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Innamorati di Alphadjo Cissè
28 nov 2025
Questa volta è stato il trequartista del Catanzaro a rubarci il cuore.
(articolo)
9 min
(copertina)
Illustrazione di Emma Verdet
(copertina) Illustrazione di Emma Verdet
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Se uno non sapesse che si tratta già di uno dei migliori calciatori della Serie B, a vedere Alphadjo Cissè penserebbe di trovarsi davanti a un bambino, nemmeno a un adolescente. Con le guance paffute e l’apparecchio, si direbbe che debba ancora finire gli esami di terza media, se non fosse per quel poco di barba che porta sul mento. E a sentirlo parlare, l’impressione è la stessa. Sappiamo come normalmente la comunicazione dei calciatori non sia proprio espansiva, ma la dialettica di Cissè appartiene a uno stadio addirittura precedente a quello delle risposte di rito.

Quando alla presentazione con il Catanzaro gli hanno chiesto della sua posizione preferita, ha risposto quasi con imbarazzo, come se non si aspettasse una domanda del genere: «Mi piace giocare un calcio molto offensivo, mi piace l’uno contro uno e tutte queste cose qua da ruolo offensivo… Eh… Niente», ha concluso stringendosi nelle spalle.

Avrebbe potuto rispondere trequartista, centrocampista offensivo, ala magari, che è il ruolo in cui lo ha provato Aquilani alla prima partita contro il Südtirol. Invece Cissè non ha trovato le parole per definire il suo ruolo. E probabilmente ha fatto bene, perché con quel potenziale lo sta ancora scoprendo, e noi insieme a lui, dove può diventare davvero decisivo. L’importante, per dirla con le sue parole, è lasciarlo libero di tentare uno contro uno e tutte quelle cose là da giocatore offensivo. Perché con il tocco di palla e con il controllo del corpo di cui dispone, Cissè può davvero aspirare ad essere incisivo a tutte le altezze del campo.

È questo che lo rende tanto speciale. Un talento, rispetto agli altri giovani italiani nella sua posizione, autosufficiente, che si adatta ad ogni superficie, capace di emergere anche quando il contesto intorno a sé non è propizio. D’altra parte, il Catanzaro è una squadra dal rendimento intermittente, e fino ad oggi i suoi tifosi hanno avuto come principale appiglio questo ragazzino, arrivato quasi in sordina dal Verona, in prestito secco, in un mercato che aveva portato in Calabria giocatori più in vista, almeno per la categoria, come Liberali, Oudin e Di Francesco.

Cresciuto a San Liberale, quartiere di Treviso nato per dare una casa a chi l’aveva persa durante i bombardamenti del 7 aprile del 1944, Cissè è entrato nelle fila dell’Hellas a dodici anni, portato in gialloblù da Massimo Margiotta, responsabile del settore giovanile.

A Verona, Cissè ha bruciato le tappe iniziando a giocare stabilmente con la Primavera già a 16 anni. Nel 2023/24 i 16 gol in 30 presenze partendo da trequartista o addirittura da centrocampista non sono passati inosservati, e Paolo Zanetti ha deciso di premiarlo con l’esordio in Serie A, in casa contro l’Inter, all’ultima giornata di campionato.

Lo stesso Zanetti, durante la scorsa stagione, lo ha portato quasi sempre in panchina, concedendogli però solo 7 minuti spalmati su 2 presenze. Cissè si è ritrovato in uno strano limbo, non abbastanza pronto per giocare coi grandi ma, viste le convocazioni in prima squadra, senza la possibilità di potersi esprimere in Primavera, dove ha disputato 8 partite. Forse già la scorsa stagione avrebbe potuto provare un’esperienza in prestito, chissà.

Di certo, le misure al calcio dei grandi deve averle prese bene, perché quest’anno è apparso da subito imprescindibile per il Catanzaro. Qualcuno se ne sarà accorto a settembre, quando è circolato un po’ dappertutto il suo gol contro la Reggiana: una punizione a giro da 30 metri che ha baciato il palo prima di entrare in porta.

Quel gol è un po' il biglietto da visita di Cissè al calcio italiano, ma è stato soprattutto il suo modo di stare in campo a rubare l'occhio.

La forbice tra calcio giovanile e professionismo, di solito in Italia è molto ampia: chi arriva da una Primavera nella maggior parte dei casi fatica anche in Serie C. Senza stagioni cuscinetto, non è per nulla scontato avere un impatto in Serie B: anche Pio Esposito ha avuto bisogno di un anno di apprendistato, prima di esplodere del tutto con la maglia dello Spezia.

Cissè, invece, nel giro di poche giornate a Catanzaro è diventato l’uomo a cui consegnare il pallone. Il merito è delle sue qualità fisiche e tecniche, certo, ma anche di una comprensione del gioco, di una capacità di trovare lo spazio giusto in cui posizionarsi, che è davvero sorprendente per un ragazzo della sua età.

Quest’estate il Catanzaro ha puntato su Alberto Aquilani, che nella sua nuova vita da allenatore cerca di avere un’impronta posizionale piuttosto netta. Cissè, in questo senso, riesce ad accontentarlo sia da un punto di vista tecnico che di movimenti.

Di natura è un giocatore innamorato della palla e gli piace avvicinarsi al centrocampo per toccarla il prima possibile. Sa, però, quando può permetterselo, e quando invece per la squadra è più importante che rimanga alto, tra le linee, ad aspettare – perché sapersi allontanare dal pallone è uno dei cardini del gioco di posizione. Se raccogliere palla a centrocampo significa potersi girare più facilmente fronte alla porta, aspettare tra le linee, invece, vuol dire spesso farlo con meno spazio e con l’uomo subito dietro. Per Cissè, però, questo non fa la differenza.

Il punto di forza più evidente del numero 80 del Catanzaro, infatti, è proprio la gestione delle ricezioni di spalle. È un questione di piedi, ovviamente, ma anche di fisico e di intelligenza. Il corpo di Cissè è perfettamente funzionale al suo gioco. Dovrebbe essere alto 1,81, per cui, per gli standard di una mezza punta, piccolo non è. Oltretutto, è abbastanza forte nella parte superiore. Tuttavia, ha il tratto caratteristico dei migliori calciatori brevilinei, capaci di dominare anche le situazioni più complicate: quel sedere prominente “alla Hazard”, che gli dà equilibrio nei contatti e che gli permette di coprire la palla rimanendo sempre in controllo – aiutandosi spesso con il braccio per tenere lontano l’uomo.

La qualità in protezione, però, non avrebbe modo di attivarsi se non fosse per la consapevolezza con cui si muove per il campo. Difficile dire quanto ci sia di istintivo e quanto invece di ragionato nel suo gioco. Di certo, però, Cissè ha sempre contezza della posizione degli avversari, sa da quale parte verrà pressato e quindi da che parte sfuggire: ha i piedi per muovere la palla dove vuole e il controllo del corpo, nel breve, per andare via.

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Delle volte, anzi, Cissè ha così chiaro come aggirare i difensori che è lui stesso, con la postura, a manipolarli, a consigliargli il lato su cui intervenire. Succede soprattutto quando si abbassa. Magari Cissè si orienta in maniera poco ortodossa, a volte totalmente di spalle, in un modo teoricamente sbagliato. Oppure scopre vistosamente la palla su un lato. Insomma, Cissè all’avversario fa fiutare il sangue. Poi, però, gli va via.

Il gioco di Cissè spalle alla porta è forse la certezza più grande su cui poggia il Catanzaro in questo momento. Tanto che nella partita più complicata, nel momento in cui la sua panchina sembrava a rischio, Alberto Aquilani ha deciso di costurirvi la strategia con cui affrontare il Palermo. I rosanero sono una delle squadre più dotate del campionato. Il Catanzaro ha accettato di essere più debole e ha lasciato loro la palla. Per i calabresi, l’unica strategia per uscire dalla morsa del Palermo era liberare la linea di passaggio dal portiere verso Cissè. Il Catanzaro era schiacciato e allora andava da lui per avere tregua, confidando nel fatto che di spalle non gliel’avrebbero mai tolta. Gol a parte (ha segnato la rete per l’1-0 finale), quella col Palermo è stata forse la prestazione meno vistosa ma più adulta di Cissè.

La maturità con cui ha gestito una partita intera di spalle non ha nulla di normale: sarebbe stata di alto livello per un giocatore già formato, figurarsi per uno alla prima stagione tra i professionisti. Cissè si sente così tanto a suo agio di spalle che Baldini, nell’Italia Under 21, lo ha provato addirittura da punta.

Cissè, però, non è solo uno specialista di quell'aspetto, perché in generale è la gestione degli uno contro uno a sbalordire. Non è un giocatore da dribbling secco, ma è un dribblatore di grande intelligenza: sa quando occorre fare un passo indietro per farne due avanti, sa quando accelerare e, soprattutto, quando rallentare per superare l’uomo. I suoi dribbling raramente sono lineari, piuttosto assomigliano a dei ghirigori, con cui si ricava spazio dappertutto. Anche alla fine del campo, lì dove per la maggior parte dei giocatori il difensore e la linea di fondo rappresentano un ostacolo insormontabile. Così, dopo 12 giornate è terzo in Serie B per dribbling completati (21) nonché primo per falli subiti (46).

Altri giocatori italiani capaci di eseguire una giocata del genere?

Tutto ciò si manifesta in un repertorio di giocate da vero virtuoso. Comprese anche le finte di corpo, con cui allontana gli avversari che lo pressano. Meglio fare un passo indietro che uscire troppo forte su di lui: si rischia di rimanere con le caviglie spezzate come Stefano Cella, difensore del Mantova che aveva scelto di seguirlo con veemenza anche oltre la metà campo. Con una scrollata di spalle Cissè lo ha lasciato a terra, e si è aperto il campo per una conduzione che ha propiziato il gol del momentaneo 1-1 del Catanzaro.

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Quella di Mantova è stata la prestazione più luccicante di Cissè, che del 2-1 si è occupato in prima persona con una palombella morbida all’incrocio del secondo palo, scoccata dal vertice sinistro dell’area

Mentre col Palermo era stata la partita della sostanza, contro il Mantova per Cissè è stata un'esibizione della sua superiorità palla al piede. Quella stessa superiorità che, a dire il vero, ogni tanto lo porta ad eccedere. Ci sono azioni, ad esempio, in cui si concede un tocco più del dovuto, per volontà di saltare senza appello l’avversario, quando invece si sarebbe già ricavato lo spazio per scaricare.

È anche questo il motivo per cui gli riesce poco meno della metà dei dribbling tentati, il 45,7% secondo FBRef. Niente di preoccupante, comunque, una cifra normale per chi rischia l’uno contro uno: Lamine Yamal, il migliore al mondo nel fondamentale, nell’ultimo anno supera di poco il 50%.

Certo, Cissè dribbla molto in zone interne, potenzialmente le più fruttifere ma anche le più pericolose: se perde palla rischia di spalancare la porta agli avversari come accaduto contro il Venezia.

Difetti, comunque, che scompaiono di fronte alla sensazione di controllo che esprime nello stretto. Se saprà estendere la stessa consapevolezza anche ad altri aspetti del gioco, come la gestione dei ritmi e la rifinitura, allora potrà diventare un crack. Il potenziale c’è, perché sa trovare angolazioni di passaggio particolarmente strette. Tuttavia, non influisce ancora sulla squadra attraverso la circolazione di palla.

Così come, forse, dovrà imparare a farsi turbare di meno dagli eventi. Contro il Monza si è eclissato dopo aver passato male un pallone in un contropiede potenzialmente pericoloso. Contro il Venezia è accaduto lo stesso dopo l’errore menzionato poc'anzi. Un giocatore con la sua qualità deve sempre continuare a provarci, senza lasciarsi intristire da niente.

Vedremo quanto riuscirà a traslare tutto il suo talento dalla Serie B alla Serie A, perché è chiaro che il destino di Cissè l’anno prossimo sarà quello. Se sulle qualità palla al piede non sembrano esserci dubbi, bisognerà testare sul lungo periodo le sue doti in finalizzazione: 5 gol in 13 partite fino sono un ottimo bottino, ma sono arrivati da 1,8 xG. In altre parole, in qualche occasione il gol se l'è dovuto inventare: sintomo di qualità balistiche che promettono bene.

Il salto dalla Primavera ai grandi sembra essere passato indenne. Vedremo come si comporterà quando si tratterà di affermarsi al livello più alto. Nel frattempo, comunque, Cissè deve dimostrare di avere le spalle abbastanza larghe da salvare il Catanzaro.

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Innamorati di Alphadjo Cissè