annata da quasi 16 punti a partita e il 40% da tre. Dopo l’ennesima bocciatura dell’ex CT Gianmarco Pozzecco “ADV” ha imboccato una strada inesplorata. Ha fatto una scelta coraggiosa, frutto di una sana curiosità, «un’apertura al cambiamento» che torna spesso nelle sue parole, e una voglia di rimettersi in gioco non scontata, anzi. E oggi si dice «molto contento di essermi fatto convincere: ho scoperto un mondo nuovo, che mi ha appassionato da morire».
Alla chiamata di Stefano Mancinelli, responsabile FIP dell’area tecnica 3x3, Della Valle ha detto sì, senza esitare troppo. E di lì a breve avrebbe fatto ritorno in patria con la prima medaglia europea di sempre nel 3x3, il bronzo conquistato nella Europe Cup di Copenaghen insieme a Carlo Fumagalli, Raphael Gaspardo e Dario Masciarelli. Una gioia inaspettata, che allontana sullo sfondo il capitolo degli ultimi tre anni senza Nazionale 5x5. Rimane una ferita aperta, ma il cambio di guida tecnica potrebbe aprire nuovi spiragli, e in ogni caso l’orizzonte che oggi Della Valle sembra vedere nel suo futuro è un altro: accompagnare l’Italbasket 3x3 nella “road to Los Angeles 2028”. Cioè alla seconda tornata olimpica, con più delegazioni nel tabellone, della pallacanestro “di strada”.
Aiutare l’Italia a raggiungere i Giochi - sul campo, come dimostrato nelle primissime apparizioni, ma anche come attrattiva per altri grandi nomi del 5x5, come auspicato da Mancinelli - sarebbe una bella chiusura del cerchio. Magari convincendo l’amico Danilo Gallinari a condividere il percorso, come suggerito dallo stesso Della Valle con una recente storia Instagram. Si può sognare: solo un anno fa, d’altronde, chi si sarebbe aspettato ADV nel 3x3? Nemmeno il diretto interessato.
Ti saresti mai immaginato un'estate 2025 del genere, fino a qualche mese fa?
Difficile. Quello che ti posso dire è che io sono una persona estremamente aperta al cambiamento. Sono cresciuto con l'esempio dei miei genitori, una coppia separata ma che ha saputo “fare squadra”. Ho sempre avuto i loro punti di vista ed esempi davanti, la loro apertura al cambiamento e alla vita in generale, a quello che ti può dare, ogni opportunità. E così io mi sono tuffato nel 3x3. Non sapevo neanche cosa fosse, ma nel momento in cui me l'hanno proposto io sentivo la voglia di vestire ancora la maglia della Nazionale. I miei punti di domanda erano tanti, più delle certezze. Anzi l’unica certezza che sentivo era di poter mettere la palla nel canestro, quello penso di essere ancora bravo a farlo, ma non avevo idea di come sarebbe stato tutto il resto e che figura avrei potuto fare. Alla fine però sono arrivato alla conclusione che quando vuoi provare una cosa nuova, devi accettare di metterci la faccia e sapere che può venire bene o male. E così ho deciso di lanciarmi in questa nuova esperienza.
Per un giocatore del tuo livello può sembrare quasi scontato avere un certo impatto. Sentivi di avere più da perderci che da guadagnarci, all’inizio?
Certo, anche perché era molto facile, se le cose non fossero andate bene, finire in un certo tipo di discorsi. Immagina questo scenario: mi presento al 3x3, perdiamo due partite, veniamo eliminati, e io divento subito quello che non fa la differenza, che quando arriva una squadra fisica scompare, cose del genere. Etichette “da bar” che conosco fin troppo bene. Non era il mio primo pensiero però, anche per come sono fatto: quando mi metto a fare una cosa, ci credo, fino in fondo. E questo è stato il mio approccio. Alla fine, poi, sfiga vuole che sia pure andata bene…
Quanto è stato importante per la tua scelta il ruolo di Stefano Mancinelli?
Molto, onestamente non so se l’avrei mai fatto se non ci fosse stato Mancinelli. Una sera mi ha chiamato e mi ha detto: “Guarda, te lo dico subito: per me è una follia che tu non stia giocando con la Nazionale, ma se io ti porto al 3x3 ti posso assicurare che ti diverti e che ti si apre un mondo”. Io sentivo di dovergli dare retta, ma da una parte pensavo anche: chi me lo fa fare? Mi sono chiesto se volessi davvero buttarmi, e rimettere la maglia della nazionale, sapendo di essere fuori dai piani per l’estate di quella 5x5. A posteriori sono molto contento di essermi fatto convincere: ho scoperto un mondo nuovo, che mi ha appassionato da morire.
C’era anche un po’ di voglia di rivincita, nella tua scelta?
Mah, ti direi di no. Le cose tendo a farle per me stesso, e con la nazionale 5x5 per me era un capitolo chiuso, almeno con quell'allenatore. Sapevo che non si sarebbe riaperto. In questi anni ho sempre tifato per la Nazionale, anche perché conosco e ho giocato insieme a tanti ragazzi che hanno vestito la maglia azzurra. Non ho mai pensato a dovermi prendere una rivincita, sono consapevole del mio valore.
Nessuna rivincita, quindi. E come hai detto più volte: “nessun rimpianto” per come sono andate le cose. Si fa presto a parole, ma durante le partite dell’Italia, davanti alla tv, come ti sentivi?
Davvero non c’è nessun risentimento da parte mia. Zero, sono tranquillo con me stesso. Poi se mi chiedi: sarei dovuto essere lì? Secondo me sì. Anche perché era palese che in certi frangenti servisse qualcosa di… “estemporaneo”, diciamo. E sono sicuro che in quei momenti avrei potuto dare una mano. Ma ognuno vede il basket a proprio modo, e in ogni caso io ho guardato le partite “da tifoso”. Non ci pensavo.
Come ti spieghi il fatto che Pozzecco proprio non ti abbia mai voluto?
Me lo ha detto, chiaramente. È convinto che io debba essere molto coinvolto per giocare al mio livello, ma che non avrebbe avuto i minuti per me nella sua squadra. Voleva giocare con una rotazione a otto, e pensava che non sarei stato adatto a un ruolo da “dodicesimo“. Io gli ho risposto che non mi ha mai dato l'opportunità di giocare e fargli cambiare idea, visto che l’unica chance che ho avuto è stata in una partita contro la Francia, in cui mi ha messo in campo per gli ultimi 5 minuti, sul -30.
Ed è stato conflittuale, questo scambio?
Molto diretto, direi. Io non sono una persona che risolve tutto a baci e abbracci, ma neanche uno che urla: ci siamo parlati con grande sincerità e gli ho detto ciò che pensavo. Ma sono scelte tecniche, e sono lecite, assolutamente.
In tantissimi - giornalisti, tifosi, addetti ai lavori - ne hanno parlato e in qualche modo ti hanno dimostrato grande stima e affetto. Ti consola, almeno in parte?
Onestamente, no. So di essere fortunato, perché in Italia la gente mi vuole bene e mi sento molto apprezzato. E più che per l'aspetto tecnico, a me piace essere riconosciuto per la mia umanità; perché l’idea che uno può farsi del giocatore è soggettiva, ma il rapporto con i tifosi può anche essere uno scambio umano molto bello, e nel mio caso è così. Ma sono sicuro che se avessi avuto un’occasione, avrei dimostrato di meritare quel posto in nazionale.
Vedi l’arrivo di Luca Banchi come un'opportunità?
Non lo so, come sempre dipenderà dalle sue idee, dalle sue scelte. Conoscendo Banchi, e avendo avuto anche dei colloqui con lui ai tempi di Torino, sono sicuro che saprà fare le scelte migliori per questa Nazionale, e in ogni caso che dal punto di vista umano non ci saranno problemi. Per qualsiasi altro discorso è ancora presto.
Quando di recente ti è stato chiesto del futuro in nazionale, hai sempre risposto parlando di 3x3 e Los Angeles 2028.
Beh, chiaramente una volta arrivati a questo punto, e avendo assaggiato il bello del 3x3, come potrei non farci un pensiero? Credo sarebbe una bellissima esperienza, già mi immagino l’atmosfera di questo sport insieme a quella del villaggio olimpico. Mi piacerebbe molto, vediamo.
E ci potrebbe essere Danilo Gallinari con te? Se ne sta parlando tanto, dopo la tua storia Instagram di settimana scorsa.
Spero davvero di sì, sarebbe bello. Io gliel'ho buttata lì, e secondo me è incuriosito e interessato all’idea. Poi chiaramente è un impegno grosso, quindi dipende da lui, da come sta fisicamente, da quanto vorrà impegnarsi in un progetto del genere. Ma ne abbiamo parlato concretamente, e mi è sembrato aperto a pensarci sul serio. In ogni caso il momento di fare questa scelta sarà più avanti, quindi vediamo nel frattempo come vanno tutte le altre cose da cui dipenderà, al di là della voglia o meno di fare questa esperienza.
Pensi che sarebbe un “game changer” nel 3x3, anche nel 2028, a 40 anni?
Certo che sì, parliamo di Danilo Gallinari. Ha un talento enorme, è troppo forte per non fare la differenza, e questo fino a quando lo vorrà lui e in qualsiasi gioco abbia a che fare con il basket. Ultimamente ho sentito un sacco di gente parlare del suo calo, dei suoi problemi fisici, del suo non essere più brillante come un tempo… okay, intanto però se non entra a rimettere in piedi gli ottavi con la Slovenia, l’Italia sarebbe uscita da EuroBasket in modo ben diverso. E fammi dire una cosa: per come la vedo io, è impossibile essere puri amanti della pallacanestro e non essere amanti di Danilo Gallinari. È semplicemente impossibile.
Tornando al tuo viaggio nel 3x3. Da fuori, sembra un mondo in cui si respira un’atmosfera molto bella.
È esattamente come la si percepisce dall’esterno, se non meglio. Sana, bella, divertente, ben organizzata. E dal punto di vista fisico, faticosa. Molto.
Più per i ritmi del gioco, o per il calendario dei tornei?
Per l’insieme delle due cose, direi. Già le partite ti distruggono, poi capitano giorni in cui ne giochi due o tre. E devi stare tutto il giorno lì, sul campo o sotto un tendone, al sole. Capisci che è un vero e proprio grind, come dicono gli americani. È uno sport che diventa molto mentale e che si gioca tanto sul controllo dei nervi, perchè ci sono momenti durante le partite in cui non riesci praticamente più a ragionare, ma devi rimanere attaccato con la testa alla partita.
E questo senza un coach a bordo campo, che per chi arriva dal 5x5 come te deve essere strano inizialmente.
Assolutamente sì, è una cosa molto particolare. Le prime partite è stato molto strano non avere un allenatore a bordo campo, perché devi “arrangiarti”, non hai quel punto di riferimento che vede le cose dall’esterno e che ogni tanto ti ferma e ti dice: aspetta un attimo, facciamo questo, facciamo quello. E quindi sei molto più responsabilizzato, e a me piace perché è una cosa che ti fa sentire molto coinvolto.
Sono diverse anche le dinamiche che si creano tra i compagni?
Di sicuro contribuisce a creare molto più velocemente un rapporto diretto, di fiducia e di reciproca comprensione. Per forza di cose, sei praticamente obbligato - perché o ci si ascolta a vicenda, si capiscono le esigenze in campo dell'uno e dell'altro, o creare una buona chimica è impossibile.
Ti senti arricchito, umanamente e tecnicamente, da questa esperienza?
Di sicuro a livello umano, ma credo anche come giocatore, perché ti devi adattare a delle cose a cui non sei abituato. Gli spazi, i contatti, i tempi e la velocità delle scelte sono completamente diversi, e penso che migliorare in questi aspetti nel 3x3 aggiunga delle cose al bagaglio di un giocatore 5x5.
A proposito. Pensi che diventerà più comune per i giocatori 5x5 andare con le nazionali 3x3?
Non è semplice. Da quando il 3x3 è diventato disciplina olimpica ha accresciuto tanto il suo appeal, ma non basta. Dipende da diversi fattori, in primis economici, perché la differenza con il 5x5 è ampia.
Partendo dal rischio infortuni, giusto?
Sì, ma non solo, perché oggi la federazione offre un'assicurazione come per chi gioca con la nazionale “maggiore”. Il punto è anche che per arrivare pronto a questi tornei estivi devi giocare tanto, per tutta l'estate, che solitamente è il momento di stacco, di riposo.
Brescia era serena sulla tua scelta?
Sì, assolutamente. Anzi mi hanno aiutato a prendere questa decisione. Ma Brescia è una società vincente e di ampie vedute - e prima ancora che dai risultati sul campo, lo si vede nelle scelte e nei rapporti con le persone. Il mio con il club è fantastico, non potrei chiedere niente di più.
Se nel 2028 dovessi scegliere tra nazionale 3x3 e 5x5 - augurandoci di arrivare a questo bivio - da che parte andresti?
Bella domanda. Ovviamente me lo sono chiesto anche io, nei miei sogni. Spero di arrivare a dover prendere questa scelta, al resto ci si penserà.