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Daniele Manusia
Storia delle sfide tra Allegri e i suoi calciatori
02 ago 2023
02 ago 2023
Da Pogba a Vlahovic.
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Daniele Manusia
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Il ritiro con una squadra di calcio in un certo senso è il contrario di un ritiro spirituale: assenza di tempo privato, di momenti di riflessione, esaltazione della carne, della materialità e della competizione, scherzi a tavola (la saliera con il tappo svitato: un classico) cameratismo e messe in mezzo. In ritiro è tanto importante fare bei tempi nei test e bella figura nelle prime amichevoli quanto vincere le eterne partite a ping-pong, a carte o alla Play. Se poi siete giocatori di Massimiliano Allegri è meglio non farvi incastrare in una delle sue partitelle diaboliche, fingetevi malati piuttosto, o morti. Nonostante Allegri sia ancora piuttosto giovane - 55 anni - non c’è niente che sembra eccitarlo più di uno scontro generazionale, la sua missione non sembra neanche quella di dimostrarsi più tecnico, più abile, dei suoi stessi giocatori, quanto rivendicare al distanza antropologica che lo separa dai suoi calciatori e in particolare sottolineare l’inferiorità delle nuove leve calcistiche. Come se i calciatori nati dopo di lui, anche quelli che allena ormai da quindici anni, avessero qualcosa di difettoso dentro. Sono sicuro che lui non direbbe che si tratta di una questione di piedi, ma di testa se non addirittura di cuore. Comunque, in questi anni Massimiliano Allegri ha creato un sottogenere di video calcistici fatto interamente dalle sue sfide. I maligni diranno che questo genere di cose compensa le sue carenze negli allenamenti veri e propri, che per lui cioè conta di più una gara di tiretti a giro da dietro il calcio d’angolo che aggiornarsi sulle metodologie più recenti. Di sicuro per Allegri sembrano essere momenti importanti, ma soprattutto sembra mostrare qualcosa di autentico di se stesso che nelle interviste tiene nascosto. Cosa? Ho riguardato le sue migliori gare per capirlo. Eccole.ll video più recente: contro Vlahovic parte seconda

È sempre Allegri quello che organizza la sfida, che decide le regole - arriviamo a dieci, chi ne fa di più su cinque tentativi, eccetera - e che porta vero spirito competitivo in quello che per gli altri sembra semplice cazzeggio o esercizio di virtuosismo. In questo caso Allegri organizza un due contro due con Kostic e Vlahovic, lui prende in squadra Gatti, che tutti chiamano “Gattone”, ma in realtà è indifferente, sulla base anche delle gare passate è chiaro che nella mente di Allegri esistono solo classifiche individuali. La sfida è quella classica del tiro a giro che si può fare dalla linea di fondo o da qualche metro indietro. Qui la mettono parecchio dietro e Allegri in effetti si lamenta e a un certo punto Vlahovic lo riprende: «Mister vai indietro». I primi tiri li sbagliano tutti, Allegri prende in giro Vlahovic dicendo che il suo tiro è passato così lontano dal palo che ci sarebbe potuta passare una nave. Poi sbaglia anche Allegri e Vlahovic gli ripete quella stessa cosa della nave. Sono ancora tutti a zero ma qualcuno vicino alla telecamera, o al telefonino che riprende, dice: «Non puoi vincere contro di Lui. È impossibile». Ed è chiaro che Lui è Allegri. Allegri è l’unico scalzo, a piedi nudi, gli altri hanno i calzini e sembrano appena scesi da un letto d’ospedale. All’inizio sembra che si siano messi effettivamente troppo dietro alla riga di porta, poi però Allegri segna il suo tiro e diventa subito cattedratico e paternalista, professore emerito del tiro a giro da dietro la porta: «Dusan», gli dice andandogli incontro, «non è roba per te, comunque te lo spiego», continua come se gli stesse veramente rivelando un segreto, «se la palla non va vicino a questo», dice mettendo le mani a mezzo metro dal primo palo, «non va in porta». Allegri è su di giri e prende in giro anche Pogba che sta lì a bordo campo, gli ricorda il video in cui giocavano a basket (che il social media manager della Juve monta nel video come flashback). Vlahovic prende un palo, il suo secondo, poi segna Kostic e Allegri ne approfitta per prendere in giro Vlahovic gridandogli: «Ultimo!». Vlahovic se la prende con Pogba, dicendo che quando arriva ultimo «piange» e poi gli ricorda il video di basket, dicendo che lui lo guardava quando era ancora bambino. Il video è del 2016, quindi Vlahovic aveva 16 anni, ciò nonostante è un dettaglio interessante e tenero, quello di Vlahovic che mentre ancora era a Belgrado guardava i video di Pogba e Allegri, e adesso al posto di Pogba ci sta lui. Di Gatti, nel frattempo, nessuno ha saputo più niente.Gara di tiri con Pogba, 8 anni fa

Questo video viene da un’epoca in cui Allegri ancora non sentiva il bisogno di togliersi le scarpe e questo tipo di sfide erano una cosa nuova. Probabilmente, iniziando ad allenare squadre di campioni stranieri che di lui come calciatore non avevano sentito parlare, gli servivano anche per mostrare le sue qualità passate. Perché insomma, non sarà stato Zidane o Ancelotti ma anche lui era un centrocampista tecnico. Con Pogba hanno giocato a mettere la palla nelle porticine, probabilmente a fine allenamento, dopo la partitella. Il video inizia che già discutono sui conti. Allegri mette le mani avanti e mi fa pensare che sia nel torto: «Paul 2-1»; Pogba sembra sincero quando risponde: «Ma che 2-1, 1-1!». Che poi voglio dire: ci si può sbagliare con numeri così bassi? No è per forza mala fede, voglia di prendersi per il culo. Anche dopo litigano per quel gol di differenza, finché ad Allegri vengono i piedi caldi e sembrano entrargli tutte le palle. Pogba anche non molla ma Allegri non aspetta neanche che la palla di Pogba smetta di rimbalzare che infila un altro gol. «Ogni volta che ne metti uno io ne faccio un altro», dice a Pogba, che lo sa benissimo e sta per andare in pezzi. Poi di nuovo litigano su dei gol non contati, Allegri sta vincendo e sembra del tutto pretestuoso, ma tant’è. A un certo punto diventa chiaro che Pogba sta per perdere e prova a dissimulare la sconfitta dicendo sottovoce a una persona lì vicino: «Non posso vincere, è il mister». Per disperazione Pogba prova a cambiare lato, come se ci fosse qualche vantaggio dal lato di Allegri, ma Allegri mette dentro l’ultimo e grida: «È finita! Cinque a dueeeeeeeee». Pogba prova a calciare per non sentire la “eeeeeeeee” di Allegri ma sbaglia lo stesso anche quel tiro e probabilmente è lì che la sua carriera ha iniziato piegarsi su se stessa come il ramo di un albero in una strada trafficata.Il famoso video a basket

Questo video è la Gioconda di Allegri. Il mister ha una meccanica di tiro terribile, deve essere la seconda o la terza volta che tira a canestro in vita sua e sbaglia tutti i primi tiri. Pogba invece fa lo splendido: «I got ice in my blood», e gli dice come tirare, lo imita. Si arriva a 15 e chi segna continua a tirare.A un certo punto però Allegri inizia a mettere canestri. Come per magia, senza che apparentemente sia cambiato nulla. Quando sbaglia dice a Pogba: «Mi hai fatto la macumba», cosa che fa molto ridere Paul, perché otto anni fa il fratello non lo aveva ancora pubblicamente accusato di aver in effetti fatto il malocchio a Mbappé.Piccolo cameo di Dybala, che a un certo punto esce da una porta come il figlio piccolo che ha finito i cartoni da vedere. Quando la palla gli passa vicino fa la sponda di testa, cerca quasi di passare inosservato ma a un certo punto Allegri se la prende comunque con lui quando sbaglia. Pogba prova ad allungare la competizione quando capisce che Allegri ha praticamente vinto, ma deve ancora venire il giorno in cui un parigino può fregare un livornese. La vittoria di Allegri è francamente incredibile e questo video merita il successo mediatico che ha avuto. È stato come aver visto un uomo che non ha mai giocato a basket batterne uno che ci gioca tutti i giorni.Dieci anni fa, dei tiri cattivi a Gabriel

Questo video non è fondamentale, sta alla produzione allegriana come Grindhouse sta alla filmografia di Tarantino, o come Mister Hula Hoop sta a quella dei fratelli Coen. La cosa interessante però è che Allegri trasforma in una gara anche quello che sembra un normale allenamento per un portiere. Gabriel fin dall’inizio è frustrato, a un certo punto dice «l’ultimo», chiede di smettere, e Allegri risponde che ormai si arriva a dieci: «Se sei stanco vai via, io ho 45 anni». Il gioco ha il sopravvento sul rapporto normale tra un allenatore e quello che in fin dei conti dovrebbe essere il suo portiere, anche se non il primo: Allegri non ha alcun interesse a distruggerlo psicologicamente eppure lo provoca - «Sposta la porta» - e quando Gabriel fa una quaglia esulta più di quando dai suoi piedi esce un tiro imparabile. Diversamente dagli altri video Allegri non sembra divertirsi. Alla fine su un tiro bruttino che però entra perché ormai a Gabriel stanno cadendo le mani Allegri grida: «Sìììììì». E poi aggiunge: «Dai pari». Francamente sembrava troppo intenso quel «sììììììì» per un pareggio.Bonucci e Cuadrado ci provano dalla riga

Rispetto al primo video questa sembra la versione per bambini piccoli. Bonucci e Cuadrado si mettono quattro palloni sulla riga di fondo, a distanza decrescente dal pallone. Bonucci chiede se la palla deve entrare senza rimbalzo ma Cuadrado dice che «basta che fai gol», anche questo francamente da pivelli. Poi arriva Allegri. Da lontano. Inizia prendendo in giro Bonucci (che chiede un contest su misura per lui con lanci di 40 o 50 metri). «Dai mister facci vedere». Allegri si toglie le scarpe e i calzini, ovviamente, ne mette uno su 4. «Ultimo non sono arrivato» dice alla fine. E poi con la faccia rugosissima come quella del Professor Farnsworth di Futurama, dice alla persona che gira il video, come se fosse un segreto: «Oh a piedi scalzi non c’è uno di loro che può fare un gol».E questo gli va riconosciuto, lui è quasi sempre l’unico scalzo. Vlahovic è l’unico per spirito di emulazione in un video era rimasto scalzo (ne parlo più avanti). E infatti forse Vlahovic è quello che lo capisce di più.Sfida ai rigori Gatti-Kostic

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In questa gara Allegri non partecipa, ma si capisce la sua filosofia di fondo. Spinge Kostic e Gatti ad allungare la loro gara «perché più rigori calci più sale la pressione». Si capisce cioè che con questi giochi lui pensa di allenare più l’aspetto mentale che quello tecnico, di temprare il loro spirito. Queste prove per lui devono essere l’equivalente del «metti la cera togli la cera» del maestro Miyagi. Solo che Allegri gode quando i suoi allievi sbagliano e a un certo punto abbraccia addirittura Pinsoglio dopo una parata, ma è solo per umiliare Gatti o Kostic, non ricordo, è uguale.Quella da dietro l’angolo con Vlahovic, un anno fa

Questo breve video, in cui la competizione quasi non c’è - segna Allegri, che grida a Vlahovic «Amico del sole!»; poi segna anche Vlahovic ed è finita - sembra un ricordo felice di un passato che forse non è mai esistito. Vlahovic si toglie le scarpe e le calze e Allegri lo lascia entrare nel suo mondo: «Bravo, a piedi scalzi calci meglio». Ma Vlahovic rifiuta quella concessione, forse non si rende conto di quel vale per Allegri, e con un pizzico di amarezza risponde: «Allora devo giocare così?». Un anno dopo, in quello spazio tra Allegri felice del suo giocatore scalzo e Vlahovic che lascia intendere quanto tutto quello sia inutile - perché in effetti ha ragione: non si può giocare scalzi e non si tira mai da dietro la porta - c’è tutta l’incomprensione umana tra un allenatore e un attaccante che non si sono capiti mai, neanche quando sembravano capirsi perfettamente.Sfida di tiri con Vlahovic, sempre un anno fa

Dello stesso periodo del video sopra fa parte questo già più competitivo di tiri dal limite dell’area con Pinsoglio in porta. Allegri all’inizio sembra timido anche se in fin dei conti si capisce che si sta accollando alla sessione di tiri di Vlahovic. Dopo che ne sbaglia un paio allarga le braccia e dice: «Rifacciamo da zero». Si capisce che inizia a fare sul serio, per sottolinearlo si leva anche la giacca. Non si capiscono le regole, o almeno Vlahovic non le capisce. Credo che Allegri volesse fare ogni tre tiri chi ne metteva di più e in caso di pareggio andare avanti per altri tre tiri, o magari semplicemente Allegri allunga la cosa a suo favore. A un certo punto se la prende con Pinsoglio, imitandolo svenuto quando tira Vlahovic. Qualcuno dal pubblico grida: «Grande mister grande». Poi forse Allegri si fa male. «Ha detto pareggio, non ce la fa più», dice Vlahovic.Gara di traverse con Vlahovic e McKennie

Qui sono tutti scalzi, anche McKennie. Non sappiamo se Allegri li abbia costretti, e che parole abbia usato (peccato). La cosa più interessante del video però - Vlahovic è chiaramente il migliore - è vedere come Allegri cambia le regole in corsa: il tiro di McKennie vale meno perché prende la parte sopra della traversa, poi Vlahovic deve calciare teso sennò non vale (e quello prende la traversa anche calciando teso).Si capisce allora che la cosa che muove Allegri, in fondo, che lo spinge a promuovere e a portare avanti queste gare, è la passione italiana per i bisticci, per le regole e per le forzature delle stesse, per gli inganni sui punteggi e per la capacità di tirarla per le lunghe giusto per il gusto di farlo, per il gusto che si prova quando si ha il potere di tenere lì controvoglia delle persone. Il tutto riscattato dal gesto tecnico-magico, come manifestazione del divino dentro noi italiani, popolo di artisti, viaggiatori e calciatori scalzi (non perché giocavamo poveri per strada, ma perché i puri di cuore giocano senza niente che separi i loro piedi dalla palla, e l’analogia tra scarpini e preservativi è fin troppo semplice per meritare una spiegazione ulteriore). Allegri è tutti quegli italiani che rimpiangono un passato immaginario fatto di cose semplici e piccoli gesti, del si stava meglio quando si stava peggio, no? Quegli italiani che si illudono di avere “dentro” delle qualità speciali, un talento e un istinto in grado di guidarli anche senza competenze, così, a naso, a forza di volontà, perché non c’è niente che non sia alla portata di un italiano volonteroso e ben intenzionato (anche se la storia dice che arrivano più lontani gli italiani malintenzionati).La cosa assurda è che Allegri ogni tanto ha ragione, la realtà si adatta alla sua volontà. Non è questo il caso, però. McKennie gli dà retta e calcia teso, sbagliando, anche Allegri teso tira male mentre Vlahovic teso prende la traversa e se ne va. Allegri gli grida «bravo» ma Vlahovic ormai ha rotto l’incantesimo, si è liberato dai ricatti del mister perché è riuscito a fare esattamente quello che gli chiedeva. Non che serve a qualcosa, deve pensare Vlahovic, ma almeno può andarsene. Allegri si accontenta di dichiararsi “secondo”, perché prende un palo e, dice, «palo o traversa è uguale». Mckennie protesta, prende un’altra traversa ma Allegri non dice niente. Il gioco è finito senza che nessuno se ne accorgesse e McKennie è troppo un bravo ragazzo per rinfacciare al Mister il punteggio finale. Ci fosse stato Pogba, sarebbe stata un’altra storia. Da tutti questi video si capisce soprattutto una cosa. Massimiliano Allegri non vuole dei calciatori forti tecnicamente, capaci di batterlo in sfide di precisione. Piuttosto, vuole dei giocatori di poker (se possibile alti un metro e novanta per novanta chili, velocissimi). Vuole gente che non si spezza neanche quando le sue mani invisibili tentano di manipolargli il cervello.

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