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Matteo Pontes
L'altro calciomercato
07 set 2015
07 set 2015
10 nuovi giocatori interessanti passati sottotraccia nell'ultima sessione di mercato.
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Matteo Pontes
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Kondogbia, Mandzukic, Dybala, Luiz Adriano, Dzeko, Allan, Salah, Bacca, Alex Sandro, Perisic, Cuadrado, Romagnoli, Jovetic. Questi sono i nomi che, allo sfinimento, abbiamo sentito ripetere nel corso di questa estate di mercato. Tanti milioni spesi, alcuni bene e altri male, la risposta la darà il campo. Ci sono però altri nomi legati a club più o meno quotati, che i media, come il resto delle squadre, si sono quasi dimenticati di trattare. I prezzi spesi per loro non arrivano mai alla doppia cifra, ma potrebbero fare la differenza nel campionato appena iniziato. Ne abbiamo scelti dieci da presentarvi.

 



L'estate 2015 ha cambiato di fatto le ambizioni di Filip Helander. Il difensore svedese ha vinto da protagonista l'Europeo Under-21, finendo nella top 11 della competizione stilata dalla UEFA. L'altezza, 1 metro e 92 centimetri, farebbe pensare a un tipico centrale scandinavo, abile sulle palle alte, meno nell'impostazione e nelle coperture in velocità. In realtà Helander ha mostrato, in particolar modo nell'ultima stagione, di essere un difensore elegante e capace nel gioco palla al piede, pur rimanendo, come è normale con quella struttura fisica, un po' lento nei movimenti.

 

L’essere mancino lo rende inoltre un

all'interno del lotto dei centrali dell'Hellas, che se lo è aggiudicato per la cifra, non impossibile, di un milione di euro, versati nelle case del Malmö, squadra nella quale ha militato fin da giovane. Dal 2012 gioca in maniera stabile tra i professionisti e ha dimostrato fin da subito una buona "testa" e capacità di applicazione.

 

Con la maglia del Malmö ha conosciuto anche l'Europa che conta, quella della Champions, e in parte il calcio italiano. Il giocatore più difficile che ha mai affrontato, come lui stesso ha dichiarato, è stato proprio Carlitos Tévez, non solo per le qualità dell'argentino, ma soprattutto perché predilige marcare attaccanti di alta statura. «Preferisco controllare giocatori fisici come me. Per rimanere nel Verona meglio marcare Toni che Pazzini».

 

Qualche problema con la lingua e la condizione fisica per ora lo stanno frenando. Superate queste prime difficoltà uno tra Moras e Márquez dovrebbe lasciar posto al ventiduenne svedese.

 

https://www.youtube.com/watch?v=kp7CEr9I6M8

In questo video su YouTube viene inserito tra i migliori dieci del campionato svedese (le immagini sono dell'unico gol segnato in campionato).



 



Sono molti i volti nuovi tra i difensori della Serie A. Uno dei più interessanti è senz’altro quello di Abdelhamid El Kaoutari. Difensore franco-marocchino classe '90, nato e cresciuto a Montpellier, costa mediterranea della Francia, ha militato con la squadra della sua città, dalle giovanili sino al trasferimento a Palermo, dall'altra parte del Mediterraneo.

 

Nella stagione 2008/09 il Montpellier è in seconda divisione, Abdelhamid ha 18 anni e da un anno si allena abitualmente con la prima squadra. Prima di scegliere la Nazionale marocchina ha già collezionato 8 presenze con le Nazionali giovanili francesi, ma in campionato trova poco spazio, limitandosi a 4 apparizioni in tutta la stagione.

 

Nella successiva però il Montpellier è in prima divisione con una squadra più attrezzata. Parte un progetto fondato sui giovani e nella seconda parte di stagione diventa un titolare stabile, giocando accanto a un'altra promessa del calcio francese come Mapou Yanga-Mbiwa. Anche l'anno successivo, a 20 anni, El Kaoutari è titolare, ma a fine stagione subisce un brusco calo delle prestazioni. L'anno dopo, quello in cui il Montpellier vince “miracolosamente” il titolo, un infortunio al ginocchio e l’affidabilità della coppia Hilton - Yanga-Mbiwa lo relegano ai margini della formazione (solo 5 presenze). L'anno dopo il Montpellier subisce un ridimensionamento: vende i suoi pezzi pregiati, tra cui Yanga-Mbiwa (a gennaio), ed El Kaoutari ritrova il posto da titolare. Anche a Palermo è partito nell’undici iniziale, segnando anche un gol, appena il secondo della sua carriera.

 

Abdelhamid El Kaoutari ha un buon sinistro, non tale da impostare l'azione della squadra, ma abbastanza da togliere palloni rischiosi dalla retroguardia difensiva. Spesso, una volta riconquistata palla, avanza per far salire la squadra, per poi scaricare sul compagno che imposta. Bravo nella marcatura a uomo, è agevolato da un buon fisico (un metro e ottanta per 75 kg) e da una discreta velocità, che al Montpellier lo ha portato a essere impiegato anche come terzino sinistro.

 

Iachini, nella conferenza post Palermo-Genoa, ha voluto spegnere le luci su di lui, «El Kaoutari è un ragazzo che si sta inserendo bene, ci auguriamo che questo gol gli dia anche più fiducia».

 

https://www.youtube.com/watch?v=jK4sNnE-DwE&feature=youtu.be&t=2m34s

Avremmo potuto scegliere tra i tanti stilistici interventi presenti in questo video, ma la genialità improvvisa di questa “scivolata” ruba il cuore.



 



È il 2013 quando Roberto Mancini si siede sulla calda panchina del Galatasaray, dopo l’esonero dell’imperatore Fatih Terim. Nel mercato di riparazione il tecnico italiano ha bisogno di un terzino sinistro. Il titolare di allora è Riera, spagnolo con 30 presenze alle spalle con la casacca giallorossa.

 

Mancini però s’innamora di un talento brasiliano classe '92, lo chiede alla dirigenza turca, che lo porta a Istanbul per 8 milioni di euro. A 21 anni Alex Telles ha alle spalle una cinquantina di presenze con la maglia del Grêmio e tante aspettative, Mancini osa e appena completato il trasferimento a fine gennaio, Telles diventa il terzino sinistro titolare del Galatasaray per il resto della stagione. Metà stagione che si conclude più che positivamente, con 21 presenze, un gol e un assist. Si dice che PSG e Chelsea abbiano più volte chiesto informazioni al Galatasaray, che però non vuole cederlo dopo un solo anno e aspetta l’esplosione in quello successivo.

 

Lui rimane, ma il Mancio lascia Istanbul e al suo posto arriva Prandelli. La squadra trova delle difficoltà sul piano del gioco e anche Telles ne risente. Dopo l’esonero dell'ex tecnico della Nazionale, il subentrato Hamzaoglu proverà a schierare Telles ala sinistra nel suo 4-2-3-1: nonostante la tecnica e un sinistro notevoli, il suo contributo è meno incisivo. A fine stagione collezionerà 36 presenze, un gol e un assist.

 

Ora Telles e Mancini s’incontrano di nuovo. Il brasiliano dovrà lavorare molto tatticamente, in particolare sulla fase difensiva. Spesso quando affronta un tridente ha più difficoltà, ma le sue qualità, anche di copertura, sono indiscutibili e con un centrocampo d'interdizione come quello interista avrà sicuramente meno difficoltà. Probabilmente partirà titolare già dalla prossima gara di campionato: a 22 anni per lui è un nuovo inizio.

 

https://www.youtube.com/watch?v=b1e1_5xwZn8

Qui c'è tutto Telles: fase difensiva, offensiva, cross, dribbling e una quantità mostruosa di palloni messi al centro. Mauro Icardi si frega le mani.



 



È la grande scommessa del Genoa. Classe 1996, proveniente dal City in prestito biennale, ma con la possibilità di riscatto attorno ai 3,5 milioni e di controriscatto dei Citizens a 5 milioni. L'inizio di stagione, sia nel precampionato che nelle prime due giornate, è stato da drizzare i capelli. Tutto quello che di buono si diceva sul centrocampista francese è sembrato materializzarsi, come se per una volta i toni entusiastici che circondano l’acquisto di un giovane riescano a prendere corpo compiutamente.

 

Dall'estate 2012 fa parlare di lui, al punto che, pur non avendo mai esordito con la prima squadra del Le Havre, era già riuscito a scatenare un’asta. Ntcham aveva impressionato nella Coupe Gambardella, molto nota a livello giovanile in Francia, e con la fascia di capitano nell'Under-16.

 

L’Inter era in vantaggio fino all'offerta del City di un milione e mezzo, quasi fuori mercato per un sedicenne. Diventa uno dei giocatori fondamentali delle giovanili dei Citizens. Ad allenarlo forse il miglior personaggio per permettergli una crescita nel suo ruolo, Patrick Vieira. Lo mette come mezzala sinistra nel 4-3-3, scopre però di poterlo utilizzare sia come vertice basso, data l'ottima fisicità (1.80 m x 82 kg) per recuperare palloni, che da trequartista per inserirsi o scaricare il destro da fuori area.

 

Lo hanno paragonato a un numero esagerato di centrocampisti, da Desailly allo stesso Vieira. Lui è rimasto folgorato da Yaya Touré, per la potenza fisica, il recupero palloni e i piedi da sogno. Per il suo percorso, Le Havre-Manchester (seppur sull'altra sponda)-Italia, è stato accostato a Paul Pogba. Le differenze tra i due però sono evidenti: la maturità che Pogba ha fin da subito dimostrato non sembra essere caratterialmente peculiare per Ntcham. Lo stesso Vieira, dopo averlo incensato sulle sue qualità di tecnica, fisico e velocità, ha posto l'accento sulle sue difficoltà tattiche, sia nei movimenti senza palla che nel lavoro per la squadra. Il City lo ha mandato in Italia, di certo non il campionato più bello, ma quello più tattico, per metterlo alla prova seriamente. Il Genoa spera che Ntcham possa rispondere positivamente.

 

https://youtu.be/cK5zF2s-oUM?t=32s

È solo un gol in allenamento, ma come si fa a non innamorarsi?



 



Di tutti i giocatori nominati è probabilmente quello più pronto a fare un salto di qualità. Ventura lo sta plasmando e lui a sua volta sta facendo evolvere rapidamente il gioco del Torino. Classe '92, è stato pagato relativamente poco dai granata, almeno rispetto ai prezzi fuori mercato di questa sessione: circa 4 milioni e mezzo (estrapolando la cifra dai 10 totali più bonus con Zappacosta).

 

Nel suo

di presentazione aveva parlato di "cuore e carattere", due prerogative per far innamorare i tifosi granata. Agli aspetti temperamentali aggiunge però una qualità tecnica, ma soprattutto tattica, fuori dall'ordinario (e che sicuramente avrebbe fatto comodo al Milan di Mihajlovic, che lo ha cercato senza la necessaria convinzione in questa sessione).

 

Sa fare il regista di centrocampo, pur avendo difficoltà nell'applicarsi davanti alla difesa. Questo limite è legato alla sua capacità di "sentire" la porta. Con il 4-4-2 di Colantuono a Bergamo è stato più complicato cercare la via della rete, a Torino sembra tutto più facile. Tre gol in tre presenze ufficiali. Ventura non lo ha neanche interpellato sul ruolo che preferisce, è stato acquistato con una collocazione tattica ben precisa, quella di mezzala, e lui doveva applicarsi solamente ad apprendere al meglio quei movimenti. Nel modulo del Torino, da quella posizione, si è molto più vicini alla porta che in un centrocampo a tre comune. Inserimenti, tiri da fuori e capacità di gestire il pallone senza avvertire la pressione. È un giocatore maturo e di ragionamento, sembra quasi troppo facile accostare queste caratteristiche al fatto di essere già padre, di non avere particolari superstizioni e di avere come hobby preferito la pesca.

 

Questo potrebbe essere il suo anno. Conte ha già visitato il campo di allenamento granata, senza però parlare direttamente con lui. Ora Baselli è ancora più carico e chissà che a fine stagione non ci sia una nuova freccia per l'arco della Nazionale all'Europeo francese.

 

http://www.dailymotion.com/video/x33pl23_goal-baselli-torino-3-1-fiorentina-30-08-2015_sport

«Baselli può avere un futuro importante, se continua a lavorare così. Ha capito qual è la strada da seguire per poter diventare un grande calciatore». Ventura docet.



 



Fosse arrivato nel 2013 in Italia, in molti avrebbero lodato e parlato del colpo di mercato della Samp. In quel momento il centrocampista nato a Erechim, Brasile, nel 1992 era sulla bocca di tutti. L'unica italiana che aveva intavolato una trattativa con gli

del Grêmio era il Napoli. 11 milioni erano però bastati allo Shakhtar Donetsk per rimpolpare la sua truppa verdeoro.

 

Da quattro anni giocava in pianta stabile con la

, aveva conquistato la Nazionale maggiore dopo aver vissuto un fortunato percorso con una generazione di talenti che "sembrava" poter condurre il Brasile alla conquista del Mondiale casalingo. Lui, Neymar, Lucas, Willian, Casemiro, Alex, Oscar. A quella competizione invece Fernando non ci è neppure andato. Impensabile nel 2011, quando aveva vinto il Mondiale Under-20 in Colombia da centrale di centrocampo, affiancato da Coutinho, Casemiro e Oscar. In Ucraina si è relegato a un palcoscenico, secondo la considerazione dei brasiliani, secondario. Non ha mai fino in fondo convinto e nell'ultimo anno, come altri talenti andati via in questa sessione, ha patito terribilmente la situazione del paese. «La mia vita era casa-campo di allenamento. Di sera non uscivamo, di giorno pochissimo. Accendevi la tv e sentivi bollettini dei morti, un giorno 30, un giorno 50. I miei genitori, i miei amici in Brasile mi chiamavano e mi dicevano: "Torna qui"».

 

La Sampdoria ha saputo sfruttare la volontà di cambiare aria. 8 milioni per portarsi a Genova un centrocampista dalle doti di interdizione e impostazione. In Inghilterra si direbbe "box to box", ma per lui è più adatto il termine brasiliano di "volante central", traducibile in quella duttilità nel saper interpretare al meglio il ruolo di mediano e regista al tempo stesso. Al Ferraris ha già mostrato una capacità tenuta nascosta in Ucraina, anche a causa della presenza di Srna: il calcio di punizione, segno che la tecnica non gli manca. Lui vuole recuperare il posto nella Seleção e per farlo deve rispettare le parole del suo pacato presidente: «Abbiamo fatto il colpo dell'anno, abbiamo preso uno dei migliori centrocampisti che ci sono sul mercato».

 

https://www.youtube.com/watch?v=vcs2Iu0G0ks

Nella speranza che possa tornare quello del Grêmio. Allora potrebbe aver ragione Ferrero.



 



Il lavoro di Maurizio Sarri nella scorsa stagione all'Empoli è stato straordinario. Basti pensare alla crescita di Mirko Valdifiori, regista ventinovenne, che ora ha seguito il suo mentore a Napoli. Già lo scorso anno però, Sarri pensava al sostituto del centrocampista romagnolo, in virtù di una probabile cessione dopo un campionato da protagonista.

 

Da gennaio infatti, porta dalla primavera Assane Dioussé, mediano senegalese, dotato di fisico e personalità, caratteristiche tutt'altro che semplici da scovare in un '97. Pare che Sarri, subito dopo l'aggregazione in prima squadra di Dioussé abbia detto: «

».

 

In Italia solo dal 2010, raggiunge il padre che lo porta a fare provini per tutta la Toscana. Dopo molteplici no arriva un sì, quello dell'Empoli. Ora Sarri non c'è più e sulla panchina toscana è arrivato Giampaolo, ma anche lui è rimasto colpito dal talento del ragazzo e lo ha designato come l'erede di Valdifiori.

 

Il precampionato è di alto livello, davanti alla difesa si muove come un veterano e dal suo piede, il sinistro, partono verticalizzazioni e passaggi precisi. Assane impressiona tutti, nonostante l'età e nonostante il suo sia uno dei ruoli più delicati. Questo Dioussé lo sa bene: «È un ruolo delicato. Cerco sempre di non rischiare molto, perché se perdo palla lì, è un casino!» ha affermato alla fine della seconda giornata di campionato contro il Milan, dove è partito titolare, giocando una buona gara. Il suo allenatore è sicuro che «tra due anni ne sentiremo parlare…».

 

https://youtu.be/NlJfjGy1rtQ?t=4m35s

Purtroppo su di lui in rete c'è veramente poco, abbiamo scelto quindi il suo primo gol con la maglia dell'Empoli, sicuri che a breve lo vedremo più spesso online.



 



Chissà che il mancato trasferimento di Juan Manuel Iturbe al Genoa non dia a Darko Lazovic l’occasione per far esplodere il suo talento nel campionato italiano. Il Genoa già a gennaio scorso strappa un accordo con il giocatore in scadenza di contratto: la Stella Rossa, la sua ex squadra, a causa di problemi economici non può garantirgli il rinnovo e una volta appreso dell’accordo con la società ligure, gli toglie la fascia da capitano. Lui commenta così la decisione della società: «Rispetto la decisione, anche se non mi ha fatto piacere apprendere la notizia dai media…». Poi lancia una frecciatina: «È vero, il debito è notevole ma sono consapevole della situazione difficile del club e di tutto il paese. È per questo che non l’ho mai citato in giudizio, anche se avrei potuto farlo».

 

Darko Lazovic nasce a Cacak e proprio nella squadra della sua città, il Borac Cacak, fa le prime apparizioni nel calcio professionistico. A 17 anni fa il suo esordio nella Superliga serba e da subito mostra alcune doti naturali: la progressione palla al piede, l’indifferenza a calciare di destro e sinistro, ma soprattutto un’ottima visione di gioco che, abbinata alla tecnica e all’abilità nel saltare l’uomo, lo rendono un grande rifinitore.

 

A 18 anni fa il suo esordio con la Nazionale maggiore, maglia che ora vuole riprendersi. I suoi 6 anni tra le fila della Stella Rossa si concludono con 140 apparizioni, 32 gol e 30 assist. Il Genoa, in queste prime giornate, è partito con un trequartista dietro le due punte, ruolo meno congeniale a Lazovic, che ha giocato dal 1' a Palermo ed è partito dalla panchina contro il Verona. Gasperini sembra comunque l’allenatore migliore per valorizzare le caratteristiche del talento serbo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=MwzBL1FCVYA

 



Per tutta l’estate i giornali hanno accostato il nome di Mattia Destro alla Fiorentina, erede della maglia di Mario Gómez, venduto al Besiktas. Invece il diesse della Fiorentina Daniele Pradè ha stupito tutti con la scelta di Nikola Kalinic.

 

Il giocatore di nazionalità croata cresce nel settore giovanile dell’Hajduk Spalato, per due anni consecutivi viene mandato in prestito e quando torna nella stagione 2007/08 si guadagna il posto da titolare grazie ai gol, 17 in 25 apparizioni (conditi da 10 assist). Kalinic è il tipico centravanti d’area di rigore: alto, piede pesante, fisico ed elevazione lo rendono un incubo dei difensori a ogni pallone spiovente.

 

La seconda stagione arriva secondo nella classifica marcatori, battuto da Mario Mandzukic, che segna 16 gol, solo uno in più di Kalinic. La Premier bussa alle porte dello Spalato: è il Blackburn Rovers ad acquistare il bomber croato per 7 milioni di euro. L’esperienza inglese però, è un incubo. In Premier il suo fisico si scontra con quello altrettanto roccioso dei difensori d’Oltremanica e in campionato il bottino è magro: 26 presenze 2 gol. Il secondo anno non va molto meglio: 18 presenze e 5 gol.

 

Nell'agosto del 2011 Kalinic lascia l’Inghilterra e si trasferisce al Dnipro. L’inizio è ancora una volta ricco di difficoltà: nei primi due anni al Dnipro non riesce a riscattarsi del tutto, 10 gol in 21 presenze al primo, ancora 10 gol, ma in 32 presenze nel successivo. L’ultimo anno, però, il Dnipro avanza in Europa League sino alla finale e in 17 presenze europee Kalinic va a segno 5 volte. Il primo gol lo realizza proprio contro il suo Hajduk Spalato, nel turno preliminare.

 

Il bilancio conclusivo della sua esperienza ucraina è comunque rispettabile: 125 presenze condite da 49 gol. L’inizio in maglia viola è stato positivo: in particolare nella partita contro il Milan ha tenuto impegnato quasi da solo il reparto arretrato rossonero, mettendo in difficoltà soprattutto Rodrigo Ely (di cui ha causato l’espulsione), sfiorando anche il gol.

 

https://youtu.be/JcUc_PSU5DI?t=16s

Da questa ammonizione parte la stagione di Kalinic e se non fosse per un gran portiere come Diego López…



 



Anno 2010. Grégoire, non ancora diciannovenne, viene provinato dal Parma. Fino a quel momento la sua esperienza calcistica si limitava al campetto della banlieue parigina in cui era cresciuto, quella di Boulogne-Billancourt. Allora, secondo i suoi racconti, alquanto pericolosa. Ricorda che molti suoi amici erano invischiati in risse per motivi religiosi o finivano in carcere per spaccio o altro. «È un attimo sbagliare, e se sbagli è finita».

 

Ha rifiutato la corte di tutte le squadre francesi che lo hanno cercato, finché non si sono presentati i gialloblù. Defrel è in sovrappeso e poco allenato, la sua partita di provino dura 5 minuti. Scarta qualche giocatore poi il caldo e la condizione fisica fanno il resto: chiede il cambio. Qui inizia la parte affascinante. Gli osservatori del Parma notano il tocco di palla, gli concedono una settimana di tempo e infine decidono di portarlo in Italia. Ciò che loro hanno visto quel giorno cinque anni fa, la stagione scorsa a Cesena è stato palese a tutti. Gran mancino, ottimo tiro, attaccante atipico perché cerca spesso la soluzione dell'assist rispetto a quella del gol, pur possedendo la freddezza necessaria (9 gol in una squadra destinata alla retrocessione).

 

Poteva giocare esterno d'attacco al fianco del gigante Djuric, come trequartista o falso nueve. Quest'ultimo ruolo è quello che gli è stato cucito a Sassuolo: deve sostituire Zaza, coprire quindi la

, saper muoversi incontro per far salire la squadra, infine colpire appena ne ha l'occasione. Rispetto all'attaccante italiano aggiunge un'intercambiabilità con gli altri due in avanti e una rapidità nel breve eccezionale (lui stesso ha detto di non poter competere sui 100 metri con Gervinho o Cuadrado, ma di bruciarli sui 50).

 

Squinzi ha pagato poco più di 7 milioni al Cesena, che, dopo tre anni in comproprietà con il Parma, lo aveva ottenuto alle buste. Rino Foschi poteva prenderlo a zero, data la situazione economica del club emiliano, ma ciononostante ha offerto 51mila euro, destinandoli ai dipendenti e i disoccupati del crack della società parmense.

 

https://www.youtube.com/watch?v=BuEXvynu23o

Corse in profondità, velocità, tiri da fuori e gol di qualità e tecnica, come contro l'Atalanta.




 

Ora Sassuolo e Di Francesco, clima e allenatore ideale per migliorare, soprattutto nei movimenti da punta centrale e sui cross, e per affinare le qualità già sotto gli occhi di tutti. Obiettivo doppia cifra.

 
 

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