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Alec Cordolcini
L'allenatore più interessante d'Olanda
28 giu 2023
28 giu 2023
Arne Slot ha riportato il Feyenoord al titolo con metodologie innovative.
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Alec Cordolcini
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IMAGO / Pro Shots
(foto) IMAGO / Pro Shots
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L'Overijssel e le province orientali rappresentano la parte di secondo piano dell’Olanda, quella che rimane nascosta a un immaginario collettivo, soprattutto straniero, più propenso a guardare verso le città di forte richiamo e i luoghi più caratteristici con le dighe, i polder e i mulini. Il discorso non cambia né a livello politico-economico, con la conurbazione policentrica del Randstad nel quadrilatero Amsterdam-Den Haag-Rotterdam-Utrecht, né calcistico. Eppure stranamente i migliori allenatori olandesi emersi negli ultimi vent'anni provengono tutti da est, dalla provincia dell'Overijssel.

Bert van Marwijk, ultimo tecnico a vincere una coppa internazionale con una squadra oranje (la Coppa UEFA 2001/02 con il Feyenoord), nonché CT dell'Olanda finalista a Sudafrica 2010, è di Deventer. Da lì, viaggiando per 50 chilometri verso il confine tedesco si giunge a Haaksbergen, paese natale di Erik ten Hag. Più a nord, muovendosi parallelamente con la frontiera, c'è il villaggio di Bergentheim, luogo di origine di Arne Slot, fresco campione d'Olanda con il Feyenoord.

Nelle ultime cinque stagioni la Eredivisie è stata un affare privato tra allenatori dell'Overijssel, incluso il campionato 2019-2020 cancellato dalla Federcalcio a causa della pandemia a nove giornate dalla fine. Quando fu decretato lo stop definitivo, la classifica vedeva in testa a pari punti l'Ajax di Ten Hag e l'Az Alkmaar di Slot. Nella parabola ascendente di questi due tecnici non è però stato importante solo il cosa, ma anche e soprattutto il come. L'Ajax di Ten Hag lo hanno conosciuto tutti, ma non meno importante dei risultati ottenuti è stato il lavoro dell'allenatore, iniziato già nella sua precedente esperienza a Utrecht, nel modernizzare alcuni elementi della tradizionale scuola calcistica olandese, mescolandola con altri stili e influenze. Pur operando in un contesto diverso tanto a livello economico quanto di status societario, Slot ha compiuto la medesima operazione al Feyenoord, portandolo a un livello superiore di calcio. Un upgrade che, in due anni, ha condotto a un titolo nazionale (il secondo dal 2000 a oggi) e alle migliori prestazioni europee - finale di Conference League, quarti di Europa League - dalla già citata Coppa UEFA del 2002.

Un breve riepilogo su cosa fosse il Feyenoord prima dell'arrivo di Slot è necessario per comprendere la portata del lavoro compiuto dal tecnico. Il club di Rotterdam era una nobile decaduta. Anni di gestioni economiche poco brillanti, unite all'incapacità di adeguare le proprie politiche alla nuova era del calcio iniziata dopo la sentenza Bosman, avevano condotto la società ai margini della zona rossa per quanto riguardava i bilanci. Varcare tale linea significava entrare in amministrazione controllata, e in Olanda con i conti non si scherza. La conseguenza è stata un progressivo depauperamento del valore della rosa, a volte tamponato dal vivaio, ma con limiti di spesa sempre stringenti e di certo non alleggeriti da un impianto, il De Kuip, datato. Proprio l'attuale stadio rappresenta il simbolo di una società ancorata al passato, anche per colpe non solo proprie, visto che il progetto del Nieuwe Kuip è stato affossato dai costi schizzati alle stelle e dall'opposizione di una nutrita frangia di tifosi. Il progressivo scivolamento verso il rest of the best olandese, più vicino a un Az Alkmaar che ad Ajax e Psv Eindhoven, è stata una conseguenza logica.

Nel 2017 Giovanni van Bronckhorst ha vinto la Eredivisie con il Feyenoord interrompendo un digiuno lungo 18 anni. Paragonato al successo della squadra di Slot, si è trattata di una vittoria dei poveri, o Kampioen van de armoede come l'hanno definita i media olandesi. Al netto dell'impresa, comunque di valore, il tempo ha evidenziato l’estemporaneità di un successo basato su una squadra senza futuro. Van Bronckhorst aveva costruito una sorta di instant team i cui pilastri erano il 35enne Brad Jones, il 30enne Karim El Ahmadi, il 35enne Dirk Kuijt, il 28enne Eljero Elia, il prestito Steven Berghuis. Le cessioni, necessarie per le ragioni sopra esposte, avevano portato nelle casse appena 35 milioni di euro, generati in buona parte dalla vendita di Rick Karsdorp alla Roma e Terence Kongolo al Monaco.

La scorsa estate, invece, il Feyenoord ha incassato più del doppio, perdendo – tra vendite e prestiti non rinnovati per ragioni economiche – sette giocatori titolari. Eppure Slot ha saputo costruire una squadra ancora migliore, dall'età media più bassa e capace di produrre valore tanto sotto il profilo sportivo quanto economico. Una selezione che da un lato non necessita di essere smembrata, grazie ai soldi provenienti dalla Champions League e al tesoretto accumulato l'anno precedente, e che dall'altro rappresenta una garanzia di introiti futuri non indifferente, garantiti da giocatori quali Kökcü (già passato al Benfica), Gimenez, Wieffer, Geertruida, Hartman, Paixão, Hancko e Timber.

Ai tempi dell’Az, Slot una volta ha dichiarato: «Non ho mai avuto la presunzione di poter migliorare individualmente i giocatori. Solo la squadra nel suo insieme può rendere giustizia e far eccellere le qualità del singolo». Una frase che sembrerebbe proiettarlo nella zona dell’approccio sistemico di Louis van Gaal, di cui pure Slot non è un adepto. Così come non lo è di Guardiola, nonostante lo indichi come un punto di riferimento imprescindibile. E non lo è nemmeno di Jürgen Klopp, a dispetto dell’assidua frequentazione in passato con il suo vice, Pepijn Lijnders, il cui libro Intensity avrebbe potuto essere tranquillamente scritto a quattro mani con il tecnico dell’Overijssel.

La modernità di Slot risiede nell’approccio fluido, che parte da un’idea forte e definita – intensità, aggressività, dinamismo e pressing – per plasmarla e integrarla con una serie di input provenienti da approcci diversi. Possono essere quelli di Ancelotti o di Sarri, di Adriaanse (il suo Az, così come il Napoli di Sarri, sono stati indicati da Slot quali un esempio di come un’ottima proposta calcistica possa essere ricordata anche senza aver vinto nulla) o addirittura di Mourinho, che rappresenta un po’ la nemesi del tecnico olandese. «Osservando altri allenatori», dice Slot, «cerco sempre di capire se c’è qualcosa che posso rubare loro per implementarlo nella mia idea di calcio. Quando Mourinho dice che se lui guida un’utilitaria e l’avversario ha una Ferrari, allora deve rompergli il volante o buttargli sabbia nel motore per potersela cavare, propone un’analogia molto stimolante e lancia una sfida a tutti quelli che, a differenza sua, una Ferrari non l’hanno mai avuta tra le mani. Ognuno poi ha il proprio stile, ma chi riesce meglio di altri nel fare certe cose va rispettato e studiato».

Ci sono due aspetti del passato di Slot che hanno determinato la sua idea di calcio: aver avuto un padre che è stato insegnante e preside in una scuola elementare (con un passato abbastanza irrilevante come calciatore amatoriale, il cui apice di carriera fu l’inclusione nella pre-selezione della nazionale olandese olimpica per le qualificazioni ai Giochi di Montreal del 1976), ed essere stato un giocatore dal talento più che valido ma con pochissima voglia di faticare. Secondo lui anche la migliore idea del mondo non rappresenta una garanzia di successo se non viene trasmessa nel modo più intelligibile possibile, con un rapporto quantificabile in 60%-40% tra idee e chiarezza espositiva delle stesse.

Il suo primo datore di lavoro, Gaston Sporre, ex presidente del Pec Zwolle, club nel quale Slot ha debuttato sia da calciatore che da allenatore (in questo caso delle giovanili), lo raccontava così: «Rispetto agli altri tecnici del suo giro, da Marcel Keizer a Pepijn Lijnders, Arne sceglieva sempre l’approccio più diretto possibile con i giocatori. Mentre Lijnders citava Albert Einstein e si proponeva come una sorta di scienziato del calcio, lui ricorreva a concetti semplici e chiari. Possedeva grandi capacità didattiche, ma non le utilizzava per atteggiarsi a innovatore». Una qualità affinata sulla strada agli inizi del suo percorso da allenatore. Nel 2012 infatti Slot fondò con il fratello Jakko una società che produceva e commerciava fasce da capitano e parastinchi personalizzati. Durò tre anni, e fu chiusa quando al Cambuur Leeuwarden ottenne la promozione da assistente a primo allenatore. Oggi Jakko Slot è titolare di una società di marketing e ricorda: «Nessuno di noi pensava di essersi trovato il lavoro della vita. Era più uno studio sul campo, conoscere il mondo degli affari, imparare a trattare con le persone. Fare esperienza in una parte di mondo, insomma».

In carriera Slot ha realizzato oltre cento gol tra prima e seconda divisione olandese. Giocava come numero 10, era un trequartista tecnico ma lento. La sua parabola agonistica ha ricordato quella del Van Gaal calciatore, non per la posizione in campo (Van Gaal giocava più arretrato a centrocampo, spostandosi all’occorrenza anche al centro della difesa) ma per l’influenza avuta da questa una volta passato sulla panchina. Per entrambi la carriera è stata maestra in quello che non ha saputo dare loro. Il risultato era una negazione: cosa un allenatore non avrebbe mai dovuto fare (Van Gaal); su quali giocatori un allenatore non avrebbero mai dovuto puntare (Slot). L’attuale tecnico del Feyenoord, ipse dixit, non si sarebbe mai scelto, perché non avrebbe mai potuto sostenere i ritmi e l’intensità che lui chiede ai propri giocatori. Forse anche perché nessuno lo aveva mai convinto che valeva davvero la pena provarci. Gerard van der Lem, storico vice di Van Gaal all’Ajax e al Barcellona, racconta nella sua biografia che, quando l’olandese conobbe Guardiola, rivide sé stesso: identico ruolo, medesima visione di gioco, stessa lentezza. Vent'anni prima, Van Gaal era stato penalizzato dalla scarsa visione di chi stava sopra di lui. A Guardiola non sarebbe successo, disse a Van der Lem.

Slot non ha mai posseduto il senso di rivalsa e la rabbia che hanno costituito la forza propulsiva della parabola ascendente di Van Gaal, anche perché diversi sono stati i contesti formativi e personali. Tuttavia un discorso parallelo, con le debite proporzioni, può essere fatto con il suo rapporto con Orkun Kökçü, trasformato in due stagioni da talentuoso ma discontinuo trequartista centrale nel giocatore più efficace, creativo e dinamico di tutta la Eredivisie. Per non restare confinato in Olanda, o in qualche altro campionato di fascia non top, il nazionale turco doveva ampliare il proprio raggio di azione, acquisendo un ruolo ancora più centrale nella costruzione del gioco della squadra. Per farlo, però, doveva cominciare a correre di più, con intensità maggiore e senza cali di tensione. «Ero un trequartista all'antica che nel calcio moderno non può più esistere ad alti livelli», ha dichiarato Kökçü. «Un motore a bassa cilindrata che non riusciva a garantire la stessa continuità e gli stessi ritmi per novanta minuti. Slot mi ha fatto capire cosa significa alzare l’asticella, cosa bisogna fare e come ci si deve preparare per arrivare a un livello più alto».

Kökçü ha raggiunto la fase che, secondo la teoria di Raymond Verheijen, preparatore atletico e metodologo olandese, viene definita inconsciamente competente. Le fasi sono quattro: inconsciamente incompetente, consapevolmente incompetente, consapevolmente competente e inconsciamente competente. Secondo Slot, riuscire a superare velocemente come squadra i primi due livelli e rendere i giocatori consapevolmente competenti prepara le basi per una crescita collettiva dagli sviluppi interessanti. Ma è il passaggio dalla terza alla quarta fase quella più difficile. «A un certo punto», dice il tecnico, «non devono più pensare. Sanno già come muoversi e cosa fare. Kökçü ha raggiunto questa fase. Prendiamo invece Dávid Hancko, che a livello di rendimento è stato il miglior difensore centrale della Eredivisie: lui è consapevolmente competente. Sta ancora pensando troppo durante la fase di gioco».

Il calcio “spremuto” di Slot (da squeeze, parola utilizzata dai media olandesi per indicare il continuo movimento a fisarmonica delle linee, che si restringono e si allargano secondo la fase di gioco), la richiesta di elevati standard di preparazione fisica e l’ossessione per il pressing possono far ipotizzare una metodologia gestionale da sergente di ferro. Non è così, per due ragioni: il tecnico è convinto che solo facendo acquisire a un giocatore piena fiducia nei propri mezzi lo si possa portare a un piano più alto di rendimento, e a questo riguardo un esempio perfetto riguarda le sessioni con i video analisti, nelle quali vengono mostrate più situazioni di gioco sviluppatesi in una buona azione piuttosto che in un errore (su una media di dieci, sei sono positive e quattro negative), lasciando sempre come ultima immagine un’azione conclusa bene, per chiudere la seduta offrendo sensazioni positive ai giocatori.

Slot inoltre crede che uno stile più autoritario non funzionerebbe con l'attuale generazione di calciatori, di norma più individualista e sicura di sé rispetto al passato. «Questo non significa essere amico dei giocatori», ha commentato Hen ten Cate, suo allenatore ai tempi del Nac Breda. «Già all’epoca Slot mi diceva che il modello polder, che noi olandesi tanto amiamo, non può funzionare nel calcio. Ok la cooperazione e la responsabilità condivisa, ma il tutto non può prescindere da un contesto gerarchico e disciplinare».

Due stagioni fa, con Dick Advocaat, il Feyenoord aveva chiuso la Eredivisie al quinto posto a 29 punti dall’Ajax campione. La nuova gestione tecnica ha portato risultati sorprendenti e inaspettati. C’è stato ovviamente il titolo, ma sono tanti i dati che fotografano la proposta calcistica con la quale è stato ottenuto. La squadra di Rotterdam è risultata la migliore per numero di punti raccolti (24) dopo essere passata in svantaggio; numero di punti conquistati (8) dopo il minuto 85; dribbling effettuati (722); palloni riconquistati nella trequarti campo avversaria (395) e reti segnate (12) dopo i citati recuperi palla. Una delle statistiche più rilevanti e indicative riguarda però gli Expected goals previsti e concessi. La tabella sotto riportata, elaborata da Opta, mostra il netto incremento dei primi e l’altrettanto forte decrescita dei secondi rispetto alla stagione 2020-2021.

Dopo una simile stagione, la sfida tra i due tecnici dell’Overijssel sembrava destinata a riproporsi in Premier League lungo l’asse Manchester-Londra, ma la trattativa che avrebbe dovuto portare Slot sulla panchina del Tottenham Hotspur è stato interrotta dall’allenatore, convinto dal bonus secco di un milione di euro, che si è aggiunto ai bonus già previsti per il raggiungimento degli obiettivi stagionali, messo sul piatto dal Feyenoord.

Slot ha raccolto la sfida apparentemente impossibile di riuscire a migliorare una squadra che di nuovo perderà molti pezzi in estate e che alla fine del calciomercato sarà quasi completamente rinnovata. Una scelta controintuitiva, di fronte ai soldi e al contesto competitivo che può offrire la Premier League, e che è difficile spiegare solo attraverso la terza campagna di Champions League degli ultimi vent’anni a cui è atteso il Feyenoord. Ma forse è anche per questo che Arne Slot è l'allenatore più interessante di tutto il panorama olandese al momento.

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